Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Eristena_Merisi    08/07/2012    4 recensioni
Ecco la seconda shottina di questa malsana sfida!
La parola questa volta sarà "morte" ispirata da Euly_Chan :3
Buona lettura e recensioni assai gradite!
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'ispirazione nasce da poche lettere.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao animeeee :3
Eccomi qui con la mia seconda shottina per la raccolta di sfida.
Questa volta la parola è “morte” suggerita da quella svalvolata di Euly_Chan  , spero ti piaccia :3
La dedico ad un mio amico che da poche settimane è andato a far ingelosire gli angeli con la sua bellezza…
Vi auguro buona lettura e… recensite numerosii :D

 
Parola :  “Morte”
Genere:  “ Sovrannaturale”
Rating:   “ Giallo”

 
Il vento soffiava impetuoso facendo danzare le foglie degli alberi che si piegavano al suo cospetto.

La luna doveva ancora sbucare dal monte e una leggera foschia sporcava la notte.

Lui eri li al bordo del fascio luminoso di quel lampione che sembrava stesse per cadere da un momento all’altro.

Scrutava le ombre del bosco con quei suoi occhi tristi.

All’improvviso curvò la sua schiena in una piega inumana e dopo aver ispirato profondamente si lanciò nella fitta boscaglia piena di roghi e fitti alberi.

Correva ad una velocità sovrumana come se lui sapesse già come doveva muoversi  infilandosi in ritagli di verde dove neanche un animale sarebbe potuto passare senza ferirsi.

I roghi cercavano di trattenerlo ma lui accelerava e continuava la sua corsa insofferente buttandosi in quelle tenebre come se avesse il diavolo alle calcagna.

Non aveva paura di niente perché sapeva bene che non avrebbe potuto incontrare qualcosa in grado di spaventarlo … d’altronde lui era la “morte”.

Degli ululati squarciarono l’oscurità riempiendo ogni meandro della notte.

Lui si fermò come pietrificato con una mano appoggiata alla corteccia di un pino. Smise di respirare e nonostante stesse correndo da molto il fiatone non lo toccava nemmeno.

Si sentirono ringhi, passi sul fogliame e altri ululati e un sorriso apparve sul suo viso. Era il momento di giocare …

Scostò un cespuglio e si ritrovo davanti ad una radura circondato da un branco di lupi.

Trattenne una risata sadica e socchiuse gli occhi in preda all’estasi dell’adrenalina che stava martellando la sua colonna vertebrale dandogli quello sprint che gli permetteva di apprezzare la vita.

Sentì il suo corpo ardere come brace e si guardò il petto nudo scoprendo decine e decine di graffi che sanguinavano.

L’eccitazione crebbe nel vedere gli sguardi dei lupi che pregustavano famelici la loro cena.

Si passo la mano su un fianco imbrattandola di sangue e la struscio sulla sua bocca leccando avidamente quel nettare caldo.

Socchiuse gli occhi e dopo aver alzato la testa al cielo guardò per un attimo la sua sorella luna sorridendole.

Un lupo fece un passo in avanti pronto a scattare ringhiando di tutta fretta mentre caricava sulle zampe posteriori.

Con tutta calma lui piegò la testa nella sua direzione sempre con quel sorriso serafico che gli addolciva di poco il viso scarnito.

I loro sguardi si incontrarono e il lupo si fermò dove era chiedendosi se era giusto attaccare un suo fratello.

Il ragazzo con quel suo sguardo indifferente e freddo studiava i suoi fratelli che fino a pochi secondi prima stavano preparandosi ad ucciderlo.

Quegli occhi grigi e spenti si velarono di una rabbia repressa da anni che stava per esplodere in un lago di sangue.

Molto teatralmente chiuse i pugni e guardò la terra rossastra che appariva quasi nera con il riflesso della luna.

Un lupo scattò e un sussurro sfuggì da quelle sadiche labbra:
“ God Forgives, i don’t “

Quel che venne dopo fu difficile da capire. Latrati di dolore e schizzi di rosso scarlatto imbrattarono il fogliame lasciando solo un velo di tristezza e solitudine in quella radura di carcasse.

Tutt’intorno la notte tacque. I grilli non cantavano più e neanche gli uccelli notturni cantavano la loro lode alla luna.

Distante da quel palcoscenico di dolore un ragazzo in piedi su un precipizio ammirava tristemente la luna con sguardo velato di tristezza.

L’istinto della sopravvivenza dava ai suoi occhi grigi quella freddezza che caratterizzava il suo sguardo … lo sguardo di un lupo.
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Eristena_Merisi