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Autore: Cucuzza2    14/07/2012    1 recensioni
Mi ha gentilmente consigliato di mettere tali sogni su carta il dottor Mortimer, mio medico ma anche, a maggior ragione in questo periodo, carissimo amico. Ha accennato a tecniche psicologiche moderne che, ha detto, non sono certo il suo campo, ma sulle quali ha avuto modo di conoscere perlomeno le basi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Sii veloce, o sarai morto
Personaggi: Charles Baskerville, Hugo Baskerville.
Riassunto:  Mi ha gentilmente consigliato di mettere tali sogni su carta il dottor Mortimer, mio medico ma anche, a maggior ragione in questo periodo, carissimo amico. Ha accennato a tecniche psicologiche moderne che, ha detto, non sono certo il suo campo, ma sulle quali ha avuto modo di conoscere perlomeno le basi.
Rating: PG
Wordcount: 636 (FdP)
Generi: Angst
Avvisi: //
Partecipa a: Re-read Sherlock Holmes, con il primo «round» basato sul Mastino.
Note: No, non sto citando gli Iron Maiden con il titolo, e soprattutto l’accostamento non è ridicolo. Assolutamente no.
 
 
 

 

Dal taccuino di Sir Charles Baskerville, pochi giorni prima del suo decesso;
prima e unica pagina ritrovata.

 

Ciò che nella mia vita ricorderò sempre di quest’orribile periodo credo saranno i sogni. Sempre se da questi momenti potrò mai uscire; e credo che tale avvenimento sarà possibile solo nel caso io abbandoni la dimora dei miei padri. Il che è semplicemente fuori dalle mie intenzioni, per una questione non meramente affettiva, ma perlopiù legata al concetto di fuga dal castigo divino.
Credo sia il preciso motivo per il quale ho trascorso gran parte della mia vita beneficiando i più bisognosi. Ho voluto ingannarmi e credermi generoso; ma ora riconosco che è da motivi non propriamente nobili che sono stato spinto.
Tant’è vero che spesso, nel mondo onirico, mi trovo a essere nessun altro che sir Hugo Baskerville, che lui sia dannato – e certo lo è.
Mi ha gentilmente consigliato di mettere tali sogni su carta il dottor Mortimer, mio medico ma anche, a maggior ragione in questo periodo, carissimo amico. Ha accennato a tecniche psicologiche moderne che, ha detto, non sono certo il suo campo, ma sulle quali ha avuto modo di conoscere perlomeno le basi.
Questo ieri a tarda sera; ritiratomi, ho trovato assai complesso trovare le parole, fino a cadere addormentato sulle righe taccuino ancora immacolato – ornato solo di pochi ghirigori a mo’ di prova - e ritrovarmi per l’ennesima volta nell’incubo.
Allora la ragazza è fuggita, come ogni singola volta. Tale fanciulla non ha mai un volto proprio, nei miei incubi ricorrenti, ma prende a prestito, a scelta, quello della signora Stampleton, della governante Barrymore o della moglie di mio fratello minore.
«È fuggita! Dannazione, è fuggita!» mi ritrovai a urlare questa volta.
Passai in rassegna i volti di quegli uomini; ed erano tutti coloro che mi avevano beneficiato e coloro ai quali io avevo donato qualcosa, orribilmente sbronzi e inferociti.
«Non è possibile perdere neppure un istante; quella donna non può sfuggirci».
Non v’erano specchi, nel sogno; ma sono assolutamente certo che fra i miei stessi lineamenti si andasse oltre la semplice furia. Temo che, a dirla tutta, fra la mia fronte e il mento si potesse intravedere l’Inferno.
Li scrutai ancora, certo di quale sarebbe stata la mia mossa, ma volendo quasi per dispetto che fosse uno di loro a proporla.
Se ne erse su tutti uno, dagli occhi lucidi per la sbornia e fiammeggianti per la follia, dai lineamenti che riconobbi come quelli di Stampleton. «I mastini, sir Baskerville».
Certo non v’era altro che io avessi atteso; con una muta a mio seguito, mi slanciai verso la giovane, dandomi a un’andatura che nella norma avrebbe distrutto il mio sistema cardiocircolatorio.
E fu la corsa.
 
Si formò poi una presenza, man mano che la ragazza si avvicinava e io mi davo alla corsa, sempre più folle e crudele.
All’inizio era solo un sospetto, un’idea – prettamente chiara nel mio subconscio, ma che proprio in quel mondo ove il subcosciente era sovrano mi si celava. Poi divenne un’ombra dai confini sfumati, che si gettava sulla mia corsa (pedestre, ché nei sogni tutto è possibile, perfino probabile). Mi oscurava il cammino forsennato e allontanava dalla mia preda, nonché dalla vita stessa.
Si rese più netta e più materiale. L’ignorai, per alcuni istanti che apparivano come ore, volto a salvare la mia vita e a stroncarne un’altra.
Finché, arreso e stremato, non mi voltai; e allora fu il peggiore momento, ché vidi finalmente quel mostro. Come sempre, è l’ignoto ciò che più spaventa; e come sempre, non ho avuto più idee delle sue fattezze al risveglio.
Purtroppo, temo potrò conoscerle presto, e in modo ben più vivido.
Il dottor Mortimer ritiene le mie come tutte sciocchezze e suggestioni; ma ho sentito gli ululati e visto le orme. Credo che a breve quell’uomo tanto scientifico dovrà abbandonare la propria usuale razionalità; credo dovranno farlo tutti coloro che sopravvivranno a ciò che si appresta ad accadere.
   
 
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