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Autore: Rosie Bongiovi    09/07/2012    3 recensioni
“Cosa vuoi da me?” chiese la ragazza, con voce rabbiosa.
“Volevo vedere.. Se la mia creatura era diventata una cacciatrice degna di questo nome.. E mi fa piacere che sia così”. Quelle parole lasciarono disorientata la ragazza, che si sedette di fianco a lui, guardandolo in maniera confusa.
“Di che cosa stai parlando?” domandò, senza smettere di essere sulla difensiva.
“Oh è vero, che stupido. Non puoi ricordarti di me” rispose, massaggiandosi il petto e facendo un altro colpo di tosse. “Cara la mia Nightmare, sono Jonathan Phoenix, l'uomo che ti ha trasformata in quello che sei una trentina d'anni fa"
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sapeva per quale motivo sentisse quel bisogno, ma la tentazione iniziava ad essere incontenibile. Ogni secondo diventava sempre più forte, aumentando a dismisura.

Le pareva di sentire un tamburo nella sua scatola cranica e, questo, non aveva intenzione di smettere. Era sempre così maledettamente insopportabile.

La sua natura non compariva molto spesso, ma quando le faceva visita.. Si faceva sentire, si faceva sentire eccome. Entrava prepotentemente dentro di lei, condizionandola completamente e costringendola a fare cose di cui si sarebbe pentita, dopo aver riavuto il controllo di se stessa.

Iniziò a correre, senza sapere dove sarebbe finita. Le sue gambe l'avrebbero portata dove il suo istinto voleva portarla.

Scrutò ogni cosa attorno a lei, mentre veniva trasportata chissà dove. Era all'oscuro di come quello.. Spirito? Come accidenti poteva chiamarlo? l'avrebbe aiutata a liberarsi di quell'opprimente sensazione che aveva iniziato a perseguitarla dal giorno in cui era diventata quello che era.

Notò di trovarsi in un bosco. Sì, era quasi sicura che si trattasse di un bosco. Si fermò improvvisamente e, nelle sue narici, si fece strada uno strano odore, un aroma a lei sconosciuto, fino a quell'istante.

Dopo un suono quasi impercettibile, quel suo lato di lei che la rendeva una cacciatrice, le gridò chiaro e tondo di voltarsi immediatamente. Così fece, per poi sferrare un colpo violento con la mano destra. Sarebbe stato mortale se si fosse trattato di un essere umano.. Ma non era così.

La figura slanciata che aveva appena colpito non aveva riportato ferita alcuna. Su quel viso, incredibilmente bello, non c'era nemmeno un graffio. Si aspettava di vedere un'espressione sofferente e invece c'era solo un sorriso beffardo su quelle labbra, sporche di sangue.

Mise a tacere il suo lato umano, quello che si sarebbe fatto guidare dalla curiosità e l'avrebbe spinta a chiedere cosa fosse e che cosa volesse da lei.

In quel momento era un animale a tutti gli effetti, un'arma da guerra, un essere indistruttibile che avrebbe avuto la meglio sul suo nemico.

Questo arretrò di pochi passi. Lei pensò che stesse scappando, ma si sbagliava: l'avversario prese la rincorsa, prima di spiccare un lungo salto e spingerla a terra. Si sentì immobilizzata. Il nemico le aveva inchiodato i polsi a terra con le sue mani, mentre il suo corpo veniva schiacciato dal peso di quello dell'avversario. Poté guardarlo in viso e scorgere due occhi furbi color zaffiro, dietro i quali si nascondeva il genio di un essere manipolatore, sleale e spietato. Dai suoi canini ben affilati, vide scendere due gocce di sangue, che lui si affrettò a leccare con la lingua, non appena toccarono il labbro inferiore.

Non poteva essere messa a tappeto. Con un movimento degno di un contorsionista, alzò la gamba destra che raggiunse la schiena dell'uomo, che nel frattempo si era pericolosamente avvicinato al collo. Riuscì a dargli una botta secca, abbastanza forte da tramortirlo per qualche istante. Il tempo necessario per mordergli il braccio per liberare i polsi. Dopo essere riuscita a rialzarsi, lo spinse contro il ramo di un albero, premurandosi che ricevesse un'importante percossa sul cranio, per disorientarlo e finirlo. Il suo nemico cadde rovinosamente a terra; si premette le mani sulla testa e emise un grido di dolore. Mentre lei iniziava a sentirsi sollevata, perché lo scontro stava per concludersi, l'avversario si alzò di scatto, sferrando un colpo violento nel suo stomaco e facendola cadere qualche metro più in là. Atterrò contro un albero dal fusto sottile, spezzandolo di netto.

Con quello la guerra era ufficialmente cominciata.

Non fece caso ai graffi causati da quella brutta botta. Si rialzò, dopo essersi liberata da qualche ramo. Ne strappò uno spesso e, con un gesto fulmineo, lo infilò nel petto del nemico, che era a qualche millimetro da lei, già pronto a gettarla di nuovo a terra per immobilizzarla. Gli occhi del suo avversario si contornarono da capillari rossi e, da zaffiro, le iridi divennero improvvisamente nere. Si accasciò a terra, rimuovendo quel ramo e gettandolo a mezzo metro da lui.

“Cosa vuoi da me?” chiese la ragazza, con voce rabbiosa. Non ricevette risposta. Si mise su di lui, bloccandogli le braccia sopra la testa e ruggendogli in faccia. “Ho chiesto, che cosa vuoi da me!” urlò, così forte da spaventare a morte alcuni uccelli che, fino a quel momento, erano rimasti ad osservare la lotta, appollaiati sugli alberi. Il ragazzo tossì e rispose, con voce debole.

“Volevo vedere.. Se la mia creatura era diventata una cacciatrice degna di questo nome.. E mi fa piacere che sia così”. Quelle parole lasciarono disorientata la ragazza, che si sedette di fianco a lui, guardandolo in maniera confusa.

“Di che cosa stai parlando?” domandò, senza smettere di essere sulla difensiva.

“Oh è vero, che stupido. Non puoi ricordarti di me” rispose, massaggiandosi il petto e facendo un altro colpo di tosse. “Cara la mia Nightmare, sono Jonathan Phoenix, l'uomo che ti ha trasformata in quello che sei una trentina d'anni fa, dopo il concerto dei Police”. Nightmare spalancò i suoi enormi occhi neri.

“Tu sei il bastardo che mi ha fatto questo?”. La ragazza avrebbe voluto ucciderlo all'istante, ma aveva bisogno di parecchi chiarimenti. Poteva rivelarsi addirittura utile.

“Uhm.. Nel post concerto non sembravi tanto scontrosa con me..” osservò lui, con tono ammaliatore, mentre le accarezzava la gamba e sorrideva divertito.

“Effettivamente ho sempre avuto pessimi gusti” replicò, togliendogli la mano dallo stivale di pelle e rivolgendogli un sorriso falso.

“Sei decisamente la persona migliore che potessi trasformare. Sei ufficialmente pronta” commentò lui, alzandosi da terra.

“Pronta per cosa?”.

“Per aiutarmi. E verrai con me”.

 

Nota dell'autrice:

Bene, siete vivi e vegeti e io non mi sentirò in colpa dato che nessuno si è suicidato dopo il prologo *tira un sospiro di sollievo*

Spero che vi sia piaciuto, in caso contrario ditemelo e mi darò all'ippica!

Aggiornerò il più presto possibile, sperando di rispettare la mia promessa, siccome ho un ballo un'altra FF nella sezione Bon Jovi (se siete interessati, vi lascio il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1049638&i=1 magari c'è qualche rockettaro tra i lettori del fandom Tekken *si sentono grilli e passa una balla di fieno, in pieno stile western).  

Beh, smetto di parlare a vanvera, alla prossima!

 

Rosie

  
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