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Autore: LeftEye    29/01/2007    34 recensioni
Bra chiede al suo papà di raccontarle una favola... ma quale?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Raccontami una fiaba...' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Raccontami una favola…

 

 

«Papà.»

Fece finta di non averla sentita.

«PAPAAA’!!»

Ignorarla era ormai invano.

«Che c’è?» sbuffò Vegeta voltandosi verso la piccola Bra, che si era messa in piedi sul letto con le coperte già tutte in disordine.

Aveva fatto una fatica disumana per portarla in camera, farle mettere il pigiama, farle lavare i denti e sistemarla nel suo lettino, infilando le coperte sotto il materasso in modo che lei non potesse scivolare giù durante la notte, e ora lei si era già rialzata.

La piccola si tolse di bocca il suo ciuccio e lo lanciò per terra ridendo.

«Raccontami una favola!»

«No. Dormi.»

«Favola! Favola! Favola!» iniziò a strillare Bra saltando furiosamente sul materasso.

Troppo per i nervi delicati di Vegeta.

«Mamma me la racconta sempre.»

«Appunto, io non sono la mamma» rispose secco il padre.

«Ma la mamma non c’è ora!»

Maledetta Bulma e maledetti i suoi infiniti convegni!

«Appunto, niente favola per stasera. Dormi.»

«Nooo! Favola! Favola! Favola!»

Che fare? Una soluzione poteva essere uscire dalla stanza e fare finta di non sentire quelle grida finché non si fossero placate, ma Vegeta sapeva che Bra aveva ereditato la testardaggine e la tenacia di entrambi i genitori, e che avrebbe continuato per ore.

L’amara alternativa era quella di leggerle quella benedetta favola.

«Mettiti a letto o non ti racconto un bel niente» la minacciò.

Lei subito si rimise sotto le coperte e attese in silenzio.

Lui iniziò ad esaminare uno dei tanti libri di favole che c’erano sullo scaffale accanto al letto.

«Cosa vuoi che ti legga?»

Bra indicò un piccolo libricino: “Cappuccetto Rosso”.

Vegeta estrasse il libro, si sedette sulla sedia a dondolo accanto al lettuccio e iniziò a sfogliare le pagine sbuffando.

«C’era una volta…» iniziò a leggere svogliatamente, ma subito la bimba lo interruppe e lo rimproverò:

«Leggi con un po’ di “esprevvissità”, papà!»

Ecco, non solo doveva mettersi a raccontare una favola, ma lo doveva fare pure con espressività!

E a dirglielo era una mocciosa (una meravigliosa mocciosa) di tre anni!

«C’era. Una. Volta.» ripeté digrignando i denti. «Una bambina, la più carina che si potesse mai vedere.»

«Ma la mamma dice che sono io la bambina più carina del mondo! Non è vero?» lo interruppe Bra, mettendolo di fronte a un grande problema: dire alla sua bambina che in realtà era Cappuccetto Rosso la più bella, e spezzare il suo cuoricino, o cambiare la storia?

«Certo che sei tu, ho solo letto male» disse il principe dei Sayan. «C’era una volta una bambina, la più orrenda che si potesse vedere. Era proprio brutta e la sua mamma se ne vergognava molto, e la sua nonna ancor di più» proseguì modificando le parole del testo.

Ora la sua piccola era più contenta.

«La sua mamma le aveva cucito su misura un cappuccetto che le copriva così bene quel bruttissimo viso, che tutti la chiamavano semplicemente Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre aveva preparato delle gustosissime ciambelle e le disse…»

«Ma le ciambelle erano buone come quelle che fa la nonna?» chiese Bra.

Quante domande!

«No» sbuffò Vegeta. «Erano uno schifo in confronto a quelle della nonna.»

«E perché dice “gustosissime”?»

«Perché ho sbagliato a leggere. Dice “disgustosissime”.»

Bra fece una smorfia di disappunto:

«Ma papà, tu non sai leggere!» protestò.

«Non è vero!» ribatté Vegeta. «Prova tu a leggere questi caratteri piccolissimi!»

«Ok, ma fai attenzione!»

«Sì, sì» sbuffò il padre, e continuò con la narrazione. « Un giorno sua madre aveva preparato delle disgustosissime ciambelle e le disse: “Bambina mia, dovresti andare a fare visita alla nonna: sta poco bene e vorrei tu le portassi questi dolcetti che ho appena sfornato.

Mi raccomando, però: sai bene che non devi fermarti per strada per nessuna ragione”. Cappuccetto Rosso, senza farselo ripetere due volte, partì per andare dalla nonna, la quale abitava al limitare del bosco. Passando per il bosco, gioio…»

No, non poteva continuare a leggere una cosa del genere: gli sarebbe venuto il diabete e il suo orgoglio di principe sayan ne sarebbe uscito gravemente leso.

«Passando per il bosco, idiota e deprimente come sempre, si soffermò per cacciare degli scoiattoli da portare alla nonna e cucinare alla brace, ma venne morsa da uno di questi odiosi animaletti e in più uno stormo di rondini le schittò in testa.»

La piccola Bra scoppiò a ridere come una pazza.

La storia, quella modificata, le piaceva, constatò con orgoglio Vegeta.

« Di lì a poco, la bambina si imbatté nel Lupo Cretino, il quale aveva una gran voglia di farla a pezzi e sbranarla ma, essendoci dei cacciatori lì vicino, si limitò a rivolgerle la parola: “Ma che orribile bambina sei! Come diavolo ti chiami  e dove diavolo stai andando?”

“Mi chiamo Cappuccetto Rosso, e brutto ci sei tu. Dove vado sono affaracci miei, pezzente” rispose la piccola scordando che la mamma le aveva spiegato quanto fosse pericoloso fermarsi a dar retta a degli sconosciuti, soprattutto se così bastardi e maleducati. “Però se proprio ti interessa sto andando dalla mia vecchia a portarle questi scoiattoli da cucinare”. “Abita molto lontano da qui?” si informò il Lupo.

“Chettefrega?” rispose la bambina.

“Dannazione perché diavolo devi essere così dannatamente antipatica! Volevo solo farmi un po’ gli affaracci tuoi! Oltre che brutta sei pure bastarda forte!”

“Crepa” rispose Cappuccetto Rosso, e continuò per la sua strada.»

«Io sono più gentile di Cappuccetto Rosso!» disse orgogliosa Bra.

«Sì, ma non devi parlare con gli sconosciuti. E ora lasciami continuare: il Lupo Cretino decise di vendicarsi e seguì la piccola Cappuccetto Rosso la quale, ignara di tutto, se ne andò per la sua strada, fumando una sigaretta e sputando per terra, imprecando ogni volta che pestava una cacca di cavallo e pestando tutti i fiori e gli animaletti che incrociava durante il tragitto. Intanto il Lupo, che era Cretino, ma non così tanto, individuò la casa della Vecchia e prese una scorciatoia per arrivare prima di quell’orribile bambina. In due salti arrivò alla casa della vecchia rimbambita e bussò.»

«Come bussò?» chiese Bra.

«Come bussano tutti» rispose Vegeta.

«E come?»

Il sayan sbuffò:

«Così:“Toc, toc”.»

Ottenuto ciò che voleva, ovvero sentire suo padre fare “toc toc”, Bra ritornò silenziosa e attenta.

«“Chi e’?” chiese la vecchia rimbambita. “Sono Cappuccetto Rosso, sono la tua bambina” disse il Lupo mascherando la voce “e sono venuta a portarti un cestino di cose disgustose che ha preparato la mamma per te”. La vecchia rinco… rimbambita, che era a letto perchè era vecchia… e rimbambita, rispose: “Fuori dai piedi, non voglio vedere il tuo brutto muso!” La bambina cercò allora di convincerla in altri modi: “Brutta megera, ti ho portato pure la pensione! Se la vuoi devi farmi entrare!” La vecchia allora sbuffò: “Solleva il catenaccio e la porta si aprirà”.

Il Lupo così fece e la porta si aprì. Appena in casa, si gettò sulla nonna e se la mangiò non in un sol boccone,  ma lentamente e molto dolorosamente, perché era un Lupo sadico a cui piaceva far soffrire le sue prede prima di sbafarsele.»

«Che bello!» gioì la piccola Bra. «Questa vecchia era proprio antipatica!»

« Quindi richiuse l’uscio  e andò a mettersi nel letto aspettando l’arrivo di Cappuccetto Rosso la quale, di lì a poco, bussò alla porta.»

«E come bussò?»

«Come prima» rispose Vegeta iniziando a seccarsi di quel giochetto.

«E come?» sorrise la bambina.

Il padre non poteva non accontentarla:

«”Toc toc”. “Chi è?” Cappuccetto Rosso, sentendo quella strana voce, ebbe all’inizio un po’ di paura ma, pensando che la nonna si fosse di nuovo scolata il Bourbon, rispose: “Apri, vecchia ubriacona. Ti ho portato da mangiare.” Il Lupo, assottigliando un po’ la voce, la invitò ad entrare e, vedendola apparire, si nascose per bene il viso sotto le coperte. “Sistema il cestino sul tavolo, bambina mia ed avvicinati” le disse. Cappuccetto pensò che era strano che la nonna fosse così gentile con lei, però si avvicinò lo stesso, sperando che la vecchia le volesse dare una sostanziosa mancetta per il favore. Tuttavia, osservandola bene, notò qualcosa di strano e iniziò a domandare: “Nonna… ma che braccia grandi hai!” “E’ per riempirti di botte, brutta carciofa!” rispose il Lupo. “Nonna … ma che gambe grandi hai!" “E’ per prenderti meglio a calci, stupida befana!” Cappuccetto Rosso, sempre più stupita, riprese: “Nonna … ma che orecchie grandi hai!” “Sono tutte le boiate che mi tocca sentire, miserabile umana!” “Nonna … ma che occhi grandi hai!” “E’ l’orrore che provoca la tua vista, schifo parlante!” “Nonna … ma che bocca grande hai!” “Che palle… è per mangiarti meglio!” E così dicendo, il Lupo Cattivo si gettò sulla malcapitata bambina e se la mangiò in un sol boccone. Ma la bambina faceva schifo, così la vomitò, poi si rimise a letto e si addormentò.»

«E Cappuccetto Rosso era ancora viva??» chiese Bra, sempre più incuriosita, a un Vegeta sempre più stanco.

«Non lo so, ora lo scopriamo. Il suo russare attirò l’attenzione di alcuni cacciatori che passavano proprio in quell’istante nei pressi  della casa e, incuriositi, osservarono dalla finestra la scena e decisero di entrare. Non trovando la nonna, che ben conoscevano, e veduto il Lupo con la pancia piena, immaginarono cosa fosse successo e, senza perdere altro tempo, aprirono la cassaforte della vecchia, rubarono tutti i soldi che c’erano e se ne andarono via, senza accorgersi della moribonda Cappuccetto Rosso, distesa per terra, che morì dissanguata insieme al Lupo Cretino. Fine.»

«Che bella!! Raccontamene un’altra, papà!» esclamò Bra battendo le mani entusiasta.

Vegeta sbadigliò.

«No, ora si dorme.»

«Va bene…» disse la bimba; si rannicchiò sotto le coperte e chiuse gli occhi, ma prima che il padre uscisse dalla stanza lo richiamò e gli chiese:

«Me ne racconterai un’altra, domani?»

Vegeta ci pensò un attimo su:

«Forse… vediamo.»

In fondo ci aveva preso gusto a modificare le favole terrestri; quelle originali erano troppo noiose.

Il sayan andò nella propria stanza, deciso ad aspettare sveglio la moglie, ma si addormentò quasi immediatamente.

Quella notte sognò una vecchietta in camicia da notte che lo rincorreva.

   
 
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