Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |       
Autore: The Edge    13/07/2012    3 recensioni
Questa storia narra di quattro ragazzini che lavorano e vivono nella periferia londinese.
Non viene specificato con esattezza il tempo in cui avvengono i fatti, non sono ai giorni nostri, ma nemmeno cinquanta anni fa.
Il tempo serve, ma non esiste, e per questo ho preferito comportarmi così.
Buona lettura
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una ragazzina magrolina, con dei folti e lunghi ricci neri camminava velocemente con un secchio di vernice bianca in mano. Doveva raggiungere i suoi amici per dare una mano di intonaco all’osteria della signora Sally, la quale offriva sempre loro il pranzo e la cena.
“Zoeeeeeeeeee” La ragazzina si girò in direzione della voce che la chiamava, e  in fondo alla strada vide un ragazzino smilzo che si sbracciava per attirare la sua attenzione.

Zoe camminò più in fretta e raggiunse l’amico “Will, fino a prova contraria ci sento ancora.” “Maddai, io volevo solo chiamarti! Ah, brava! Hai portato la vernice, dato che io, Jo-jo e Bernie abbiamo finito di usare il vasetto che era già nell’osteria.” “Per la miseria, ma quanta tinta c’era?” “Ben poca, infatti, come puoi vedere, io sono ancora pulito e lindo. Non ho nemmeno un segno di pittura sulle guance.”
La ragazza si sistemò il cappello a tesa larga, e  sorrise “Vedo! Di solito riusciamo a colorarci nel giro di venti minuti..” “Ora andiamo. Dobbiamo riuscire a finire il lavoro prima di pranzo, altrimenti il Capitano si arrabbia” “Concordo, e sinceramente non ho molta voglia di farmi sgridare da quel lupo di mare.”

I due amici si diressero verso un’ampia strada ben illuminata, dove sorgeva modesta l’osteria di Sally Stone. Dalla porta uscirono due ragazzi: il primo era di costituzione robusta, ciocche di soffici capelli castani gli cadevano sugli occhi scuri, mentre l’altro ragazzo era più esile del primo, aveva i capelli rossicci, i quali erano arruffati talmente tanto che imitarli era impossibile. “Bernie, Jo-jo”
I due interpellati sorrisero e Bernie borbottò “Alla buon’ora! Di solito ci impieghi meno tempo ad arrivare Zoe. Quando vai a prendere i secchi di vernice, o di che altro, ci impieghi come massimo dieci minuti” “Lo so. È che oggi non c’era il signor James, ma c’era suo figlio, e ha impiegato venticinque minuti per capire che non mi serviva una scopa di saggina, ma della vernice.”
Will scosse la testa, e i suoi ricci biondi si ingrovigliarono ancor di più “Amen, ora la vernice è arrivata. Diamoci da fare, che altrimenti mi viene fame” Jo-jo volse al cielo gli occhi azzurro-grigio sospirando “William, possibile che pensi solo a mangiare?” “non è colpa mia se in orfanotrofio non ci davano da mangiare a sufficienza! E ora io ho perennemente fame”

Bernie, per evitare altri discorsi sull’orfanotrofio, dove tutti e quattro avevano dei ricordi davvero poco piacevoli, prese sottobraccio il biondino “Io e Will andiamo a sistemare i cardini della porta, dato che cigolano in modo spettrale, e sinceramente andare in bagno con dei cigolii del genere non è proprio uno spasso” “Ben detto fratello! Andiamo a dare un’occhiata a quella dannata porta. Appena finiamo veniamo a darvi una mano a verniciare la parete.” Zoe annui e si avviò insieme al rosso nell’osteria.

“John?” Jo-jo sentì i brividi lungo la schiena, come ogni volta che l’amica lo chiamava con il suo nome di battesimo “Dimmi” “Secondo te, dovrei fare qualcosa?” “prego? Scusami, ma non ho capito niente” “Scusa, è che non so da che parte incominciare il discorso..” “Vai con ordine. Parti dall’inizio” “okay… allora, mentre aspettavo che quel baldo giovine del figlio di James si decidesse a trovare questa dannata vernice che ora sta bellamente sgocciolando sul pavimento, ho sentito la vecchia Simith che borbottava che per una ragazza è vergognoso vestirsi come un maschio, avere i capelli lunghi e arruffati come i miei, e che lavori come un operaio.” “E come fai a sapere che parlava proprio di te?” “C’ero solo io” “Ah… capisco. Beh, non ti devi far problemi. Se ti vesti in questo modo ci sarà un motivo valido, no? Ti conosco così bene che so che i vestiti troppo femminili non ti piacciono, e poi fare un lavoro come il nostro, sarebbe assurdo portare la gonna. Ti  ci vedi arrampicata su una porta con un cacciavite in mano con un vestito addosso?” “no, in effetti no.  Mi darebbe troppo impiccio e non saprei come muovermi.. meglio camicia  e calzoni” “Ecco, ora si che ti riconosco. Lasciala stare quella vecchia bacucca, per m.. noi tu sei perfetta. Ci conosciamo da una vita, lavoriamo assieme per il Capitano e siamo una sorta di famiglia alternativa noi quattro.” Zoe sorrise riconoscente “Grazie Jo-jo, sei un amico.” Il rosso sorrise di rimando “Dopo questa bella chiacchierata, ti proporrei un appuntamento galante con la parete. Ti va?” “Molto volentieri! Meno male che rimane solo questa. Così almeno dopo siamo liberi dal lavoro per tutto il giorno”

I due si misero subito al lavoro, dipingendo la parete chiacchierando amabilmente e una volta finito il tutto, avvisarono la padrona che avevano terminato e che poteva entrare a vedere il lavoro svolto.
Sally Stone rimase piacevolmente colpita e si complimentò con i due amici “siete stati davvero bravi. Ma William e Bernie dove sono andati?” “Ci scusi signora, ma eravamo nei bagni a sistemare i cardini delle porte, cigolavano troppo dato che erano tutti arrugginiti” rispose un Bernie tutto impolverato.

Seduti uno accanto all’altro, i quattro ragazzi mangiavano affamati la zuppa di legumi offerta dalla signora Stone, la quale li guardava con uno sguardo misto di ammirazione e tenerezza.
Era un fatto risaputo in tutto il quartiere che Zoe, Bernie, Will e Jo-jo erano senza famiglia e che erano cresciuti nell’orfanotrofio. I tre ragazzi non avevano mai conosciuto i loro genitori, mentre Zoe li aveva conosciuti ed era stata affidata all’istituto perché dopo la morte prematura del padre, sua mamma non era riuscita a trovare un lavoro e mantenere lei e la piccola.
Nessuno dei quattro aveva avuto un’infanzia felice, avevano passato la maggior parte del tempo in punizione, dato che combinavano disastri sempre e comunque.
Un giorno vennero messi in castigo tutti insieme, e si conobbero per la prima volta. Da quel momento erano diventati amici e ognuno di loro considerava gli altri come la propria famiglia.
Un bel giorno il Capitano Crewest si era presentato all’orfanotrofio chiedendo se potevano venirgli affidati quatto bambini per farli diventare suoi apprendisti. Le suore, esasperate dalle continue marachelle dei piccoli orfani, avevano deciso che sarebbe andato il gruppo di William assieme al Capitano. Il quale si dimostrò entusiasta alla notizia che finalmente, dopo tanti anni di sofferenza, avrebbe avuto dei nuovi apprendisti.
Sally, che aveva un forte istinto materno, e per ironia della sorte, non poteva concepire figli, si occupava come poteva di quelle piccole anime. Andava spesso a trovare i ragazzi nella loro “casa” e si faceva raccontare cosa avevano fatto.

“Ragazzi?” quattro teste si alzarono dal piatto contemporaneamente, la signora Stone sorrise e continuò “Rimanete finché volete. Mangiate pure a sazietà. Soprattutto Zoe e John, siete davvero troppo magri, dovreste mettere su peso. Non che William e Bernie siano dei ciccioni, ma loro si sono.. riempiti di più.” Will arrossii e sorrise timidamente, e come per magia comparve una simpatica fossetta sul mento. La locandiera accarezzò il cespuglio biondo di capelli al ragazzo e gli disse con fare materno “Quando siete arrivati assieme al Capitano, eravate talmente magri che facevate paura. Ora siete sempre smilzi e leggeri, ma  si vede lontano un miglio che siete messi meglio di prima.”
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: The Edge