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Autore: Andromeda__    07/07/2012    4 recensioni
A quindici anni non è facile accettare che quelli che chiamavi “mamma e papà” ti hanno nascosto una verità così grande.
Si è sentita abbandonata Rachel, da suo padre, che l’ha lasciata in mano a degli estranei, e da quegli sconosciuti che sono diventati i suoi genitori.
Ha scoperto poi che sua madre era morta, e che suo padre l’aveva lasciata li dopo qualche settimana.
“Mi ha abbandonata. “ ripeteva Rachel..
“Ti ha affidata ad un’altra famiglia” ripeteva la psicologa, ma la voce di Rachel la sovrastava,e il suo pianto copriva il suono delle altre voci.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chad fu svegliato nel cuore della notte dalla gelida mano di Naomi che lo scuoteva con forza.
Erano le 22.03 del 4 gennaio del 1995; pioveva , e le urla strazianti di Naomi si univano al rombo dei tuoni.
-       Chad..C..had.. credo che stia per nascere – balbettò la donna con un filo di voce.
-       Ma non è il momento, mancano ancora due settimane! – rispose terrorizzato.
-       Chad, ti prego, stai zitto e prendi la macchina. –
L’uomo si alzò come un fulmine e iniziò a frugare freneticamente nelle tasche dei jeans.
-       Dove cazzo sono le chiavi?! – imprecò furibondo.
Continuò a cercarle senza sosta, voltandosi a guardare la sua compagna sofferente sul letto, in preda alle contrazioni.
Eccole finalmente quelle dannate chiavi, erano finite sotto la sedia su cui Chad aveva posato i pantaloni la sera prima.
Si precipitò fuori dalla porta, mise in moto la Mini e lasciando aperta la portiera dell’ auto rientrò in casa, uscendo qualche minuto dopo con la sua Naomi in braccio. La caricò in macchina e partì.
Tremava, le mani sudate giravano freneticamente sul volante. Gli occhi di Chad guizzavano fulminei dalla strada a Naomi, la sua espressione sofferente lo preoccupava, temeva per lei e per il bambino che portava in grembo.
I tergicristalli dell’ auto spazzavano via le gocce d’acqua dal vetro, ma quella maledetta pioggia non gli faceva vedere niente, sentiva la macchina scivolare sull’ asfalto bagnato, la controllava a fatica; la paura si era impossessata di lui, era nel panico, guidava come un pazzo, spingendo sull’ acceleratore più che poteva.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca, cercò di comporre il numero dell’ ambulanza, ma le sue mani tremavano a tal punto che il telefonino cadde sotto il sedile.
-       Cazzo, cazzo, cazzo! – urlò Chad battendo i pugni sul volante.
Guardò il viso di Naomi, era distrutta.
-       Amore, amore ti prego resisti. – disse guardandola negli occhi. - Ti prego Naomi, guardami, guardami, non puoi lasciarmi solo – era in lacrime. - Resisti per me, per te .. e per la piccola Rachel, ti prego.. – sussurrò.
-       Ti amo Chad – disse la donna sorridendo, nonostante il dolore.
-       Ti amo Naomi, vedrai che si risolverà tutto. Devi resistere ancora per poco, ci siamo quasi. -  la rassicurò.
-       Non credo di farcela Chad. Promettimi che ti prenderai cura di Rachel, promettimi che non gli farai sentire la mancanza di una mamma.. – aggiunse con flebile voce.
Ma Chad non volle nemmeno ascoltarla, non prese nemmeno in considerazione l’idea che lei non potesse farcela.
Accelerò spingendo la macchina al limite delle sue possibilità, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare la vita della donna che amava, e di sua figlia.
 
-       Cos’abbiamo qui dottor Hamilton?! – Chiese il dottor Jhonson mentre seguiva la barella in sala operatoria.
-       Donna in gravidanza con emorragia interna in stadio avanzato, c’è il rischio sia per il nascituro che per la madre stessa, signore.
-       Probabilità di riuscita dell’ intervento, dottor Frey? –
-       Scarse, intorno al 30, massimo 35 percento.
-       Bene, vediamo di farle salire, abbiamo due vite da salvare. – disse il dottor Jhonson incoraggiando la sua equipe mentre entravano in sala operatoria.
 
Chad era rimasto fuori dalla stanza,era rimasto vicino alla barella finché glielo avevano permesso, ma poi lo avevano fermato.
-       Lei non può entrare – gli avevano detto.
La donna che amava era li dentro, lottava tra la vita e la morte, e con lei il loro bambino, la piccola Rachel, e loro gli ordinavano di restare fuori?!
Lui voleva entrare, doveva entrare, doveva essere li a stringerle la mano, a dirle che sarebbe andato tutto bene, a raccontarle di come sarebbe stata bella la loro vita insieme.
Le avrebbe comprato anche quella casa sul lago appena fuori Toronto che le piaceva tanto e ci avrebbero passato tutte le estati.
Avrebbe voluto dirle quanto l’amava, voleva starle accanto per quella che, forse, sarebbe stata l’ultima volta..
No, Chad scacciò via quell’ orribile pensiero, quella non sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe visto i bellissimi occhi azzurri della sua Naomi.
Si sarebbe specchiato ancora in quelle meravigliose iridi colore azzurro cielo, avrebbe ancora sentito le sue mani gelide accarezzargli la schiena durante la notte, avrebbe sentito ancora la sua voce.
Non poteva nemmeno immaginare che avrebbe potuto perderla.
Era rimasto chiuso fuori da quella maledetta sala operatoria, la sua Naomi era li, nelle mani dei medici più esperti di tutta Toronto, eppure questo non rassicurava per niente Chad.
Vagava senza sosta per i corridoi, piangeva per scaricare la tensione.
Ogni tanto si accasciava in un angolo, le lacrime uscivano senza controllo, si teneva le mani tra i capelli dorati e non poteva far altro che sperare che la sua Naomi si salvasse.
 
                   
 I minuti passarono lenti e Chad non ne poteva più di aspettare.
Le mura di quell’ ospedale sembravano ristringersi attorno a lui, si sentiva come un animale chiuso in gabbia, non riusciva a stare seduto, ad aspettare, si alzò ed iniziò a camminare su e giù per il corridoio, sotto gli occhi sbalorditi degli infermieri.
-       Ha bisogno di qualcosa? –
-       Cerca qualcuno? –
-       Posso esserle d’aiuto? -  
Chiedevano gentilmente quelle signorine con il camice bianco.
-       No, grazie - rispondeva Chad.
Non poteva più resistere chiuso in quell’ ospedale, doveva uscire per cercare di non pensare al peggio.
Uscì e si accese una sigaretta fece il primo tiro, trattenne il fumo in bocca per qualche istante, per poi lasciarlo uscire lentamente; buttava fuori il fumo come se cercasse di far uscire anche le sue preoccupazioni, voleva liberarsi di quell’ angoscia che gli teneva il cuore stretto come in una morsa. Cercava di convincersi che sarebbe andato tutto bene, ma più ci provava più cresceva in lui la paura di sbagliarsi.
Fece un altro tiro, buttò fuori il fumo e avvicinò la sigaretta alle labbra. Questa volta non aspirò, la buttò via quasi intera, non riusciva a rilassarlo.  E poi Naomi odiava il sapore del fumo e quando sarebbe uscita dalla sala operatoria si sarebbe sicuramente lamentata del sapore di tabacco che avevano le labbra di Chad.
Sorrise; l’avrebbe baciata lo stesso.
Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dal silenzio della sera. Sembrava che tutta Toronto stesse dormendo, la quiete della notte era interrotta solo dallo sfrecciare di qualche auto sull’ autostrada ancora bagnata.
Si lasciò cullare dal silenzio e chiuse gli occhi; cercò di non pensare a niente.
 
Una voce ruppe il silenzio:
-       Il signor Kroeger? – domandò una giovane infermiera con i capelli corvini.
Chad aprì gli occhi, non avrebbe saputo dire se erano passate ore o minuti da quando li aveva chiusi.
-       Si sono io. –
-       L’aspettano al reparto maternità – disse sorridente la donna.
Il volto di Chad si illuminò di luce radiosa, baciò la fronte della ragazza con i capelli corvini e se ne andò, correndo nell’ ospedale come un fulmine, con la convinzione che le sue speranze fossero diventate certezze.
Il cuore gli batteva all’ impazzata, non per la folle corsa che stava facendo, ma per le emozioni che stava provando: era diventato papà.
Mentre saliva le scale pensava a Naomi, l’avrebbe sposata, glielo avrebbe chiesto quella sera stessa.
 
C’erano una cinquantina di culle in quella stanza, dov’era la sua Rachel?
Chad la cercava frenetico tra quella moltitudine di bambini.
-       Signor Kroeger? – una voce maschile lo chiamò.
Chad si girò, e vide un uomo, con il camice bianco e i guanti di lattice ancora infilati.
-       Lei deve essere il dottor Jhonson, piacere, sono Chad Kroeger, quella è .. – fece una breve pausa - mia figlia? -  Chiese emozionato.
-       Si, signor Kroeger – si limitò a rispondergli.
-       Posso tenerla in braccio? – aveva gli occhi spalancati e sorridenti come quelli di un bambino che trova il suo regalo sotto l’albero di Natale.
-       Certo. – disse il medico con aria distaccata.
Non lo guardava mai negli occhi, come se gli stesse nascondendo qualcosa, ma Chad non ci fece nemmeno troppo caso, pensò che fosse professionale, per un medico, non farsi prendere dalle emozioni.
Gli passò quel fagottino avvolto in un panno rosa. Tre chili abbondanti, occhi blu e qualche capello biondo che usciva dal cappellino che le avevano piazzato in testa.
Era la creatura più bella che Chad avesse mai visto.
-       Ciao, io sono il tuo papà. – disse guardando quel minuscolo esserino che teneva tra le braccia. La guardava con orgoglio, sorrideva, scoppiava dalla gioia, era la bambina più bella che avesse mai visto.
Chad Kroeger era diventato padre, faceva uno strano effetto anche a lui immaginarsi mentre cambiava pannolini e scaldava il biberon, ma era la sensazione più bella del mondo sapere che quel neonato che teneva stretto tra le braccia era la sua piccola Rachel.
-       Posso vedere Naomi? – chiese stringendo la bambina.
-       Non è concesso fare visita ai pazienti oltre l’orario previsto. Torni domani mattina alle 10, ma devo avvertirla che potrebbe non farcela. E’ probabile che non superi la notte.  –
Chad impallidì.
-       Che vuol dire.. che potrebbe non farcela? – Disse, sperando che il medico gli fornisse una spiegazione diversa da quella che aveva in mente.
-       Mi dispiace – disse il dottor Jhonson stringendo la mano a Chad, che non ebbe nemmeno la forza di rispondere alla stretta.
Si sentì sprofondare, la sua Naomi.. no, non poteva morire.
Il dottore se ne andò, lasciando Chad da solo. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, incantato, respirava affannosamente, si sentiva mancare la terra sotto i piedi, aveva l’impressione che sarebbe caduto da un momento all’ altro.
Non sentiva nemmeno il pianto dei neonati, non vedeva nulla se non il bianco del corridoio davanti a sé, tutto intorno: il buio.
Ad un tratto sentì le braccia pesanti, chinò il capo e vide il dolce viso di sua figlia; in quei minuti di terrore si era quasi dimenticato di essere diventato padre.
Fissò gli occhioni blu di Rachel, non sapeva se essere felice o triste. Provava due sentimenti opposti, amava quella piccola creatura che aveva stretta fra le braccia, era il frutto dell’ amore tra lui e Naomi, ma se lei non l’avesse data alla luce, ora starebbe nel letto affianco a lui e non sdraiata su un letto d’ospedale, lottando tra la vita e la morte.
Chad non sapeva cosa provare per quella creatura, non sapeva se amarla o odiarla.
Si incamminò a passi lenti verso l’uscita con sua figlia tra le braccia.
Tutta la gioia di prima era svanita, si era tramutata in dolore, si sentiva perso, vuoto, schiacciato dal peso della paura; la mancanza di Naomi sarebbe stata insopportabile, non avrebbe potuto vivere senza di lei.
La presenza di sua figlia non riusciva a contrastare la disperazione provocata dalla paura di perdere la donna che ama.
Era arrivato davanti alla porta automatica dell’ ospedale, che si era già aperta per farlo uscire. Oltre il vetro della sala d’attesa notò la ragazza con i capelli corvini, che riponeva il camice in un armadietto.
 
-       Scusi, può tenermi un attimo la bambina? – chiese Chad arrivando alle sue spalle.
-       Il mio turno sarebbe finito.. – disse in un primo momento – ma se è una cosa urgente posso restare ancora un po’,  - aggiunse intenerita dallo sguardo di Chad.
-       Ma solo cinque minuti eh! – gli urlò, ma lui, dopo averle lasciato Rachel tra le braccia, era già sparito in uno dei tanti corridoi.
 
-       Dottor Jhonson, posso vederla? – chiese titubante Chad.
- Mi dispiace, non è possibile signor Kroeger. –Rispose il medico.  – Ora stia buono e torni a casa, abbiamo da fare qui, non possiamo perdere tempo con lei.
 
Chad si avvicinò al dottor Jhonson; erano a pochi centimetri l’uno dall’ altro.
Kroeger respirava lentamente, doveva cercare di trattenere la calma. Sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene, avrebbe volentieri dato un pugno a quel medico arrogante, gli avrebbe spaccato la faccia, ma così facendo non avrebbe certo ottenuto il permesso di vederla.
Chad si allontanò di qualche passo, aveva paura di cedere al suo istinto.
 
-       Bene, ora la saluto signor Kroeger, come le ho già detto, ho molto da fare.
Il dottor Jhonson diede le spalle a Chad,arrivò in fondo alla stanza, fece un sospiro ed aprì la porta.
-       E se ci fosse sua moglie al posto di Naomi? –   gli domandò ad un tratto prima che potesse portare entrambi i piedi fuori dalla porta.
Il medico rimase sulla soglia e senza nemmeno girarsi rispose a Chad con fare infastidito:
-       Come fa a sapere che sono sposato? –
Gli si avvicinò lentamente, gli prese la mano ed indicò l’anulare, su cui spiccava una fede nuziale, perfettamente lucida. Chad la portò ad un palmo dai suoi occhi
“19 aprile 1990 Julia e Simon oggi sposi”
-       Mmmh, Julia, -  fece Chad – bel nome. -
-       E se ci fosse Julia al posto di Naomi? – domandò poco dopo,  - se ne starebbe a dormire nel suo letto caldo, mentre la donna che ama e che ha promesso di amare per tutta la vita lotta tra la vita e la morte? Avanti, mi risponda, la lascerebbe da sola solo per rispettare delle norme? Se li ci fosse sua moglie – urlò indicando la sala in cui riposava Naomi – seguirebbe quelle fottutissime regole? –
Era fuori di se, probabilmente non si rendeva nemmeno conto di quanto stesse urlando, la vena sul collo sembrava scoppiargli, pulsava a più non posso, era tutto rosso in viso, aveva le gote incandescenti, una goccia di sudore gli attraversò la guancia, seguita da una lacrima.
Era un pianto pieno di contegno quello di Chad, non singhiozzava nemmeno, e sembrava essersi anche calmato, la vena del collo sembrava essersi ridimensionata, le mani avevano smesso di sudare, gli si erano aggrovigliate le budella  per la rabbia, ma ora il suo stomaco aveva smesso di fargli male.   
Era calmissimo, in un secondo, aveva completamente cambiato atteggiamento.
Lasciò la salda presa che aveva sulle spalle del medico, facendo lentamente scivolare le mani dalle spalle del suo avversario fino ai suoi occhi, per asciugarsi le lacrime.
-       La prego, la prego mi faccia passare la notte con lei. – La voce era rotta dal pianto.
-       La prego, ragioni da uomo innamorato, non da medico, la supplico. –
-       Signor Kroeger, io non.. – il medico non trovava il coraggio di negare il permesso a quell’ uomo disperato d’amore di non vedere, forse per l’ultima volta, la donna della sua vita.
-       Mi parli sinceramente, quante possibilità ha di sopravvivere? – chiese.
-       Poche, molto poche. Diciamo che si trovano sotto il quindici percento. –
Chad strinse i pugni, e tirò un grande sospiro, abbassò lo sguardo; sospirò di nuovo e si accasciò addosso al muro.
-       La prego, la supplico, probabilmente sarà l’ultima occasione che ho per sentire il suo cuore che batte, probabilmente sarà l’ultima volta che potrò sentire il suo profumo, che potrò dirle ti amo guardandola negli occhi, la prego, solo questa notte. -
Il medico girò le spalle a Chad, e andò verso l’uscita.
-       Signor Kroeger, - disse ancora sulla porta – solo per questa notte, e se qualcuno la vede, io non ne so niente. – e lasciò Chad da solo,seduto nell’ angolo di una stanzina buia.
 
-       Il tuo papà ha un concetto un po’ distorto dei “5 minuti”, non è vero piccolina?  - Disse dolcemente la ragazza con i capelli corvini a cui Chad aveva lasciato la bambina.
- Ma guarda che tenera, si è addormentata – disse sussurrando la ragazza.
 
-       Meredith – una voce profonda richiamò la ragazza.
-       Dimmi Simon – disse la giovane infermiera sorridendo.
-       Porta la ragazzina al reparto maternità e trovale una culla, solo per questa notte, e non dire che io ho autorizzato la cosa, chiaro? –
-       Si, certo amore. –
-       Oh, e.. un’altra cosa, io amo mia moglie, non te. Ho giurato davanti a Dio di amarla ed onorarla per tutta la vita, non posso farle questo, io amo lei, e voglio lei per tutta la vita. Mi dispiace.
-       Mi stai lasciando? – gli occhi castani della ragazza si riempirono di lacrime.
-       Si, ti troverò lavoro in un altro ospedale, non preoccuparti, metterò una buona parola su di te.
La ragazza lo guardò impietrita.
-       Ora vado, ho del lavoro da sbrigare, torna a casa, e cerca di non pensarci, sei stata solo uno sbaglio, mi spiace. - Disse allontanandosi dalla ragazza.
 
Meredith rimase, per qualche secondo, immobile a fissare il vuoto.
Prese il polso della bambina per leggere il nome scritto sul braccialetto.
“Kroeger”
-       Bene, signorina Kroeger, non innamorarti mai, l’amore è una colossale presa per il culo. – e dopo questa riflessione fatta ad alta voce, si avviò, con Rachel in braccio verso la sala maternità. Piangeva, ma erano, per sua fortuna, quasi le due del mattino non c’era quasi nessuno in giro per l’ospedale che potesse vederla.
 
Accese la luce, e notò un uomo in piedi, vicino ad una culla, vuota, al suo interno c’erano solo delle copertina rosa.
Meredith, vi adagiò delicatamente Rachel e si affrettò ad uscire.
-       Tutto bene signorina – chiese premuroso Chad – E’ successo qualcosa? –
-       No, è solo che vuoi uomini siete tutti degli stronzi –
E così dicendo, uscì sbattendo la porta.
 
Chad era rimasto in piedi davanti alla culla, in cui ora, dormiva beatamente sua figlia.
Si passò le mani sul volto, guardò di nuovo la piccola, ed uscì spegnendo la luce.
 
Camminò furtivo per i corridoi, ma sembrava non esserci anima viva per l’ospedale.
“Terapia intensiva” lesse su una porta; entrò.
Eccola li, la sua Naomi, stesa sul lettino. Una morsa schiacciò il cuore di Chad; che brutto effetto vederla con tutti quei tubi infilati in bocca e nel naso. Chad si avvicinò a lei, e la baciò, facendosi spazio tra quei fili di plastica che le ingombravano le labbra.
Prese una sedia e si mise vicino al lettino, le prese le mani, e le strinse con quanta più forza poté.
-       Vedi di farcela, capito? – disse piangendo – c’è Rachel di là che ci aspetta, vuole tornare a casa con la sua mamma e il suo papà. – fece una piccola pausa – e poi io voglio sposarti, Naomi Hunter.
Per un attimo, gli sembrò che lei rispondesse alla stretta, gli sembrò di sentire che in quel corpo ci fossero ancora le energie per lottare, anche se aveva poco più del dieci percento di possibilità di sopravvivere.
Chad pianse quella notte, finché i suoi occhi non iniziarono a bruciare. E quando finì le lacrime, si addormentò, poggiando i suoi ricci capelli biondi sul ventre della sua amata Naomi.
 
-       Ehi Chad, sveglia – una flebile vocina giunse alle orecchie di Chad.
-       Amore mio.. – Chad aprì lentamente gli occhi, e vide Naomi, che si era tolta quegli odiosi tubi di plastica dalla bocca, e sorrideva radiosa, seduta sul letto. Si alzò di scatto e si avvicinò per baciarla, ma lei lo fermò.
-       Prometti che ti prenderai tu cura di Rachel, promettimi che le canterai una ninna nanna tutte le sere, promettimi che la tua soave voce la cullerà tutte le notti, spingendola nel mondo dei sogni. Non farle mancare niente Chad, sarai un padre fantastico, ed una mamma altrettanto brava. –
-       Si, certo, le canterò io la ninna nanna, ma ci sarai tu a farle da madre, no? – domandò confuso Chad.
-       Si, ci sarò io. –
Kroeger sorrise, per un attimo aveva creduto che stesse sognando.
-       Veglierò su di voi da lassù, non smetterò mai di amarti Chad, non vi lascerò mai soli, vivrò per sempre nei vostri cuori. – Fece una pausa, si alzò dal letto e si avvicinò alla porta - Ora devo andare, addio amore mio, ti amo. –
-       Aspetta, Naomi.. che cosa stai dicendo, che vuoi dire, davvero, non capisco .. aspetta non andare, dove vai –
Una luce inondò la stanza, ed un rumore sordo perforò i timpani di Chad.
 
-       Codice rosso! Codice rosso! – udì.
Aprì gli occhi, e vide la sua compagna, stesa in quel lettino, con quegli odiosi tubi ancora in bocca.
Una squadra di medici entrò di corsa nella stanza, mentre Chad, ancora rintronato dal sonno, osservava sbalordito la scena.
-       Signore deve uscire – un paramedico prese Chad e lo portò fuori la porta.
Questa volta non oppose resistenza, si lascio trascinare fuori.
Guardò il volto di Naomi: sorrideva. Allora lo aveva sentito, ma non ce l’aveva fatta.
Chad osservò la scena fuori dalla porta. C’erano dei piccoli vetri tondi, e lui, era abbastanza alto per guardarci dentro.
Vide due medici che le praticavano un massaggio cardiaco, un altro preparava il defibrillatore.
-       Libera –
-       Libera –
-       Libera –
Sembrava un film, si sentiva come sul set di dottor House, non capiva nulla, sapeva solo che Naomi stava morendo, e lui insieme a lei.
Guardò l’encefalogramma: ancora piatto.
Tese l’orecchio e riuscì ad udire la voce di un medico:
-       Ora del decesso, 6.42. del mattino, in data cinque gennaio 1995.
Chad intravide un uomo che si avvicinava alla porta; si scansò per evitare che, aprendola, gliela sbattesse in faccia.
-       Signor Kroeger, mi dispiace.. – Il dottor Jhonson si avvicinò a Chad, lo guardò per qualche secondo con occhi compassionevoli, e lo lasciò li, nel suo dolore.
Chad si andò a sedere fuori dall’ ospedale, su dei gradoni di fronte alla porta principale. Rimase li per svariati minuti, o forse addirittura per ore.
Un venticello fresco gli accarezzava il viso e gli scompigliava i lunghi capelli biondi.
Quando aveva udito quel prolungato suono emesso dalla macchina a cui era attaccata Naomi, aveva sentito come se qualcuno gli avesse strappato il cuore.
Sentiva ancora quel suono sordo nelle orecchie, quel rumore gli ronzava in testa. Aveva negli occhi tutto quello che era successo dalle 22.03 della sera prima, fino alle prime luci dell’ alba del cinque gennaio:
 la corsa in ospedale, l’operazione, la nascita di Rachel..già Rachel.. come poteva occuparsi di una bambina? Tutto sembrava così facile prima, ma senza Naomi non si sentiva nemmeno capace di allacciarsi le scarpe.
Non avrebbe mai potuto crescere Rachel come meritava.
Di cosa aveva bisogno una bambina così piccola, di una famiglia? Lui non poteva garantirgliela.
Di amore? Dopo la morte di Naomi non si sentiva più capace di amare, sentiva il suo cuore sterile, come se un rigoglioso giardino, colmo di fiori colorati, si fosse tramutato in un campo arido in cui crescono solo sterpaglie.
Non poteva dare a Rachel il futuro che Naomi sognava per la sua bambina.
E poi lui voleva diventare una rockstar, e non poteva certo portarsi dietro una poppante.
Faceva fatica ad ammetterlo Chad Kroeger, ma non riusciva a guardare negli occhi Rachel senza pensare che, se non fosse stata concepita, la sua Naomi, sarebbe ancora viva.
Come poteva pensare certe cose di sua figlia?
Si sentiva un mostro.
Eppure una parte di lui lo pensava.
-       Forse è solo il momento – si ripeteva.
Ma non sapeva nemmeno lui cosa fare.
Una goccia d’acqua bagnò il naso di Chad; poco male, lui amava la pioggia.
Gli piaceva sentirne l’odore, e il leggero ticchettio delle gocce che cadevano nelle pozzanghere.
Tutte le canzoni che aveva scritto, le aveva composte guardando fuori dalla finestra aperta, respirando a pieni polmoni quell’ aria fresca e guardando il cielo uggioso. Cercò di giovare della pioggia anche in quel momento, si distese su uno di quei gradoni gelidi, e lasciò che l’acqua gli bagnasse il viso, almeno poteva piangere senza che nessuno se ne accorgesse, le lacrime si confondevano con la pioggia che cadeva sul suo volto.
 
Dove aveva messo il cellulare? Forse lo avevano chiamato e non aveva sentito.
Si tastò le tasche, ma trovò solo un opuscolo colorato di un azzurro sbiadito.
-       Ah già, - ricordò Chad – il telefono è caduto sotto il sedile dell’ auto. Poco male, ora come ora non ho voglia di parlare con nessuno, e non ho intenzione di alzarmi da qui per andare a prendere il telefono. - 
Prese l’opuscolo che aveva estratto dalla tasca poco prima, non si ricordava nemmeno di averlo.
Cos’era?
La pioggia lo aveva sbiadito un poco, ma era ancora leggibile, quanto bastava per capire che si trattava di un modulo per l’adozione.
Quando l’aveva preso? Chad non ricordava.
Era talmente sconvolto che se lo era messo in tasca senza nemmeno rendersi conto.
Lesse quello che ancora era leggibile.
“Modulo per l’adozione” diceva il titolo.
Beh, Rachel avrebbe avuto due genitori amorevoli , in grado di dargli la stabilità familiare che lui non le poteva garantire.
Non se la sentiva più di fare il padre, tutt’ un tratto gli sembrava il mestiere più difficile del mondo.
Ma era sua figlia, e non era facile lasciarla andare, gli sembrava di abbandonarla, ma non vedeva un’ altra via d’uscita.
Si alzò e rientrò a passi lenti nell’ ospedale.
Mentre entrava, incrociò il dottor Jhonson  che usciva trafelato.
-       Signor Kroeger, ha bisogno di un ombrello? – Chiese, stranamente,con tono premuroso.
-       No, ma ho bisogno di un altro di questi, sa dove posso trovarlo? – Gli porse il modulo azzurro, ormai tutto zuppo.
-       Ma, è un modulo per l’adozione.. – commentò quasi incredulo il medico.
-       Già. Non so nemmeno come mi sia finito in tasca. Non ricordavo di averlo preso, quindi non so dove siano. Può dirmelo, o devo cercamelo da solo? –
-       Prima sala sulla destra, c’è uno scaffale pieno di opuscoli e depliant, li in mezzo dovrebbero esserci anche i moduli per l’adozione. Ma ne è sicuro? –
-       Sì. Grazie, arrivederci.
-       Arriv… - ma Chad era già sparito.
Si trovò davanti un altissimo scaffale, pieno di fogli perfettamente impilati.
Scrutò attentamente tutte le etichette, e poi , nel terzo ripiano sulla destra, trovò quello che stava cercando: “Modulo per adozione.”
Si sedette in sala d’attesa, si fece prestare una penna da un infermiere, ed iniziò a compilare.
Dopo aver riempito gli spazi per le generalità, mancava solo la sua firma.
Esitò qualche secondo, poi si alzò portando foglio e penna con se.
- Gliela rendo subito. – aveva detto all’ infermiere da cui l’aveva presa.
- Certo, faccia pure – gli aveva risposto l’uomo sorridente.
Prese l’ascensore e salì al secondo piano. Svoltò a destra e si trovò davanti il reparto maternità.
Era pieno di donne in gravidanza, e vedere tutte quelle ragazze in dolce attesa, alcune sole, altre con mamme o mariti, lo metteva in imbarazzo. Sentiva un nodo alla gola e aveva la nausea.
Spinse la porta ed entrò; riconobbe subito la culla di Rachel, la quinta della seconda fila.
-       Ciao, probabilmente quando crescerai penserai che sia stato uno stronzo, e forse hai ragione, ma voglio il meglio per te e so che io non posso darti quello che una bambina bellissima come te si merita.
Mi sembri una sveglia però, dai, dammi il cinque –
Infilò la mano nella culla e Rachel afferrò il dito del padre e lo strinse, sembrava aver capito.
-       Prometto che ti verrò a trovare ogni volta che potrò, e quando non potrò ti scriverò e ti chiamerò. Tu sei mia figlia, non me lo dimenticherò mai. -
Rachel faceva delle strane smorfie, non si capiva se erano dei sorrisi, ma per Chad lo erano, e lui sorrise insieme a lei.
Padre e figlia insieme, occhi negli occhi, mano nella mano. Non appena Rachel gli aveva stretto il dito aveva sentito il suo cuore battere di nuovo, si era sentito vivo e, nonostante tutto felice, perché c’era sua figlia li con lui.
Eppure firmò lo stesso quel maledetto foglio.
 
Era appena iniziata la terza settimana di gennaio, e Chad si trovava davanti alla casa dei genitori affidatari di Rachel.
-       Ok, piccola, sei pronta? – 
Una serie di versetti incomprensibili uscirono dalla bocca di Rachel.
-       Lo prendo per un sì. –
Uscì dalla macchina, prese con se la bambina e suonò al campanello.
Aprirono dopo pochi secondi; Chad si trovò di fronte la futura famiglia di sua figlia.
C’erano un uomo e due donne, una rossa e l’altra mora. Una delle due era sicuramente il legale.
-       Il signor Kroeger? –
-       Si, e lei è Rachel – disse mostrando orgoglioso sua figlia.
-       Prego entri pure.
Dopo poco più di un’ ora Chad uscì dalla porta, senza Rachel in braccio.
-       Può venire a trovarci quando vuole, soprattutto i primi tempi. – avevano detto i due coniugi prima di congedarlo.
 
Si girò un’ ultima volta per vedere Rachel in braccio al suo nuovo papà, salutò con un gesto della mano, si mise le mani in tasca, e si incamminò verso l’auto.
Gli era sembrato che gli occhi di sua figlia gli dicessero:
“Non abbandonarmi, papà. Sei tu la mia famiglia. “
Sentì il rumore della porta che si chiudeva.
Urlò. Lo fece di nuovo, ed un’ altra volta ancora.
Aveva lasciato sua figlia nelle mani di due sconosciuti. Due brave persone sulla carta, certo, ma non poteva sapere chi erano realmente. Prese a calci la macchina. Diede un pugno al cofano.
La mano iniziò a sanguinare, ma non era quello il dolore che preoccupava Chad.
-       Che cazzo ho fatto, che cazzo ho fatto – urlava in lacrime seduto in macchina.
Aveva abbandonato sua figlia. Si sentiva l’uomo più insignificante sulla faccia della Terra, un uomo senza palle; anzi, a dirla tutta non si sentiva nemmeno  un uomo.
Prese la foto di Naomi che teneva nel portafoglio; la baciò e la strinse al petto.
-       Scusami, scusami ma credevo che non l’avrei cresciuta bene, non le avrei dato quello di cui aveva bisogno. Non posso essere un bravo genitore senza di te. Ti prego, perdonami amore mio. – Le lacrime di Chad bagnavano la foto.
Guardò il cielo.
-       Ho perso le due donne della mia vita. Bene, bravo stronzo che sei Chad Kroeger. –  Disse ad alta voce. - Ma almeno mi hanno dato il permesso di vederla quando voglio – pensò.  - Tornerò domani, e anche dopo domani, e dopo domani ancora, voglio essere una figura presente nella sua vita. – E così dicendo mise in moto l’auto e si diresse verso casa.
 
Alle nove e mezza era già davanti la casa dei Morrison.
A dirla tutta, era arrivato alle sette e mezza, ma non aveva il coraggio di presentarsi così presto in casa d’altri.
Bussò alla porta.
Gli aprì la signora Morrison.
-       Salve Signor Kroeger – Disse cercando di mostrarsi felice per quella visita.
-       Ehm, disturbo? Questi sono per lei, cioè per voi. – disse impacciato Chad porgendole dei cioccolatini.
-        Oh, ma grazie non doveva disturbarsi. –
-       Posso vedere la bambina? – Chiese supplichevole.
-       Oh, certo. Prego, entri pure, non faccia caso al disordine.
-       Oh, si figuri, parla con un uomo single, si può immaginare in che ambiente vivo. – Chad si zittì subito, non ci faceva certo una bella figura.
-       E’ al piano di sopra, mi segua. –
 
Eccola li, la piccola Rachel che dormiva placidamente, avvolta in un tenero pigiamino giallo, con delle paperelle disegnate sopra.
Chad, le lasciò una rosa, rigorosamente senza spine nella culla.
-       Ricordati che tu sei il fiorellino di papà. Dormi bene principessa.
 
Se ne andò subito via, con l’ intento di tornare il giorno dopo, e le avrebbe portato un altro fiore, un fiore diverso ad ogni visita.
I Morrison gli permisero queste visite fino a che Rachel non compì tre anni.
Poi, decisero di impedire a Chad di vederla, e purtroppo lui non poteva impedirglielo. Avevano la legge dalla loro parte.
-       La bambina potrebbe subire traumi, potrebbe non capire chi è suo padre, chi è la sua famiglia – gli avevano detto.
-       E’ meglio che lei non venga più signor Kroeger. –
-       Ma è mia figlia, non potete impedirmi di vederla, vi prego. –
-       Signor Kroeger, noi lo facciamo per Rachel, per non crearle traumi, ci creda. Amiamo Rachel come se fosse nostra figlia, ed agiamo solo nel suo interesse. –
-       Capisco, tolgo il disturbo allora. Se ci sono problemi, di qualsiasi tipo, non esitate a chiamarmi, avete il mio numero. –
-       Ovvio, certo che lo faremo Chad. -
Accese la luce e si buttò sul letto, fissando il soffitto.
Dopo la morte di Naomi aveva deciso di cambiare casa; aveva preso un appartamentino appena fuori Toronto, nei pressi di un lago.
Era sdraiato sul letto ancora disfatto, a pancia in su, con le mani fra i capelli e gli occhi chiusi.
Pensava a Rose e a Naomi.
Aveva perso le donne più importanti della sua vita.
Regnava il silenzio, non c’erano più i pianti di Rachel o le risate di Naomi a rallegrare la vita di Chad, solo un soffocante silenzio, che risuonava, nella sua testa,  più forte di qualsiasi altro rumore.
Ad un tratto squillò il telefono, e Chad benedì chiunque avesse chiamato, interrompendo quell’ angosciante silenzio.
-       Ehi Chad –
-       Ciao Mike –
-       Indovina un po’ ? Ci hanno organizzato un colloquio con una casa discografica!! I Nickelback sono pronti a decollare, amico! – Era entusiasta.
-       Oh..wow, fantastico – disse Chad con meno entusiasmo di quanto Mike si aspettasse.
-       Io ti dico che abbiamo la possibilità di svoltare e tu reagisci così? Mi sono fatto il culo per trovare uno straccio di colloquio, e tu.. tutto quello che sai dirmi è “wow” ?! Che ti prende Chad?! Dannazione!
-       No, si, cioè.. – balbettò confusamente – Hai ragione, è che ho un mal di testa atroce e .. scusa, ho solo bisogno di dormire un po’- mentì Chad; non aveva il coraggio di rivelargli che gli avevano portato via Rachel.
-       Ah, beh, riposati Bro, abbiamo un contratto da firmare –
-       Quand’è il colloquio? –
-       Tra tre giorni –
-       Ok, fantastico,  ora vado a riposare Mike, ci sentiamo domani per le prove. –
-       Ok bro, vedi di farti una dormita. –
Dopo aver riagganciato, andò in cucina, aprì il frigo e dopo averlo fissato, lo richiuse senza prendere nulla. Era sempre vuoto, c’erano giusto un paio di yogurt probabilmente scaduti, un cartone di latte, scaduto anche quello e qualche verdura lasciata li a marcire.
Forse Rachel non aveva detto addio a questo granché  di vita, forse era meglio così.
Cos’era lui? Un ragazzo di vent’anni, aspirante rockstar, con i cassetti pieni di sogni ed il portafoglio vuoto.
E il suo nuovo papà? Era un avvocato già affermato, nonostante la giovane età, poteva dare a Rachel una vita che Chad non le avrebbe mai potuto garantire.
Certo, magari lui e i Nickelback avrebbero sfondato, ma la vita da icona del Rock non si addice molto ad una bambina.
Con questi pensieri che ancora gli ronzavano in testa, andò a farsi una doccia fredda.
Sotto il getto gelido dell’ acqua pensò a quanto gli aveva appena detto Mike: era l’occasione della sua vita, se l’avesse sprecata non se lo sarebbe mai perdonato.
Aveva perso l’amore della sua vita, aveva detto addio alla sua bambina, non poteva perdere anche la musica.
Uscì dalla doccia e senza nemmeno coprirsi con l’asciugamano e si fiondò a prendere il cellulare, osservato dagli occhi sbigottiti della vicina.

-       Mike, da me fra trenta minuti, si prova, anzi – aggiunse poi – facciamo venti –
-       Ora si che ti riconosco fratello, raccatto gli altri e arrivo. –
Chad si vestì, per la gioia della signora Warner, che sembrava non aver gradito molto il bizzarro spettacolo che gli si era presentato davanti agli occhi:
Un giovane biondino ancora sgocciolante d’acqua che telefona davanti la finestra, completamente nudo; cose che il cuore di una settantenne sopporta a mala pena.

I ragazzi arrivarono puntuali, e cominciarono a suonare facendo tremare le pareti. Provarono tutto il pomeriggio, e così anche per i giorni successivi.

Tre giorni dopo Chad si svegliò con uno strano senso di angoscia, aveva il respiro affaticato e il cuore gli batteva talmente forte che sembrava volesse uscirgli dal petto: era arrivato il giorno del colloquio.
I ragazzi si trovarono alle dieci in punto davanti all’ enorme palazzo blu con un’ enorme insegna dorata con su scritto “Roadrunner Records.”
Chad, Mike, e Brandon Kroeger avevano il cuore a mille, e quello di Jeff e Ryan non era certo da meno; avevano paura, tutti e cinque, ma morivano dalla voglia di spaccare.
Salirono le scale e si infilarono in quell’ enorme palazzone blu, per uscire dopo un paio d’ore.



Angolo dell' autrice:
Ehila :) 
Questa SongFic sui Nickelback è nata tra i banchi di scuola, durante una lezione noiosa, non ricordo nemmeno quale.
Doveva essere una O.S. e invece, è venuta molto più lunga del previsto; così ho deciso di dividerla in due maxi- capitoli, e questo è il primo :)
La seconda parte della SongFic, è già finita, ma è ancora in fase di revisione. La pubblicherò il prima possibile ;)
Per ora sono curiosa di vedere cosa ne pensate della prima parte. 
Le recensioni, sia positive che negative, sono ben accette :)
See you,

xGiulssss

  
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