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Autore: Francesca Akira89    11/07/2012    3 recensioni
Post-Avengers. Thor ha riportato Loki ad Asgard, e Odino deve prendere una drammatica decisione.
Re e padre, sceglierà di risparmiare la vita del suo figlio perduto, o di proteggere il proprio regno?
E ciò che appare come un azzardo, lo sarà davvero?
"Ho fatto ciò che potevo. Adesso è tutto nelle mani del Fato."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rebirth'
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“Perché è finita così? Dove ho sbagliato?

Quando sono salito al trono?
Quando ho mandato il Distruttore a uccidere Thor?
Quando ho fatto entrare gli Jotun ad Asgard?

O prima ancora, prima di tutto…”

Quando, esattamente, il senso di inadeguatezza si era trasformato in rabbia e amarezza bruciante, in un male incurabile che aveva preso ad attaccare la parte più instabile della sua mente?

Il suo corpo cadeva fluttuando come se non avesse peso. Vedeva la sua vita scorrergli sotto gli occhi come se appartenesse a qualcun altro.

Ricordava la rabbia, ricordava il dolore, la paura, l’insicurezza. Ma ricordava anche, con nostalgia, il fresco entusiasmo, i momenti lieti, l’amare e l’essere amato e quella purezza d’animo che l’aveva animato da ragazzino.

”Eppure è esistito un tempo in cui ero felice. Quando è che ho smesso? Com’è potuto succedere tutto questo?”

E  mentre ci pensava, sentì un desiderio insinuarsi spontaneo nel suo cuore.

”Se solo…”

Un semplice desiderio.

 

Impossibile.

 


Loki sbatté le palpebre e dischiuse le labbra, cercando di reprimere un ansito di sollievo; le dita di Thor gli avevano appena slacciato il bavaglio metallico, che adesso giaceva nelle mani del dio del tuono.
Il moro lo fissò con repulsione, deglutendo nel tentativo di liberarsi del sapore metallico che gli era rimasto sul palato. Di tutti gli strumenti di tortura, quello era probabilmente il peggiore. Era stato vicino al panico quando le guardie l’avevano scortato nella sala del trono senza togliergli la museruola. La prospettiva di non poter parlare l’aveva atterrito più di ogni altra cosa.
Ma a quanto pareva, Odino non era tanto spietato da privare un condannato del suo diritto alla parola. Anche quando il condannato in questione era un ingannatore, noto per la sua lingua d’argento.

- E’ impossibile, Loki.- gli occhi del dio dell’inganno si sollevarono dalla museruola per incrociare lo sguardo addolorato di Thor. – Non posso credere tu sia davvero perduto. Ti prego. Chiedi perdono a nostro padre, e vedrai che sarà clemente con te.

- Non è mio padre.- provò sollievo nel costatare che, malgrado la forzata inattività, la sua voce non si era arrochita. Le parole di Thor erano state sussurrate, ma lui si era assicurato di pronunciare la risposta a voce alta, in modo che giungesse a destinazione.

E così era stato. Il re si mosse dal suo trono.

Fin dal suo ingresso nella sala del trono Loki si era sforzato di non fissare direttamente in quella direzione, ma quando la voce del padre degli dei risuonò nella sala pronunciando il suo nome, non poté fare a meno di sollevare lo sguardo, reprimendo un brivido.
Si morse le labbra con rabbia al pensiero di come, nonostante tutto, quell’uomo riuscisse ancora ad esercitare su di lui la propria autorità. Rabbia, e un pizzico di nostalgia. Anche se la sua mente respingeva con forza quei ricordi, il suo corpo rammentava ancora l’educazione impartitagli e i gesti a cui era stato abituato per tutta una vita.

Pensò a tutte le volte che era stato convocato insieme a Thor in quella sala, a rendere conto di passate marachelle e infrazioni, e si sentì di colpo molto vecchio. Malgrado fosse passato poco tempo, in termini asgardiani, dalla sua caduta nel vuoto, nel pensare al passato gli sembrava quasi di ricordare la vita di qualcun altro.

Anche Odino pareva invecchiato. Stringeva lo scettro reale come fosse un bastone. Vecchio, e stanco.

A quella vista, il cuore di Loki diede un battito doloroso, ma lui lo ignorò, sforzandosi di mantenere un’espressione impassibile.
Lo sguardo gli cadde a lato del trono, e notò che sua madre era assente.


Perché non ti sentissi mai diverso…”, aveva detto Frigga, il giorno in cui tutto era andato in frantumi.
Ma si era sempre sentito diverso. E questo aveva contribuito a inasprirlo nei confronti del mondo intero.
 

Scacciò i ricordi del passato e tornò a concentrarsi sul presente.
Odino era disceso dalla scalinata che conduceva al trono, e gli si era avvicinato.
Loki provò l’impulso ad indietreggiare, ma si trattenne.

Non voleva guardarlo. Non voleva parlarci. Voleva insultarlo. Voleva gettarsi ai suoi piedi e implorare perdono. Voleva…

 

Una parte di sé avrebbe voluto che tutto tornasse come prima.
Un’altra desiderava solo ucciderli tutti.
 

- Loki… Odinson.- fece per interromperlo, ma il re continuò prima di dargliene l’opportunità. – Sei qui per rispondere delle tue azioni contro Asgard e contro Midgard. Eppure…- il suo unico occhio si strinse dolorosamente, e la voce parve mancargli. – Eppure… in fede mia, so di non poter emettere un giudizio su di te senza emetterlo anche su me stesso, perché se siamo giunti a questo la colpa deve essere anche mia.

 

- La superbia della casa di Odino è davvero notevole, se coloro che ne fanno parte arrivano ad attribuirsi anche le azioni compiute da altri.

Sentì Thor boccheggiare sbigottito al suo fianco, e un attimo dopo il biondo lo afferrò per una spalla:

 

- Loki, come puoi… Nostro padre…

 

- Non è mio padre!- decise che era il momento giusto per un’esplosione d’ira, e si liberò violentemente dalla stretta di Thor, facendo nel contempo un passo in avanti. – Non lo è mai stato!

 

Le guardie si agitarono nervosamente, ma Odino le frenò sbattendo una volta lo scettro contro il pavimento dorato. L’espressione del vecchio re pareva di pietra.

 

- Sono tuo padre, ragazzo, e tu sei mio figlio. Lo sei stato dal giorno in cui ti accolsi nella mia casa, e questo non può essere cambiato, né da te né da me.

 

- Anche l’ All-father commette degli errori, quindi. Chissà quanto vorreste poter tornare a quel fatidico giorno in cui credevate di guadagnare un’utile pedina per  i vostri schemi, e avete invece aperto la porte di Asgard ad un mostr…


Fu lo schiocco assordante dello schiaffo, più del dolore, a metterlo a tacere.

Disorientato, alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Thor. Poteva leggervi rabbia, dolore, ma anche il suo stesso stupore e sbigottimento.

Quali fossero le colpe che si potevano attribuire all’ All-father, nessuno l’aveva mai visto colpire i propri figli.

 

Ma già, lui non era suo figlio, pensò Loki, amaramente.


Di nuovo privo di quella scintilla di regalità che l’aveva brevemente animato mentre enunciava i crimini del principe perduto, Odino era tornato ad essere null’altro che un uomo vecchio e stanco.
Sembrava ormai prossimo al Sonno, e Loki fu costretto a scacciare un nuovo briciolo di rammarico che rischiava di annidarsi nel suo cuore.
 

“Non mi abituo mai a vederlo in questo stato.”
I ricordi erano come schegge incandescenti nell'anima.
Ma non era quello il momento di scoprire il fianco.
In quegli istanti si sarebbe deciso il suo futuro, e non poteva permettersi di arrendersi alla debolezza e al sentimento.

 

- Loki Odinson. Sei accusato…- Odino si issò faticosamente su per la scalinata, e riprese il suo posto sul trono. – Di aver attentato alla sicurezza di Asgard e alla vita del futuro re. Di aver quasi distrutto due regni. Di aver…- la mano del padre degli dei si serrò attorno allo scettro reale.- …scatenato forze maligne che non potevi sperare di controllare! Loki… in preda alla tua sete di vendetta e conquista, tu hai messo in pericolo l’equilibrio di tutti i Nove Regni! Hai qualcosa da dire in tua discolpa?


Cadde il silenzio, mentre le parole dell’ All-father rimbombavano per la sala.
Più che vederlo, Loki sentì Thor muoversi vicino a lui.

Inginocchiati. Chiedi perdono. Rinfaccia colpe, parla dei tuoi sentimenti, piangi, urla. Giura la tua fedeltà al trono, ad Asgard. Prometti ciò che non potrai mantenere.


Sarebbe stato così facile. Crollare ai piedi dell’ All-father, professare rimorso e implorare perdono.
Era ciò che desideravano da lui, era troppo ovvio. I suoi atti erano troppo gravi, avevano bisogno di una scusa che giustificasse un'eventuale clemenza nell'esprimere il verdetto.
Supplicando, umiliandosi, li avrebbe resi felici.

 

Usa la tua lingua d’argento per toglierti dai guai, come hai sempre fatto.
 

Le labbra di Loki si piegarono in un sorriso sarcastico.

- “Discolpa”…?- ripeté. – Nulla, proprio nulla.

Anche senza vederlo sentiva gli occhi spalancati di Thor puntati sulla sua schiena, e sapeva che, da sotto gli elmi, perfino le guardie lo stavano fissando allo stesso modo.
Non voleva vedere la reazione di Odino, quindi evitò del tutto il suo viso e tenne gli occhi puntati sullo scettro reale, mentre seguitava a parlare:

- Non ho niente da dire a mia discolpa, perché non ho commesso alcun crimine. Ho solo cercato di ottenere quello che mi spettava per diritto di nascita.

- Diritto?! Loki…- Thor fu bruscamente interrotto dal suono dello scettro reale che si schiantava nuovamente sul pavimento dorato. L’erede al trono tacque, anche se i suoi occhi ardevano, fissando il padre in una muta domanda.

Odino si alzò dal trono, e lo scrutò. Non volendo rischiare che la sua espressione vacillasse, Loki continuò a tenere gli occhi puntati accanto al viso dell’ All-father, ma mai su di esso.

- Pensi davvero ciò che hai detto, Loki?- al suo silenzio, Odino crollò di nuovo a sedere e fece un profondo sospiro. In modo surreale, al giovane dio dell'inganno tornò in mente il giorno in cui una delle sue più pregiate ampolle di cristallo elfico era caduta, e si era reso conto che i pezzi erano troppo piccoli per poterla rimettere insieme, anche con la magia. Il suo sospiro all'epoca era stato più o meno simile a quello appena emesso dal padre degli dei. I paragoni assurdi che ti vengono in mente quando stai per morire…, pensò, con una punta di ironia, malgrado il cuore gli battesse frenetico nel petto. Il re riprese a parlare: - Ero convinto di averti educato meglio di così…

- So come mi avete educato…- mormorò Loki, non cercando di mascherare l’amarezza, e stavolta Odino parve davvero ferito. Le sue labbra presero una piega dura, e il sovrano si alzò nuovamente in piedi, sovrastandolo dall’alto:

- Per i crimini da te compiuti, un uomo comune verrebbe condannato alla pena capitale.- esordì.- Ma tu sei mio figlio. Un principe di Asgard. Secondo le nostre leggi, istituite da prima che mio padre, e suo padre prima di lui, nascessero, quale sia la loro colpa i membri della famiglia reale non possono essere condannati a morte.

- Ma non sono davvero vostro figlio, vero?- osservò Loki.- Non sono neanche un Aesir. Non appartengo ad Asgard. Quelle leggi non sono applicabili per me.

- E’ questo quello che vuoi?!- ruggì Thor, perdendo del tutto la sua compostezza.- Ci odi fino a questo punto?!  Vuoi costringerci a questo, costringere nostro padre a emettere un verdetto di morte, a uccidere il suo stesso figlio… saresti disposto a sacrificare la vita, solo per arrecarci un dolore?!

 

La voce di Thor si spense su quell'ultima accusa, come se quelle parole l'avessero svuotato del suo vigore. Nella sala ricadde nuovamente un sacro silenzio, e per qualche istante non si sentì altro che il respiro affannato del principe ereditario.

Poi, il sovrano gli si rivolse di nuovo:

- Rispondi a tuo fratello, figlio mio.- così come quella del suo erede, anche la voce di Odino sembrava aver perso vita.

- Non è mio fratello.- disse Loki automaticamente, ignorando la protesta strozzata di Thor.- Non era mia intenzione suggerirvi quale giudizio emettere, All-father. Credevo che un re fosse sempre ben consapevole da solo di qual è la cosa giusta da fare.


Le labbra di Odino si incresparono in un lieve sorriso privo di gioia:

- Non sempre, no.- i suoi lineamenti si indurirono, e si rivolse alle guardie:- Emetterò la mia sentenza dopo essermi ritirato nelle mie stanze. Scortatelo nella sua cella.
 

Le guardie si mossero per obbedire, e Loki avvertì nuovamente un guizzo di panico. Così giungeva. L’atto finale. Deglutì, e per la prima volta da quando era iniziata puntò gli occhi dritti in quello dell’ All-father, mentre le labbra gli si piegavano in un sorriso appena accennato:- Che le Norme possano illuminare la vostra decisione, dunque.- enunciò, prima di essere strattonato via dalle guardie.

 

Ignorò lo sguardo spezza cuore di Thor, e i borbottii dei soldati che protestavano per quell’ultima insolenza, e si lasciò condurre via.
Una volta fuori, respirò profondamente e sentì la tensione abbandonarlo, lasciandolo quasi privo di forze.

Aveva fatto ciò che poteva. Adesso, tutto era nelle mani del Fato.

 

 


Note.
 
Visto che è pensato come un possibile seguito per i due film, all’inizio pensavo di intitolarla “Thor 2”, ma… è un titolo un po’ brutto per una fanfic. ^^”
Quindi il titolo è stato l’aspetto più problematico. XD "Den Siste Beldrag", ovvero "L'ultimo inganno" in lingua norvegese. Sono stata molto indecisa sull'utilizzo di "beldrag", non so se in norvegese "copre" proprio il significato dell'italiano. Pensavo di usare "trick" ma suonava male.
Ah, ho messo "all-father" perché trovo la traduzione "padre tutto" assolutamente orrenda.
Non dovrebbe essere troppo lunga, altri due o tre capitoli al massimo. Anche perché ho già in mente un seguito, da postare nella sezione The Avengers.
Spero che abbiate trovato interessante il primo capitolo!

  
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