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Autore: WhiteWinterLady2    12/07/2012    1 recensioni
Io mi ubriaco solo di musica.
Del resto, cosa c’è di meglio di un bel cocktail di note e armonie per brindare in ogni momento della vita? Un sorso per ogni occasione, il liquore giusto per le sensazioni giuste. Per cui eccomi qui, nel mio bar in miniatura: due piccole cuffie che amplificano e danno una voce alle canzoni memorizzate sul pratico iPod.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io mi ubriaco solo di musica.

Del resto, cosa c’è di meglio di un bel cocktail di note e armonie per brindare in ogni momento della vita? Un sorso per ogni occasione, il liquore giusto per le sensazioni giuste. Per cui eccomi qui, nel mio bar in miniatura: due piccole cuffie che amplificano e danno una voce alle canzoni memorizzate sul pratico iPod.

Quando vorrei fare a pezzi il mondo, annientare me stessa, bruciare il buono e il cattivo di quel che mi circonda, arriva la sbronza di heavy metal, a tutto volume; gente che, a rischio di consumare tutta la sua splendida voce, grida frasi all’apparenza incomprensibili, sfogando la rabbia, il rancore, vomitando il disappunto. Io urlo con loro, sorda ai rumori dell’esterno (quelli veri! quelli dei pensieri e del mondo che non sopporto). Ora, racchiusa in una stanza stretta, poco illuminata, mi sfogo tracannando le successioni di note vertiginose di una chitarra elettrica; una volta vuotato, sbatto il bicchiere al ritmo di una batteria, finché al brano stridente si mescolano le lacrime incollerite di chi, da quella stanza, non riesce a uscire con la testa alta e un coraggio tenace. Poi, la stanchezza dell’ubriaco prende il sopravvento.

Tutt’altra musica quando nell’aria c’è il sapore inatteso della felicità. Festeggio con calici di vetro pregiato, fragili come il filo leggero che mi solleva da terra per raggiungere il cielo. Mi verso un po’ di melodie fresche e bevo: tappeti d’archi, scale movimentate di pianoforte, dolci torsioni amorose che si intrecciano, si scavano, si vivono per poi concludersi lasciandomi con il cuore aperto.

Chiudo gli occhi.

Ruoto il mio bicchiere di musica tra le dita.

E respiro...

Sembra persino sbagliato sentirsi così bene.

Ma il sole prima o dopo si spegne e lascia largo spazio a nuvole cariche di insensata tristezza, che si insinua nei pori della pelle ed entra in circolo nel sangue. Sono a pezzi; così, senza motivo; al punto tale da aver bisogno di un bicchierino. Non di ritmo sconvolgente e irrefrenabile, però, non di voci allegre ed energiche. Combatto l’infelicità con canzoni malinconiche, dal gusto amaro ma apprezzabile. Trangugio fino a che la testa non mi scoppia: che confusione! Un vortice di pensieri troppo pesanti mi grava nella mente; eppure è troppo doloroso pensarli, meglio confonderli, mischiarli, invece che sbrogliarli. C’è tempo... C’è tempo per prenderli uno a uno e capirli, farci i conti in santa pace. Dopotutto l’alcol musicale sta già funzionando: la ragione sta andando in standby... Tra poco mi addormenterò.

Il mio risveglio è frizzante. Il sole è sorto dentro di me, anche se fuori il cielo è grigio piombo; mi mette allegria, rinnova un sorriso gratuito che regalo a chiunque: dissemino la mia gioia improvvisa alle persone con cui vengo a contatto con poche parole gentili, una voce di cristallo e uno sguardo pieno. Quale soddisfazione quando noto che fanno effetto. Nulla mi può abbattere. Nulla. In poche parole, la vita è bella.

Oggi non c’è posto per la disperazione, la cattiveria e lo sconforto non hanno ragione d’essere. Oggi tutto questo non esiste. Oggi ho solo voglia di ballare.

Il richiamo delle bollicine compare. Dunque accendo un po’ di pop spumeggiante, do libero accesso ad un vino rinfrescante che si inserisce subito nelle vene, capace di trasformarmi in una cantante rock che, dall’alto del suo letto, mutato all’improvviso in un palcoscenico, canta con la folla che sotto acclama, si sbraccia; mi improvviso chitarrista, batterista, ballerino, musicista. Esibisco la mia performance davanti ad

un pubblico invisibile, il quale so nel profondo del mio cuore che mi acclama nonostante le stonature e i movimenti poco aggraziati. L’iPod è diventato un microfono, la mia stanza la sede di un concerto.

Rock, pop, house; musica celtica, classica, etnica; hardcore, power metal o sinfonico. Per il tempo di una canzone indosso la pelle di un artista e lo interpreto, mi immedesimo.

È una sensazione inebriante. Lo consiglio col cuore a tutti.

  
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