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Autore: _reddy96_    12/07/2012    8 recensioni
[One-Shot]
[Johnlock]
[...]-“Che avranno,poi, da cantare, questi uccellini?”- pensa Sherlock.
Sherlock pensa che se fosse un uccellino si poserebbe sul davanzale della finestra di John e lo cinguetterebbe solo per lui. [...]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera Sherlock Fandom, per gli amanti delle Johnlock ecco la terza One-Shot di Blue, fresca fresca di post. Divertitevi, leggetela e se vi piace lasciate un commentino. Se non vi piace, chiamate Jim e uccidete lei
FLUFF COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI
Hope You Like It
Red

Sherlock ha risolto l’ennesimo caso. Gli sono bastate poche ore di ragionamento seduto, con le mani giunte, sulla sua poltrona per arrivare alla conclusione che ad uccidere il  sig. Liam Grent, banchiere di 34 anni, è stata la fidanzata, la signorina Rose Hudson, avvelenandogli il caffè. Motivo: il signor Grent aveva 3 amanti fisse e la signorina Hudson l’aveva scoperto. Un caso non eccessivamente complicato per Sherlock,ma evidentemente un enigma senza soluzione per il caro ispettore Lestrade. Sherlock fu tentato di chiamarlo per comunicargli di aver risolto il caso, ma si ricordò della situazione simile vissuta la settimana prima e aveva imparato che a Greg Lestrade,ispettore di Scotland Yard (uno dei pochi che sopportava Holmes), non piaceva essere svegliato alle 04:00 di mattina. Così Sherlock optò per un SMS.
Sono le 04:00 di mattina, Sherlock ha risolto l’ennesimo caso e ora non sa che fare.
Decide di alzarsi dalla poltrona e di stendersi sul divano, in silenzio. Non avendo nulla da fare, si mette all’ascolto dei rumori che Londra offre alle 04:00 di mattina. Non sono molti.
 John dorme nella sua camera al piano di sopra e il 221B non è mai stato così silenzioso. In compenso, gli uccellini cantano. Sherlock sposta il suo sguardo alla finestra e ne vede volare qualcuno. Alcuni volano in cerchio, altri in linea retta, altri si buttano in picchiata verso il basso per poi risalire improvvisamente verso l’alto mentre altri ancora preferiscono restare nei loro nidi, ma tutti, senza eccezione,cantano.
-“Che avranno,poi, da cantare, questi uccellini?”- pensa Sherlock.
 –“Sogni da raccontare (ma gli  uccellini, sognano?),chiacchiere da scambiare (ma gli uccellini, chiacchierano?) e segreti da rivelare(ma gli uccellini hanno segreti?), probabilmente”- sussurra, rispondendo alla sua stessa domanda. Se Sherlock fosse un uccellino non avrebbe molto da dire: non dorme molto spesso e quando lo fa non sogna. In più è sicuro che nessun uccellino vorrebbe scambiare due chiacchiere con lui. Così come non ci sono molti esseri umani che lo fanno. In quanto a segreti, bhe, certo, Sherlock ha dei segreti,ma vuole che rimangano tali, quindi non li rivelerebbe mai a nessun uccellino, se fosse uno di loro. Uno dei segreti di Sherlock è nascosto nel doppiofondo del cassetto dove tiene la sua biancheria. E’ un cofanetto di velluto, che contiene una siringa e le sue dosi di cocaina e morfina. Nessuno l’ha mai trovato. A nessuno piace mettere le mani nella biancheria altrui, pulita o meno. In ogni caso, non apre quel doppiofondo da parecchio tempo. Non ne ha bisogno. E poi, se lo facesse, John ne rimarrebbe deluso, si arrabbierebbe e potrebbe non parlargli più. John. Un altro segreto di Sherlock riguarda John. E’ un segreto grande quanto una casa,ma Sherlock sta bene attento a tenerlo chiuso nella sua testa. Ci sono momenti in cui vorrebbe gridarlo al mondo,ma non lo fa,perché secondo lui i segreti non sono fatti per essere gridati al mondo. Sherlock pensa che se fosse un uccellino si poserebbe sul davanzale della finestra di John e lo cinguetterebbe solo per lui. Ma John non capirebbe,non parla l’Uccellinese dopotutto, e si limiterebbe a sorridere a quell’uccellino un po’ strano,lasciargli un pezzetto di pane ed andare via.
Sherlock si addormenta con gli uccellini che cantano.
 
John si sveglia di soprassalto. L’ennesimo incubo. Il bello è che non ricorda minimamente cosa ha sognato, ma è più che sicuro che si tratti dell’Afghanistan. Maledetta guerra. Guarda l’orologio, sono le 05:00 di mattina. Sospira. Decide di bere una tazza di latte caldo, è sicuro che ci sia del latte nel frigo,per calmarsi. Scende le scale e si aspetta di ritrovare Sherlock seduto in poltrona, esattamente come l’aveva lasciato la sera prima. E invece lo trova steso sul divano, che dorme beatamente.
John trova il primo sorriso della giornata.
Senza far rumore si dirige in cucina, apre il frigo e trova il latte dietro un contenitore con quelli che sembrano occhi umani, sicuramente l’ennesimo esperimento di Sherlock. John ormai non ci fa più caso. Prepara la sua tazza di latte e si siede sulla sua poltrona, guardando verso il divano. E’ interessante guardare Sherlock dormire, perché non è uno spettacolo che capita tutti i giorni. A John scappa un sorriso pensando che Sherlock preferisce stare rannicchiato sul divano, in una posizione scomoda per lui che è così alto, piuttosto che steso nel suo letto, perennemente intatto, a pochi metri dal soggiorno.
-“Probabilmente non gli è neanche passato per la testa il pensiero di avere una camera da letto”- pensa John, e beve un po’ del suo latte, svuotando la tazza a metà.
-“John”- mugola Sherlock.
 In un primo momento il diretto interessato pensa che l’altro si sia svegliato,ma Sherlock continua a dormire. John sorride e beve altro latte.
-“John, posso suonare il mio violino come un uccellino?”- mugola di nuovo il Consulting Detective.
John trattiene una risata. Chissà cosa vuole dire con quella frase. Insomma, gli uccellini non suonano il violino.
Il dottore si alza e va in cucina, posando la tazzina ormai vuota nel lavandino e sta per tornare nella sua stanza, ma poi cambia idea e si dirige verso la camera di Sherlock per prendergli una coperta. Supercervello o no, il raffreddore non fa sconti a nessuno. Prima di lasciare la stanza, butta un occhio in direzione del cassetto della biancheria di Sherlock. John, infatti, conosce il piccolo segreto di Sherlock,ma non gli ha mai detto niente, perché sa che Sherlock non mette mano in quel doppiofondo da anni.
Torna in soggiorno e si dirige verso il divano. Non può far a meno di sorridere nel vedere Sherlock raggomitolato su sé stesso come un gatto.,poi gli mette la coperta addosso stando ben attento a non svegliarlo.
-“Ti amo”- sussurra Sherlock e a John manca improvvisamente l’aria. Sente improvvisamente caldo ed è sicuro di essere diventato rosso quanto un pomodoro per via di quelle due semplici parole. Poi si calma, fa un bel respiro e si ricorda che Sherlock sta dormendo e che quindi non era una dichiarazione.
-“Ha detto semplicemente Ti amo, non John ti amo, oppure Io amo John Watson,ma semplicemente Ti amo.  E poi, potrei aver capito male. E in ogni caso poteva riferirsi a qualunque cosa.”-sussurra tra sé e sé. Sherlock non dà segni di averlo sentito. John torna in camera sua e si corica di nuovo. Non pensa minimamente che Sherlock non dice “Ti amo” a qualunque cosa, neanche in sogno.
 
Sherlock si sveglia. Un’occhiata all’orologio e scopre che sono quasi le 06:00. Ha fatto un sogno strano riguardante l’essere un uccellino,John, e uno dei suoi segreti, quello grande come una casa. Si alza dal divano e va al piano di sopra, nella stanza di John. Lui dorme. Sherlock rimane ad osservarlo appoggiato allo stipite della porta per qualche minuto, e sorride. Poi decide di coricarsi vicino a lui. Non è una novità, è da un po’ che lo fa ogni volta che vuole dormire e ormai John non ci fa più caso. Si stende e automaticamente John gli si avvicina, continuando a dormire. Sherlock gli passa delicatamente una mano tra i capelli e lo vede sorridere. Sa che sta ancora dormendo.
-“Ti amo, John”- gli sussurra delicatamente all’orecchio.
-“Ti amo anch’io, Sherlock”- sussurra John. Sherlock sorride. E’ felice che anche John lo ami, almeno in sogno. Poi John,che non stava proprio dormendo, apre gli occhi e poggia le sua labbra su quelle di Sherlock.
Si sorridono. John avvolge Sherlock in un abbraccio e Sherlock poggia la sua fronte su quella del dottore. Si addormentano così,felici di stare insieme.
E gli uccellini continuano a cantare.
  
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