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Autore: Lely1441    11/07/2012    0 recensioni
Centocinque giorni alla maturità. Stavolta i principali attori di questa commedia sono Cris, lo sportivo incallito, Mela(ssa) (sempre la solita secchiona) e Vanni, fancazzista ad honorem. Ed un qualche segreto da svelare.
[Spin-off di Centosei giorni alla maturità - Diario di un lager]
Enjoy!
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's the final countdown'
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Centocinque giorni alla maturità - Cronaca di un’esperienza coercitiva



Too late, my time has come,
sends shivers down my spine ,
body’s aching all the time.
Goodbye everybody - I’ve got to go,
gotta leave you all behind and face the truth.
Mama ooo- (any way the wind blows),
I don’t want to die,
I sometimes wish I’d never been born at all.
(*)
 
 
Lunedì 11 luglio 2011
 
«Ti prego, ‘Sti, mangia qualcosa… Almeno un po’ di frutta».
«Vomito».
«Ma se poi non mangi e hai un calo di zuccheri e nel mentre dell’orale svieni e devi ridare tutto?»
Dovrebbero far lavorare mia madre a contatto con gli anoressici. Il solo pensiero di dover ricominciare daccapo mi fa salire un’ondata di nausea, di malavoglia prendo in mano il cucchiaio e affronto la tazza di latte (ormai fredda) con i cereali. Mi alzo in piedi e comincio a camminare intorno alla tavola, con gli occhi spiritati e due occhiaie lunghe fino ai piedi.
Inutile dire che stanotte non ho dormito assolutamente nulla, e che ho tentato un mega ripasso dell’ultima ora, del tutto inutile.
«Farò scena muta, ma’».
«Oh, non dire sciocchezze, tesoro», dice mia madre, smettendo di osservarmi preoccupata dalla porta e venendo ad abbracciarmi. «Hai studiato tanto questi ultimi mesi, puoi farcela».
«Non. So. Niente», sillabo, ed è vero. Il sorriso di compatimento che mi rivolge mi fa venire un urto di nervi. «Porca puttana, dico sul serio! E che cazzo, possibile che nessuno mi creda mai? Vaffanculo, io non ci vado».
«Cri, ti lascio passare la volgarità solo perché è oggi. Ma tu ci andrai, e farai vedere di cosa sei capace, d’accordo?»
Di niente, sono capace, di niente. Torno a girare intorno alla tavola, mangiando quello che mi sembra cemento, finché non mi sento davvero male, corro in bagno e rimetto.
«Questa è l’ultima volta che ti do retta».
Il resto poi passa come se fosse dannatamente veloce e dannatamente lento nello stesso tempo. Mi ritrovo davanti alla classe in cui devo dare il mio orale come dentro ad un sogno. Sono il primo, e Vanni è già lì che mi aspetta.
«Avanti, vedrai che è una cazzata», tenta di rassicurarmi, aggiungendo una pacca sulla spalla. Lui se n’è liberato tre giorni fa, e ancora ho nelle orecchie le sue urla di vittoria.
Vorrei rispondere, ma la voce mi si blocca in gola. In quel momento esce l’esterna di scienze, che viene a chiamarmi.
«Signor Cammareri? Possiamo cominciare».
Passo davanti a Chiara e Francesca, pallide quanto me e in attesa del loro turno, ed entro nella classe. I banchi sono disposti a ferro di cavallo; il Presidente mi sorride gentile e mi fa segno di mettermi seduto sulla sedia posta al centro, di lasciare per terra lo zaino pieno di libri.
«Allora, signor Cammareri, abbiamo visto che la sua tesina parla del doping… Ce la vuole esporre?»
Annuisco, e il mio è un inizio balbettante ed incerto. Poi però mi rilasso e procedo spedito, finché non iniziano le domande vere e proprie: Seneca, Euripide, il ciclo di Carnot… Stento a crederci, ma riesco a rispondere - quasi - a tutto. Il tempo non passa così velocemente quanto mi avevano promesso tutti quelli che hanno già provato l’esperienza, ma sicuramente non è un’ora che sembra un’eternità.
È una banalissima lunga interrogazione, e nemmeno paragonabile a quelle a cui mi sottoponeva la mia prof di italiano, storia e geografia del ginnasio… Stento a crederci, ma erano più difficili.
Concludo il mio orale e mi lasciano andare, dopo avermi chiesto per quale squadra di calcio abbia fatto i provini. Glielo dico, e scoppiano a ridere.
«Se riesci a entrare, Cristiano, puoi anche ritirarti dall’università… Sarebbe solo uno spreco di tempo», mi fa l’occhiolino quello di italiano. Io sorrido, e faccio spallucce.
«Mia madre vuole un figlio laureato in qualcosa, quindi temo che dovrò proprio cercare di non deluderla…»
Mi volto e vedo che sono entrati dentro, mentre non vedevo - e non mi sono accorto di nulla! -, anche Sebastiano, che sarà l’ultimo domani, Anna e Melissa. Mia cugina cerca di parlare, ma io la blocco, bisbigliando un “fuori”.
«’Sti…»
«Lascia perdere. Mi sei mancata troppo questo mese perché me ne importi ancora qualcosa, ma prova a rifarlo e vedi», le dico, sorridendo. Lei mi abbraccia di slancio, e vedo che anche Anna sorride, in disparte. «Oh, avanti, vieni qui: ormai devo considerarti una di famiglia, no?»
«Oddio, ‘Sti, non ti sembra affrettato?», ride mia cugina, soffocata dal mega abbraccio che ci scambiamo noi tre.
«Taci».
Poi vado da Vanni, che mi guarda perplesso, e ammetto che mi dispiace un casino per lui.
«Sei andato alla grande», dice, quando capisce che non posso spiegarglielo. Non abbiamo mai avuto bisogno di grandi discorsi, al massimo ci esprimiamo tramite il lancio di oggetti.
«Grazie di tutto. Sei il migliore amico che si possa desiderare».
La sua faccia schifata mi ripaga di tutto lo stress provato oggi.
«Non ci provare neanche», dice, quando faccio per abbracciarlo. «Non ci pensare neanche».
Faccio spallucce e mi avvio verso l’uscita, con mia cugina a braccetto.
Dio, è finalmente finita.
E del voto, onestamente, non me ne frega niente. Non sarà quello a delimitare chi siamo realmente.
 
 
 
 
Cammareri Cristiano: 72 Scansafatiche Futuro milionario
Florenzi Melissa: 100 e lode Secchiona Lesbica Chirurgo
Palma Giovanni: 68 Senza futuro Laureato in Ingegneria Biomedica
 
 
(*)
Troppo tardi, è giunta la mia ora,
mandandomi i brividi lungo la mia colonna vertebrale,
il corpo mi fa male in continuazione.
Addio a tutti - devo andare,
devo lasciarvi tutti indietro e affrontare la verità.
Mamma ooo- (in qualsiasi modo spiri il vento),
non voglio morire,
qualche volta vorrei non essere mai nato.
 
Queen - Bohemian Rhapsody
   
 
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