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Autore: marguerite_murcielago    07/07/2012    1 recensioni
[post "The tango will go out"]
Una fine ideale.
Davanti al miracolo di uno specchio, anche la morte diventa accettabile.
Roxanne vide con i suoi occhi un uomo morto da anni che si guardava attorno e parlava con la ragazza che era stata ventotto anni prima.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We must be two to tango'
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Non è più parte di questo mondo

 

Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. […]
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

 

Mento bianco e rotondo.
Labbra lucide dipinte di rosso.
I riccioli scuri le piovvero sulle spalle, quando si chinò sullo specchio da trucco.
Provò un’indefinibile tristezza nel passarsi il pennello sulle labbra, per dar loro un’apparenza più turgida, così che sulla pelle bianca esse finirono per somigliare ad una ferita obliqua.
Posò il pennello alla sua sinistra, assieme agli altri.

Or incomincian le dolenti note / a farmisi sentire; or son venuto / là dove molto pianto mi percuote. Sospirò con gran rammarico, la fronte aggrottata, quando spostò lo specchietto più piccolo e avvicinò a sé lo specchio più grande, coperto da un panno di broccato; ne strinse i lembi tra due dita, stupendosi del loro aspetto raffinato e della pelle bianca.
Con lentezza, quasi stesse alzando il sipario di un teatro, sollevò il panno e lo ripiegò sulla cornice dello specchio. Osservò il proprio riflesso e trattenne a stento un singulto di dolore.

Il Destino bussa alla porta.

 

Oh, quant’era ingiusto, quanto!
Il Passato tornava con passi soffocati nella sua vita, stringendola con braccia troppo forti perché lei potesse opporvi resistenza. Rimase perciò seduta davanti allo specchio grande, le mani mollemente abbandonate in grembo, fissando il vetro lucente con le labbra contratte.
Nell’istante immediatamente successivo, lo sconcerto e la rabbia provocata da quel riflesso ingannevole lasciarono il posto ad una malinconia e ad una sofferenza crescenti.
Portò la mano destra davanti all’occhio corrispondente per asciugarsi una lacrima pungente.
«Sei tornato» disse in tono vibrante di rimpianto, avvicinandosi allo specchio con fare adorante; fu nel compiere quel gesto che i capelli scuri le scivolarono di nuovo in avanti e gli occhi nello specchio sfiorarono il suo volto, sbiaditi come una fotografia, senza mostrare attenzione – lui non la vedeva, al di là del vetro.
Allora scoppiò in lacrime, lasciando che i capelli le celassero il volto per un poco, poi si asciugò gli occhi: non poteva permettersi di perdere quel filmato miracoloso – il più bel film su cui avesse mai posato gli occhi.
«Ma’am Mellinger, è pronta?» la voce della domestica attraversò la tenebra in cui era caduta.
«No, stupida ragazza! Desidero essere lasciata in pace, ora!» sbraitò, gettando a terra un barattolo di cipria. La cameriera si ritirò subito, spaventata.
Era il 1940 e Roxanne Mellinger aveva quarantacinque anni: i suoi sogni erano svaniti da tempo: eppure, attirò verso di sé lo specchio, mordendosi il labbro inferiore.

Il rossetto dev’essere tutto sbavato, pensò tristemente.

 

Separata da lui da un velo tremolante, come Paride vide Elena per la prima volta, Roxanne vide con i suoi occhi un uomo morto da anni che si guardava attorno e parlava con la ragazza che era stata ventotto anni prima. Singhiozzò come una bambina, le lacrime le caddero sulle mani.
«Sei tu, Anthony? Sei davvero tu?» chiese al ragazzo nello specchio, ma quello non poteva logicamente risponderle. Così tacque e finse di ascoltarlo attraverso la memoria, benché la sua voce fosse sbiadita e deformata dall’acustica del tempo.

Ho voglia di baciarti, diceva in quel momento, i capelli castani offuscati dallo specchio stesso, gli occhi slavati puntati sulla sua faccia, mentre l’abbracciava. E l’aveva baciata davvero.
Sentì un sapore di sale in bocca.
«Anthony?» lo chiamò ancora, priva di speranze; ma, stavolta, lui la fissò dritto negli occhi – i suoi occhi di quarantacinquenne, i suoi occhi gonfi di lacrime e di terrore. Impalpabile come un fantasma dietro ad un velo, le fece cenno di avvicinarsi – e lei, scioccamente, ubbidì.
Gli porse l’orecchio con lo stesso spirito con cui gli avrebbe porto il cuore, l’anima, tutto.
Un sussurro. Aggrottò la fronte nello sforzo di decifrarlo… ti sono cresciuti… sorrise tra le lacrime… stanotte sarà l’ultima notte… non lo capiva, dannazione, quando tutto il suo essere si sforzava di percepirlo… Roxanne, sono la Morte…
Allontanò la testa, di scatto, ma allungò una mano verso l’Anthony dello specchio; lui fece lo stesso, ma dove avrebbero potuto incontrarsi le loro dita c’era solo il vetro freddo.
«Non importa, davvero. Però continua a parlare
E la Morte lo fece: mentre un vago sorrisino si dipingeva sulle labbra sporche di Roxanne, lei ascoltava le voci del passato serena come non era più da molto tempo e osservava uno dei loro pochi baci come un’osservatrice esterna. La luce della lampada continuò ad illuminare la camera da letto nonostante fosse scesa una notte limpida e stellata, ma senza luna.

 

Nello specchio stringeva Anthony tra le braccia e lui moriva, cereo, su una scialuppa affollata.
Nella realtà continuava a versare lacrime dagli occhi arrossati e non se ne curava.
«Roxanne Mellinger, questa è la tua ultima notte, siinne consapevole…» l’espressione negli occhi di Anthony cambiò un poco «… e io ti amo» concluse, con aria serissima.
Roxanne abbassò le palpebre: «Ti ho amato anche io.»
I due sorrisi separati dallo specchio furono identici.

Il nostro amore non è più parte di questo mondo, sospirò Roxanne, quando la bomba cadde.

   
 
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