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Autore: HeyFox    15/07/2012    5 recensioni
"Io ti aspettero' lassu', nel cielo.
Vi osservero' e vi proteggero', saro' il vostro angelo custode.
Arrivederci, ci rivedremo in futuro.
Con amore,
Per sempre Tuo,
James"
Genere: Guerra, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James, Logan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'With Love, Forever Your, James.'
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Mi svegliai col sorriso sulle labbra.
Aprii gli occhi e vidi subito una chioma mora. Sorrisi di nuovo e lasciai un delicato bacio sulla testa di mia moglie, togliendo in seguito il mio braccio dalla sua vita.
Mi alzai lentamente e mi rivestii.
Uscii di casa per prendere la posta e ritornai dentro, posando le buste sul tavolo della cucina.
Accesi l'acuqa per prepararmi il caffe' e afferrai la posta.
Bollette, bollette, bollette, invito, lettera dall'esercito.
Sapalancai gli occhi e aprii subito l'ultima busta.
Iniziai a leggere con gli occhi sgranati.

" Egregio Sig. Maslow,
I tempi in cui viviamo esigono l'arruolamento obbligatorio nell' esercito degli Stati Uniti d' America.
Lei e' stato assegnato alla 101a Divisione Aviotrasportata.
Un camion per il raccoglimento delle truppe passera' da casa Sua il giorno dopo dell'arrivo della lettera, durante il primo mattino.
Partira' in missione con altri dodici soldati semplici, un capo- squadra e un colonnello, dopo aver svolto un breve periodo di addestramento al campo militare di Los Angeles.
Onorati,
Generale Eisenhower."

Sbiancai totalmente, finendo di leggere quelle poche righe.
Non ci potevo credere.
Fissavo la lettera senza vederla realmente. I miei occhi fissavano il vuoto.
Sentii le scale scricchiolare e la testa di mia moglie sbucare dal corridoio, sorridente.
Anch' io sforzai un sorriso, nascondendo la lettera dietro la schiena. Gliene avrei parlato con calma entro il giorno stesso; dopotutto non avevamo molto tempo a disposizione per salutarci.
Si avvicino' a me e mi diede un bacio sulla guancia, stringendomi.

- Hey, che succede Jey? Sei bianco come un lenzuolo.- Sussurro' con il viso affondato nella mia spalla.
Sorrisi sentendomi chiamare col soprannome che mi aveva assegnato fin dall' inizio e la strinsi a me.
- Non succede nulla tesoro, e' solo che non ho dormito bene.- Sussurrai anch' io, maledicendomi per averle mentito.
Mangiammo la colazione in silenzio, sorridendoci di tanto in tanto.
I suoi sorrisi erano radiosi, sinceri, allegri, mentre i miei erano falsi, forzati, terrorizzati.
Finito di mangiare sparecchiai la tavola e lavai i piatti e le posate, andando poi a sedermi sul divano nel salotto, dove la mia donna era seduta a leggere il contenuto di una delle buste arrivate.

- Siamo stati invitati al matrimonio di Kendall e Danielle- Esclamo' alzando il viso per guardarmi.
Anch' io sorrisi, diventando subito serio. Era arrivato il momento di dirle della lettera.
Sospirai, volendo rimandare con tutto me stesso quel momento.
- Camille, ti devo parlare.- Dissi alla fine, cercando di sorridere, senza pero' riuscirci.

- Anchi' io James. E' una cosa importante?- Chiese sorridente, rigirandosi l' invito al matrimonio fra le mani.
Io annuii, cosi' lei mi fece segno di iniziare.
Sospirai e mi feci coraggio, prendendo il piccolo foglio dalla tasca posteriore, osservandolo di nuovo.
Non mi ero accorto che nella parte posteiore della lettera c'erano tutti i miei dati personali, come il nome completo, data e luogo di nascita. No, non si poteva sbagliare, avevano sicuramente richiamato me.
- Oggi e' arrivata anche un' altra lettera, oltre a quelle quattro.- Mi fermai un momento, respirando profondamente- Era..E' per me. Viene dall' esercito.-
Guardai la sua faccia confusa e le passai il foglietto, continuando a spiegare, mentre lei lo fissava - Mi hanno arruolato nella 101a Divisione Aviotrasportata. Non posso dire di no, e' un' arruolamento obbligatorio-.
Conclusi con la voce che si affievoriva man mano che continuavo, mentre i miei occhi non si spostavano dal suo viso.
La sua espressione comincio' a cambiare. Il sorriso iniziava a svanirle lentamente, mentre fece cadere a terra la lettera e l' invito. Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime e il labbro inferiore cominciare a temare.

- James, sono incinta- Disse, prima di iniziare a piangere.
Sgranai gli occhi, poi mi alzai, sedendomi accanto a lei, abbracciandola e accarezzandole una spalla.
- Ma e' una cosa fantastica!- Esclamai, guardandola con le lacrime agli occhi per la felicita'.

- No James, non lo e'. Tu non ci sarai..E se tu non..Non tornassi mai piu?- Pronuncio' l'ultima frase singhiozzando ancora di piu', stringendomi a se, come se in quel modo mi potesse far rimanere.
- Non dire cosi'. Io tornero' da te e dal nostro bambino. Te lo prometto- Sussurrai, facendo scorrere le mani sulla sua schiena, cercando di calmarla.
Lei si aggrappo' a me con le braccia, sussurrando contro la mia spalla
- Non fare promesse che non puoi mantenere-.
Sospirai, sentendo anche i miei occhi farsi lucidi - Se non vuoi che te lo prometta, almeno ti posso dire che faro' di tutto per ritornare a casa intero-.

Quel giorno andammo entrambi a dormire presto. O almeno ci provammo.
Io non chiusi gli occhi per via della tensione, del dispiacere e soprattutto dal terrore di non tornare mai piu' a casa. Camille invece continuo' a piangere fino alle quattro del mattino, finche' non si addormento'.
La osservai per tutto il tempo che mi rimaneva. Le accarezzai le guance bagnate, sentendo alcune lacrime scendere anche a me. Le asciugai in fretta, alzandomi subito dopo.
Preparai due borsoni con tutto quello che mi poteva servire al campo d' addestramento e poi mi feci una doccia veloce, radendomi, per poi vestirmi e uscire dal bagno.
Portai i due borsoni vicino all' ingersso e preparai la colazione a Camille per l' ultima volta fino al mio ritorno.
Lei si sveglio'  dopo poco e mi raggiunse. Non parlammo. I nostri sguardi lo fecero al posto delle parole.
Non mangio' molto e io bevvi solo una tazza di caffe'.
Mi alzai dal tavolo e mi avvicinai a lei, abbraciandola, mentre lei posava le mani sul mio petto.
Restammo cosi' finche' il camion verde scuro dell' esercito non parcheggio' davanti casa nostra.
Mi alzai e mi diressi verso la porta, mettendo i borsoni fuori.
Mi girai a guardare la donna e la trovai in lacrime.
Nemmeno io mi trattenni. La abbracciai forte, poggiando il mio mento sulla sua testa, sentendo le amare lacrime scivolarmi lungo le guance e un groppo sempre piu' grosso formarsi in gola.
- Tornero' da te e dal nostro bambino. Tornero' da voi e vivremo serenamente.- Sussurrai, inghiottendo.

- Non andare James, ti prego. Resta qui con me, non lasciarmi da sola. Non sapro' che fare se te ne vai- Singhiozzo' fortemente contro il mio petto, stringendo la mia camicia fra le sue dita.
Alzai gli occhi al cielo, cercando di trattenere le lacrime - Devo andare, mi dispiace. Ma tornero', te lo prometto-.
Mi tolsi la catenina che avevo al collo e la misi a lei, mentre lei mi metteva la sua nella tasca.

- Magari ti portera' fortuna e penserai a me- Sussurro' guardandomi negli occhi.
Le presi il volto fra le mani e la baciai dolcemente ma profondamente allo stesso tempo.
Mi misi il cappello in testa e la guardai un' ultima volta, girandomi poi definitivamente verso il camion. Salii sopra di esso e mi sedetti accanto a un ragazzo giovane quanto me, magari avevamo piu' o meno la stessa eta'.
Mi porse la mano e io l'afferrai
- Piacere, Logan! Quella era la tua ragazza?- Chiese dopo essersi presentato.
Io scossi la testa - No, era mia moglie. E piacere mio, James-.

Parlammo per tutto il viaggio, raccontando uno all' altro della propria vita, delle nostre passioni e dei passatempi.
Scoprii che Logan aveva un anno piu' di me, che viveva da solo, che era di Portland e che faceva il panettiere, oltre ad altre mille cose.
Diventammo amici in quelle poche ore, trovando molte cose che ci accomunavano.


" Cara Camille,
Ormai e' un mese che sono al campo d'addestramento e questa e' soltanto la prima volta che ti scrivo e mi dispiace infinitivamente, ma qui ci fanno lavorare duramente.
Io sto bene, anche se ho una brutta ferita alla gamba destra.
Durante il viaggio ho conosciuto un ragazzo davvero simpatico, si chiama Logan. Siamo diventati amici da subito.
Poi qui fanno le cose davvero di fretta ma con precisione.
Ormai sono un buon cecchino, so assaltare a mani nude gruppi di tedeschi formati da 6 truppe. So usare varie armi e granate.
So fare tutto questo, ma non sono riuscito ad uccidere un cinghiale, immaginati un uomo. E nonostante questo mi hanno eletto sergente, insieme a Logan e un altro ragazzo di nome Mike.
Domani sera mi spediscono in missione, con altri dodici ragazzi, un capo- squadra e un colonnello.
Come state tu e il bambino?
Non immagini quanto vorrei poterti rivedere, stringere, baciare. Vorrei toccarti la pancia e sentire il piccolo o la piccola scalciare.
Prego per voi ogni mattina e ogni sera, pregando il buon Dio di farvi vivere tranquillamente le vostre vite.
Adesso perdonami, ma e' ora di spegnere le luci.
Con amore,
Per sempre Tuo,
James."

Misi quel pezzo di foglio nella busta e ci scrissi sopra l' indirizzo di casa. Il mattino seguente l'avrei cosegnato al ragazzo incaricato di portare la posta ai famigliari dei soldati.
Presi la catenina di Camille e me la rigirai fra le mani, iniziando a pregare.
Quando finii, rimisi la catenina nella tascha dell' uniforme e mi addormentai.

Fummo svegliati tutti dal suono della campana del campo.
Mi alzai lentamente, vestendomi, come dopotutto facevano tutti i ragazzi attorno a me.
Presi la lettera e mi avviai verso la porta del capanno.
Uscii e venni raggiunto da Logan.

- Lettera per la tua donna?- Chiese, indicandola.
Io annuii, indicando la sua - Lettera per la tua famiglia?-.
Anche lui annuii e ci dirigemmo verso la fila dei soldati che aspettavano pazientemente il loro turno per consegnare la lettera al bancone della posta.

Di pomeriggio, la squadra in cui ero stato assegnato e il resto della mia divisione fu convocato nel centro del campo.
Ci ritrovammo tutti e tredici ragazzi allineati in fila sull' attenti, secondo i numeri a noi assegnati, con davanti a noi il colonnello e il capo- squadra che dovevamo seguire.

- Riposo soldati- Disse il colonnello, dopo averci fatto il segno del saluto, che noi ricambiammo.
- Questa sera partirete per la vostra prima missione. Dobbiamo arrivare in Francia, piu' precisamente nelle pianure centrali. Salterete giu' dall' aereo seguendo l' ordine numerico. Io e il sergente Backer salteremo per ultimi. Dopo essere atterrati ci ritroveremo tutti in una fattoria di partigiani e da li' vi spieghero' il seguito.-.
Fece una pausa, osservando bene ogni faccia che si trovava davanti.
- Bene soldati, rompete le righe! Ah, sergenti Maslow e Henderson, cucitevi quell' uniforme altrimenti vi metto a pelare le patate.-.
Io e Logan annuimmo, dirigendoci nuovamente nel capanno, sedendoci poi sui nostri letti, uno davanti all' altro.
Durante il tempo rimanente ci cucimmo l' uniforme, parlando delle nostre famiglie e dei nostri timori.
Quando il sole comincio' a calare rientrarono gli altri undici ragazzi.
Ci fu un lieve trambusto, dove tutti si iniziarono a preparare, mettendosi addosso l'uniforme piu' pesante, allacciandoci granate e mine, riempiendo le tasche apposite di munizioni, finendo col mettersi lo zaino col paracadute.

Dentro la stanza regnava un assoluto silenzio, nessuno fiatava.
Io osservavo la catenina che avevo preso dalla tasca. Me la allacciai al collo, proprio mentre una luce rossa e un acuto suono di sirena facevano scattare tutti in piedi.
Uscimmo dall' edificio e venimmo scortati dai nostri superiori verso uno degli aerei pronti al decollo.
Salimmo sopra.
Io mi misi seduto nel secondo posto a sinistra, avendo il numero quattro. Logan si mise su quello di destra.
Durante il decollo nessuno parlo'. Nessun discorso di incoraggiamento da parte dei superiori, nessun commento dei soldati.

Durante tutto il viaggio alcuni dormivano, altri guardavano il compagno seduto davanti senza battere ciglio, altri ancora, come me, osservavano piccoli oggetti stretti fra le dita.
Ad un tratto il colonnello e il capo- squadra si alzarono.

- Soldati, alzatevi- Esclamo' il colonnello.
Noi lo facemmo, seguendo l'ordine.

- Agganciare- Continuo' il capo- squadra, nervoso.
Anche questo oridine fu eseguito.

- Controllare l' equipaggiamento!- Continuo' ancora il capo- squadra,  il sergente Backer.
Staccai la mano dal gancio sopra la mia testa e controllai se avessi tutto. Poi dal fondo dell' aereo sentii i ragazzi.

- Tredici okay..Dodici okay.. Undici okay- Quando il numero undici fini' di parlare, l'aereo fu scosso da una tremenda esplosione, facendoci cadere tutti sul lato destro dell' aereo.
- Carrion, Harclock, Allen, Garnett, state bene?- Chiese Logan ai ragazzi che erano seduti vicino al punto dell' esplosione., rialzandosi e aiutandomi a fare lo stesso.
I ragazzi richiamati annuirono.

- Salto di emergenza. Backer vai prima tu, muoviti!- Esclamo' il colonnello, facendo uscire il sergente sul portellone.
Lo osservai, mentre guardava insicuro sotto di lui. Era un ragazzo giovane, al massimo poteva avere venticinque anni. Aveva paura, si notava.
Alla fine si lancio', scomparendo nell' oscurita'.
Il colonnello ci fece segno di avvicinarci al portellone e noi lo facemmo.
Io e Logan ci scambiammo un pugno e lui si lancio', seguito da me.


Io e gli altri 9 ragazzi, compreso il sergente Backer, eravamo seduti su dei tronchi caduti, aspettando il carro armato che ci doveva raggiungere.
Gli altri ragazzi parlavano e scherzavano, godendosi il momento di pace.
Io invece scrivevo una lettera, la seconda da quando me ne andai da casa.

" Cara Camille,
Come stai? E il bambino? Va tutto bene?
E' passato un mese e mezzo, ormai, dalla volta in cui ti avevo scritto la prima lettera e adesso siamo nelle pianure della Francia.
Vaghiamo senza meta, trovando di tanto in tanto qualche abitazione, dove, di solito, i proprietari sono ben disposti ad ospitarci. Alla prossima casa daro' questa lettera a loro, chiedendo di spedirtela.
Siamo stati attaccati durante il volo, abbiamo dovuto fare un salto d' emergenza e siamo finiti dalla parte opposta di dove dovevamo essere.
Abbiamo perso 5 uomini, compreso il colonnello. Si devono essere smarriti, atterrando troppo lontano da noi.
Nonostante tutto, io sto bene, pero' ho una brutta cicatrice sul fianco sinistro.
Ho paura. Ho davvero tanta paura.
Qualche volta vorrei avvicinarmi ad un tedesco e dirgli di mandarmi una pallottola nella tempia, ma poi vedo la tua catenina e mi ritorna la ragione, mentre una vocina mi dice ' Non fare idiozie.  Stai attento e rimani calmo. Ritornerai a casa, rivedrai tua moglie e stringerai il tuo bambino. Lo crescerai come un buon padre fa'.
Prego per voi ogni istante di pace che abbiamo a disposizione.
Cerchero' di scriverti al piu' presto possibile.
Con amore,
Per sempre Tuo,
James".

Finii di scrivere e misi il foglio al sicuro nella tasca interna dell' uniforme, sentendo subito dopo un boato che producevano i carri armati americani.
Io e i miei compagni ci alzammo, mettendo le carabine in spalla e i fucili in mano, mentre un sorriso si dipingeva sulle labbra.
Un carro armato leggero usci' dai cespugli alti. Lo sportello superiore si apri', facendo emergere un ragazzo giovane e sorridente.

- Sergente Kevin Schmidt, 54esima Divisione Corrazzata. Voi siete i pezzi rimasti della 101a?- Chiese, scendendo del carro e tendendo la mano a Backer.
Io invece ero rimasto imbambolato, poi feci un passo avanti - Schmidt? Kevin Schmidt, fratello di Kendall Schmidt?- Chiesi a mezza voce.
Il ragazzo annui', sorpreso, girandosi verso di me
- Si, sono io. Ci conosciamo per caso?-.
Io sorrisi, lasciando il fucile a Logan e abbracciai il nuovo arrivato - Diamine se ci conosciamo! Sono James, il migliore amico di tuo fratello. Come diamine ti e' venuto in mente di arruolarti?!- Chiesi infine, rimproverandolo con lo sguardo. Era come un fratello minore per me e sapere che si era arruolato non mi metteva il cuore in pace.
- James! Per tutti i crucchi che ho visto, non ti ho riconosciuto! Comuque, arruolamento obbligatorio, come il tuo, suppongo-.
Io annuii, sorridendo.
Passammo la giornata a parlare e mangiare il cibo finalmente commestibile portato da Kevin.


Stavamo camminando sulle strade di campagna accanto al carro armato, ridendo e scherzando. Erano ormai quasi due mesi e mezzo che non vedevamo nessun tedesco sulla nostra strada e questo ci aveva fatto rilassare parecchio. Ma allo stesso tempo, nessun uomo o donna francese, che ci aveva ospitato, ha voluto spedire le lettere che avevo scritto in quei mesi.
Ad un tratto sentii un fischio di proiettile e Jason mi tiro' giu.

- Cazzo, trovatevi tutti una copertuta- Esclamo' Mike.
Andammo dietro un muro di terra e vegetazione e prendemmo velocemente le mitragliatrici e i fucili.
Notai il carro di Kevin allontanarsi da noi, per andare piu' avanti. Cosa diamine intendeva fare con quella mossa?
Dopo aver ricaricato mi affacciai di nuovo, sparando ad uno che stava per salire sul retro del carro, mentre notavo con la coda dell' occhio un colpo di Logan atterrare un mitragliere.
Ci spostammo piu' avanti, costatando che quel pezzo era sgombro.
Vidi un panzerfaust e un bazooka puntare contemporaneamente verso il carro.
Due armi del genere usate nello stesso tempo sono distruttive su un carro leggero.
- Cazzo, quei due coglioni a ore dieci hanno un bazooka e un panzerfaust.- Esclamai.
Due dei miei compagni si girarono verso di loro, mentre gli altri continuavano a tenere alla larga le mitreagliatrici e i fucili.
Iniziammo a far piovere una pioggia di proiettili sulla postazione dei due demoni, ma si erano nascosti fin troppo bene per riuscire a colpirli.
Poi sentii due colpi partire da quella parte e un fumo biancastro che seguiva la scia delle due bombe.
Un esplosione sul carro e i nostri colpi cessarono immediatamente per qualche minuto, mentre guardavamo imbambolati il carro che iniziava a prendere fuoco.
Poi cinque ragazzi ricominciarono a sparare, mentre gli altri ricaricavano.
Io invece sentii l' adrenalina salire.
Posai il fucile e afferrai il mio Thompson, alzandomi e correndo verso il carro, uscendo dalla copertura.

- James, cosa cazzo stai facendo?- Urlo' Logan, notando le mie azioni.
Io intanto correvo con la testa abbassata, sentendo i proiettili sfiorarmi la pelle, ardenti come lava e le esplosioni delle granate che mi facevano sbilanciare leggermente.
Finalmente arrivai dietro al carro. Il calore delle fiamme mi faceva lacrimare gli occhi e farmi diventare la fronte subito bagnata dal sudore.
- Non lascero' il fratello del mio migliore amico morire in una situazione del genere!- Urlai di rimando, concentrandomi poi sul ragazzo che era dentro il carro - Esci da questo maledetto carro, Kevin!- Battei tra colpi sul metallo.
Un gemito usci' dalla cima dell' oggetto in fiamme, poi una voce che sentii a malapena
- Ho la gamba incastrata. Merda!- Esclamo' il ragazzo.
Non ci pensai due volte e iniziai a salire sopra, fino allo sporrtello.

- Allontanati da quel fottuto carro, James!- Urlo' di nuovo Logan.
Io non lo ascoltai, abbassandomi per aprire il sportello ardente, vedendo subito dopo Kevin con il sangue che gli colava per tutta la faccia, ormai privo di sensi.
Passai le dita sul suo collo, controllando se ci fosse il battito  cardiaco.
Nulla. Zero. Nessun battito.
Sentii le lacrime salirmi agli occhi. Diedi un pugno sui comandi, facendo partire una cannonata.
Presi il corpo privo di sensi sotto le braccia e cercai di liberare la sua gamba. Ci riuscii e in quel momento mi sentii tirare su, insieme al corpo del mio amico.
Mi girai e vidi Logan sudato e sporco di terra sul viso che mi guardava terrorizzato.
Mi afferro' una spalla e mi fece scendere velocemente giu', poi lui fece lo stesso.

- Muoviti, porco cane! Qui sta per esplodere tutto!- Urlo' spingendomi.
Non riuscimmo ad allontanarci in tempo.
Sentii una forte spinta da dietro da me e venni scaraventato in avanti.
Sentii una fortissima fitta dietro la testa e sul braccio destro.
Sentii tutti i suoni affievorirsi e la vista offuscarsi, le palpebre chiudersi lentamente.
Poi nientre, tranne il buio.


Sentii un dolore pulsante dietro la testa e qualcosa di morbido sotto di me.
Aprii gli occhi e cercai di alzare il braccio destro, ma appena mossi un muscolo un gemito di dolore mi uscii dalle labbra.
Il rumore di chi cammina su una moquet mi giunse alle orecchie e diressi lo sguardo verso l'entrata.
Vidi il sergente Backer affacciarsi e avvicinarsi a me.

- Maslow, stai bene? Cosa diamine ti e' preso?!- Urlo' l'ultima frase, camminando avanti e indietro per la stanza.
- Dovevo recuperare il suo corpo... Che mi e' successo? Dove siamo?- Chiesi invece io con calma, essendo ancora rintontito.

- Siamo in una casa della campagna. Una famiglia partigiana e' stata felice di offrirci ospitalita'.- S' interruppe, sedendosi su una sedia accanto al letto - E abbiamo capito che quell' agguato aveva te come obbiettivo primario. Subito dopo che i tedeschi ti avevano visto cadere, si sono ritirati. Noi invece abbiamo portato te e Henderson d' urgenza qui. Lui se l' e' cavata bene, ma tu non molto.
Inoltre, ho fatto spedire le lettere che avevi scritto per tua moglie. Hai dormito per tre giorni e hai perso molto, troppo sangue dalla ferita dietro la testa.-
. S' interruppe di nuovo, sospirando e facendosi scuro in volto - Non so se ce la farai a soppravvivere per altri due giorni-.
Io mi sentii mancare. Guardai il vuoto, mentre la mia vista veniva offuscata dalle lacrime.
- Mi chiami il sergente Henderson, per favore.- Sussurrai.

- Come hai detto, scusa?- Chiese il sergende, riscuotendosi dai suoi pensieri.
- Le ho chiesto di chiamarmi il sergente Henderson, per favore- Sussurrai di nuovo, rifacendo la richiesta.
Lui si alzo', annuendo e si diresse verso la porta.
Dopo pochi minuti vidi Logan entrare dalla porta.
Aveva il viso stanco, provato e pieno di ferite. Un braccio e una gamba fasciati.
Si avvicino' al mio letto e si sedette sulla stessa sedia del sergente.

- Come ti senti?- Mi chiese sussurrando.
Io sorrisi - Potrei stare meglio. Tu?-.
Lui abbasso' la testa
- Non sto nelle condizioni migliori, ma almeno non ho perso molto sangue...- S' inetrruppe, poi alzo' lo sguardo - Te l'ha detto Backer?-
Io capii a cosa si riferiva e annuii, abbassando lo sguardo.
- Logan, mi puoi fare un ultimo favore?- Notai che diventavo sempre piu' stanco man mano che parlavo e che riflettevo.
Lui annui' e io con la mano sinistra tremante tirai fuori uno degli ultimi fogli bianchi che mi rimanevano e una penna, porgendola al ragazzo seduto accanto a me e che lui afferro'.
Sospirai pesantemente - Logan, so che non ce la faro' a tornare a casa.- Sospirai di nuovo - Quindi, ti prego di scrivere quello che ti diro'.- Sussurrai infine.
Lui annui' e si sedette alla scrivania, iniziando a scrivere appena io iniziai a dettare.
Quando fini' si riavvicino a me e io frugai di nuovo nella tasca dell' uniforme e tirai fuori le cose a me piu' care, tra cui la catenina di mia moglie e gli porsi tutti gli oggetti.
- Per favore, quando ritorni in America, perche' so che tornerai a casa sano e salvo, potresti andare da mia moglie, Camille, e darle questi e la lettera? Sono le cose piu' care che ho con me.- Lui li prese e mi  fece continuare, mentre la mia voce iniziava ad affievorirsi e dei colpi di tosse sempre piu' violenti iniziavano a percuotermi il petto - Le manderei per posta, ma so che c'e il pericolo che la busta venga rintracciata e che non arrivi mai a destinazione.. Mentre se do a te le cose so che arriveranno, anche se dopo un po' di tempo-. Conclusi sorridendo, mentre sentivo il mio battito cardiaco incominciare a rallentare.
I miei occhi iniziarono a chiudersi lentamente,il dolore comincio' ad attenuarsi e poi piu' nulla.


Vidi i suoi occhi chiudersi e i muscoli rilassarsi.
Posai le cose che mi aveva dato sulla scrivania e mi avvicinai allarmato a James.
Lo scossi per le spalle - James! James! Su, non fare scherzi! James!- Lo chiamai a gran voce, ma non mi rispondeva.
Mi arrestai, con la mano sana posata sulla sua spalla.
Realizzai la cosa e non mi sentii affatto bene.
Mi allontanai, presi una coperta e coprii il suo corpo, mettendomi davanti al letto. Mi feci il segno della croce e dissi una breve preghiera.
Quando finii presi le cosa che James mi aveva dato e le misi nella borsa che avevo con me.
Rientrai nel salotto e subito gli altri ragazzi alzarono la testa nella mia direzione.

- Come sta James?- Chiese subito Jason.
Io scossi la testa, abbassandola - Non e' piu' con noi. Adesso e' in un posto migliore, dove c'e la pace, proprio come piaceva a lui- Sussurrai, sorridendo al ricordo di quando me l'aveva detto.



Erano passati due anni da quando James mi aveva inviato le sue ultime lettere.
E da due mesi dopo quelle lettere, di sera, non faccio altro che piangere.
Non dormii nemmeno quella notte. Rimasi sveglia a guardare una delle nostre foto.
Lui sorrideva, stringendomi da dietro, mentre io ridevo e stringevo le mie mani sulle sue braccia.

Stavo preparando la colazione a David, quando un bussare insistente alla porta mi distrasse.
Lasciai il coltello e mi diressi verso la porta, aprendola.
Trovai un ragazzo girato di spalle, vestito con un' uniforme militare e un cappello con tinte militari sulla testa.
Sorrisi, trattenendomi dall' abbracciarlo - James!- Urlai.
Quando pero' il ragazzo si giro', il mio entusiasmo spari' del tutto, facendomi agitare.
Era di media statura, capelli neri e pelle piu' chiara di quella di James, occhiali scuri sul naso. No, decisamente non era James.
Lui mi osservo', mettendo una mano nella borsa a tracolla che portava, poi mi sorrise
- Signora Camille Maslow?- Chiese.
Io annuii e il suo sorriso svani' dal volto
- Suo marito mi ha detto di darle questi-.
Tiro' fuori dalla borsa una lettera e gli oggetti che erano piu' cari a James, insieme alla sua plachetta militare.
Aspetto' che aprissi la lettera e attese che la leggessi.
La aprii e notai subito che la grafia non era quella di mio marito.

" Cara Camilla,
Avrai sicuramente notato che la grafia non e' la mia e hai ragione. E' di Logan, il mio migliore amico, il ragazzo che sicuramente ti consegnera' la lettera e gli oggetti a me cari.
Non posso scriverti di persona perche' sono ridotto piuttosto male. Kevin, il fratello di Kendall, era rimasto intrappolato nel carro armato e io, stupidamente, ho cercato di salvarlo, per poi scoprire che non era piu' vivo.
Io e Logan siamo stati scaraventati dall' esplosione. Lui se l'e' cavata con un braccio e una gamba rotta, ma io ho sbattuto la testa, perdendo molto sangue.
Adesso sono senza forze, non ritornero' a casa.
E' la mia ultima lettera, amore, poi andro' in un posto tranquillo, ma non piu' bello finche' non ci sarai tu. Ti aspettero'.
Vivi la tua vita per bene, vivila anche per me. Cresci il nostro bambino anche al posto mio.
Se vorrai trovarti un altro uomo, non potro' mai fartene una colpa. Ma ti prego, se lo vorrai trovare, fa che sia un buon ragazzo, che vi tratti bene.
Io ti aspettero' lassu', nel cielo.
Vi osservero' e vi proteggero', saro' il vostro angelo custode.
Arrivederci, ci rivedremo in futuro.
Con amore,
Per sempre Tuo,
James"

Finii di leggere con la vista offuscata. Guardai il ragazzo davanti a me, mentre le lacrime mi scendevano copiosamente sulle guance.
Lui mi guardava dispiaciuto, con un espressione colpevole sul viso, come se fosse stata colpa sua.
Adesso che si era tolto gli occhiali da sole, potevo vedere che colore avevano i suoi occhi, e notai che erano molto simili a quelli di James.
Dopo avermi osservato per un po', guardo' oltre la mia spalla, cosi' mi girai anch'io, trovando David intento a fissarci.

- Mamma, e' lui il mio papa'?- Chiese con l' innocenza che ogni bambino ha.
Io scossi la testa, asciugandomi le lacrime, cercando di sorridere - No tesoro, questo e' un signore che lavorava col tuo papa'- Gli spiegai, intimandolo poi di rientrare in cucina e lui lo fece.
Logan sorrise e indico col capo mio figlio
- E' vostro figlio, non e' vero? Assomiglia molto a James, ma le labbra e gli occhi li ha presi senza dubbio da te.- Disse, porgendomi poi una scatola rettangolare. La apri', facendomi vedere una medagli d'oro, con sopra il nome di James - Questa l'ha assegnata il generale Eisenhowera James per la sua eroica morte-.
Io scossi la testa, sentendo di nuovo le lacrime fuori uscirmi dagli occhi e risposi con rabbia, pur sapendo che quel ragazzo non aveva nessuna colpa - Pensate davvero che una stupida medaglia mi possa riportare mio marito accanto a me, a noi? Vi sbagliate di grosso. Non la voglio. Riporta questa medaglia a quel generale del cavolo.- Feci un passo indietro, facendo per chiudere la porta, che pero' venne trattenuta dal ragazzo.
- Prendila. Anche se adesso ti fa male, in futuro questa medaglia ti fara' ricordare che tipo di uomo era James. Ti ricordera' che era disposto a rischiare la propria vita, pur di salvare un suo compagno- Disse a bassa voce, cercando di farmi capire.
Io annuii, prendendo la scatoletta, per poi sorridergli, con gli occhi lucidi - Grazie Logan. Grazie davvero.-.
Lui scosse la testa, abbassandola e rialzandola dopo pochi secondi, facendomi notare che anche i suoi erano lucidi
- Ho conosciuto James in quei sei mesi. Era davvero un bravo ragazzo, ti amava davvero e sono sicuro che lo faccia pure da lassu'. Se non avessi esaudito sil suo ultimo desiderio pur sapendo di avere le possibilita' di farlo, mi sentirei tremendamente in colpa.-.


Un ragazzo di circa ventidue anni era eretto in piedi davanti a una lapide bianca, con sopra scritto " James David Maslow, nato il 16 lugio 1920, morto il 21 aprile 1942".
Teneva in mano un foglio un po' ingiallito e lo rileggeva per la millionesima volta.
Si abbasso', posando sul marmo bianco un mazzo di fiori, per poi rimanere inginocchiato per un po'.
- Scusami papa' se non sono come te. Scusami se non sono il figlio perfetto. Vorrei essere tanto come te, ma purtroppo non lo saro' mai.
Mamma ha trovato un buon uomo. E' il tuo migliore amico, Logan. Loro ti vengono a trovare poco e niente perche' dicono che per loro e' troppo doloroso. E so che se vengono non fanno altro che osservare la lapide.
E grazie papa'. Hai mantenuto la promessa fatta nell' ultima lettera. Sei sempre stato il nostro angelo custode. Penso che ci sia tu dietro all' ultimo incidente che ho scampato, non e' vero?-
Chiese, quasi aspettandosi di ricevere una risposta.
Proprio in quel momento un lieve venticello si alzo'. Il ragazzo sorrise, pensando che fosse stato suo padre a farlo alzare.
Poi si diede dello stupido, sorridendo e scuotendo la testa, sussurrando di nuovo - Ti verro' a trovare presto papa', promesso-.
Poi si alzo' in piedi, lanciando un' ultima occhiata al bianco marmo, avviandosi poi verso l'uscita, percorrendo il verde prato, fra centinaia di lapidi di marmo bianco con foto di uomini che avevno donato la loro vita per donare un futuro migliore ai loro figli o per cercare di salvare la vita alle persone, proprio come James Maslow aveva fatto quel 21 aprile del 1942, nelle pianure della Francia.





Angolo autore.
Salve a tutti. Questa e' una storia scritta interamente da mia cugina. Non male per avere dodici anni, eh? Ok, le sto facendo pubblicita'.
Comunque, questa storia le e' venuta mentre guardava un film, giocava ad un video gioco e guardava il music clip " When you go" di Avril Lavigne.
Cos' altro posso dire..Questa storia non finisce come in una favola, come di solito finiscono le nostre one- shot, ma e' piu come un tributo a tutti quei soldati morti durante le guerre, lasciando famiglie e amici in disperazione, e anche come..Piccolo regalo di compleanno (?) per James. Si scusa per aver usato delle parole non proprio belle, ma non credo che quando ad uno stanno passando i proiettili sopra la testa dice parole carine.
Di solito le nostre storie non ci piacciono un gran che, ma,  lo dico al posto di mia cugina, lei a questa ci tiene parecchio. Non so perche' ma lo sento, per questo vi chiedo gentilmente di dire che ne pensate, sia se sono cose positive sia se sono cose negative.
Ringrazio tutti quelli che recensiranno, che la metteranno tra preferiti, seguiti e ricordati.
   
 
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