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Autore: thenightsonfire    14/07/2012    24 recensioni
Perché Minerva McGranitt non può credere che quelli siano davvero James Potter e Lily Evans che entrano nella Sala Grande l'uno accanto all'altra.
One-shot.
Quando, quella mattina di Dicembre, James Potter e Lily Evans entrarono nella Sala Grande fianco a fianco alle sette e mezzo in punto, chiacchierando cordialmente, Minerva McGranitt controllò, in tutta onestà, il contenuto della tazzina che aveva appena portato alle labbra. Per tre ragioni principali.
La prima era che James Potter non arrivava mai a colazione prima delle otto.
La seconda era che solitamente non arrivava quasi mano nella mano con Lily Evans.
La terza era che, nel caso effettivamente i due arrivassero insieme, di solito lei aveva la bacchetta in mano e uno Schiantesimo sulla punta della lingua.
Eppure sembrava davvero solo del tè.
[...]
« Capisco » rispose Silente, senza scomporsi, gli occhi che brillavano di divertimento. « Sono contento che finalmente i nostri due Caposcuola Grifondoro vadano d’amore e d’accordo. Cioccolata da Madama Piediburro? »
Lily Evans parve seriamente disgustata. « Per favore, signor Preside. Piuttosto, Burrobirra ai Tre Manici di Scopa. »
« Semplice ed efficace » commentò Potter.
La Evans alzò gli occhi al cielo. « Ma efficace per cosa, Potter? »
« Per farti innamorare perdutamente di me, Lily, mi sembra ovvio. »
Aveva sentito bene?
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'The dates.'
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The second date.

 

 

 

 

Quando, quella mattina di Dicembre, James Potter e Lily Evans entrarono nella Sala Grande fianco a fianco alle sette e mezzo in punto, chiacchierando cordialmente, Minerva McGranitt controllò, in tutta onestà, il contenuto della tazzina che aveva appena portato alle labbra. Per tre ragioni principali.

La prima era che James Potter non arrivava mai a colazione prima delle otto.

La seconda era che solitamente non arrivava mai assieme a Lily Evans.

La terza era che, nel caso effettivamente i due arrivassero insieme, di solito lei aveva la bacchetta in mano e uno Schiantesimo sulla punta della lingua.

Eppure sembrava davvero solo del tè.

« Mi sembra corrucciata, professoressa McGranitt » esclamò in tono stranamente gioviale Albus Silente, alla sua sinistra. « Qualcosa non va? Il tè non è di suo gradimento? »

« Cos...? No, no, il tè è ottimo come al solito » rispose la donna, per poi schiarirsi la voce e avvicinarsi la tazzina alle labbra, senza però arrischiarsi a bere.

« Anche il bacon è squisito, devo dire. Porgerei i miei complimenti agli elfi, se non avessi paura che possano cuocersi le orecchie in forno per la felicità. » Prese un altro po’ di uova, lanciò uno sguardo alla tavolata con gli occhi che brillavano da sotto le lenti a mezzaluna, e infine disse, con lo stesso tono di prima: « Ottimo, ottimo ».

Cosa, esattamente, fosse ottimo, questo Minerva McGranitt non riusciva a capirlo. James Potter e Lily Evans, nel frattempo, avevano difatti preso posto l’uno accanto all’altra (in quale universo parallelo si trovava, per Merlino?) nell’unica tavolata organizzata per gli studenti che erano rimasti a scuola durante le vacanze e avevano continuato a parlare, tranquilli e incuranti degli sguardi spaesati dei pochi presenti, ma questo fatto poteva essere annoverato nella definizione di ‘bizzarro’, o di ‘indigestione da idromele’, o ancora di ‘allucinazione da insonnia’ (e in effetti lei era rimasta sveglia fino a tarda notte per correggere delle pergamene di studenti del settimo anno), non di ‘ottimo’.

Due Corvonero esattamente davanti a loro fissavano la coppia con le forchette a mezz’aria e l’aria intellettuale di un troll di montagna. Un Serpeverde all’altro capo del tavolo, invece, l’espressione tra lo sgomento (perché lei non lo aveva ancora affatturato una volta per tutte) e il disgusto all’idea che un purosangue – un Potter, ma comunque un purosangue – potesse avvicinarsi tanto ad una Nata Babbana, osservava la scena borbottando commenti tra sé e sé.

Minerva McGranitt continuò a sorseggiare il suo tè (ormai, se tanto le dava tanto), mentre l’anziano preside alla sua sinistra cominciava a chiacchierare col Professore Lumacorno delle particolari proprietà di una rarissima pianta che avevano appena portato dal Brasile e che l’attuale insegnante di Erbologia curava nelle serre. Se essiccata e poi sminuzzata, infatti, era uno degli ingredienti necessari per moltissime pozioni curative.

« Be’, comunque sia » stava appunto dicendo Silente in tono pratico, « gli esemplari nelle serre sono quattro, ed al momento l’insegnante di Erbologia è l’unica persona incaricata della loro cura. Non vorremmo mai venissero utilizzati in modo improprio.»

Il professore di Pozioni si rabbuiò immediatamente e Minerva McGranitt strinse le labbra. Certe cose non cambiavano mai.

Ad un certo punto, mentre Lily rispondeva sorridente ad una timida Tassorosso che le aveva chiesto chiarimenti su un difficile incantesimo introdotto nell’ultima lezione di Trafigurazione, prima delle vacanze, James Potter, probabilmente indispettito per essere stato in apparenza dimenticato di punto in bianco, tirò via l’elastico della ragazza, sciogliendole la coda di cavallo.

Ora, la professoressa di Trafigurazione era abbastanza certa che Lily Evans odiasse che qualcuno le sciogliesse i capelli: non solo perché era contro le rigide regole della scuola (e, in quel frangente, i due erano persino seduti ad un tavolo pieno di insegnanti e in presenza del preside stesso), ma soprattutto perché l’ultima volta in cui aveva assistito ad una scena simile, nel corridoio del secondo piano, il tutto si era risolto con i capelli di Potter effettivamente trasfigurati in crini di cavallo e dieci punti in meno a Grifondoro. Anche gli altri commensali sembravano pensare la stessa cosa, perciò fu abbastanza sconvolta quando, invece di tirare fuori la bacchetta e puntarla alla giugulare del suo compagno di Casa, Lily si limitò a sbuffare.

« Potter, per favore, ridammi l’elastico. »

Uno dei due Corvonero lasciò cadere la forchetta sul piatto, a bocca aperta.

« Scusa, Lily, ma sembravi esserti scordata della mia presenza. Non mi sembra educato. »

L’aveva chiamata per nome.

Sarebbe scorso del sangue.

« Mi dispiace contraddirti, James, ma il tuo ego è talmente grosso ed ingombrante da riuscire quasi ad occupare dello spazio fisico. Non potrei mai dimenticarmi della tua presenza. »

(Fortunatamente, la McGranitt non seppe mai della battuta concernente gli aggettivi ‘grosso’, ‘ingombrante’ ed una parte anatomica ben precisa del corpo di Potter che quest’ultimo fece a questo punto a bassa voce, poiché troppo concentrata nel chiedersi che razza di pozione le avessero messo nella bevanda che stava sorseggiando.)

« Oh, per favore » sentì però la Evans esclamare, arrossendo lievemente. Gli tese la mano e lui le ridiede il suo elastico, sorridente.

Potter era effettivamente ancora tutto intero e Lily Evans era arrossita.

Arrossita.

La professoressa gettò un’occhiata indagatrice alla tazzina di tè.

L’anziano preside prese allora parola ad alta voce. « Buongiorno, signor Potter! » esclamò, come se l’avesse visto per la prima volta solo in quell’istante. « Come mai così mattiniero, oggi? »

« Be’, professor Silente, qualcuno mi ha convinto a fare una passeggiata mattutina. » E gettò un’occhiata alla Evans, accanto a lui. « Per... com’era? “Apprezzare la tranquillità e la salubre aria mattutina.” In realtà, signor Preside, l’unica cosa che ho apprezzato è stato il poter rientrare al castello alla fine della passeggiata. Fuori fra un freddo cane. »

Lily Evans sbuffò, ma rimase in silenzio, ancora rossa in volto.

Lily Evans era ammutolita.

La professoressa posò il tè, evidentemente corretto, e passò saggiamente al succo di zucca.

« E come avrebbe fatto a convincerlo, signorina Evans? » sorrise Silente. « La Signora Grassa mi ha detto – assolutamente in confidenza, è chiaro – che il signor Potter è coerente nell’essere l’ultimo a rientrare in dormitorio la sera e l’ultimo a uscire la mattina. »

« Be’... », la ragazza tentennò e ammutolì. Di nuovo.

La McGranitt allontanò anche il succo di zucca.

Non si sa mai.

« È stato in cambio di un ‘sì’ » affermò Potter, con un sorriso compiaciuto, addentando poi un forchettata di bacon.

Il Serpeverde si strozzò con ciò che stava mangiando e tossì un paio di volte.

Lumacorno, troppo assorto a guardare Potter e Evans con le orbite di fuori, spalmò il burro sulla mano della professoressa di Divinazione anziché sul pane.

La Tassorosso guardò i due come se fossero spuntati loro i tentacoli della Piovra Gigante al posto delle braccia.

« Un ‘sì? Signorina Evans, devo preparare il vestito buono? »

La ragazza boccheggiò. « Cosa?! » disse in tono stridulo. « No, no, no, per Merlino, certo che... »

« … non ancora... » mormorò James Potter in tono leggero, commentando in sottofondo.

« … Certo che no, signor Preside...! »

« … mi dia tempo... » continuò Potter.

« … Starà mica scherzando... »

« … in effetti, il 3 Luglio sarebbe perfetto... »

« Siamo solo usciti assieme! »

Erano.

Solo.

Usciti.

Assieme.

Metà della tavolata sembrò sul punto di vivere un’esperienza mistica post-mortem.

« Capisco » rispose Silente, senza scomporsi, gli occhi che brillavano di divertimento. « Sono contento che finalmente i nostri due Caposcuola Grifondoro vadano d’amore e d’accordo. Cioccolata da Madama Piediburro? »

Lily Evans parve seriamente disgustata. « Per favore, signor Preside. Piuttosto, Burrobirra ai Tre Manici di Scopa. »

« Semplice ed efficace » commentò Potter.

La Evans alzò gli occhi al cielo. « Ma efficace per cosa, Potter? »

« Per farti innamorare perdutamente di me, Lily, mi sembra ovvio. »

Aveva sentito bene?

No, questo no. Dov’erano il James Potter e la Lily Evans dei sei anni precedenti? Dov’erano gli Schiantesimi? Le fatture Orcovolanti? Perché, dopo quella battuta, le guance della ragazza avevano semplicemente raggiunto la tonalità dei suoi capelli e basta, senza che quest’ultima riducesse Potter e la Sala Grande in un cumulo di macerie fumanti?

Ci fu qualche secondo di silenzio.

« Potter, non è divertente. »

« Questo perché sono serio. »

« C’è gente, Potter, abbi un po’ di ritegno. »

« La presenza di testimoni dona un tono ufficiale alle mie parole. »

Okay, forse aveva sentito, tra una lezione e l’altra, voci di corridoio secondo cui lui provasse costantemente ad ottenere un appuntamento da lei, ma che Lily Evans avesse accettato le era sfuggito.

« Ah, beata gioventù » sospirò Silente.

E le preghiere della McGranitt parvero essere esaudite, perché fu allora che la situazione precipitò.

« No, Potter, smettila di fare lo sbruffone. »

« Io non faccio lo... »

« Ah, no? »

« Certo che... »

Eccoli, eccoli, erano finalmente loro. Dove erano le bacchette alla mano? Pregustava già l’amata tradizione di rimproverare i Caposcuola della sua casa per i costanti battibecchi.

« Sì, invece. Farmi innamorare di te, fammi il piacere. »

« Evans, sei la persona intelligente più ottusa che conosca. »

« Questo perché, a parte Remus, non mi sembra che tu ti circondi di persone intelligenti. »

« Ehi... »

« Capisco che tu non voglia sentirti sminuito al confronto, però... »

« Ehi! Non è questo il punto! »

La McGranitt sospirò, commossa.

I commensali, nel frattempo, facevano vagare lo sguardo dall’uno all’altro a seconda dello scambio di battute.

« E quale sarebbe il punto? »

Che tutto è come prima, pensò la McGranitt, sorseggiando il succo di zucca. Il tè non era corretto, quindi.

« Che sono serio. »

Forse era stata l’aria natalizia.

« Il punto, te lo dico io, è che è assurdo che tu possa pensare una cosa del genere. Dammi un motivo per cui dovrei ‘innamorarmi perdutamente di te’. »

Sì, sicuramente l’aria natalizia. Sospirò nuovamente.

« Tutto bene, Minerva? Mi sembri strana » osservò Silente.

« Ora sto meravigliosamente bene, Albus. »

« Oh, andiamo... » Potter alzò gli occhi al cielo e fece una smorfia di disappunto.

« Sto aspettando, Potter. »

E il ragazzo, anziché rispondere acidamente come tutti si aspettavano, si limitò a scuotere la testa, sorridente.

« Oh, Evans. È perché io sono già perdutamente innamorato di te. Sarebbe scortese non ricambiare, no? »

Aveva respirato qualche erba strana nella serra, per caso? O James Potter aveva davvero appena detto ad alta voce di essere perdutamente innamorato di Lily Evans? E lei lo guardava davvero con la bocca dischiusa, incapace di rispondere, un po’ rossa in volto?

Lumacorno continuava a spalmare burro sui suoi sfortunati vicini.

Il Serveverde aveva assunto uno strano colorito giallognolo.

I Corvonero guardavano i loro piatti come se fossero degli animali vivi.

Silente, come al solito, sembrava l’unico a non essere colpito, e decantava lieto l’ottima cucina degli elfi di Hogwarts.

« Io... io credo che andrò in Biblioteca » balbettò la Evans, raccogliendo frettolosamente le sue cose.

« Dammi dieci minuti e arrivo, Evans, se vuoi. »

Se James Potter avesse messo piede in Biblioteca, come minimo Madama Pince sarebbe morta all’istante di infarto per la visione.

« Io... scusa... credo di dover... stare un po’ da sola, ecco. »

E fece per allontanarsi. James Potter non provò nemmeno a seguirla.

« Ehi, Evans! » la chiamò invece, incurante di essere – come sempre – al centro dell’attenzione di tutti e di stare dando spettacolo.

Lei si voltò con aria interrogativa, ormai alle porte della Sala Grande.

« A quando il secondo appuntamento? »

 

Be’, pensò la McGranitt allora, con semplicità, erano Lily e James. Imprevedibili.

Erano passati sei anni, era ovvio che le cose fossero cambiate e continuassero a cambiare. Eppure, in un certo senso (e lo scambio di battute piccate che si erano appena rivolti lo dimostrava), erano sempre gli stessi Lily e James di sempre: quelli del primo anno, quando lui le aveva fatto scoppiare una finta caramella nella borsa dei libri e lei gli aveva fatto spuntare un corno in fronte, gli stessi Lily e James del quinto, quando lei lo metteva in punizione un giorno sì e l’altro pure, gli stessi Lily e James di qualche settimana prima, quando lui le scioglieva la coda o la crocchia per dispetto e lei ancora finiva con l’esibire una certa bravura negli incantesimi non verbali trasformando il manico di scopa del ragazzo in un serpente pronto a fuggire.

Qualche anno dopo, successivamente alla loro morte, avrebbe riflettuto che, in fondo, erano sempre stati ‘Lily e James’, mai solo Lily Evans, mai solo James Potter: sempre Lily e James. Chiunque non avrebbe potuto pensare all’una senza pensare all’altro, e viceversa.

Avrebbe riflettuto che, dopotutto, erano stati inseparabili prima ancora di essere innamorati.

 

Lily Evans rise, per la prima volta ignorando il loro pubblico. « Potter, quanto sei testardo. Ci proverai in eterno, a stare con me? »

James Potter esibì il migliore del suoi sorrisi. « Fino alla morte, Evans. »

 

Qualche anno dopo, Minerva McGranitt avrebbe ripensato a quest’ultima risposta con un tono amaro, sapendo che, in un certo senso, il ragazzo aveva predetto la sua fine – insieme a Lily, fino alla morte.

Ma quella mattina, ancora ignara del futuro, pensò soltanto che, probabilmente, James Potter avrebbe avuto il tanto agognato secondo appuntamento.

 

 

 

 

Note dell’autrice.

Coffcoff, buonasera. Che dire? La Pottermania si è reimpossessata di me e ne è uscito questo. Spero che la McGranitt e Silente siano almeno un po’ IC e che questa one shot sia stata di vostro gradimento, facendovi (ultime righe a parte, un po’ amare) sorridere.

Carme.

 

P.S. Non è che potreste, ecco, inserire una recensione? Mi fareste tanto felice. Grazie!

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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