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Autore: Dumb    09/07/2012    8 recensioni
Piccola One-Shot, precisamente la prima OS che scrivo:)
Qualcosa di nuovo, con un personaggio abbastanza conosciuto: Frank di Donnie Darko.
"I nostri occhi si illuminarono della luce di tutto quel fuoco.
Vedere sgretolarsi i ricordi davanti agli occhi mi faceva stare bene."
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La morte in un'unica scintilla - Frank.

Il profumo intenso delle rose riempiva lo studio.
Era tutto come l'aveva lasciato:
Libreria in disordine, carte sparse per la scrivania.
Si era aggiunto solo un lieve velo di polvere.
Ricopriva ogni singolo oggetto come una leggera nevicata di una mattinata invernale.
Affondai i piedi nello spesso tappeto che sembrava inghiottirli affamato, come sabbie mobili.
Ogni passo che facevo sopra quella morbida superficie, liberava nell'aria una chiara nuvola di polvere incolore.
Feci scorrere un dito lungo il bordo della scura scrivania, per poi guardarlo livido per il pulviscolo raccolto.
Anche quelle rose erano al loro posto, soltanto appassite per la mancanza di acqua e luce.
Nonostante fossero morte, il loro profumo occupava ancora quel vecchio studio, come i ricordi di una persona ormai scomparsa.
Spalancai la grande finestra dietro al tavolo che era stata chiusa con cura, evitando che ogni spiraglio di luce potesse scappare dentro la stanza.
Lasciai entrare quei raggi, che sembravano danzare con i granelli di polvere nel piccolo studio.
I rumori di quella città, troppo stretta e caotica per me, giunsero nella stanza.
Odiavo quel posto.
Me ne andai di lì tempo prima perchè credevo di aver bisogno di più spazio e libertà per vivere felice, ma la felicità, in realtà, non l'avevo mai raggiunta.
Avevo lasciato da solo a morire l'uomo che mi aveva cresciuta.
Era rimasto a pezzi da quando era morta mia madre e io avevo solo peggiorato le cose.
La vecchiaia l'aveva portato via e ora mi era rimasta solo quella casa piena di sporchi e tristi ricordi che mi lasciavano solo l'amaro del rimorso.
Forse ero tornata per chiedere perdono, ma a chi?
Se avessi saputo che sarebbe finita così, avrei probabilmente passato più tempo con quell'uomo, ma lui si fingeva sempre così indaffarato nella scrittura che sembrava non avere più tempo per me.
Io ormai ero diventata una donna grande, ma la mia responsabilità non era crescuita nemmeno di un briciolo.
La mia immaginazione era rimasta come quella di un bambino che parla da solo.

Ricordai che da piccola passavo il tempo in quello studio quando mio padre non c'era e parlavo spesso con Frank, il mio amico immaginario.
I miei genitori erano quasi spaventati da lui, o dalla mia immaginazione e mi avevano sottoposta spesso a cure e a psicologi.
Ma io avevo sempre saputo che lui esisteva veramente.
Lo ricordai nelle sue forme spezzate.
Le sue orecchie nere, incastonate in quella faccia scheletrica bianca, senza pelle.
Il volto quasi umano con grandi occhi bianchi, senza pupille che mi fissavano tutte le volte.
Un sorriso sporgente con la dentatura da coniglio e un corpo di un uomo intrappolato in una nera pelle animale.
Il suo pelo era così morbido da vedere, ma da piccola non ero mai riuscita a toccarlo perchè stava sempre a una certa distanza da me.
Un brivido freddo mi percorse quando ricordai le sue parole.
Non erano proprio parole perchè comunicava telepaticamente con me o si esprimeva in un sì o in un no muovendo solamente la testa.

"Sono in grado di prevedere il futuro." mi diceva sempre. Io non gli credevo mai, ma quando mi disse che il mio gatto sarebbe morto entro la fine di quella vecchia settimana autunnale, mi lasciò perplessa perchè morì veramente.
"Lo so che vuoi prendere quel bel coltello in cucina. Dai fallo, prova il dolore, è così bello." mi ripeteva.
Una volta ci provai mentre Frank mi guardava, ma non ne ebbi il coraggio.
"Lascia aperto il gas e chiudi le finestre di casa, stanotte." mi ridacchiava nelle orecchie.


Sì, quella sottospecie di coniglio mi istigava al suicidio, ma perchè ascoltarlo?
Almeno mi faceva compagnia.
Infatti da piccola non avevo amici, mia madre era sempre fuori per lavoro e mio padre si chiudeva nello studio lasciandomi sola.

Una leggera melodia mi distolse dai miei pensieri.Le note di un pianoforte risuonavano nell'aria in una serie di toni deboli, tristi e pacati.
«Bentornato Frank.»
Quelle parole mi uscirono sicure dalla bocca mentre scrutavo, con la coda dell'occhio, quella strana sagoma che era apparsa vicino alle tende scarlatte.
Fece un cenno lento con la testa come per ricambiare il saluto.
I suoi occhi erano diventati appena più lividi, ma per il resto era sempre uguale.
«Visto come sono finita? Senza nulla. Solo questa casa vuota.»
Risi quasi alle mie parole sentendomi una poveraccia.
Frank piegò leggermente il capo a sinistra, per farmi continuare.
«Non so cosa farmene, Frank.»
Il coniglio sembrava pensare alle mie parole, quando puntò bruscamente lo sguardo su uno dei cassetti della scrivania, facendomi sobbalzare per il movimento veloce e insapettato.
Lo guardai per un paio di secondi, poi mi avvicinai al tavolo.
Afferai la maniglia di ottone rovinato del primo cassetto e lo tirai verso di me.
Ci dovetti mettere un po' di forza perchè sembrava incastrato.
Dentro c'erano un paio di agende.
Cosa me ne facevo di inutili fogli di carta?
Notai solo in quel momento che un pacchetto di fiammiferi era nascosto in un piccolo angolo.
Le sue parole mi penetrarono la mente:
"Ti piace il fuoco?"

Lo presi con cura usando entrambe le mani per poi richiudere il cassetto.
Guardai Frank interrogativa e lui mi disse di farlo, anche questa volta.
Aprii con lentezza il pacchetto e ne sfilai un bastocino con la testa rossa.
Guardai quel pezzettino di legno che stringevo tra l'indice e il pollice.
Posai di nuovo lo sguardo sul mio amico, arricciando le labbra in un sorriso lieve.

Con un gesto sicuro della mano, feci scivolare la punta del fiammifero lungo la stricia laterale consumata.
Si sprigionò una fioca scintilla per poi trasformarsi in una fiammella che illuminò il mio volto e quello di Frank.
Mi avvicinai a lui, prendendo la punta della tenda al suo fianco e avvicinandola al fiamma che traballava tra le mie dita.
Prese fuoco in pochissimo tempo, passandolo anche al polveroso tappeto che sfiorava a malapena.
Rimanemmo immobili per dei minuti che sembravano lunghissimi.
Ne accesi un altro, gettandolo tra le carte sparse sulla scrivania e un altro ancora appoggiandolo ai vecchi libri riposti disordinatamente nella libreria.

I nostri occhi si illuminarono della luce di tutto quel fuoco.

Vedere sgretolarsi i ricordi davanti agli occhi mi faceva stare bene.
Mi sentii ancora meglio quando quella bruciante morte rossa si avvicinò ai miei piedi e mi fece scappare un sorriso.

«Piacere di averti conosciuto, Frank.»
___________________________________________


La mia prima One-Shot! 
Spero vi sia piaciuta e credo che una piccola recensione non vi faccia male! ;)
Per il personaggio di Frank ho preso spunto appunto da Donnie Darko, cambiando solo alcune caratteristiche. 

La prima frase di questa storiella l'ho presa dagli Incipit che ci hanno dato per i compiti delle vacanze e probabilmente la presenterò anche a scuola. 
Grazie a chi legge e recensisce. 

  
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