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Autore: Jacopo Realm Space    14/07/2012    0 recensioni
In un mondo dove gli umani diventano ogni giorno più insensibili nei confronti dei Pokèmon, dove dominano soldi, inquinamento e tirannia, i membri del Team Abeir Toril hanno un desiderio: riunire i pochi umani "degni" di vivere accanto ai Pokèmon e creare un arma capace di eliminare l' umanità per sempre. Creare quest' arma è un processo difficoltoso, e soprattutto ci sono di ragazzi che pensano che non sia necessaria, in fondo, una guerra per cambiare il mondo.
Orion, Reo, Beth e Bellatrix si incontreranno sia per seguire i personali obiettivi che la regione di Arisia sa offrire, sia per convincere il sempre più forte Team Abeir Toril ad abbandonare il progetto di uccisione degli esseri umani.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Orion osservava il tempietto, dritto davanti a se. Aveva preso conoscenza da meno di un minuto. Si era svegliato dal torpore solo quando il suo corpo si era fermato davanti al tempietto. Ormai il villaggio di Treali distava due chilometri. Era abbastanza intorpidito dal sonno, non ci vedeva bene ma riusciva a stare in piedi, bello dritto. Il tempietto era il solito. Una costruzione di marmo con una teca in vetro nella quale era posata una sfera di un materiale che “non era vetro ma era identico ad esso”. Sotto, in scrittura Unown, c’era scritto “Articuno, leggiadro principe del ghiaccio.”
Orion distese un braccio, poi l’ altro. Un tenue bagliore illuminava la poca neve sopravvissuta alle uniche due settimane di caldo estivo che il villaggio aveva. Studiò più attentamente il bagliore.  Nel torpore del risveglio la notizia che il bagliore arrivava da lui non lo colpì più di tanto. Ma riprese totalmente i sensi quando accaddero due cose: scoprì che a brillare era il suo ciondolo di pietra leggendaria e quando sentì un rumore di passi. Per Orion i passi sulla terra battuta erano come un colpo di fucile, perché lui era abituato ai felpati passi sulla neve alta trenta centimetri. Il suo ciondolo brillava, ma come? Da quanto ne sapeva, lui e il suo ciondolo erano sempre stati insieme, perché quando andarono a battezzarlo proprio lii, nel tempietto di Articuno, ce l’ avevano trovato. Suo padre, che era il veggente del villaggio di sole cinquanta anime, aveva riconosciuto il ciondolo come fatto della pietra leggendaria, il materiale degli Dei Pokèmon. Per lui significava che Orion avrebbe avuto un grande destino, ma Orion fino a li era vissuto normalmente. Fino a quel momento.
Poi due figure emersero dall’ oscurità. Gli occhi di Orion distinsero un uomo basso, sulla quarantina, con gli occhi ridotti a fessura non dalla luce, ma dalla cecità, la pelle tirata e scura, e  un ghigno a metà strada la cattiveria e la paura, vestito con una ridicola calzamaglia viola, con la sigla “AT”; e poi una donna, doppio mento, grassa, dita tozze, sguardo assente che sembrava un vero rospo, con una calzamaglia verde, sempre con la sigla “AT”. Accanto all’ uomo svolazzava uno Zubat, disturbato dalla luce, ai piedi  della donna un Poliwag, che sembrava vivamente interessato a Orion. –Pippo, lui non è dei nostri!- bisbigliò il rospo, ma visto che parlava proprio come un rospo, la voce roca e cupa si  fece sentire distintamente anche nelle orecchie di Orion. –No Rose, il capo ci aveva detto che saremo stati solo noi due. Bisogna essere in pochissimi, hai visto quant’è piccolo il villaggio?- A questo punto intervenne Orion. –Chi siete voi? Non vi ho mai visti al villaggio, e perché io sono qui?- I due estranei si guardarono. All’ unisono esclamarono –Noi siamo Pippo e Rose, Reclute di Basso Rango del Team Abeir Toril! E non sappiamo perché sei qui, moccioso impiccione, tornatene a  letto!- Aggiunse Pippo. –Aber che? Che ci fate al tempietto?- Orion era attento. –Team Abeir Toril, il nome dell’ universo prima che l’ essere umano comparisse e distruggesse l’ ordine!- disse Pippo, non rispondendo alla domanda sul tempietto. –Cosa vuol dire?- chiese Orion, quei tizi erano tanto ridicoli che non potevano fargli paura. –Non lo sappiamo nemmeno noi, con precisione.- disse Rose a testa bassa. –Siamo Reclute di rango Minuscolo, semplicemente, veniamo pagate per agire, ma ovviamente tutti i membri della nostra squadra concordano sul fatto che l’ essere umano ha fatto solo male ai Pokèmon.- Spiegò Rose. Orion stava per replicare con una domanda nuova ma Pippo  cacciò un urlo isterico che gli fece scordare cosa voleva chiedere. –Razza di ciarlatana! Hai vinto  il premio bocca-di-forno, contenta? Ci manca solo di  dirgli il nostro codice fiscale, residenza e indirizzo, il nostro cibo preferito, la mail! Se siamo qui in incognito non dovevi rivelare nulla! Idiota!- sbraitò Pippo, e Zubat accentuò l’ ira del padrone con un fastidioso urletto.
Qualche fronda d’ albero si mosse, forse i Pokèmon che la abitavano stavano cercando di addormentarsi dopo gli strilli. La donna rospo replicò con un abbassamento di testa con consequenziale vibrazione del doppio mento. –Adesso secondo me sa troppo, meglio farlo  tacere, Zubat, usa Morso!- Orion non se l’ aspettava. Lo Zubat si buttò in picchiata a fauci spalancate, e Orion si buttò di lato per evitarlo. Poi afferrò la PokèBall. Quel Pokèmon l’  aveva regalato suo padre quando era ritornato da un viaggio. Dal bagliore bianco della Pokèball uscì un Eelektrik. –Zubat, di nuovo Morso!- annunciò Pippo, ma Eelektrik si catapultò verso il pipistrello con un Bottintesta che lo colpì in pieno, tramortendolo. –No Zubat! Supersuono!- Zubat spalancò la bocca e un sacco di fastidiose onde sonore si propagarono verso Eelektrik, mentre Pippo e Rose esultavano. –E adesso diciamo addio al serpente di mare! Morso, Zubat!- Zubat planò in picchiata, pronto per l’ ennesimo attacco. –Eelektrik, Scintilla!- Mentre i denti di Zubat stavano iniziando ad affondare nella carne squamosa di Eelektrik, l’ intero corpo dell’ anguilla marina venne pervaso da scosse elettriche. Siccome era confuso, qualche scossa penetrava nella sua stessa pelle, ma quelle che colpirono Zubat furono sufficienti a decretarne la sconfitta. –Zubat, no!- urlò Pippo, con uno sguardo stravolto. Rose aveva sempre la solita faccia da rospo assonnato, e mentre l’ esausto Zubat svolazzava verso l’ allenatore, Orion ebbe l’ impressione che Rose non capisse quello che era appena successo. Si ricredette subito dopo. –Ah Pippino caro, toccherà a me, come al solito, risolvere la situazione. Se non ci fossi io te non andresti nemmeno al bagno- gracidò la donna. Senza nessun ordine Poliwag scagliò un getto d’acqua contro Eelktrik. Il pokèmon elettrico era provato dalla battaglia di prima, ma per lo meno non era più confuso. –Divertiamoci un po’! Ipnosi!- La linea vorticosa sul pancino di Poliwag si illuminò di rosa, e Eelektrik, stanco per replicare l’ attacco immediatamente, si accasciò per terra. –No!- urlò Orion. Si gettò su Eelektrik, quasi come per proteggerlo. –Ora se vuoi puoi andartene, e scordarti le nostre parole. Tu stasera hai dormito, e basta.- disse Pippo a denti stretti. Orion sentì la furia avvampare dentro di lui, il cuore andargli in fiamme, le vene trasportare ovunque una nuova energia. Strinse forte Eelektrik, e,quando la pelle del Pokèmon sfiorò il ciondolo di Orion, Eelektrik divenne improvvisamente una sorgente luminosa. –Che sta succedendo?- domandarono all’ unisono Pippo e Rose, le reclute del team Abeir  Toril. Orion in cuor suo lo sapeva. Vide il Pokèmon crescere, ingrandirsi, inspessirsi sotto i suoi occhi. Poi si liberò con un violento gesto della crisalide luminosa, spargendo scintille eteree che sparirono al contatto col terreno. Eelektross si preparava a sondare il campo. –Tiello occupato Rose!- urlò Pippo, che si catapultò sulla teca del tempietto. –Cosa fate?- Urlò Orion, e Eelektross lanciò un Fulmine. Fu intercettato da Poliwag. Il piccolo girino trattenne su di se il fulmine per tre secondi. Poi venne violentemente sbattuto a terra, la delicatissima pelle bruciata, lacerata. Rose lo raccolse, una lacrima le solcava la guancia. –Guarirai, guarirai- sussurrava il rospo al girino. Poi entrambe l e figure si voltarono e scapparono a gambe levate, perdendosi col fitto della foresta.
Il sole stava lentamente sorgendo ma Orion non si mosse. Cadde. Aveva vissuto due cose orribili. Aveva quasi ucciso un Pokèmon altrui senza sapere il perché (l’ immagine di Poliwag praticamente senza pelle lo paralizzava) e aveva realizzato perché Poliwag si era sovrapposto tra il Fulmine e Pippo e Zubat. Con un violento colpo, Pippo aveva distrutto la teca di vetro, i frammenti luccicavano per terra, e la sfera non c’era più.
  
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