Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: TrustInBieber    09/07/2012    21 recensioni
Esco fuori e vedo Justin giocare a basket con i suoi amici. "Justin?" Lo chiamo. Afferra la palla e si gira verso di me.
"Dimmi."
"Ehm, posso parlarti un attimo?" Mi passo nervosamente le dita sul braccio.
"Torno subito." Lancia la palla a Chaz e mi raggiunge. "Stai bene?"
"Si, si. Vieni qui." Gli prendo la mano e me lo tiro dietro. "Ho bisogno di un favore."
"Ok, dimmi." Incrocia le braccia.
"Ecco, io... Tu... Puoi insegnarmi a baciare?" Mi mordicchio il labbro.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Veronica, stai ferma, per favore." Mia madre sospira mentre mi mette la crema sulla schiena.
"Mamma, fa male!" Affondo il viso nel cuscino e cerco di trattenere le lacrime. La sento sospirare ancora mentre ricomincia a massaggiarmi più gentilmente la schiena.
Un altro giorno, sempre stesso padre. Violento, severo, traditore, alcolista. 
"Lo so, tesoro, lo so." Mia madre si alza e posa il tubetto di crema sul comodino. "Cerca di riposare. Se hai bisogno, chiamami." Annuisco e mi bacia i capelli, poi esce dalla stanza. 
Mi rigiro lentamente e mi ritrovo a fissare il soffitto, come faccio da anni, ormai. Ogni sera, dopo essermi ritrovata le impronte delle mani di mio padre su tutto il corpo. 
Fortunatamente non tocca mia madre, anche se non so per quanto possa andare avanti così. Prende antidepressivi da quando mio padre, perdendo il lavoro, ha iniziato a bere senza sosta.
Forse è stato proprio l'alcool che l'ha reso quello che è, ma non penso sia la causa di tutto.
Mi giro verso la finestra e chiudo gli occhi, cercando di non spiaccicare parola per non svegliarlo. Dorme nell'altra stanza, ma sente tutto. Preferisco evitare di essere sbattuta contro il tavolo ancora una volta.

"Mamma, che stai facendo?" Scendo le scale la mattina seguente e trovo mia madre che fa le valigie.
"Ce ne andiamo, Veronica. Vai a preparare le tue cose." Mi dice, buttando tutti i vestiti alla rinfusa dentro una delle tre valigie che vedo per terra.
"Che cosa?" Rimango sulle scale, incerta se correre a fare le valigie per andarcene il prima possibile, oppure cercare di riportare mia madre alla realtà.
"Andremo a stare da una mia amica. Le ho spiegato la situazione, rimarremo da lei per un po'." Mi fa cenno di tornare in camera e lo faccio, chiudendomi la porta alle spalle. 
Prendo le due valigie da sotto il letto e ci butto dentro l'intero armadio, più tutte le cose di cui non posso fare a meno. Il telefono suona e lo prendo dal comodino, leggendo il nome della mia migliore amica sul display. 
"Dimmi, Kai." Rispondo, continuando a tirare dentro la valigia tutto ciò che ho sottomano.
"Oggi usciamo, Ronnie! Preparati, passo a prenderti tra un'ora."
Oddio. "Ehm, oggi non posso. Scusa."
Sbuffa. "Perchè no?"
"Ecco, devo uscire con mia madre. É importante."
"Beh, allora usciamo stasera. Non puoi dirmi di no!"
"Va bene. Ora devo andare, ci sentiamo stasera." Riattacco velocemente e mi siedo sul letto. Qualche minuto dopo la porta della mia camera si spalanca.
"Veronica, tutto bene?" Mia madre si siede accanto a me.
Annuisco leggermente. "Si. Dove andiamo?"
"Los Angeles." Mi alzo in piedi velocemente.
"Che cosa?!"
Sospira. "Tesoro, lo so che è un grosso cambiamento, ma non possiamo rimanere nel New Jersey. Più lontano andiamo, meglio è."
"Mamma, non posso lasciare tutti i miei amici!" Mia madre si alza.
"Ce ne andiamo tra un'ora, Ronnie. Cerca di essere pronta." Detto questo, esce dalla stanza, chiudendo la porta. 

Ci sediamo ai nostri posti sull'aereo. Non ho salutato nessuno, non ne avevo la forza. 
Mia madre e mio padre mi hanno fatto trasferire così tante volte, che non ormai non ricordo neanche più dove sono nata.
Non posso sopportare un altro cambiamento così grande. Trasferirsi dall'altra parte dell'America, cambiare la mia vita in soltanto un giorno e abituarsi alle nuove persone è più difficile di quanto sembri. 
"Ronnie, passami la borsa." Passo la borsa a mia madre e lei la infila nello scompartimento sopra le nostre teste, poi si siede accanto a me. "Allora, sei pronta?"
Faccio spallucce. "Farebbe qualche differenza se dicessi di no?" 
Mi passa un braccio intorno alle spalle, facendo attenzione a non premere troppo. "Tesoro, è per il tuo bene, lo sai. Non posso continuare a vederti stare male ogni sera."
"Lo so, ma ormai ero abituata, mamma." Affondo il viso nel suo petto e lei mi abbraccia, accarezzandomi i capelli.
"Lo so che è difficile, ma non sarà poi così male. La casa della mia amica è grande, e ha un figlio, che tu conoscerai sicuramente."
"Perchè lo conoscerò sicuramente?" 
"Beh, si chiama... Aspetta." Fa una pausa apposto. "Oh, si, mi ero dimenticata il suo nome. Si chiama Justin Bieber." Mi allontano velocemente da lei e la fisso scioccata.
"Tu sei amica della madre di Justin Bieber?!"
Ride. "Vedo che l'umore è migliorato."
"Mamma, stai scherzando? Non sono dell'umore per scherzare." Appoggio la testa al finestrino rotondo e chiudo gli occhi.
"Poi vedrai con i tuoi occhi se sto scherzando o no. Piuttosto, sai dov'è finito il mio cellulare?"
Rido. "Non riesci a non perderne uno al mese?"
"No, sembra proprio di no. La tecnologia mi disprezza."
"Si, l'ho notato." Sorrido, scuotendo la testa. 

Atterriamo a Los Angeles circa otto ore dopo. Fa un caldo bestiale, e giuro che sto per sciogliermi.
"Dai, andiamo. Pattie dovrebbe essere fuori." Dice mia madre, avviandosi verso l'uscita. Appena fuori, alzo la testa, vedendomi circondata da palme. Anche all'aeroporto ci sono le palme? Ok, va bene.
"Mamma, dov'è che abitano?" Mi fermo accanto a lei mentre cerca il suo telefono nella borsa.
"Eh, non so, Ronnie. É per questo che ha detto che sarebbe venuta a prenderci." Fa spallucce e finalmente lo tira fuori, accendendolo. 
"Papà ha chiamato?" La guardo. Scuote la testa e si porta il telefono all'orecchio.
"Pattie, ciao, sono io. Si, siamo qui fuori. Uscita 9? Ok, arriviamo. Ok, grazie." Chiude la chiamata.  "Sono all'uscita 9."
"Sono?! No, non posso farmi vedere in questo stato!" Mi siedo sulla valigia e tiro fuori dalla borsa la cipria, il mascara e il lucidalabbra.
"Ronnie, stai scherzando? Sono esausta, e ho bisogno di una doccia. Andiamo!"
"No! Quello è sempre e comunque Justin Bieber, ed è un ragazzo con cui vivrò!" Sbuffo. Possibile che non capisce niente?
"Appunto, sai quante occasioni avrà di vederti struccata e spettinata?"
"Mamma, la prima impressione è quella che conta. Ok?" Ride. Qualche minuto dopo rimetto tutto nella borsa e ci avviamo fino all'uscita 9. 
"Pattie!" Mia madre sorride alla donna appoggiata a una Mercedes nera. E la Madonna!
"Ehi, Jenna." Pattie sorride e abbraccia mia madre, poi si toglie gli occhiali e mi sorride. "Tu devi essere Ronnie, vero? Dio mio, quanto sei cresciuta."
Mi consoce? "Eh, si, sono io." Sorrido. 
"Quanti anni hai, ora?"
"Ehm, 17."
"Bene, mio figlio ne ha giusto 18." Pattie e mia madre ridono, mentre io sorrido leggermente. Che cosa imbarazzante. "Ah, si, ecco." Apre il bagagliaio della sua auto e aiuta mia madre a infilarci dentro tutte le valigie. 
"Ma non c'era tuo figlio con te?" Mia madre si volta verso Pattie, che scuote la testa.
"No, lui è a casa. C'è il suo manager. É andato a prendere da bere." Pattie fa spallucce. Bene, mi sono truccata per niente. "Dai, entriamo in macchina." Facciamo come dice. "Allora, com'è stato il volo?"
"Molto turbolento." Mia madre alza gli occhi al cielo.
"Davvero?" Mi giro verso di lei.
"Tu dormivi, è logico che non hai sentito niente." Ridacchio. La portiera dell'auto si apre e un uomo si siede al volante.
"Salve, sono Scooter." Si gira verso di noi e sorride, accennando un saluto con la mano.
"Jenna. Lei è mia figlia, Veronica." Mia madre ci presenta. Oddio, ma perchè dice il mio nome per intero? Sospiro e infilo le cuffie dell'iPod nelle orecchie.
Pattie ride. "Sei proprio come Justin. Anche lui è sempre con le cuffie, non riesci a metterti in contatto con lui. Manco fosse un alieno." Rido. Questa poi. 

Arriviamo a casa di Pattie circa una mezz'ora dopo. La loro casa è enorme, santo Dio.
Mi tolgo le cuffie. "Quindi, vivremo qui?"
Mia madre annuisce. "Sembra di si."
"JUSTIN!" Urla Pattie, uscendo dall'auto. Eh, Dio. La porta di casa si apre qualche minuto dopo, e Justin esce. 
"Mamma, non sono sordo!" Dice, scendendo le scale.
"Loro sono Jenna e Veronica." Pattie ci indica, prendendo una valigia.
"Chi è chi?" Justin si avvicina a noi.
"Io sono Jenna." Dice mia madre. "Vado ad aiutare Pattie, scusate." Si allontana, lasciandoci soli. Che cosa imbarazzante.
"Beh, tu devi essere Veronica?" Mi porge la mano e faccio uno scatto all'indietro. Alza un sopracciglio. "Tutto bene?"
No, cazzo! Pensavo volessi picchiarmi. "Si, tutto bene." Sorrido e gli stringo la mano. "Ronnie."
Annuisce. "Beh, ti mostro la casa." Mi fa segno di andare avanti e mi segue. "Allora, la sala, cucina, sala da pranzo, palestra, stanza della musica o come si chiama. Andiamo di sopra." Lo seguo al piano di sopra, guardando le foto appese ai muri. "Allora, la tua camera è quella in fondo a destra. Vuoi vederla?"
Annuisco. "Certo." 
"Quindi..." Incomincia, e so già dove vuole andare a parare.
"Si." Annuisco.
"Mi dispiace." Faccio spallucce e apre la porta della mia futura camera.
"Woah." Dico, guardandomi intorno.
"Ti va bene?" Mi affianca.
"Stai scherzando? É... Enorme!"
Ride. "Se vuoi ne abbiamo di più piccole.
"No, no. Questa mi piace. Voglio questa."
Sorride. "Bene, allora. Ti lascio sistemarti. Se hai bisogno, la mia camera è di fronte alla tua." Ah, ecco. Esce e chiude la porta. 
Prendo la rincorsa e mi butto sul letto, sprofondando nel materasso. Oddio! Ora soffoco. Mi rialzo faticosamente e mi ricordo che non ho ancora acceso il telefono. Lo prendo dalla borsa e lo accendo, poi lo sblocco. Trovo una ventina di chiamate perse da Kai. Non la richiamo. Sarebbe inutile, ormai.
Mi alzo e apro le porte del balcone, uscendo fuori. C'è un giardino enorme davanti a me, e un campo da basket. Della serie: poco ricchi, mi dicono.
"VERONICA! VIENI QUI!" Urla mia madre dal piano di sotto. Fantastico. Vado giù e la vedo sulla soglia della porta con le mie valigie in mano. "Queste non si portano su da sole, sai?"
Rido. "Ok, scusa." Ne prendo una e la porto su, poi porto su l'altra e infine l'ultima, lasciandole tutte accanto al muro. Non ci penso neanche a disfarle adesso. Mi ributto a letto. Dio, che male alla schiena...

AYO C:
Never undersestimate a girl, gets everything she wants, she's never gonna stoooooooop!
Vanessa Hudgens ._.
Ok, ok, me ne vado.
Visto che è solo il primo capitolo, fa schifo, ma è pieno di pause per introdurre il perchè sta male, perchè si trasferiscono e tutto il resto, e dovevo renderlo almeno un po' così, altrimenti non capivate niente. ._.
Minchia, oggi la mia amica mi ha tartassata con i One Direction D:
Ormai non li sopporto più, Dio mio.
Ok, me ne vado c:
PEACE&LOVE, .
<3
   
 
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