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Autore: tizianosmile    08/07/2012    27 recensioni
questa è una nuova fanfiction sui One Direction e su Justin Bieber, solo che Justin non me lo faceva aggiungere. e.e comunque sta ff è diversa dalle solite storielle d'amore, ok? leggetela e ditemi che ne pensate! (: x
Genere: Fantasy, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO.

 
Ormai nessuno crede più negli dèi, e in fondo è meglio così: smettere di credere in qualcosa è un buon modo per continuare a crederci. Si dice che quando smetti di credere a qualcosa quella cessi di esistere e invece non è così; se tutti noi smettessimo di credere in qualcosa solo perché non è sempre presente o non è come noi ce lo aspettiamo allora niente dovrebbe più esistere. Molte persone non credono in molte cose, cose che invece ancora oggi esistono ancora.
Come gli dèi, appunto, ma non quelli che tutti conoscono come Zeus, Poseidone, Ade e così via, no. Sono diversi, con diverse origini e diverse culture. Certo, sono pur sempre esseri mitologici, non umani ma quasi: s’innamorano come gli umani e si arrabbiano, a volte anche troppo facilmente. Litigano e fanno pace, ma non muoiono. Eppure, uno di loro, Louis, è proprio il dio della morte. E voi adesso mi chiederete, ma è felice? Vedere sempre gente che muore e dare loro un cammino... E io vi rispondo: no, certo che non è felice, ma è il suo ruolo e lo svolge con devozione perché sa che se è stato destinato a quel regno, un motivo c’è. Louis è il più spiritoso dei sei dèi; fa battute, ride sempre e non è mai triste, o almeno a volte cerca di non darlo a vedere. Va molto d’accordo con il suo “rivale”, Justin il dio della vita. Justin da vita, quindi partecipa ai parti e cerca di far andare tutto bene. È lui che, senza saperlo, le donne incinte, o aspiranti madri, pregano. Lui è la vita, crea tutto ciò che di vitale c’è al mondo, che sia un bambino, una pianta o un animale.
Come ho già detto gli dèi sono sei e gli altri quattro hanno il potere degli elementi. Niall è l’aria, e grazie al suo elemento spesso ne approfitta per fare scherzi o altre volte per aiutare a portare messaggi agli altri dèi. Liam è la terra. Ha un cuore enorme e generoso e tutti gli vogliono bene a prescindere. Harry è l’acqua e spesso e volentieri è proprio lui il primo a istigare una litigata. I suoi scherzi non sono molto apprezzati, soprattutto da Zayn, dio del fuoco, che, oltre ad essere un maniaco dell’ordine è anche fissato con i capelli e ogni volta che Harry glieli bagna finiscono col litigare, gettando nel panico il mondo intero: maremoti ed eruzioni vulcaniche non passano certo inosservate.
Eh sì, ogni cosa che gli dèi facevano, si ripercuoteva anche sul pianeta. Se erano Louis e Justin a litigare, causavano morti e nascite ovunque, un gran casino. Liam e Niall erano gli unici che non litigavano mai: Liam per la sua aria dolce e tranquilla mentre Niall trovava ormai irritanti e noiosi i loro battibecchi.
Ed era così, che la vita nell’Olimpo andava avanti. Louis, Justin, Niall, Liam, Harry e Zayn erano sei dèi e rassegnati alla loro tranquilla noiosità finché un giorno...
 

CHAPPY 1. LA DECISIONE.

 
Era una bella giornata come sempre nell’Olimpo se gli dèi erano di buon umore e nel Giardino delle Rose, piegati a guardare nel pozzo dei Desideri, i sei dèi ammiravano la vita sulla Terra, dove c’erano bambini che giocavano nei parchi con le mamme e ragazzi innamorati seduti sulle panchine a confidarsi tutto il loro amore, ed è proprio su quella scena che i sei ragazzi si fermarono.
«Amore, ti amo... un giorno anche noi avremo un bambino vero?», domandò lei, con occhi pieni di aspettative.
«Ti amerò per sempre...», sussurrò lui, ma i ragazzi non sentirono la risposta completa perché una risata interruppe quel momento. «Per sempre?! Non sa cosa vuol dire vivere davvero per sempre. Vivranno entrambi fino agli ottant’anni, massimo, e nulla dice che staranno ancora insieme e con dei bambini. Magari avranno divorziato e il bambino maschio si drogherà mentre la femmina andrà a lavorare per strada come... -, scosse la testa mestamente, -...L’amore è sopravvalutato dagli umani. Pensano di sapere tutto!», sbottò Harry, il dio dell’elemento acqua.
«Quanto sei pessimista, Harry. Che ne sai, magari vivranno insieme fino a quando non sarà la loro ora», sognò Liam.
«Cambiamo scenario? Questo mi annoia, davvero. Sempre le solite frasi fatte, nessuna novità. Sparatorie, uccisioni, interrogazioni, bocciati, promossi... la vita terrestre è una tale noia!», borbottò Niall.
«Non che la nostra di vita, sia questo granché, Niall. Non facciamo mai niente per cambiare le cose...», si alzò Justin seguito poi dagli altri.
«Zayn... tu non vieni?», chiese Louis, girandosi verso l’amico, ancora seduto a guardare nel pozzo.
«No, io... guardo ancora un po’...», sussurrò.
Gli altri si allontanarono, per andare a giocare a calcio, un gioco scoperto grazie agli umani e che piaceva molto anche agli dèi, riusciva persino a divertire Niall e vinceva anche a volte. Si vantava di essere uno dei migliori giocatori al mondo.
 
Zayn.
Il mondo umano era così prevedibile. Amore, litigi, ancora amore e ancora litigi. Non sapevano proprio cosa fosse la pazienza o la fiducia. Cambiai diverse volte scenario nel pozzo. Era come guidare un automobile, non che io lo avessi mai fatto: dicevo al pozzo dove girare di traiettoria e quello girava, che fosse destra o sinistra non importava. Anche se finivo in un vicolo cieco, non importava, tornavo indietro e cambiavo strada. Era divertente alle volte. Andai avanti così per ore, finché non mi accorsi che sulla Terra era scesa l’oscurità. Si era fatto tardi perfino per me, così mi alzai e mi stiracchiai. Stavo per chiudere la connessione, quando dal pozzo giunse un canto. Mi sporsi per vedere meglio e vidi che su una panchina, per terra, vi era una ragazza con una chitarra che cantava ed era osservata da un po’ di umani.
Rimasi incantato ad ascoltarla e quando finii mi sembrò che il mondo fosse più silenzioso del solito. Sorrise e vidi le sue fossette. «Grazie per avermi ascoltata anche oggi», salutò.
A poco a poco tutte le persone se ne andarono, finché non rimanemmo solo io e lei. La vidi mettere a posto la chitarra e il ricavato del giorno. “canta per vivere”, pensai. Non era la prima, spesso mi ero imbattuto in cantanti strampalati che cercavano di intonare qualcosa per strada e alcuni erano anche bravi ma lei... lei era spettacolare. I suoi lunghi capelli castani legati in una treccia sembravano così morbidi che mi venne la folle idea di togliere l’elastico e toccarli... istintivamente allungai una mano, ma quando lei guardò nella mia direzione mi bloccai. “Non può vedermi, non può vedermi”, mi ripetevo. Eppure, più fissava la parte dove io dal pozzo la guardavo più sentivo crescere dentro di me la consapevolezza che potesse percepirmi, almeno un po’.
Da quel momento, ogni giorno ritornavo in quel punto, in quella strada e l’ascoltavo cantare. Dopo qualche tempo, mi accorsi che arrivava sempre verso le cinque, così mi ritrovai a spiarla anche di mattina e la mia curiosità ebbe la risposta: la mattina andava a scuola, ecco perché entrava solo alle cinque di pomeriggio.
Passarono giorni interminabili, ore lunghissime e lei continuava a cantare e io continuavo a seguirla. Guardava tutti con quei suoi occhi marroni brillanti e, pensai, che mi sarebbe piaciuto che per una volta guardasse con quegli occhi anche me.
Fu quel pensiero a spingermi a fare la proposta al gruppo, un giorno. Eravamo nella Sala Grande, dove pranzavamo, cenavamo e discutevamo di problemi. Avevamo appena finito di mangiare quando finalmente presi coraggio e mi alzai in piedi. Sospirai e gettai la bomba: «Voglio scendere sulla Terra...», esclamai.
 
Niall.
Spiavo Zayn da giorni. A un certo punto della giornata si allontanava dal gruppo e guardava nel pozzo. Ero troppo lontano per capire cosa fosse l’oggetto del suo desiderio, ma non m’importava molto. Lo guardavo sorridere e ne fui felice. Erano poche le cose che lo facevano stare bene, come giocare a calcio o disegnare, e ormai erano diventati rari i momenti in cui sorrideva. Il suo sorriso mancava a tutti.
 
Una mattina, per passare il tempo, andai nel Giardino delle Rose, al pozzo dei Desideri, e la mia attenzione fu subito catturata da un gruppo di ragazzi che giocavano a calcio nel cortile di una scuola. Sorrisi. Mi sarebbe proprio piaciuto giocare con loro , ormai gli altri dèi erano diventati facili da battere, e conoscevo ogni loro mossa. Guardai i passaggi degli umani cercando di memorizzarne qualcuno per poi riproporlo in qualche partita con gli altri. Sussultai quando una squadra esultò per la vittoria gridando come pazzi e andando poi a baciare tutte le ragazze pon pon che facevano il tifo. Mi stranii. Sarebbe stato la fine del mondo andare sulla Terra e battere quegli sbruffoni. Trovavo irritante il loro modo di comportarsi. Ok, spesso e volentieri anche io mi pavoneggiavo ma non andavo a baciare chiunque, anche perché a parte gli altri dèi non c’era nessuno da baciare, e poi non urlavo... lo trovavo squallido e fastidioso. Perfino quando lo facevano gli altri, era l’unica cosa che riusciva a farmi arrabbiare. Odiavo le grida... amavo il silenzio, lo stesso silenzio di un soffio di vento...
Sorrisi. Io e i miei amici li avremmo potuti battere quei bambini che si atteggiavano a grandi. Sarebbe stata una soddisfazione che mi sarei portato dietro per sempre, e non per modo di dire.
Con la consapevolezza che i miei amici dèi avrebbero accettato una sfida simile, un giorno decisi di affrontarli mentre eravamo alla Sala Grande, luogo dove mangiavamo e discutevamo.
Avevamo finito di mangiare e scherzato un po’. Era l’occasione giusta. Presi un respiro profondo e... “ma che cazz...?”, imprecai vedendo che Zayn si alzava dal tavolo e prendeva fiato. Sospirò ed esclamò: «Voglio scendere sulla Terra...», lasciandoci tutti a bocca aperta.
Era la mia occasione, potevo spalleggiare Zayn e scendere sulla Terra o ignorare la cosa, come avrei sicuramente fatto se non avessi avuto la mia testardaggine: volevo battere quei mocciosi. In quel momento presi la mia decisione e non ci fu bisogno di pensarci oltre. Mi alzai in piedi e mi avvicinai a Zayn. «Io sto con Zayn», sorrisi.
 
Harry.
«Voglio scendere sulla Terra...», esclamò Zayn.
Subito dopo, «Io sto con Zayn», sorrise Niall.
Pensai che fosse la mia occasione. Luna mi aspettava, Luna doveva aspettarmi.
 
Una settimana prima.
Finalmente il pozzo era libero. Non ci si poteva proprio credere che Niall e Zayn monopolizzassero la nostra unica tv sul mondo umano. Con le ultime cose che erano successe all’Olimpo, tra le partite di calcio di Niall sempre più frequenti e i battibecchi miei con Zayn, mi ero dimenticato di andare a farle visita.
Indirizzai la visuale del pozzo verso l’ospedale dove era ricoverata Lei, il mio amore. Nessuno era a conoscenza del fatto che io mi fossi innamorato, ma, ovviamente, non era proprio il caso che lo venissero a sapere.
La cercai per tutto l’ospedale ed eccola. Era lei, alla finestra, che guardava il cielo. I suoi bellissimi occhi azzurri riflettevano la luce del sole e i suoi capelli biondi le volavano sul viso portati dal vento. Aveva un bicchiere d’acqua in mano e questo voleva dire che potevamo comunicare. Grazie al mio elemento, l’acqua, potevo comunicare con chiunque volessi, purché, appunto, ci fosse una fonte d’acqua lì vicino. E se lei aveva il bicchiere in mano voleva dire che mi aspettava. Sorrisi. La prima volta che avevamo comunicato, si era spaventata moltissimo e per giorni non aveva toccato l’acqua. Ma alla fine si era arresa ed ora eravamo amici... o almeno così credeva. Era in ospedale, ma non mi aveva mai voluto dire perché fosse lì. Speravo nulla di grave.
“Ciao, Luna”, pensai trasmettendo nell’acqua del pozzo il mio pensiero per farlo arrivare a lei e sapendo che lei poteva sentirmi, ma solo nei suoi pensieri.
«Ciao Harold», sussurrò lei, sorridendo. Io potevo anche pensare per parlare con lei, ma lei doveva per forza parlare a voce per fare in modo di parlare con me.
Ridacchiai. “Quante volte ti ho detto di chiamarmi soltanto Harry?”
Rise. «Tante... ma il fatto è che tu mi hai detto che nessuno ti chiama Harold e così...»
“Vorresti avere l’esclusiva?”, risi.
Sorrise mesta. «Sì, vorrei avere l’esclusiva, Harry», sussurrò.
“E perché adesso mi hai chiamato Harry? Puoi chiamarmi Harold, ma solo tu, nessun altro...”, borbottai.
Rise. «Decidi Harold, o diventerò pazza!»
“Bè, almeno dopo saremmo in due, no?”, sorrisi.
Non mi aveva mai chiesto come mai potevamo comunicare in quel modo strano, e un po’ mi dispiaceva. Non sapeva chi ero e se non faceva domande voleva dire che non le importava. Quando le espressi questi pensieri, lei ridacchiò. «Bè, tu non mi sei mai venuto a trovare...»
“E questo cosa centra?”, sbottai.
«Centra perché io quelle domande voglio fartele faccia a  faccia, così dovrai per forza guardarmi mentre mi parli... e così magari ti dirò io, il mio piccolo segreto».
Ci pensai su. Magari voleva dirmi il motivo per cui era in ospedale.
“Ok. Aspettami Luna. Dammi massimo una settimana di tempo e c’incontreremo, ok?”
«Ma, Harold... io ti aspetto ogni giorno. Tu sbrigati...», sussurrò sorridendo.
“Sarò lì che neanche avrai il tempo di dire Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban!”
Rise. «È il mio film preferito della Saga...»
La interruppi. “Lo so! Ciao Luna”, non le diedi neanche il tempo di rispondermi che interruppi la comunicazione. Era tempo di agire.
 
Una settimana dopo.
Eh già, era proprio tempo di agire. Perfino Niall aveva espresso la sua opinione. Toccava a me, ora, compiere il grande passo. Stavo per alzarmi e parlare quando fui anticipato da una voce accanto a me.
“Liam...”, pensai non appena si alzò. «Anche io sto con Zayn!», esclamò.
Alzai una mano. «Mi unisco anche io. Quindi, dato che ora siamo in maggioranza, converrà votare o no?»
Votavamo per tutto, anche se c’era una maggioranza. Era per non creare assurdi problemi.
«Sì, Harry ha ragione. Votiamo!», esclamò tutto infervorato Justin.
 
 

---------

Per votare i ragazzi usavano un mezzuccio comune, che avevano visto spesso usare nel corso degli anni: una bilancia. Il peso maggiore, ovviamente, vinceva. Ma non ci fu nessun peso minore, tutti avevano votato per andare a visitare la Terra. Il giorno dopo sarebbero partiti, usando la porta che collegava i due mondi così diversi eppure così uguali.
 
 
 
 
 
MYSPACE: Ok, nuova fanfiction... che ne pensate? Me le lasciate qualche recensione? Daaii, voglio sapere se vi è piaciuta, ci son Justin e i One Direction insieme e voglio sapere che ve ne pare.ç_ç
Se non ricevo qualche recensione, io non la continuo. D: anche perché mi sembrerebbe inutile.çç
Volevo anche fare un banner ma mi sono arresa perché... bè... non sono bona a fare banner e poi così su due piedi. (?) lo farò carino per il nuovo chappy, ok? *ùù*
Smack. xoxo
  
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