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Autore: jede    07/07/2012    9 recensioni
[SOSPESA] Lei lo odia.La storia piu vecchia del mondo,no?ma lei ha anche un'altro difetto:è orgogliosa.Padrona di un'orgoglio che mai le permetterebbe di inchianare la testa di fronte a nulla,neppure ad un'altro sentimento altrettanto forte come l'amore.
Può questo sentimento superare un muro di orgoglio,pregiudizi e principi?Forse.
Dal I capitolo:-Ma ti ascolti?prima mi dici che non credi che io sia donna,poi ti infili a forza nella mia vita privata,e sottolineo privata,ed ora mi proproni di venire a letto con te SOLO per convincerti che io sia davvero andata a letto con qualcuno!-,presi fiato,-La cosa non è abominevole,Davis,pure per uno come te?-.
[...]-Ammettilo:temi il confronto corpo a corpo;sotto sotto sei attratta da me come lo sono poi tutte!-.
Genere: Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Between Pride & Love'
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Buondì :) stavolta cercherò di mettere un pò meno note, ma devo fare un ringraziamento speciale a 5HuNtEr5 che mi ha lasciato una bellissima recensione e ha compreso in pieno i miei personaggi!!
Lo so che alcune di voi non capiscono come mai Nate si comporta cosi con la sua famiglia o perchè è cosi sola, ma come adolescente posso assicurare che ci sono molte ragazze che di periodi brutti ne hanno passati e io in prima persona ci sono stata dentro.
Per questo ho volute scrivere di Natalie, una ragazza diversa dal solito stereotipo, con i suoi alti e bassi e con il suo coraggio e la sua forza di tirare avanti; Con la sua testardaggine e l'orgoglio, il classico ghicciolo che giudica prima di conoscere e il solito maschiaccio che non crede nell'amore. Perchè scommetto che di ragazze come lei là fuori ce ne sono a miliardi ma che si lasciano la maggior parte delle volte influenzare o ferire dalle opinioni altrui.
Scrivo di Natalie perchè lei è la forza e il coraggio che ognuna di noi sa di possedere e la sua storia serve per far capire che anche una ragazza che non sogna gli arcobaleni e San Valentino può trovare qualcuno di speciale.
E spero sempre che ci sia un Davis là fuori per ognuna di voi :)
Bene, dopo questa -non tanto- piccola nota e sviolinata, vi lascio al capitolo e il resto ve lo dirò di sotto :) 
Buona Lettura!
 
  
CAPITOLO 23
Unioni e Scontri  
 
 
 
 
How to be brave
How can I love when I’m afraid to fall
But watching you stand alone
All of my doubt suddenly goes away somehow
One step closer
 
 
[Com’essere coraggiosi
Come posso amare quando ho paura di cadere
Ma mentre ti guardo li da solo
Tutti i miei dubbi improvvisamente
 si allontanano in qualche modo
Un passo in avanti]
 
 
 
 
 
Sbuffai, scoccata, rigirandomi tra le mani la prima cosa che mi era capitata sotto tiro, e cioè un volantino per una festa quel fine settimana, chiedendomi per la milionesima volta come cavolo avevo fatto a finire in una situazione cosi. Ancora.
Un fastidioso rumore continuava a riempire il silenzio del corridoio, il rumore di una suola che continuava a battere sulle mattonelle del pavimento.
Presi un profondo respiro. -Piantala-.
Il rumore si interruppe. 
Mi voltai verso la sua direzione e incorociai finalmente lo sguardo di Davis, che sapevo mi stava fissando da un bel pezzo facendo cosi aumentare la mia irritazione già nata poche ore prima.
Mi osservò senza proferire parola e non mi rispiarmai di squadrarlo astiosa.
-E' pazzesco come sia sempre per causa tua che mi ritrovo qui-, sbottai.
Il qui per precisare era la presidenza della scuola e tutto quello mi sapeva come da deja-vu.
-Io? Stavolta non c'entro nulla. Anzi, la cosa strana è che io sia qui-, sgranò gli occhi.
Incrociai le braccia. -Ringrazia che siamo qui, altrimenti ti avrei già ucciso-.
Un sorrisetto gli arricciò subito le labbra. -Oh, ma quanto amore scorre in te, mia dolce Nate-.
Lo fulminai con lo sguardo. -Non chiamarmi cosi, stronzo-.
Lui si limitò a ridacchiare, riportando la sua attenzione al muro posto di fronte a noi, e io lo imitai, stringendo le labbra, infastidita da quella sua aria cosi rilassata e tranquilla.
Gli farei passare io la voglia di ridere, pensai.
Ormai conoscevo quel luogo fino alla nausea e mi bastava solo chiudere gli occhi per poterne descrivere ogni piu piccolo dettaglio, ma stavolta, per davvero, io non avevo nessuna colpa.
Anzi, da come era iniziata la giornata mai avrei potuto dire che mi sarei ritrovata ancora qui, per la centesima volta.
Con un sospiro mi sistemai meglio sulla sedia, insicura sul quanto ancora avrei dovuto attendere e mentre il fastidioso rumore prodotto dalla scarpa di Davis ricominciava, ripercorsi mentalmente le azioni della giornata, provando a capire bene dove avessi sbagliato.
 
 
Poche ore prima
 
 
-Ciao-, salutai mia sorella quando comparve in sala con la sua tenuta notturna.
Bea si voltò e rimase impalata a fissarmi mentre mi allacciavo le scarpe.
-Che c'è?, sbottai.
Lei sbattè le ciglia. -Esci?-.
Mi morsi il labbro, annuendo e tornando a concentrarmi sui lacci. -Si, dormo fuori-.
La vidi incoriciare le braccia al petto, con la coda dell'occhio. -E papà lo sa?-.
Scrollai le spalle. -Sono piu che certa che appena lo vedrai glielo riferirai tu stessa-.
-Non è lo stesso-.
Sospirai, voltandomi verso la sua direzione. -Beatrice, ti prego, non voglio discutere-.
Mi guardò un secondo lei, prima di annuire e avvicinarsi al divano sopra cui ero seduta io. -Dico solo, poi puoi anche ignorarmi, che sei minorenne e che papà ha il diritto legale di sapere dove vai a dormire-, sussurrò sorridendomi incerta. -Puoi anche mentirgli, ma non fuggire via. Lui ci sta male-.
Sorrisi alzando un sopracciglio scettica. -Sopravviverà, ne sono certa-.
-E' la seconda notte che dormi fuori senza dire nulla a nessuno-.
-Bea...-.
-Aspetta che torna, manca poco, e poi esci. Ti dirà di si, non serve fare le cose di nascosto-, continuò.
Mi alzai. -Oh, ma io non faccio nulla di nascosto-, sorrisi prendendo il giubbotto dall'appendiabiti e infilandomelo. -Se facessi le cose di nascosto non mi sarei mica messa a chiacchierare con te-.
-Ma..-.
-Bea-, la bloccai subito. -Buonanotte-.
Mia sorella continuò a fissarmi fino a quando non mi chiusi la porta alle spalle; All'aperto, laddove si poteva respirare, mi poggiai per un attimo contro la superifie dura e fredda della porta e ripensai alle sue parole.
Forse aveva ragione, e avrei davvero dovuto aspettare mio padre per chiedergli di uscire, ma ero piu che certa che non mi avrebbe detto di si, soprattutto visto che avevo già dormito fuori quella settimana e non gli avevo chiesto nulla neanche quella volta.
Con un sospiro, però, mi obbligai a non pensarci troppo e mi staccai dalla porta, diriendomi verso la macchina di Davis, che mi aspettava da una buona mezz'ora.
Appena salii in auto subito mi rivolse uno dei suoi sguardi scioccati. 
-E dire che avevi detto solo dieci minuti, eh?!-.
Mi strinsi nelle spalle. -Ringrazia, potevo metterci anche di piu-.
Strirse le labbra. -Immagino-.
Con un'ultima occhiata mise in moto e ci allontanammo da casa mia, diretti come al solito verso casa sua.
Quando vidi che ci stavamo allontanando dalla mia via tirai un sospiro di sollievo che, fortunatamente, Davis stavolta non vide; Sinceramente mi faceva ancora strano pensare che adesso io e lui eravamo una coppia, ma c'era un'eco di fondo che emanava calore ogni volta che pensavo a noi in quel contesto.
Forse era davvero la cosa piu giusta, e chissà, questo poteva essere un inizio tutto nuovo da dove posare i primi mattoni.
Voltai il viso, guardando Davis e un pensiero di balenò nella mente: potrà mai durare?
Era bello lui, mentre era concentrato nella guida, con lo sguardo dritto di fronte a se e gli occhi appena socchiusi a causa del buio della sera; Era bello e sarebbe stato cosi facile perderlo, veloce com'era arrivato se ne sarebbe potuto andare.
Con un sospiro però mi obbligai a non pensarci ancora a lungo e di distogliere lo sguardo prima che lui potesse accorgersene, e persa com'ero nei miei viaggi mentali mi accorsi a malapena che già da lontano si vedeva il suo appartamento.
Quando si fermò e lo vidi scendere dall'auto, però, avevo già messo da parte quei pensieri e molti altri se ne vagavano liberi nella mia mente.
Prima cosa: cosa si aspettava da noi?
E soprattutto: cosa si aspettava da me?
Lo guardai con la coda dell'occhio mentre, sempre senza parlare infilava le chiavi nella toppa ed entrava.
Scossi la testa cercando di scacciare via tutti quei pensieri inutili e provai ad accantonarli una volta per tutte, mentre con un ultimo tentennamento entravo dentro e iniziavo a togliermi la sciarpa.
-Allora, Nate-, iniziò Davis, stirando uno dei suoi soliti sorrisi e dirigendosi versa la cucina, -Posso aprire una finestra senza dover rischiare una tua fuga improvvisa?-.
Socchiusi gli occhi. -E' meglio che taci, sai?-.
Ridacchiò, voltandosi verso un'altra parte.
Sbuffai, liberandomi anche della giacca e raggiungerlo in cucina dove aveva iniziato ad aprire varie ante del mobile e frugare.
-Che vuoi fare?-.
Mi guardò. -E scusa, non è ovvio? Cucino-.
Incorociai le braccia. -Tu cucini?-.
-Sennò come te lo spieghi che sono rimasto vivo fin'ora?-.
Alzai le spalle. -Pizza e altra roba d'asporto-.
Sorrise. -Ho soldi, ma non cosi tanti soldi: non posso permettermi quella roba ogni giorno-.
-Hum, bene-, borbottai facendomi avevanti e aiutandolo a frugare nel friogo alla ricerca di qualcosa. -Uova e insalata?-.
Storse la bocca. -Non c'è altro?-.
Scossi la testa. -Nulla che si possa cucinare cosi in fretta: ho fame-.
Ridacchiò. -Okay, va bene ma fai te l'insalata-.
Con un cenno accettai e gli passai le uova mentre iniziavo a lavorare l'insalata e prendendo anche i pomodori; Proprio mentre affettavo questi ultimi rimasi colpita da come tutta quella scenetta mi aveva lasciata con una leggerezza nello stomaco, una leggerezza quasi fastidiosa.
Con la coda dell'occhi vidi Davis sorridere ed ero piu che certa che anche lui aveva notato quello.
Era un'atmosfera calma, felice quasi.
Con un sospiro di arrendevolezza dovetti però cedere, isolare la crisi di panico in qualche punto remoto del mio cervelllo: ero arrivata al punto che ormai dovevo accettare anche quelle piccole cose.
Mi accorsi a malapena dello spostamento di Davis, fino a quando non mi fu alle spalle.
-Quel pomodoro sta invecchiando-, sussurrò sulla pelle tesa del collo.
Sentii la pelle d'oca, ma cercai di non sarlo a vedere; Voltai di poco la testa. -E le tue uova-.
Piegò il capo, cosi da potermi osservare negli occhi senza spostarci. -Hanno bisogno di un minuto prima di essere cotte-.
Agrottai la fronte. -Le uova non devono aspett...-.
-Lo so, Micheletti-, mi stoppò allacciando le braccia attorno ai miei fianchi. -Ma per una volta, fa la brava-, sorrise calando ed eliminando la distanza che ci separava.
 
 
 
Come dopo un black-out mi riscossi quando sentii sulla pelle nuda la freschezza delle lenzuola pulite. Subito però vennero contrastate dal corpo caldo di Davis che non aspettò un secondo per attaccarsi al mio.
Allaccia le braccia attorno al suo collo, rispondendo al bacio.
Aprii gli occhi, scrutando il suo viso e risentendo quella sensazione di benessere crescere nel mio stomaco e creare scompiglio; Strinsi gli occhi, mentre lui si abbassava verso il mio collo e non so come, non so da dove un pensiero mi percosse da capo a piedi, facendomi rabbrividire.
E se lo amassi...
Amare... non come innamorarsi, non come una semplice cotta, ma un vero amore! Il vero amore, quello che mai avevo provato.
Che fosse davvero lui quello giusto da amare?
Dovetti però abbandonare quei pensieri quando lui tornò a reclamare le mie labbra, e con quelle pure la mia attenzione. Strinsi piu forte la presa sui suoi ciuffi chiari, decidendomi una volta per tutte a lasciar perdere.
Avrei anche dovuto imparare a non essere una bambolina nelle sue mani, ma a darmi anche una svegliata.
Cosi detto, cosi fatto: mi staccai dalle sue labbra, guardandolo negli occhi e feci leva sul suo bacino per spingerlo di schiena.
Fu cosi improvviso che Davis rimase un minuto buono fermo immobile ad osservare il mio viso, mentre io restavo seduta cavalcioni su di lui. Un minuto soltanto perchè si riprese subito, posando le mani sui miei fianchi coperti ancora dal tessuto leggero della biancheria e sorridendo malizioso.
-Come vuoi tu-, sussurrò.
Sorrisi di rimando, baciandolo io stavolta e posando le mani sulle sue spalle. Si lasciò condurre per un minuto, prima di poggiare entrambe le mai sulla mia testa e riprendere a dettare lui il ritmo.
Sorrisi, contro le sue labbra, e mi lasciai andare in un gemito insoddisfatto.
Lasciai scorrere le mani, saggiando la consistenza dei suoi muscoli e mi staccai dalla sua bocca, sedendomi dritta su di lui, sorridendogli poi dall'alto.
Abbassai lo sguardo, sul suo petto e,con la punta di dita, iniziai a percorrere il segno dei suoi addominali, creando la pelle d'oca al passaggio delle mie mani; Sorrisi vittoriosa, vedendolo chiudere gli occhi con un sospiro di arrendevolezza.
Arrivai fino alla chiura dei jeans e tornai indietro, ripercorrendo tutto il busto fino al collo e poi il viso, dove mi soffermai ad accarezzargli le guancie.
Davis aprì gli occhi e aggrottò la fronte.
Incrociai il suo sguardo e senza dire una parola lo baciai. Avrei da subito dovuto fare cosi, sin dall'inizio; Ancora prima della palestra, quando ancora eravamo piccoli e non c'era nulla di piu importante dei cartoni e dei giochi: avrei dovuto baciarlo quando ancora non esistevano pensieri come quelli che avevo in continuazione ora, avrei dovuto semplicemente baciarlo quando ancora non c'era quella dannata paura di perdere ciò che ancora non avevo.
La paura terribile di mettersi in gioco per poi uscirne feriti.
Se tutto fosse potuto essere come quel momento sarebbe stato perfetto, ma si sà, le cose vanno bene solo per gli illusi.
Quando le nostre labbra si separarono Davis trattenne il mio sguardo nel suo e socchiuse gli occhi, come per potermi leggere dentro; Qualcosa dentro di me sperava da una parte che ci riuscisse cosi da potermi rassicurare, dirmi che sarebbe andato tutto bene con una delle sue solite frasette smielate e senza senso che solo lui sapeva dire.
Ma se stare con Davis significava temere ogni giorno di sbagliare e di perderlo era meglio cosi, che non avere neppure l'opzione di averlo: forse lui era davvero la cosa migliore che mi fosse capitata tra le mani.
Presi fiato, guardando Davis negli occhi e bloccando ogni suo movimento mettendo le mani sulle sue spalle.
-Te credi sul serio che ce la faremo?-.
Lui strinse gli occhi, usando un'espressione molto seriosa. -Non lo so, ma da una parte sono certo che non sarà facile rinunciare a te-.
Ignorai il vago rossore che mi salì alle guancie. -Riesci sempre a dire queste cose dannatamente....-.
-Romantiche?-.
-Smielate, direi-, conclusi sorridendo.
Alzò le spalle. -Che ci vuoi fare: è un talento naturale-.
Ridacchiai, scuotendo la testa. -Piantala-.
-Sei tu che mi hai bloccato mi sembra-.
-Guarda che se ti dai tanto...-.
Mi tirò giù, facenndo pressione con la mano posata dietro il mio collo, borbottando un stentato. -Sta zitta-.
Riposi al bacio con poca voglia, decisa piu che mai a continuare il discorso, ma ben presto dovetti soccombere a due grandi verità: primo Davis non aveva intenzione di staccarsi e secondo, neppure io ero tanto desideriosa di interrompere quel bacio.
 
 
 
Un tonfo sordo mi riddestò; sentivo ancora attorno a me il calore del sonno e avevo davvero poca voglia di aprire gli occhi, ma lo stesso rumore, ripetuto, mi fece sospirare stufa e mi decisi ad apire gli occhi.
Un lampo di luce, diretto proprio sui miei occhi però mi fece subito cambiare idea, e con un gemito infastidito posai una mano davanti ad essi, riprovando.
Stavolta la prima cosa che notai fù qualcos'altro che però poteva risulare ancora piu fastidioso di alcuni aghi di luce negli occhi appena sveglia.
Alzai un sopracciglio, sbattendo le ciglia confunsa. -Sai la cosa potrebbe risultare  preoccupante-, sbottai.
Davis, piegato sopra al mio corpo, poggiato su un gomito e con l'altro braccio posto dal lato opposto, vicino alla mia spalla, si limitò a ridacchiare senza accennare a spostarsi.
Sospirai. -A cosa devo questa vicinanza mattutina?-.
Lui sorrise, e io notai che forse lui era l'unico su questa terra che appena sveglio aveva già un sorriso che risplendeva. -Sai, mentre dormivi cosi beata ho notato una cosa che mi ha lasciato stupito-.
Alzai un sopracciglio sentendo il suo tono serio, curiosa.
-Ho notato che appena sveglia sei proprio brutta-, sussurrò allargando il sorriso fino a mostrare i denti.
Trattenni un'imprecazione, prendendo un grosso respiro e placando la pazza voglia di colpirlo al viso; Strinsi invece i denti e ignorai con tutte le mie forze il suo sorrisetto.
-Maddai, oggi sei un amore-.
Ridacchiò, chinandosi fino a poggiare le labbra sulla mia fronte in un fugace bacio. -Grazie, anche tu-.
Detto questo si alzò con un movimento alquanto goffo e si tirò in piedi, stiracchiandosi con soddisfazione; notai che aveva indosso solo i boxer, mentre io tranne un leggere lenzuolo non avevo altro con cui ripararmi dal freddo del mattino.
No, di certo Davis non aveva la stoffa del cavaliere.
Lanciai un'occhiata alla radiosveglia posta accanto al mio cuscino e con uno sbuffo mi feci forza psicologica per alzarmi da lì; Mancava ancora un bel pò per andare a scuola, ma ormai ero sveglia.
Guardai Davis intenzionata a chiedergli il permesso per usare la doccia ma rimasi bloccata: infatti il signorino, con nonchalance si era sfilato i boxer e rovistò nell'armadio infilandosi sotto braccio dei vestiti, voltandosi poi per guardarmi e sorridere.
-Doccia?-, domandò.
Deglutii, cercando di rimanere impassibile e mi alzai, trascinando anche il lenzuolo con me. -Si, grazie-.
Mi avviai verso il bagno, guardandomi i piedi e cercando di riprendere alla memoria come si facesse a camminare normalmente; Presa com'ero dai miei pensieri non mi accorsi del mio compagno fino a che, voltandomi, non me lo trovai ad una spanna di distanza.
Lo guardai, aggrottando la fronte. -Che c'è?-.
Lui indicò alle mie spalle, dove sapevo ci fosse la doccia. -Ho bisogno di lavarmi-.
-E quindi? Non puoi aspettare?-, incrociai le braccia.
Sorrise. -E sprecare cosi un'importantissima fonte come l'acqua? Non ti facevo cosi egoista Nate-.
Scossi la testa. -Sognatelo-.
In pochi secondi le sue mani erano sui miei fianchi e mi stava spingendo verso la doccia ridacchinado. -Oh, fidati, l'ho già fatto molto volte-.
Sgranai gli occhi, cercando di tener su il lenzuolo che lui invece faceva inevitabilemente scivolare verso il pavimento.
-Piantala!-, sbottai, suscitando solo altre risate.
-Spiegami dov'è il problema-.
Spalancai la bocca con l'intento di ribattere ma nulla che non fosse pateticamente sciocco e stupido mi veniva in mente: non si faceva, era tutto ciò che sapevo, non era da brave ragazze.
-Eddai Nate, non c'è nulla di piu scandaloso di ciò che abbiamo già fatto-, sorrise ammorbidendosi.
Strinsi gli occhi. -Non c'entra il sesso-.
-No, ma il sesso in palestra si-.
Mi morsi un labbro, bloccando un sorriso che voleva farsi largo. -E va bene-, cedetti.
Davis si staccò, facendo un passo avanti per aprire l'acqua e poi si voltò, restando fermo immobile a fissarmi; Sapevo cosa voleva, e mentre mollavo la presa sul lenzuolo e lo lasciavo scivolare giù, fino a posarsi leggero sul pavimento freddo del bagno, mi domandai cosa ci trovasse in me.
Certo, avevo un'autostima ben costruita, ma sapevo anche riconoscere che non potevo attirare i ragazzi con i miei modi dolci e le mie parole da ragazzina sognante, mentre fisicamente era molto soggettiva la cosa. Conoscevo il mio carattere e il mio modo di essere poco convenzionale, e proprio per questo mi stupivo di come Davis invece sembrasse essere attrato da me come se fosse la cosa piu semplice del mondo.
-Come fai a sopportarmi?-, mi sfiggì.
Lo vidi sobbalzare: infatti mentre io ero persa in un'altro universo lui ne aveva approfittato per farmi una lenta e dettagliata radiografia. Si riprese subito e vidi la sua espressione seria far capolineo dai suoi occhi.
-Non ne ho idea-.
Distolsi lo sguardo.
Si fece piu vicino, fino a che le nostre pelli si potessero sfiorare e io potessi sentire il calore della sua attorno a me. -Ma-, continuò. -Ci riesco e non ho bisogno di altre risposte per star bene-.
Non risposi e mi limitai a prendere la sua mano quando l'allungò verso di me e lasciarmi condurre dentro al box doccia, appoggiandomi contro le piastrelle fredde e lasciandomi bagnare dalle prime goccie d'acqua calda.
Sorrise, allacciando le braccia alla mia vita  attirandomi sotto al getto dell'acqua. -Bene, se non ricordo male a me avanza un bagnetto-.
Alzai un sopracciglio, sorridendo a mia volta. -Io non ti laverò-.
-Ma se muori dalla voglia di farlo-.
-Ti sbagli-, ridacchiai mentre osservavo le goccie d'acqua scendere dai ciuffi resi piu scuri del solito, scivolargli sulla pelle del viso e poi sul petto.
Allungai una mano, accarezzandogli in punta di dita la guancia e sentendo la mascella dura sotto ai polpastrelli, la pelle calda e leggermente ruvida per la barbetta appena accennata, i pochi ciuffi un pò piu lunghi appicicati alla pelle del collo; Scesi fino al suo petto e ci posai il palmo, sentendo il battito sotto ad esso.
Quella era vita, notai, una vita che aveva irrimediabilmente complicato la mia.
Alzai lo sguardo, trovando i suoi occhi ad aspettarmi e non riuscii a trattenermi: mi alzai sulle punte dei piedi, allacciando la mano libera introno al suo collo per attirarlo meglio a me.
Incollai le labbra alle sue, impaziente di sentire il suo sapore mischiarsi con il mio, e quando accadde sentii una morsa stringermi il petto.
Leccai e morsi le sue labbra, e lui non si fece complimenti, spingendomi con la schiena contro le mattonelle tenendo le mani ben piantate sui miei fianchi.
Ci staccammo ansimanti dopo alcuni minuti e lui poggiò la fronte sulla mia, chiudendo gli occhi; guardai la luce giocare sulla sua pelle e il vapore ondeggaire alle sue spalle, mentre sentivo il suo petto alzarsi e abbassarsi veloce contro il mio, alla ricerca di ossigeno.
-Ok-, sussurrai facendogli aprire gli occhi, curioso e vidi un lapo di malizia passargli attraverso quando allungai un braccio per prendere il sapone dal ripiano.
Sorrise ma non aggiunse altro, limitandosi a seguire i miei movimenti e mi accorsi solo dopo che anche io non ero riuscita ad imperdirmi di fare lo stesso con lui.
Ne versai una quantità forse esagerata sulla mano prima di inziare a farla scorrere sul suo petto, disegnando cerchi sulla sua pelle e ricavandome della morbida e profumata schiuma; Vidi il suo petto alzarsi e abbassarsi piu velocemente quando con studiata indifferenza faci scendere la mano a massaggiare la porzione di pelle poco sopra l'inguine.
Mi divertii: aveva qualcosa di assurdamente adorabile il modo in cui socchiudeva gli occhi, cercando di restare immobile sotto alle mie carezze. 
Scesi maggiormente, gustandomi in prima visione la sua espressione sorpresa quando lo sfiorai pienamente e non riuscii a trattenere un sorrisetto divertito vedendolo cosi... addomesticato.
Era fantastico per una volta guidare, invece di essere sempre guidati.
La presa sul mio fianco si fece piu forte man mano che i secondi scorrevano e ridacchiai, alzandomi in punta di piedi per arrivare al suo orecchio, o almeno quasi. 
-Sei nervoso? Ti vedo un pò teso-.
Lui però rispose con un sorriso, aprendo solo un'occhio, che aveva chiuso poco prima, per guardarmi dall'alto al basso. -Non hai visto ancora nulla-.
Sorrisi poggiando la fronte sul suo petto. -Mostrami allora-.
Lo sentii rilasciare un sospiro spezzato prima che in un bater d'occhio mi ritrovai sollevata in aria, con la schiena completamente spalmata sul muro e le gambe strette attorno ai suoi fianchi.
Lo guardai sorpresa, stringendo maggiormente le braccia sulle sue spalle, per la folle paura di cadere. 
-Che fai?!-.
-Te lo mostro-.
Mi baciò e sentii le sue labbra tirate in quello che era un sorriso divertito mentre dal canto mio cercavo di trovare un modo per restare lucida.
-Davis-, riucii a respirare mentre lui scendeva sul collo, -Dobbiamo andare a scuola-.
Borbottò qualcosa di non ben definito contro il mio collo, ma non sembrava aver capito quello che avevo detto perchè continuò il suo lavoro, mordendo e succhiando  un pezzo particolarmente interessante della mia epidermide.
-Faremo tardi-.
Lui annuì. -Possiamo direttamente anche non andarci-, borbottò.
Posai le mani sul suo petto, con tutta l'intenzione di spingerlo via ma lui, forse aspettandosi una mia reazione simile, fece scivolare una mano in mezzo ai nostri corpi cosi da farmi dimenticare una cosa cosi sciocca come la scuola.
-Rilassati-, accarezzò il mio orecchi con le labbra, prendendo poi il lobo tra i denti. -Ora tocca a me-.
 
 
 
-Te lo avevo detto-, sbottai infuriata finendo di allacciarmi la scarpa che non avevo fatto in tempo a indossare a casa sua.
-Prima non sembravi cosi dispiaciuta-, ridacchiò, senza staccare lo sguardo dalla strada.
Socchiusi gli occhi. -Meglio che stai zitto, okay?-.
Sorrise. -Però in compenso possiamo dire che il sesso sotto la doccia è fantastico-.
Mi sistemai i capelli, nervosa vedendo ormai cancelli della scuola a pochi metri di distanza.
-Si, e se continui a parlarne non lo ripeterai mai-, lo avvertì, cercando di rilassarmi sul sedile.
Per la prima volta avremmo varcato assieme i cancelli della scuola e non avrei piu avuto scuse di alcun genere; basta fughe e basta giustificazioni: avevo accettato di stare con lui e dovevo farlo a 360 gradi.
Ridacchiò, ma pensò bene di non aggiungere altro.
Davis forse capì il mio stato d'animo e infatti parcheggiò ai confini, vicino ai cancelli, diversamente dal solito che invece si metteva sempre vicino agli scooter dove solitamente lo aspettava il suo amico con il berrettino.
Mi appuntai mentalmente di ringraziarlo per quella piccola copertura,ma sapevo benissimo che avremmo dovuto comunque passare in mezzo alla flotta di studenti per entrare dentro l'istituto.
Mi arresi definitivamente, scendendo dall'auto con un ultimo sospiro, alla ricerca di una fuga in mezzo alle siepi, ma capii subito di non aver possibilità si riuscita.
Davis mi si affiancò pochi secondi dopo e alzò un sopracciglio, di sicuro divertito da quella situazione, mentre io torcevo tra le dita la cinghia della borsa a tracolla.
-Forza, via il dente, via il dolore-, sussurrò lui posandomi un braccio attorno alle spalle.
Annuii cercando di pensare unicamente al mio banco e non a tutta la strada che c'era di mezzo per arrivarci.
Sentivo il braccio di Davis forte sulle spalle, ma anche avendo lui accanto mi sentivo stranamente.. nuda; Come se stessi per mettere a nudo una parte di me che, francamente, volevo che restasse solo mia. Non volevo che si rovinasse sotto ai commenti della gente.
Mi morsi un labbro però, quando mi resi conto di star facendo la figuara dell'idiota a rimanere lì a lasciarmi trascinare da Davis come un peso morto.
Alzai la testa, rimanendo per un istante sorpresa da tutte quelle teste girate verso di noi: gruppetti di ragazzine che ci fissavano neanche fossimo state delle celebrità, maschi che si battevano il gomito l'uno addosso all'altro e, come se non bastasse, Alice e le sue nuove amiche ferme immobili a fissarci.
Trattenni un sospiro e mi feci piu vicina a Davis, notando solo con la coda dell'occhio il suo amico venirci vicino.
-Hei amico-, sbottò questo.
Davis sorrise, senza staccare la presa su di me, e l'altro compare si prese tutta la libertà di squadrarmi in santa pace.
Lo guardai per storto, cercando di trasmettergli il mio fastidio.
-Novità?-, ridacchiò, ignorandomi palesemente e rivolgendosi sempre al biondo accanto a me.
Quest'ultimo si limitò a sorridere. -Bè ti avevo parlato di Nate, no?-.
Lui scosse la testa, sistemandosi meglio il berretto. -Devo essermi perso comunque qualcosa-, sussurrò prima di farmi un cenno con il mento. -Io sono Alex-.
Strizzai le labbra in quello che voleva essere un sorriso. -Incantata-, sibilai.
Notai con la coda dell'occhio Davis sorridere e strizzare l'occhio ad Alex.
-Okay, allora io vado alla ricerca di Giacomo: speriamo che sia gentile come l'altro giorno e mi offra qualcosa-, ridacchiò salutando e sparendo in pochi istanti.
Davis rimase fermo aspettando che fosse lontano da noi per poter parlare. -Allora, che ne pensi?-.
Sorrisi. -Penso che in due non riusciate a formare neanche mezzo cervello-.
-Uhh-, mi fece il verso. -Nervosetta?-.
-Ma quando mai-, sbottai infastidita cercando di levare il suo braccio da sopra di me, ma venni bloccata da una voce.
-Se sapevo che ti piaceva tanto, te lo avrei lasciato anche prima Nate-.
Mi voltai, trovandomi di fronte Alice e le altre; Lei mi guardava con lo sguardo che solo poche volte le avevo visto usare; è come quando vedi un gattino per strada sporco e ferito: vorresti curarlo e ti fa pena, ma ti fa troppo ribrezzo per toccarlo o portarlo a casa tua.
Quello ero lo sguardo di Alice.
Mi strinsi nelle spalle, notando solo allora la mancanza del braccio di Davis.
-Alice-, la salutai.
Lei scosse la mano, come a voler scacciare una mosca. -Dico sul serio-.
Alzai un sopracciglio. -Penso che non sia il posto adatto per parlare, sai?-.
-Ma come sei maturata tutto d'un colpo: Daniel perché non passi un pò di tempo anche con me, sembra che la tua presenza faccia miracoli-.
-Piantala-, sbottai già innervosita per conto mio. -Sei ridicola-.
Sgranò gli occhi. -Io? Io sarei quella ridicola?-, ridacchiò. -Forse, prima di poter giudicare gli altri è meglio che ti guardi allo specchio-.
-Mi spieghi che problema hai? Non ti ho fatto nulla-.
Alice scosse la testa. -Continui a dirlo, ma sappiamo entrambe che non ci credi neppure tu-.
Davis. Era per Davis. 
Socchiusi gli occhi. -Anche se fosse, è una cosa tra noi due-.
Alzò le spalle. -Me ne frego, come poi hai fatto anche tu. Devi ancora capire che non sei migliore di tutti gli altri Nate e che nulla di è dovuto; Volevi Daniel e te lo sei presa, ma questo mi ha solo fatto capire quanto falsa tu possa essere-.
-Smettila, Alice, okay? Non è andata cosi e lo sai bene-.
-So che ti è piaciuto cosi tanto farti Daniel che te ne sei fregata di me, questo come lo definisci eh?-.
Deglutii, sentendo un vago rossore, tra imbarazzo e rabbia, salirmi sulle guancie. -Smettila-.
-Smettila, Alice-, sentii dire anche da Davis, che da dietro le mie spalle non si era mai spostato.
Lei scosse la testa. -Eravamo amiche e te ne sei fregata, ma da una parte ti posso capire-, sussurò facendosi piu vicina fino a sfiorarmi l'orecchio. -E' davvero molto brava a letto-.
Spalancai la bocca, stupita. 
No, era impossibile. Lei non era mai andata a letto con Davis, me lo avrebbe detto sennò; a meno che non fosse successo durante il concerto a cui erano andati ma... No. Erano tornati in anticipo, non si erano mai fermati.
Non poteva essere!
Strinsi i denti sentendo la rabbia affiorare senza controllo e puntai le braccia sulle sue spalle, spingedola via con forza; barcollò all'indietro e si aggrappò al braccio di una ragazza per non finire a terra.
La gente non si avvicinava, ma sapevo che avevano ascoltato tutto ciò che gli era potuto arrivare alle orecchie.
-Stronza-, sbottò Alice facendosi avanti.
Vidi la sua mano alzarsi ma non sentii nulla fino a che un sonoro schiocco non ferì l'aria; E solo allora sentii il leggero pizzicare sulla guancia seguito dal dolore.
Strinsi i denti, portando una mano alla zona lesa.
La sentivo piu calda, ma forse era solo un'impressione, ma prima che potessi anche solo provare ad avvicinarmi a lei sentii Davis tirarmi indietro per le spalle, passando un braccio attorno ad esse e uno attorno ai fianchi.
-Ma che cazzo fai?!-, sbottai non riusciendo a trattenermi.
Lei mi fissava sempre furibonda. -Sei solo una stupida! Non credere di essere migliore di nessun altro, perchè fai schifo-.
Con uno strattone cercai di liberarmi dalla sua presa, ma lui non me lo permise, allontanandomi maggiormente da Alice.
Sentivo la rabbia montarmi dentro, ma appena aprii la bocca per rispondegli un'altra voce si fece sentire, forte e chiara.
-Che cosa sta succedendo qui?!-.
La preside.
Merda.
 
 
 
La porta che stava di fronte alle sedie si aprì e fece capolineo la chioma ben pettinata di Alice; Non mi degnò neppure di uno sguardo e si allontanò veloce verso le scale principali.
La seguii con lo sguardo e aspettai paziente che la preside chiamasse il mio nome; Infatti dopo neanche mezzo secondo la sua figura poco slanciata si affacciò all'uscio e ci squardò, per nulla allegra.
-Davis, Micheletti, venite-, sbottò.
Aspettandomi già il peggio mi alzai, seguita a ruota da colui che non volevo neppure guardare ed entrai, riconoscendo subito l'odore che solo una presidenza può avere.
Arricciai il naso, sedendomi sulla solita sedia girevole, davanti al solito tavolo di legno e osservata dal solito sguardo di disapprovazione.
Quando anche Mr. maturità si fù accomodato la preside inziò a parlare. 
-Che novità vedervi ancora qui, insieme-, ironizzò senza nessun divertimento nella voce. -Ho ascoltato quello che aveva da dirmi la signorina Mulini su ciò che è accaduto poco fà in cortile ed ora ho solo una domanda per voi-, incrociò le braccia. -Che cosa vi è passato per la mente di fare?-.
Alzai lo sguardo. -Come scusi?-.
-Alzarsi le mani dentro scuola, cosi come se foste ad uno di quei reality show americani e non foste dentro un istituto come questo-, sibilò. -Ma dove pensate di essere?-.
-Preside io..-.
-Zitto Davis, ora voglio sentire Micheletti-, lo interruppe subito lei e non riuscii a trattenermi da guardare la reazione di Davis.
Incrociò le braccia, spostando lo sguardo altrove.
-Allora?-, continuò lei.
Sospirai. -Io stavolta, davvero, non c'entro nulla. Ha iniziato lei ad accusarmi di cose stupide e mi ha stuzzicata-.
-Questo ti dà il diritto di alzare le mani?-.
-No, l'ho solo spinta, non ho alzato le mani-, mi difesi.
Lei scosse comunque la testa. -Non va bene lo stesso, lo capisci? Ragazzi io vi voglio vedere fuori da questa scuola, lo volete capire?-, sorrise guardando un momento lui, un momento io. -Ma voi mi state rendendo tutto piu complicato-.
Spostai anche io lo sguardo, puntandolo sul legno scuro del tavolo. 
-Vi chiedo per piacere, anzi no, vi supplico, restate lontano dai guai, almeno per questi ultimi mesi di scuola: dopodichè sarò ben lieta di lasciarvi fare tutto ciò che volte, quando volete e dove. Ma prima uscite da questo istituto, okay?-.
Annuii, imitata da Davis, che sembrava non aver piu intenzione di parlare.
-Per stavolta non vi farò nulla ne avviserò i  vostri genitori, ma solo per stavolta! Alla prossima dovrò essere piu severa-, concluse facendoci segno di uscire.
-Arrivederci-, sussurrai uscendo veloce.
Non sentii la risposta di Davis ma arrivai appena alle scale che subito lui mi fu accante e mi fermò stringendomi per un braccio.
Lo guadrai seria e lui ricambiò, scrutandomi in viso. 
-E' vero?-, chiesi soltanto.
Lui annuì, stringendo le lebbra. -Si-.
Deglutii, liberandomi e riprendendo a salire le scale. 
-Hei, aspetta dai-, mi bloccò ancora.
Mi voltai. -Aspettare cosa?-, sbottai.
-Noi non stavamo assieme, non puoi darmi colpe e non puoi arrabbiarti con me Natalie-, si difese alzando le mani.
Lo fissai per un momento prima di annuire: aveva ragione, ma cavalo!, mi dava lo stesso un fastidio tremendo. Mi lasciai cade, sedendomi su uno scalino.
-Hai ragione, non c'è l'ho con te-.
Lui mi imitò, sedendosi su uno scalino piu basso. -Allora cos'hai?-.
Mi strinsi nelle spalle. -Sono solo nervosa-.
-Nate-, sussurrò girandosi completampente verso di me. -Alice ha torto: tu non sei affatto come ti ha descritto lei, quindi non starci a pensare neanche un minuto-.
Abbassai lo sguardo.
-E se invece è per tutta quella gente... bè fregatene! avranno sempre qualcosa su cui parlare. Cosa, non importa-.
Lo guardai, cercando di non fargli notare il mio momentaneo perdimento e mi concessi di sorridere già piu rilassata.
-Non è per nessuno di questi motivi sono solo... boh. Nervosa-, scrollai le spalle.
Lui mi scrutò a lungo prima di annuire e basta, continuando a rimanere voltato verso di me, in ginocchio sullo scalino sotto al mio.
Poi sorrise. -Bene, ora che la crisi è momentaneamente sparita e che ti sei sfogata abbastanza con Alice-, fece passare un momento. -Ti posso baciare?-.
Sorrisi divertita, stupita da quella richiesta. -Perchè?-.
Lui scrollò le spalle. -Perchè siamo a scuola ed è bello infrangere il regole, perchè sei nervosa, perchè mi va, perchè vederti incazzata è fantastico... Trova tu una scusa che ti vada bene-, si fece avanti, arrivando a sfiorare il naso con il mio. -Voglio solo farlo-.
Sorrisi, poggiando una mano sul suo ginocchio. -Allora fallo-.
Lui annuì, fermandosi all'ultimo. -Mi piace questa, Nate-, e dopodochè mi baciò.
 
 
 
NdA :)
 
Ahhh ci sarebbero molte cose da dire, ma lascio a voi la parola :)
Ringrazio come sempre per le bellissime ragazze che mi recensiscono e se volete lasciarmi un commento io sarò felicissima :) Scusate per il ritardo e... Buon sabato sera!
Fatemi sapere che ne pensate... :D
Je :D
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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