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Autore: alister_    11/07/2012    4 recensioni
I Trapnest senza Ren.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Reira Serizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Scritta per la community 500themes_ita, prompt 9. Sensazione di perdita.
Ambientata dopo la morte di Ren. Sono poco in fissa con Nana, eh?




L'assenza si articola nei dettagli più futili.

Il telefono squilla, Takumi risponde.

Ci sono mille dettagli da definire sul futuro della casa discografica, conversazioni di lavoro a cui non può sottrarsi, ma lui è stanco, così stanco. Vorrebbe solo andare a casa a chiudere il resto del mondo fuori. Perdersi nell'abbraccio di sua moglie, abbandonarsi ad un sonno privo di sogni e preoccupazioni, spegnere il cellulare e fuggire, per qualche ora, dall'impero che si è costruito lui stesso.

L'occhio scivola tra le scartoffie ammassate sulla sua scrivania. In mezzo a tanti contratti, uno spartito mai completato, una canzone che conta solo una strofa.

La mano nervosa di Ren non disegnerà più note e chiavi di Sol, lasciandosi dietro una scia grigia di cenere e inchiostro: quei pentagrammi resteranno vuoti, per sempre.

Takumi accartoccia lo spartito, lo getta nel cesto della carta straccia: ormai non serve più.

I Trapnest hanno smesso di esistere.



Due anni e otto mesi: questa è stata la durata del loro sogno.

Naoki non è mai stato un tipo ambizioso. Per certe cose ci sono i produttori, i manager, Takumi; no, a lui è sempre importato solo e soltanto di suonare. Come a Reira, come a Ren.

Gli sarebbero bastati un altro paio di album, qualche tour, magari anche all'estero, e poi si sarebbe trovato una brava ragazza da sposare – come Hachiko – e si sarebbe sistemato, continuando a lavorare alla casa discografica con gli altri. Si sarebbero riuniti tutti periodicamente, invitando anche Yasu, e avrebbero passate ore a giocare a sette bello, improvvisare jam session e rivangare i vecchi tempi.

Non voleva il successo, Naoki, non per sempre. L'unica cosa che avrebbe voluto avere per tutta la vita erano i suoi amici.

Soffoca un singhiozzo, si lascia cadere su una poltrona del camerino buio.

Sul tavolino c'è ancora un portacenere pieno, un pacchetto di sigarette dimenticato da Ren.

Titubante, tira fuori una Seven Stars, la infila tra le labbra.

Tossisce non appena l'accende, ma continua ad aspirare il fumo, nella speranza di ritrovare, in quel sapore di nicotina tanto caro a Ren, l'essenza di sogni distrutti per sempre.



Reira cammina, senza una meta.

Ha il cappellino di Ken Serizawa ben calato in testa e gli occhi arrossati nascosti da un paio di occhiali da sole.

Fugge dai notiziari che continuano a riproporre servizi commemorativi, fugge dalla radio che continua a passare le loro canzoni. La voce le si strozza, se prova a cantare: fa troppo male, e lei non è abbastanza forte per riuscire a farlo senza la chitarra di Ren ad accompagnarla.

La vita scorre come ogni giorno, per le strade di Tokyo. Chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere: qualcuno fa il nome dei Trapnest, qualcun altro nomina Nana, ma ogni discorso si perde nella folla.

Per sfuggire al caos si infila in un conbini.

Vaga da un reparto all'altro, sfiora un articolo, ne prende un altro.

Si trova tra le mani Shonen Jump: come una sonnambula, lo porta alla cassa, paga.

Si siede sulla prima panchina che trova, lo apre, lo sfoglia.

Ogni pagina le sembra priva di senso. Non c'è nulla, in quelle vignette, che la faccia ridere di gusto come quando le leggeva al di sopra della spalla di Ren.

Ha perso il sorriso, ha perso la voce; le restano solo tante lacrime.


   
 
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