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Autore: whitevelyn    09/07/2012    2 recensioni
questo è quello che si prova un sabato notte dopo averti rivisto.
questo è quello che riesco a scrivere col buco al cervello che mi ha procurato la tua vicinanza, la vista del tuo sorriso ed il suono della tua voce. amore mio.
da quel buco forse esce anche la parte migliore di me, le parole che non so mai trovare per parlare di te, perchè ho tutto un nodo dentro, tra il cuore e la gola, che mi blocca e mi impedisce di comunicare agli altri cosa rappresenti ancora per me.
infondo però cosa importa degli altri.
come ti ho detto ieri sera, "non me ne frega più un cazzo."
la mia anima sei solo tu.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Above & Beyond-Small Moments Like These



"sarebbe molto più facile rincontrarsi nei pensieri
distesi come se fossimo sospesi ancora nell'attimo in cui
poteva succedere."



il tempo non è mai stato altro che fantasia tra me e te.
non ricordo quanto ne sia passato, certi giorni sembrano trascorse vite, sembrano persino scivolate via le generazioni, mutate le società, le tecnologie, le mode, le costellazioni, e certi altri invece una manciata d'istanti, la frazione di secondo che impieghi a sbattere le ciglia, l'attimo di un singhiozzo, di un poster che si stacca da una parete.
tutto quel che accade nel mezzo di questo spazio che le nostre vite hanno creato separandosi, ha le sembianze effimere di un sogno chiuso dentro un incubo.
senza colori poichè ad occhi chiusi la luce non passa,
dall'esterno rischiara un po' il buio e crea quella sensazione di disorientamento e sospensione che ci relega lontani in un angolo inconsapevole di noi stessi,
del nostro inconscio,

dove dimentichiamo di esistere.

un coma profondo, in cui ti amo. in cui anche qui, questa è l'unica condizione che non cambia.

nel frattempo ciò che faccio, ciò che dico, ciò che vedo e sento, in questo limbo di sonnolenza ed anestesia, i nomi, i volti, le voci,
svaniscono ogni volta che nei tuoi occhi scorgo il riflesso dei miei che si aprono.
il mio riflesso mentre mi risveglio e riscopro tutta la tristezza ed il dolore e l'assenza di ossigeno,
invariati, così come li avevo lasciati,
eterni, incorrotti, crudeli e perfetti.

ho sempre bisogno di scrivere dopo ogni nostro incontro.

la recita in cui ti sei immedesimato fino al midollo per difendere la tua sopravvivenza e le bugie di cui ti servi per sorridere, ti fanno davvero somigliare a qualcuno che non ho mai conosciuto,
e per questo mi sento sola.
sola dentro quelle stranezze che erano come le tue e che perciò solo tu capivi.
strani ed uguali, noi due angeli tra la gente.
ma se tu continui a fingere, è così che mi sento,
sola in mezzo a questo caos in cui non riesco a spiegarmi quali meccanismi muovano le persone, quali dinamiche di causa-effetto regolino le relazioni ed i rapporti,
che fine fanno i cuori.
tutto ciò che non mi spiego, tutto ciò che mi sforzo ogni giorno di accettare ma che non fa in alcun modo parte di me nè della mia natura,
comincia dove tu hai smesso di esserci,
dove tu hai smesso di suonare la tua chitarra,
dove tu ed io abbiamo smesso di parlarci.
dove tu ed io abbiamo bucato con la punta della matita il bianco del foglio, creando la discontinuità in cui siamo ruzzolati dentro,
trascinando con noi ogni gioia,
ogni promessa,
ogni stella.

adesso siamo come pesci senza vita.
galleggiamo in questo vuoto con occhi spenti ma sbarrati trascinati inerti dalle correnti del caso e costretti ad osservare tutta la felicità che abbiamo perso e sprecato,
piangiamo senza lacrime senza neppure riuscire ad allungare una mano per accarezzarne il bagliore che ancora emana.
il calore che si allontana e somiglia ad un tramonto all'orizzonte,
anche se ricordiamo ancora così bene l'alba.
non te lo domandi anche tu, come fa ad essere così già talmente distante da sembrare una galassia a sè stante, inglobata nella sua polvere rosata e scintillante?
irraggiungibile,
inaccessibile.
e noi coi ricordi ancora accesi non possiamo più respirare.
non possiamo più capire.

è questa la piega che prende una vita quando gli viene sottratto il suo destino,
diventa come una pellicola cinematografica con tutti i fotogrammi devastati da incisioni di artigli metallici,
non si vedrebbe nulla durante la proiezione se non un continuo disturbo,
come quello alla tv quando manca il segnale.
hai presente quella sensazione?
proprio la sensazione di quando accendi la tv e ti ritrovi ad aver a che fare con quel brusio di briciole in bianco e nero. proprio quella.
la sensazione di non poterci fare niente.
la sensazione di restare indietro mentre non sai più nulla di quel che sta succedendo dietro quel vetro.
la sensazione di essere stato escluso.
la sensazione di essere cieco, muto e sordo, tutto insieme.

riesco a provare di nuovo qualcosa solo quando mi perdo dentro i tuoi occhi,
lo specchio di tutti i futuri che avremmo potuto condividere e che abbiamo guastato.
chissà se è lo stesso per te.
ho l'impressione che la tua espressione subisca un'impercettibile trasformazione quando m'intravedi per le strade,
quando un tuo sguardo intercetta il mio,
quando m'incroci inaspettatamente fra le corsie di un supermarket una domenica mattina
e non riesco a trattenere il mio stupore e la mia emozione salutandoti con inadeguata enfasi
e tu sorridi in silenzio perchè mi conosci come le tue tasche e sai perfettamente che i miei freni cedono facilmente.
sai perfettamente che vederti quando non me lo aspetto, mi disarma e commuove.
conosci perfettamente la mia trasparenza.
mentre io annaspo nell'incertezza che lei ti abbia sul serio reso diverso.
eppure ho quell'impressione, no?
anche fra le corsie di un supermarket quella domenica mattina,
che le tue barriere siano solo cera,
che lo specchio dei miei occhi ti restituisca il raggio di luce dei nostri ricordi sciogliendola un po'.

tanto non me lo puoi dire.
non puoi dirmi più nulla.

rimarranno un'incognita in sospeso lungo la traiettoria dei nostri sguardi, i fotogrammi delle esperienze che avremmo vissuto negli anni a venire,
le canzoni di compleanno che mi avresti suonato,
le foto che ti avrei scattato mentre soffiavi le tue trenta candeline sulla torta alla meringa,
i fiori che mi avresti fatto recapitare sul lavoro per il nostro secondo anniversario di matrimonio,
il vestito a fiorellini che mi avresti visto indossare il giorno in cui mi si sarebbero rotte le acque,
la punizione che avresti rifilato a nostra figlia Isabel per aver fatto sega a scuola,
le notti in cui preoccupati l'avremmo aspettata in piedi attendendo che rientrasse dalla discoteca,
il giorno della sua laurea mentre la guardi fiero e pieno di ammirazione,
proprio come ricordo i tuoi occhi quando invece mi sono laureata io,
la crociera in Polinesia che ci saremmo concessi dopo la tua pensione,
il giorno di Natale con tutti i nipotini radunati intorno all'albero,
tu ad ogni crepuscolo che mi tieni stretta la mano
e ne accarezzi il dorso ormai segnato dai rilievi delle vene
e mi sussurri come sei bella
ed io che, allora, torno a sentirmi l'adolescente di quel torrido maggio duemilaquattro.

così vicino e così lontano nel tempo.
io e te come un sogno chiuso nel cassetto.
  
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