Genere: Romantico, fantascienza ( più o meno)
Avvertimenti: //
Note: Dato che la storia mi faceva schifo ho pensato di renderla un pò particolare in fatto di struttura. Spero si capisca la trama, ma in sostanza ogni macro paragrafo rappresenta una scena non necessariamente concatenata con quella precedente ( ne per tempo nè per "spazio" XD)
Prompt a cui mi sono ispirata
"amore sofferto. può essere contrastato dai genitori oppure due innamorati vivono lontano... decidi tu! però ci deve essere il lieto fine "
Scitta per il contest "L'amore è un'arte"
Al di là delle
stelle
Fissò la goccia di sudore che scendeva sul viso del suo
avversario. Con la
vista propria della sua specie riuscì a leggervi dentro una
delle carte che
reggeva in mano, un sei di cuori.
Scartò svogliatamente un’altra carta, tanto la
vittoria era ormai sua, perciò
si concesse il lusso di far correre i propri pensieri lontano, molto
lontano,
attraverso il tempo e lo spazio.
“Ciao” sussurrò lieve sbirciando dalla
finestra del secondo piano.
Una ragazza con i capelli castani, raccolti a coda di cavallo, si
voltò verso
di lui e appena lo vide si illuminò in viso.
“Come stai Bianca?” chiese ancora, saltando nella
stanza come avrebbe fatto se
fosse stato nel suo vero corpo e non in una mera proiezione della sua
mente.
“Alik” gioì lei correndogli incontro, ma
fermandosi a meno di un passo dalla
sua proiezione perché tanto non lo poteva abbracciare.
“Sei tornato” sussurrò felice e fece una
piroetta per la stanza.
“Te lo avevo promesso” mormorò Alik
sorridente, fissando incantato la bellezza
acqua e sapone di quella ragazzina terrestre.
Ogni volta che la vedeva il suo spirito gioiva e la sua mente si
liberava da
tutte le preoccupazioni che lo assalivano.
Stava facendo tutto quello solo per lei, per poter vivere insieme a lei
il
resto dei suoi giorni, ma anche per uno come lui non era semplice e lo
sconforto era sempre dietro l’angolo.
“Quando tornerai?” chiese titubante Bianca, incerta
se voleva sapere la
risposta.
“Non lo so ancora… ma credo presto”
sussurrò Alik con addosso il fortissimo desiderio
di abbracciarla, di stringerla a sé e di trovare conforto
nel suo profumo
dolce.
Bianca non protestò per quella risposta vaga e non chiese
niente altro, si
limitò solo a sorridere rassicurante e dichiarò
sincera:
“Non importa quanto ci vorrà, io ti
aspetterò” e poi, portandosi una mano alla
bocca se la baciò soffiando sul palmo nella direzione di
Alik.
L’alieno sorrise a quel gesto, tanto tenero quanto struggente.
Erano a un soffio uno dall’altra ma al contempo erano ad anni
luce di distanza.
Avrebbe voluto dirle qualcosa d’altro ma nella sua mente
sentì rimbombare la
protesta del suo avversario “Stai barando
bruttissimo bastardo, non credere
che non farò nulla solo perché sei uno dei
più violenti mercenari della
galassia”. Alik sospirò, doveva
ritornare nel suo corpo perché di lì a
pochi istanti sarebbe scoppiata una battaglia.
“Devo andare” disse tristemente senza neppure
muovere le labbra, il contatto
mentale era molto più intimo ed era l’unica cosa
che per il momento li univa.
La ragazza annuì, sapeva che entrambi volevano passare molto
più tempo di così
insieme, ma se Alik diceva che doveva andare significava che era
importante.
Si avvicinò alla sagoma dell’alieno
così tanto che, se fosse stato lì in carne
e ossa, avrebbe potuto baciarlo solo allungando un po’ il
collo.
Alik allungò una mano semi trasparente e sfiorò
la guancia di Bianca in una
carezza incorporea, poi la sua immagine svanì.
Bianca sospirò ormai sola nella stanza.
Era una calda giornata di inizio primavera e Bianca camminava svogliata
verso
scuola. Ormai un altro anno scolastico stava volgendo al termine,
ancora pochi
mesi e anche la terza superiore sarebbe finita.
Quella brezza leggermente calda le scompigliava i capelli, raccolti in
una
lunga treccia castana, gli occhi dello stesso colore vagavano senza
meta a
scrutare i riflessi dorati che l’acqua del canale provocava a
contatto con il
sole mattutino.
Non sapeva perché quel giorno avesse scelto la strada
più lunga, né tanto meno
perché continuava a fissare quell’acqua quasi
stagnate senza riuscire a
staccare lo sguardo; fatto stava che continuava ad avanzare lentamente,
come se
raggiungere la scuola quel giorno non fosse la sua priorità.
Fu con la coda dell’occhio che vide qualcosa di indistinto
muoversi sulla riva
del canale. Inizialmente pensò fosse un piccolo coccodrillo,
dato che lì ogni
tanto se ne vedevano e che il guizzo era stato breve.
Poi però, prima che decidesse di riprendere la strada scorse
distintamente una
mano che usciva dall’acqua e che annaspava nella disperata
ricerca di un
appiglio.
Passata la sorpresa inziale, l’istinto della ragazza fu
quello di portare
soccorso al malcapitato che, chissà in che modo, era finito
nel canale.
Senza esitare abbandonò lo zaino e, facendo attenzione a non
scivolare sul
ripido pendio di cemento, si avvicinò sempre di
più a quegli spruzzi.
Bianca, tra tutte le cose che poteva aspettarsi ti trovare, di certo
non
immaginava di vedere il volto sott’acqua di un essere che
certamente non era
umano.
La ragazza fissò sconvolta il volto virile, cosparso in vari
punti di
escrescenze marroni che parevano pietra, e gli occhi scuri, fin troppo
scuri
dato che erano completamente neri.
Nessuna pupilla, nessun iride solo un nero intenso e decisamente
inquietante.
Quello strano uomo l’aveva vista, si era accorto della sua
presenza ma
stranamente non le chiedeva aiuto, come se fosse abituato a non
riceverne e
fosse rassegnato da lungo tempo a cavarsela da solo.
L’acqua non era alta, una trentina di centimetri di liquido
separavano l’essere
dalla salvezza, ma a quanto pareva non poteva né nuotare
né tanto meno vincere
la resistenza dell’acqua. Era come se per lui essere immerso
in quel liquido
fosse come nuotare nel catrame.
Alla fine la ragazza si riscosse dalla sorpresa e decise i tendere la
mano
afferrando quella dell’essere, perché era evidente
che se non l’avesse aiutato
sarebbe morto.
Bastò uno strattone forte e in pochi secondi Bianca si
ritrovò stesa sul cemento
levigato con addosso un essere inumano che respirava a fatica e non
pareva
intenzionato a sollevarsi da sopra di lei.
“Hei, ti vuoi levare?” sbottò Bianca
preoccupata per la situazione, non ci
aveva pensato neppure per un minuto mentre lo soccorreva, ma forse
quello
strano personaggio era pericoloso.
L’altro per tutta risposta fece uno sbuffo profondo, come se
accontentarla gli
costasse una fatica fisica immensa e rotolò di lato
stendendosi di schiena chiudendo
infine gli occhi esausto.
La ragazza lo fissò per alcuni istanti indecisa sul da
farsi, poi facendosi
coraggio allungò una mano e lo scosse leggermente per una
spalla, l’altro non
si mosse e alla fine Bianca capì che avrebbe dovuto portarlo
in un luogo sicuro
fintanto che non si fosse ripreso.
Quando Alik riaprì gli occhi si trovava in un posto buio,
disteso su qualcosa
di morbido che non riusciva a identificare.
“Ben svegliato” disse una voce allegra al suo
fianco.
Il mercenario sobbalzò voltandosi di scatto verso la ragazza
e portando
d’istinto la mano alla fondina della sua arma ma trovandola
vuota.
“Non ti agitare” sbottò Bianca sorpresa
dalla reazione “Forse non ti ricordi ma
sono quella che ti ha tirato fuori dall’acqua”
Alik la fissò per lungo tempo, mettendola decisamente a
disagio e infine decise
che era il caso di andarsene da quel pianeta il più
velocemente possibile; di
certo lo stavano ancora cercando e rimanere in quel luogo senza armi e
senza
possibilità di fuga non era la cosa più sensata.
Purtroppo appena si sollevò da terra una fitta di dolore lo
colse impreparato e
ringhiò esasperato e spossato.
“Sei ferito” disse la ragazza. Come se lui non se
ne fosse accorto!
Quella aliena era davvero irritante.
“Che cosa sei di preciso? Ce l’hai un
nome?” incalzò Bianca ignorando
volutamente il fatto che ancora l’altro non aveva accennato a
parlare.
Alik voltò la testa esausto cercando di capire dove si
trovasse.
“Sei in un vecchio condotto fognario, è chiuso da
anni ormai. Sai, non sei
leggero da trasportare, ho fatto fatica a spostarti visto che eri
svenuto”
borbottò Bianca intuendo i pensieri del suo strano paziente.
L’alieno continuò a ignorarla ostinatamente.
La pazienza di Bianca a quel punto finì.
“Bene” sbottò irritata “me ne
vado, visto che a quanto pare il mio aiuto non ti
serve e tanto meno la mia compagnia… E non pensare che ci
casci, lo so
perfettamente che mi capisci e che mi stai ignorando apposta”
concluse
raccattando il suo zaino e avviandosi impettita verso
l’uscita del condotto.
Era ormai già fuori quando da dentro sentì la
voce profonda dell’essere
mormorare “Alik”
“Brutto bastardo di un mercenario, non ti darò la
gemma dei desideri” ringhiò
un brutto ceffo che assomigliava a un enorme tricheco, con tanto di
zanne e
baffi.
Alik sbottò infastidito, quella reazione era un classico, ma
lui sapeva bene
come ottenere ciò che voleva. Aveva sperato che una volta
tanto non si
ritrovasse costretto a combattere, anche perché quel grosso
tricheco gli aveva
proposto una partita a carte promettendogli che ,se avesse vinto, gli
avrebbe
dato quello che voleva. Ovviamente non aveva mantenuto la promessa.
Il mercenario estrasse la sua adorata pistola multifunzione e nel giro
di pochi
secondi si scatenò il pandemonio.
“Sono molto buoni, non ho mai mangiato nulla di
così gustoso” mormorò Alik tra
un boccone e l’altro ingozzandosi famelico.
Bianca continuava a guardarlo sbalordita, anche se ormai erano
più di due
settimane che quell’alieno era atterrato nel canale
artificiale che costeggiava
la strada per la sua scuola.
“Felice che il pasto sia di tuo gradimento”
mormorò fissando Alik che
trangugiava tutta la sua collezione di minerali preziosi.
Bianca ci aveva messo circa quattro giorni a capire di cosa Alik si
nutrisse,
solo perché l’alieno non rispondeva
mai
alle domande che lei gli poneva.
Se alla fine, ormai esasperata, non si fosse decisa a portare nel
rifugio un
po’ di tutto, di certo Alik sarebbe morto orgogliosamente di
fame.
Era come se quell’essere trovasse assurdo che lei volesse
aiutarlo. Pareva che
considerasse la sua gentilezza una cosa del tutto innaturale,
soprattutto se
rivolta nei suoi specifici confronti.
Con il passere del tempo Bianca aveva imparato a interpretare i suoi
silenzi e
le sue espressioni; Alik parlava pochissimo perché forse
credeva che stando
zitto si sarebbe scoperto il meno possibile.
Però non conosceva la tenacia di Bianca che in fatto di
ostinazione e curiosità
la sapeva lunga.
Ogni giorno, prima di andare a scuola, la ragazza faceva un salto nel
condotto
fognario e tornava lì anche dopo le lezioni, chiacchierando
per ore da sola con
Alik che la fissava silenziosamente.
Nessuno dei due capì bene come o perché accadde
ma, con il passare dei giorni,
la loquacità di Bianca sciolse la lingua di Alik e il
passato di Alik fece
battere il cuore a Bianca.
“Quindi tu viaggi per l’universo, e il tuo lavoro
consiste nel prestare i tuoi
servizi al miglior offerente?” domandò la ragazza,
piuttosto delusa nello
scoprire che l’alieno era in realtà un mero
soldato di ventura che
saccheggiava, depredava e, molto probabilmente, uccideva solo per un
guadagno
personale.
Alik la scrutò, con uno strano senso di disagio nello
scorgere la tristezza nei
suoi occhi; solitamente sarebbe rimasto zitto, non gli era mai
importato di
quello che pensavano gli altri, ma quella volta sentì la
necessità impellente
di giustificarsi, di spiegare la realtà dei fatti.
“Non ho alternative” borbottò, giocando
con i lembi della camicia hawaiana che
Bianca gli aveva portato per cambiarsi d’abito.
“Spiegati” lo incoraggiò la ragazza con
un sorriso.
“E’ per via della mia specie” Alik
cercò di trovare il modo più semplice per
spiegare la situazione complessa nella quale si trovava dalla nascita.
“Secoli fa i miei antenati erano un popolo decisamente
sanguinario e
battagliero. Così il resto delle popolazioni che vivevano
nella nostra galassia
si unì per poterci sconfiggere.”
Si fermò un attimo, fissando l’espressione di
Bianca, per capire se la storia
la interessava e soprattutto se gli credeva.
Bianca annuì convinta, facendogli capire che voleva
continuasse.
“Vinsero la battaglia e il mio popolo venne prima decimato e
poi imprigionato”
mormorò con il tono di voce di chi ormai è
rassegnato “Il secolo scorso una
delegazione dei paesi vincitori riunì i pochi di noi che
erano rimasti in vita
e ci proposero un accordo”
“Un accordo?” domandò la ragazza sempre
più curiosa.
“Già, la libertà in cambio dei nostri
servizi. Sai, noi abbiamo grandi
capacità: possiamo proiettare la nostra essenza incorporea a
milioni di anni
luce di distanza dal nostro corpo, abbiamo una delle migliori viste tra
tutti i
popoli della galassia, il nostro corpo è quasi
indistruttibile e riusciamo a
comprendere in pochissimi secondi l’uso di qualunque arma
abbiamo tra le mani”
“Quindi alla fine vi hanno liberato”
“Questo è quello che pretendono loro, la
verità è che siamo più schiavi di
quando eravamo in catene.”
Alik stringeva forte il pungo e la rabbia era chiara sul suo volto
fatto di
pietra e pelle bianca.
Bianca senza pensarci si alzò e andò a sedergli
vicino, poggiando il capo sulla
spalla dell’alieno per confortarlo come poteva.
Alik sussultò ma poi si rilassò e riprese la
spiegazione.
“Non possiamo rifiutarci di fare niente! Chiunque,
all’interno della
federazione che ci ha battuti può darci ordini e noi
dobbiamo eseguirli anche
se non ci troviamo d’accordo. La pena per la disubbidienza
è la morte.”
“Perché non fuggite?” chiese
ingenuamente Bianca.
“Ci hanno mappato il DNA, non importa in quale luogo sperduto
dell’universo mi
possa trovare loro sanno sempre dove sono”
La ragazza sussultò a quella informazione.
“Quindi sanno che sei qui anche adesso?”
Alik annuì, forse era proprio per questo che le aveva
raccontato tutto,
desiderava capisse che non voleva andarsene ma che purtroppo era
costretto a
farlo.
E Bianca lo intuì, capì senza bisogno di domande
che Alik stava per andarsene e
che forse non lo avrebbe rivisto mai più; il pensiero di
perderlo le mise
addosso una tale tristezza che iniziò a piangere in silenzio
senza neppure
rendersene conto.
“Cos’è?” domandò
l’alieno catturando con un dito una delle lacrime di Bianca.
“E’ quello che succede a noi umani quando vogliamo
bene a qualcuno ma sappiamo
che non potrà rimanere” mormorò la
ragazza e poi si alzò lentamente e si avviò
verso l’uscita del loro rifugio.
“Ti troverò domani?” chiese con un fil
di voce, ma Alik non rispose.
“Mercenario!”
ringhiò la voce del capo delle guardie della
Federazione “Dove diamine sei stato in questi ultimi
mesi?”
“Lo sai benissimo. Non posso fare un passo senza che voi
sappiate dove mi trovi”
sputo Alik con rabbia.
“La Terra… Cosa ci facevi
laggiù?” chiese avvicinandosi e scrutando Alik
negli
occhi neri.
“So qui, solo questo conta” rispose
l’alieno con sufficienza e poi, senza
attendere oltre, sorpassò la guardia e si
allontanò.
“Ti tengo d’occhio sporco mercenario, non
dimenticarlo… So che trami qualcosa,
ma scoprirò cos’è e ti
fermerò” gli urlò dietro mentre si
allontanava.
Alik storse la bocca ma non rispose. Doveva mantenere un profilo basso,
non
poteva permettersi di farsi arrestare, non ora che aveva un vero motivo
per
vivere.
Bianca… prima o poi avrebbe trovato il modo per tornare da
lei.
Alik respirò a fatica, scrutandosi ancora intorno per essere
sicuro di aver
ucciso tutti i suoi avversari, quel tricheco schifoso era stato un osso
duro da
battere, soprattutto perché dal nulla erano usciti una
cinquantina di suoi
sgherri.
Però a quanto pareva ce l’aveva fatta anche quella
volta. Le ferite non erano
troppo gravi e si sarebbero rimarginate in pochi giorni.
Si mosse con cautela, scavalcando i corpi stesi a terra e arrivando
fino alla
cassaforte d’energia che custodiva il suo obbiettivo.
Ci mise mezz’ora buona per riuscire ad aprirla, ma quando
alla fine trovò la
combinazione giusta e il cristallo fu finalmente nella sue mani,
sorrise di
gioia.
Ormai ci era quasi riuscito, aveva tre dei quattro cristalli che gli
occorrevano, però le cose da adesso in poi si sarebbero
fatte molto più
pericolose.
La Federazione di certo ormai aveva intuito qual era il suo piano e
avrebbe
fatto di tutto per fermarlo, scosse la testa ostinato e risoluto.
Non importava quanti pericoli avrebbe dovuto affrontare, sarebbe
riuscito a
ottenere quattro cristalli e finalmente avrebbe potuto riabbracciare
Bianca.
Solo questo contava, era per ottenere una vita tranquilla e felice
insieme a
lei, che stava facendo tutto quello e nessuno lo avrebbe fermato.
Bianca camminava triste e solitaria lungo la strada che costeggiava il
canale. Erano
passati ormai quattro mesi da che Alik se ne era andato.
Le mancava tantissimo. Il suo silenzio, il suo sguardo penetrante e
caldo, i
suoi modi rudi ma al contempo così delicati e sinceri.
Avrebbe tanto voluto rivederlo ma sapeva che era impossibile, lui era
costretto
a un destino di schiavitù e lei era solo una semplice
ragazzina.
Forse Alik si era addirittura già scordato di lei.
“Bianca” una voce conosciuta e a lungo sognata la
fece bloccare.
Come al rallentatore si voltò e vide Alik seduto sul
parapetto del canale.
“Alik” la ragazza gli corse incontro e si
gettò in avanti per abbracciarlo ma
riuscì solo a stringere l’aria e
rischiò perfino di cadere dalla discesa.
“Bianca fa attenzione, non sono realmente qui, questa
è solo una mia
proiezione” borbottò l’alieno un
po’ in difficoltà per via della reazione
entusiasta di Bianca.
“Come ci riesci?”
“E’ una delle tante capacità del mio
popolo”
“Sono felice di rivederti” sussurrò la
ragazza con le guance lievemente rosse.
“Mi sei mancata” disse Alik tossicchiando per
nascondere il fatto che anche lui
era in imbarazzo.
Bianca sorrise felice, a quanto pareva neppure lei era indifferente ad
Alik.
“Tornerai?”
“Non posso, mi inseguirebbero e mi ucciderebbero”
Bianca abbassò il capo mestamente senza dire nulla.
“Però forse ho trovato una soluzione”
riprese l’alieno con rinnovato entusiasmo
“E’ per questo che sono qui a parlartene”
“Qualunque cosa mi permetta di riabbracciarti avrà
la mia approvazione”
“Esiste un modo per cambiare razza”
spiegò Alik, cercando di essere chiaro
“Insomma, c’è un modo per farmi
diventare umano, così non potranno più
rintracciarmi e io potrò vivere accanto a te”
“Ma… rinunceresti a tutte le tue
capacità per vivere da semplice umano? No,
Alik non posso permetterti di fare una scelta simile, non per
me” ribatté
Bianca con la determinazione negli occhi e la tristezza nella voce.
Alik sospirò intenerito dall’altruismo della
terrestre.
“Bianca non lo faccio per te. Sì, è
vero, tu sei il motivo che mi spinge a fare
questo passo, prima di incontrarti non avevo mai considerato
l’idea…
semplicemente perché non avevo nulla per cui combattere,
nessuno per cui
valesse la pena rischiare. Ora ho te e il pensiero di starti lontano mi
distrugge… però lo faccio soprattutto per me,
perché la vita che vivo adesso,
mai libero di essere me stesso, mai libero di fare ciò che
ritengo giusto, non
è una vera vita”
“Sarà pericoloso?” domandò
Bianca esitante.
“La trasformazione?”
Lei annuì.
“No, quella non dovrebbe comportare
rischi…”
“Ma?” chiese la ragazza intuendo che
c’era dell’altro.
“Ma, recuperare i quattro cristalli che occorrono per la
trasformazione, quello
sì sarà rischioso”
Bianca sospirò e annuì; aveva capito, Alik nei
prossimi mesi avrebbe rischiato
la vita.
“Dove credi di andare mercenario? Ti avevo detto che
t’avrei tenuto d’occhio”
la voce roca e cattiva del capo delle guardie della Federazione gli
graffiò
l’orecchio.
“Non sono affari tuoi” rispose l’alieno
con astio.
“Ah no? Si dice in giro che tu stia cercando di radunare
quattro cristalli per
mutare” rispose adirato l’altro “Sai
perfettamente che questo è contro la legge
e poi, non possiamo certo permettere che uno schifoso mercenario come
te riesca
nell’impresa, creerebbe un precedente pericoloso…
Altri della tua specie
potrebbero avere la stessa idea”
“Certo e voi perdereste i vostri schiavi tuttofare, non
è così?” ringhiò Alik
“Vedila come ti pare! O mi consegni i cristalli o ho
l’ordine di ucciderti”
Alik strinse la mano nella tasca della lunga giacca verde, ormai aveva
recuperato tutti e quattro i cristalli, sarebbe bastato inserirli in
una
semplice pistola phaser e portare il voltaggio al massimo e la
trasformazione
sarebbe avvenuta in un lampo.
Purtroppo non poteva farlo adesso che era circondato. Se si fosse
trasformato
in essere umano non sarebbe di certo riuscito a scappare e, in ogni
caso, lo
scopo era che la Federazione non scoprisse in cosa si trasformava, di
modo da
poter vivere tranquillo per il resto dei suoi giorni.
Alik strinse i denti, non lo avrebbero fermato, Bianca lo stava
aspettando e
nessuno si sarebbe messo sul suo cammino, nessuno!
La campanella della scuola suonò e i ragazzi si riversarono
dentro
chiacchierando e raccontandosi come avevano passato le vacanze estive.
Bianca ascoltava senza però seguire le conversazioni.
Era preoccupata, dall’ultima volta, quando cioè
era comparso in camera sua, non
aveva più sentito Alik.
Le aveva detto che forse presto si sarebbero riabbracciati ma da allora
non
aveva avuto più notizie.
Entrò in classe con la testa bassa e senza neppure guardarsi
attorno appoggiò
lo zaino sul banco.
“Sei pensierosa oggi” mormorò una voce
maschile sconosciuta alle sue spalle.
Bianca sollevò lo sguardo e si trovò di fronte un
ragazzo della sua stessa età
con gli occhi scuri i capelli lisci un po’ spettinati e uno
sguardo che in
qualche modo lei sapeva di aver già visto.
“Ti preferisco quando sorridi Bianca”
continuò imperterrito lo sconosciuto
sorridendo dolcemente.
“Scusa ma io non ti conosco” borbottò
Bianca confusa.
L’altro rise e si sporse in avanti poggiando entrambe le mani
sul banco che lo
divideva dalla ragazza.
“Sono così cambiato? Non dirmi che mi preferivi
come ero prima… perché il
processo di trasformazione è irreversibile”
concluse con un’alzata di spalle.
“ALIK!” urlò Bianca al colmo della
gioia, quando finalmente realizzò che il
nuovo arrivato era il suo tenebroso e silenzioso alieno “Sei
tornato da me!”
E senza preoccuparsi della professoressa appena entrata in classe o dei
mormorii dei compagni, si lanciò addosso ad Alik
abbracciandolo forte e infine,
in un impeto di felicità, poggiò le labbra sulle
sue sigillando il loro
ricongiungimento con un bacio.
L’ex alieno si irrigidì per qualche istante, ma
poi abbracciandola a sua volta
ricambiò con trasporto quella spontanea dichiarazione
d’amore.
Ce l’aveva fatta, finalmente erano di nuovo insieme.
FINE
Emmm ok visto che non avevo un cavolo da fare ho disegnato
Alik… più o meno come lo intendevo nelle
descrizioni che ho dato ^^