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Autore: RedZombie    13/07/2012    12 recensioni
Eravamo matti. Matti di un cantante, matti di un artista. Ci eravamo conosciuti su facebook e non vedevamo l'ora di incontrarci. E finalmente eravamo riusciti a farlo, ad un concerto. Qualcosa, tuttavia andò storto.
Volevamo solo incontrare il nostro idolo e cantare a squarcia gola tutta la sera... ma ben presto ci ritrovammo inglobati in un meccanismo di sangue, di paura, di tensione, di sfiducia.
Il gioco era iniziato. Nessuno, però, ci aveva spiegato le regole...
Genere: Comico, Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa:
Primo vero capitolo della storia. Per ora non è ancora proprio "horror", infatti come dice il titolo è un inizio. :)
Scusate per una bestemmiata verso la fine, per i più religiosi: cercate di non farci caso. ^^"

L'inizio della fine

Tutta la notte ripensai e ripensai al “grande giorno”.
Ormai facevo il conto alla rovescia da non so quante settimane.
Quel giorno era arrivato. Un giorno che sarebbe stato sicuramente indimenticabile.
 
Sì, indimenticabile.. non nel modo che immaginavo però…
 
Mi svegliai presto e mi precipitai nel luogo dell’atteso concerto; arrivammo tutti insieme noi del gruppo e ci piazzammo davanti all’ingresso.
Quasi tutti non si erano mai visti dal vivo, era la prima volta.
L’imbarazzo c’era, ma bastò parlare per cinque minuti ed era come se ci conoscessimo da una vita.
Lu e i suoi colpi di genio;
Martina, detta “Zizzo”, e il suo modo di unire solarità e perversione;
Serena, detta “Mamma” per essere la meno giovane;
Marcella e Manu, le due sorelle tarantine insieme al cugino Giuseppe, il chitarrista del gruppo;
Sara, la “mangio e non ingrasso”;
Bianca e Carola, le due figone;
Eugenia e il suo chiamare tutti “facoceri”;
Giulietta e i suoi modi molto fini insieme a Ilaria, la dolce pervertita;
Lucia e il suo accento campano;
Fede e la sua mania per i One Direction;
Giulia e la sua tenerezza…
Purtroppo però non riuscimmo ad essere tutti, proprio tutti. Ma dovevamo pensare che noi eravamo lì, questo era l’importante.
Così, il tempo passava, fra scherzi e risate, ignari di ciò che sarebbe successo dopo qualche ora.
 
Il tempo volava come niente… o almeno per quel futile effimero momento di felicità…
 
Finalmente mancava pochissimo al concerto. Un’ora e saremmo entrati, quando poi un bodyguard ci disse che era stato tutto annullato.
Mi incazzai a morte.
« E’ uno scherzo, vero? Porco dio!»
La confusione era alle stelle, agitazione, urla, qualcuno arrivò anche alle mani.
Ricordo solo che vidi un fumo bianco cenere, e da lì tutto divento sbiadito.
 
Cademmo a terra. Nessuno sapeva niente. Nessuno sapeva il perché. Nessuno poteva sapere.
 
Di colpo ci svegliammo.
« Cos’è successo? E perché il mio orologio dice che siamo di ben tre giorni avanti alla data del concerto?! »
« Oddio, il concerto! Perché è stato annullato? E perché noi adesso siamo qui… tre giorni nel “futuro”? »
 
Risposte a queste domande erano inesistenti.
Sapevamo di essere solo in un posto orribile, senza alcun contatto con il mondo esterno, senza alcuna forma di vita… eccetto noi.
Ma una cosa lampante ai nostri occhi era il luogo in cui ci trovavamo.
Un posto grigio, buio, vecchio e freddo, ricoperto di fogli stracciati e pezzi di ferro sparsi dappertutto.
Quali strani ingegni di.. di ferro nero pece potevano trovarsi in un posto così? Qual era la storia di quel posto?
 
Giulietta, in preda al panico, sbatté con tutte le sue forse i pugni contro il muro.
« Vaffanculo, voglio andarmene da qui! Porca madonna segaiola sborrata! »
 
Sì, tutti avremmo voluto spaccare quelle fottute pareti ed uscire dal quel posto lugubre e in culo al mondo dov’eravamo finiti.

Cos’era successo?
Come siamo arrivati in questo posto?
E perché… proprio noi?

 
Bruscamente Giuseppe prese un pezzo di ferro lanciandolo contro il muro.
« Si è aperto un buco! C’è un buchino, guardate! »
Nessuno aveva il coraggio di andare a vedere… Nessuno, tranne la Zizzo.
« ‘Fanculo tutto, vado a vedere cosa cazzo c’è in quel fottuto buco »
Dopo qualche secondo, la Zizzo si allontanò dalla parete con disinvoltura.
« I-I-In quel… in quella stanza c’è scritto… »
 
Sì. C’era una scritta rosso sangue. Sangue fresco, appena asciugato.
 
“QUANTO SIETE SICURI DI CONOSCERE LE PERSONE CHE AVETE ACCANTO?
QUANTO SIETE SICURI DI POTERLI CONSIDERARE DEGLI AMICI?
GUARDATEVI LE SPALLE, PERCHE’ IL GIOCO E’ GIA’ INIZIATO.”
  
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