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Autore: Lokisass    12/07/2012    4 recensioni
" Buongiorno, ragazzi. " Sorrise il telepate, dopo aver letto la mente di Banshee che, rumorosa, lo aveva informato addirittura prima della loro operazione di spionaggio.
I due biondi, nascosti, si tirarono su, il rosso saltò giù dalla finestra e, con aria dispiaciuta, si accorsero dell’ Erik nudo che li fissava malamente.
Questo si avvicinò veloce alla finestra, afferrò Charles e lo buttò di peso sul letto, poi strinse le tende della finestra tra le mani possenti e le chiuse, lasciando i ragazzi di stucco.
" Quell’ uomo è un maniaco! " Rise Banshee.
" Io voglio vedere come va a finire! " Si lamentò Raven.
" Il condotto dell’ aria dovrebbe collegare anche la camera del Professore. " Hank pensò ad alta voce.
Appena alzò lo sguardo erano spariti tutti.
Era lui l’ unico che, nella sua tuta grigia, aveva sospirato ed aveva ripreso a correre.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Erik! Muoviti, ne ho trovato un altro! >>
La situazione non era delle migliori, proprio no.
I due mutanti erano finiti in Italia, la macchina progettata da Hank li aveva portati a Firenze, ma non erano del tutto sicuri di dove andare.
Charles sentiva il venticello fresco della primavera carezzargli le guance e stringeva il suo Erik sopra una Vespa rossa. A primo sguardo gli era sembrato il miglior modo per aggirare la città, visto che si trovavano nel Paese che era conosciuto per la Vespa e gli spaghetti. Nonostante ciò, nessuno stava mangiando spaghetti, e nessuno girava per le strade in Vespa.
Erik si sentiva a disagio, molto a disagio.
Il casco tricolore gli schiacciava le orecchie e sentiva ogni parte di sé sudare. Varie folate di vento gli colpivano la pancia e gli entravano nei pantaloncini blu e neri a quadretti, schiaffandogli le cosce e, soprattutto, dandogli fastidio dentro ai boxer. Charles aveva riso appena lo aveva visto montare sul motorino vestito in quel modo. Non aveva mai visto Erik in tenuta da estate, e non aveva mai visto le sue gambe lunghe fuori dai pantaloni, se non in altre situazioni.
Erik non aveva riso, gli sembrava tutto ridicolo.
Con la sua espressione imbronciata e seria, gli occhiali da sole scuri ben incastrati nel casco e una mano che accendeva la Vespa, raccolse tutta la sua dignità e la buttò sulla strada asfaltata male.
Charles, un maglioncino leggero beije e i pantaloncini color kaki, era saltato dietro ad Erik ed aveva agganciato una mano sul ventre piatto dell’ uomo.
Partirono e fecero il giro della la città, quasi dimenticandosi del perché erano lì.
Passarono davanti al David di Michelangelo e Charles lasciò cogliere la sua attenzione dalle marmoree curve della statua.
<< Smetti di guardarlo! >> Esclamò Erik.
<< Sei geloso anche delle statue? >> Ridacchiò l’ altro, poggiando la testa su una spalla di Magneto e odorando il suo profumo fresco di lavanda.
<< Allora, dov’ questo mutante? >> Domandò Erik.
Charles si pose indice e medio sulla tempia destra, scontrando la visiera, si sforzò di leggere qualche mente e…e…
Aprì gli occhi.
Un sogno?
Il telepate, spaesato, si era svegliato nel suo letto, a pancia all’ insù, immerso nelle coperte chiare. Si massaggiò la fronte e sospirò.
<< Buongiorno. >> Una voce calda e suadente irruppe tra le gambe del ragazzo che, terrorizzato, rizzò la schiena verso i suoi piedi per vedere cosa li stesse pressando sul letto.
<< Erik, diavolo, non puoi spaventarmi così! >>
L’ uomo era a petto nudo disteso tra le gambe di Charles, le labbra chiuse in un ghigno malizioso e divertito, i polpacci a mezz’ aria ed i boxer bianchi che lasciavano intravedere il suo sedere sodo.
<< Per l’amor del cielo, vestiti! Non voglio che ci vedano i ragazzi! >> Sussurrò il ragazzo strozzando la voce.
<< Guarda che sei tu quello che deve avere il decoro di mettersi un paio di mutande. >> Disse roco Erik.
Charles alzò le coperte e, alla scoperta di essere completamente nudo, sbiancò e si gettò sotto le coperte.
<< Mutande! Nel cassetto! >> Esclamò, la voce leggermente ovattata.
Erik si alzò e, ridacchiando, prese un paio a caso di mutande nel cassetto della biancheria del telepate. Infilò una mano sotto le coperte e sentì quella candida del ragazzo afferrarle. Non riuscendo a muoversi bene sotto quell’ ammasso di stoffa e piumoni, Charles strappò un sorriso al moro per la sua goffaggine.
Per riprendere aria, Charles fece capolino da un angolo del letto e guardò Erik, così bello ed immobile, che si era perso tra i colori vivaci dell’ autunno ed accoglieva la mandibola nel suo palmo enorme.
Era seduto sul letto,la schiena piegata in avanti ed il gomito che sorreggeva il viso premuto su un ginocchio.
Raccogliendo a sé tutte le coperte e le lenzuola ed avvolgendocisi dentro come un involtino, il telepatie si avvicinò all’ uomo che gli ricordava tanto una scultura, forse era stato ammaliato fin troppo da tutte quelle che aveva visto in quel sogno, fece aderire il suo addome con la schiena perfetta di Erik, proprio come su quella Vespa rossa, e gli pose le mani sul ventre. L’ uomo, incuriosito da quel comportamento, voltò il viso quanto poteva verso Charles e lo guardò socchiudere gli occhi e sospirare.
<< Che c’è? >>
<< Ho fatto un sogno e… Erik, non ti ho mai visto con i pantaloncini corti e gli occhiali da sole, sai? >> Rise il telepate.
L’ espressione che assunse il moro in quel momento fece affogare Charles nelle risate: Imbronciato, un sopracciglio alzato e gli occhi argentei spalancati.
<< Ma cosa sogni, tu? >>
Il telepate prese a lasciare una scia di baci sulla colonna vertebrale di Erik e scese sempre più giù, fino ad incontrare l’ elastico dei boxer. Questo si voltò di scatto e privò il ragazzo di ogni sorta di coperta e lenzuolo, rivelandone un corpo ricolmo di macchie violacee. Charles affondò una mano nel materasso e si piegò su sé stesso, lasciandosi poi scivolare a pancia in giù lungo Magneto, visibilmente divertito.
<< Erik, non può andare avanti così, però! Guarda in una notte cosa hai combinato! >> Le parole erano schiacciate contro il materasso, solo un angolo della bocca del ragazzo si salvava.
L’ uomo non disse niente, si limitò a sollevare Charles per i fianchi, a coprirsi con la coperta e a montargli addosso.
<< No, Erik, mi fanno male le gambe! >> Si lamentò il ragazzo.
Il più grande si soffermò sui capelli del telepate, scuri e lasciati cadere sulla fronte, che scendevano lungo il collo e trovavano riposo sul tessuto bianco e soffice increspato dal desiderio carnale che risiedeva sotto di lui. Si concentrò su quei bellissimi occhi celesti, due oceani profondi, custodi di tesori preziosi e nascosti al mondo, così belli e cristallini, limpidi, magnifici.
Si perse in quelle labbra rosse e sottili, un po’ tremanti, che gli suscitavano una voglia impressionante di posarci le sue con prepotenza ogni qual volta il suo sguardo ne fosse colto, perfette e dannatamente invitanti.
Scese su quel collo niveo, il pomo d’ Adamo poco marcato che deglutiva, il petto che andava al ritmo dei suoi respiri quasi affannati ed i fianchi spigolosi, nudi, un’ insieme di forze della natura che si era concentrato in lui, in quell’ unico soggetto.
Charles.
Dal canto suo, però, il telepate non poteva resistere a Magneto, gli zigomi perfetti, il corpo possente ed atletico, gli occhi color del metallo e la bocca serrata, seria. Riusciva a donargli qualche sorriso solo quando erano soli, chiusi in quelle quattro mura a respirare la stessa aria.
E a condividere lo stesso letto.
<< Dovremmo andare in Italia, un giorno. >>
Charles avvolse le braccia attorno al collo di Erik e sollevò il viso, fino ad unire le loro labbra, e l’ uomo ne approfittò, gettando entrambi sotto le coperte, tirandosi ogni lenzuolo addosso e ricevendo un gemito da parte del ragazzo, chissà per cosa.
Era autunno, un autunno diverso.
Le foglie ornavano il paesaggio in ogni loro colore, il vento fresco carezzava le braccia di ogni essere vivente, la tranquillità del mondo non era niente in confronto alla tranquillità di quella lontana sede, silenziosa e cauta, nascosta tra i prati ingialliti.
Banshee ridacchiava, i capelli scossi dalla stagione, seduto sulla finestra sopra la camera del Professor X, mentre Raven ed Havok guardavano i due uomini rotolarsi tra le coperte, una intenerita, l’ altro disgustato.
<< Smetti di ridere, Banshee, o ci scopriranno! >> Sussurrò la ragazza.
<< Dovrebbero smetterla loro di fare così tutte le mattine ed offrire questo bel teatrino a noi. Sì, dovrebbero proprio tirare le tende a quella diavolo di finestra. >> Commentò il rosso.
Hank arrivò di soppiatto dietro ai tre e fece urlare la bionda.
Havok la prese e le tappò la bocca con una mano, abbassandosi poi sotto la finestra sperando di non essere visto, trascinando la ragazza con sé.
Charles si affacciò fuori e vide Hank mettersi a posto gli occhiali, che aveva capito  troppo tardi cosa fosse successo.
<< Buongiorno, ragazzi. >> Sorrise il telepate, dopo aver letto la mente di Banshee che, rumorosa, lo aveva informato addirittura prima della loro operazione di spionaggio.
I due biondi, nascosti, si tirarono su, il rosso saltò giù dalla finestra e, con aria dispiaciuta, si accorsero dell’ Erik nudo che li fissava malamente.
Questo si avvicinò veloce alla finestra, afferrò Charles e lo buttò di peso sul letto, poi strinse le tende della finestra tra le mani possenti e le chiuse, lasciando i ragazzi di stucco.
<< Quell’ uomo è un maniaco! >> Rise Banshee.
<< Io voglio vedere come va a finire! >> Si lamentò Raven.
<< Il condotto dell’ aria dovrebbe collegare anche la camera del Professore. >> Hank pensò ad alta voce.
Appena alzò lo sguardo erano spariti tutti.
Era lui l’ unico che, nella sua tuta grigia, aveva sospirato ed aveva ripreso a correre.
 
 
 
 
 
 
Spazio dell’ autrice scema:
Duuuuunque, questa one-shot è dedicata alla mia Lara ed alla mia Natasha.
Innanzi tutto, grazie del vostro supporto.
E poi vi amo.
Adesso vi spiego:
È venuto tutto fuori da un viaggio in Vespa con mio padre, moooolto molto recente.
Stavamo andando a fare benzina e il mio casco (stupido) non ne voleva sapere di stare fermo. La visiera continuava ad alzarsi e mi dava noia il vento sugli occhi, così sono ricorsa alle maniere forti.
Senza accorgermene, però.
Ho messo l’ indice ed il medio da una parte, sulla visiera, per tenerla ferma, e il sono divenuta conscia (?) del fatto che, hey! Avevo le dita e l’ espressione di Charles quando gioca al piccolo telepate!
Mi è bastato immaginare Erik al posto di mio padre e Charles al mio per partorire questa “cosa”.
Sì, lo so, è idiota forte.
Non so che dire,  se non che vi ringrazio per aver letto…e vi ringrazio ancora di più se lasciate anche una cacchetta di recensione.
Si può dire cacchetta?
Spero di avervi divertiti e che vi sia piaciuto questo esperimento come entrata nel fandom degli X-Men!
Baci a tutti!
Lokisass <3

 
   
 
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