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Autore: IosonoOmbra    16/07/2012    8 recensioni
Loki è mandato sulla terra per scontare la sua pena.. ma qualcosa di strano comincia a tormentare il dio. Qualcosa che viene dal passato e giura vendetta, una vendetta crudele nata da un amore malato.. il dio delle malefatte sarà messo alla prova ancora una volta.
Genere: Commedia, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci credo... sono... sono.. arrivata alla fine!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! *___* ho scritto tantissimo per i miei standard.. XD e davvero non avrei scommesso mezzo penny sulla risoluzione di questa fanfiction.. ma la vostra influenza positiva è stata determinante.. ringrazio ancora una volta tutti quelli che hanno recensito, seguito, insultato (no, scherzo..) questa serie!! Spero almeno di avervi fatto passare qualche oretta di svago.. eheh.. :) che altro dire? Questo è il capitolo più lungo della serie.. paradossalmente.. godetevelo!!! Bacioni, e Grazie ancora a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

p.s. allego a fondo pagina un disegnino che ho fatto io.. presa com'ero dallo studio del personaggio.. so che fa schifo.. ma io lo posto uguale perchè io faccio ciò che voglio.. XD

p.p.s naturalmente il disegno lo andate a vedere DOPO aver letto il capitolo.. altrimenti vi spoilerate da soli.. e naturalmente il disegno non regge il confronto all'immagine che avevo in testa.. ma ho fatto del mio meglio.. ç_ç

Jack


Epilogo: Fuoco indomabile
 
Pochi minuti fa il padre degli dei mi aveva fatto convocare. Mi aveva detto che dovevo far attivare il Bifrost e dirigermi su Midgard per una cosa urgente.
“Loki vuole parlarti”.
Fu la semplice risposta che ottenni, dopo una mia richiesta di spiegazioni. Io non avevo obbiettato altro, ma credo mi si leggesse in faccia il fatto che non ero per niente d’accordo di incontrarmi con quel traditore.
“Sif, so quello che stai pensando... ma per una volta ti chiedo di avere fiducia in lui.”
“Non è azzardato riporre fiducia nel dio delle malefatte?” ribattei, non molto rispettosamente.
Odino però nella sua infinita clemenza si limitò ad osservarmi in silenzio. Poi sorrise, e la cosa mi stupì.
“È vero. È da stupidi credere nella buona fede del dio delle malefatte... ma non lo è nel credere in Loki, mio figlio. Farai quello che ti ho chiesto, Sif?”
Non era un ordine, era una richiesta. Un favore che Odino mi chiedeva non imponendo la sua autorità, ma come mio pari? Da quando era tornato da Midgard il nostro sovrano sembrava essere cambiato, e la preoccupazione che gli aveva velato lo sguardo negli ultimi mesi era scomparsa, lasciando al suo posto solo gioia e orgoglio. Che sia stato Loki l’artefice di tutta questa serenità? Non ci avrei scommesso mezza moneta d’oro.
“Lo farò, mio signore.”
Questo era il motivo per cui in quel momento mi ritrovavo su Midgard, tra le vie di una città silenziosa come se fosse stata disabitata.
Un luogo pacifico per l’esilio di Loki, dev’essere impazzito quando è arrivato qua...
Attraversai la città e arrivai di fronte ad una piccola casetta illuminata dall’interno da una fioca luce.
Feci per entrare nel cortile esterno, ma una voce mi fermò.
“Non fare un altro passo, Sif...”
Non appena riconobbi quella voce ironica e pungente, sentii il viscerale odio che provavo nei suoi confronti risalirmi in gola, come bile acida.
“Ti hanno dato un posticino davvero molto carino per scontare la tua punizione, Loki. Se le tue sorti fossero state nelle mie mani, non avresti avuto una pena così dolce...”
Un’ombra agile si spostò nel buio accanto a me, e riconobbi una figura appoggiata al muro della casa. Le braccia incrociate e il solito sorriso beffardo su quelle labbra crudeli.
“Certe volte luoghi pacifici come questi possono rivelarsi i peggiori inferni, ma tu questo non puoi saperlo... sei sempre rimasta a vivere sotto la gonnella della nostra preziosa Asgard. Abiti ancora a casa di mamma e papà?”
“Tu, piccolo...!”
Mi mossi veloce verso di lui, accecata dalla rabbia.
Non ero furiosa per quello che mi aveva detto, ma per il fatto che le sue parole mi ferissero sempre, ogni volta che apriva bocca. Sembrava avere una lama affilata al posto della lingua. Lo afferrai per il collo con una mano. Già il fatto che fossi riuscita a prenderlo mi aveva stupito, infatti Loki aveva una velocità innata che gli permetteva di schivare e prevenire tutti i miei attacchi, ma quando dalla gola gli uscì quel singulto esagerato, come se gli avessi fatto davvero male, lasciai subito la presa.
La figura di Loki ansimò passandosi una mano attorno al collo, ma si ricompose presto.
“Un altro dei tuoi inganni, Loki?”
Lo sentii sorridere nell’oscurità.
“Se pensi che diventare una creatura di fuoco vivo, e poi tornare indietro per raccontarlo, non lasci sul tuo corpo neanche un segno, sei davvero una povera illusa...”
Già, sapevo che Loki era diventato uno Spirito della fine, e che Thor era riuscito a farlo tornare normale. Ma era qualcosa di incredibile... che andava ben oltre qualsiasi comprensione. La bocca parlò da sola, senza pensare che mi trovavo ancora di fronte al dio delle malefatte.
“Com’è stato?”
“Orribile, tremendo, doloroso quanto potrebbe essere farsi spellare vivi ma... da quando t'interessa della mia incolumità, Sif? Mi hai sempre detestato, fin da piccoli. Perché adesso dovrebbe essere diverso?”
“Ti ho sempre odiato per la tua natura diabolica! Ci trattavi come tuoi inferiori, provocavi danni a catena, eri una peste ambulante, perché non avrei dovuto odiarti?!”
“Attenta Sif, questo è un atteggiamento molto ipocrita e crudele da parte tua. Davvero pensi di non aver per nulla meritato i miei scherzi? Credi che il tuo cuore sia così innocente e puro? Non ricordi il nostro primo incontro, vero?”
Nella sua voce c’era un velo di rancore senza tempo.
“Cosa intendi?”
“Oh, io invece ricordo bene, piccola Sif... la prima volta che t'incontrai eri appena arrivata a palazzo, tuo padre ci faceva da precettore, insegnandoci l’antica mitologia dei nostri antenati.”
Fece qualche passo in avanti, con le mani dietro la schiena.
La voce suadente come quella di un demoniaco tentatore.
“Appena tu vedesti Thor te ne innamorasti. Ricordo molto bene la tua espressione quando il tuo sguardo cadde su mio fratello. Colpo di fulmine, non è vero?”
“Smettila di dire cretinate, Loki... questo non ha senso.”
“Ma volevi il bel dio del tuono tutto per te. Lo capisco, è una cosa normale... però il suo fratellino era sempre tra i piedi. Thor non aveva occhi che per me, ovunque andassi io lo seguivo, e così faceva anche lui. Ti eri stancata di essere il terzo incomodo...”
Non capivo dove volesse arrivare.
“Smettila di giocare con me, e dimmi chiaro e tondo cosa vuoi.”
“Bene, te lo dirò. Ricordi che ad un certo punto il piccolo Loki non si fece più vedere in giro? Ricordi che scompariva anche per giorni, senza che nessuno riuscisse a trovarlo?”
La sua voce era calma, ma sotto la superficie vibrava cocente un odio che mi spaventò.
“Certo che lo ricordo ma...”
“E ricordi anche perché, piccola Sif?”
Rise mentre pronunciava quelle parole, una risatina folle, terribile.
“Sono passati tanti secoli da allora...”
“Vero. E questa è una più che valida giustificazione al dimenticare che il motivo per cui io sparivo per giorni interi era che tu mi rinchiudevi ogni volta in una botola buia che avevi scoperto per caso nel palazzo...”
Il largo sorriso che seguì quelle parole mi parve talmente inquietante che non potei fare a meno di sgranare gli occhi, e muovere qualche passo indietro.
Davvero gli avevo fatto qualcosa di così terribile?! Forse era solo l’ennesima trovata di Loki per non far ricadere la colpa delle sue azioni su di sé ma... ancora oggi ho un sogno ricorrente, di cui non sapevo spiegarmi il significato. Spesso di notte, sogno una botola di ferro arrugginito, serrata come una cassaforte impenetrabile, in un’ala abbandonata del castello. Una specie di passaggio segreto dimenticato, buio e nero come un pozzo, profondo e terribile come le viscere di un mostro.
Ogni notte sogno quella botola terribile, e una voce provenire dalle sue più oscure profondità. La voce di un bambino che piange, e grida il mio nome...
Sobbalzai con il cuore in gola quando mi accorsi che Loki era arrivato sotto al mio viso. Lo guardai in quegli occhi di giada, in quel momento così penetranti, e mi sembrò che quello sguardo mi entrasse dentro, e riuscisse a leggere tutte le pieghe del mio animo.
“Sai, piccola Sif, ti rivelerò un segreto...” la sua voce, ridotta ad un sussurro, mi scivolò dentro come veleno.
La paura mi serrava lo stomaco e le gambe mi reggevano a mala pena. Mossi la testa inconsciamente facendo segno di “no” ma Loki continuò dicendo:
“Non sai quante volte ho avuto la possibilità, una volta cresciuto, di buttarti in quel buco e lasciartici morire... non sai quante volte l’ho desiderato, e non sai nemmeno quante volte sono arrivato sul punto di farlo ma... Quando ero laggiù ho promesso a me stesso che ti avrei fatto pagare quella tortura ogni giorno della tua miserabile vita, nel peggiore dei modi che sarei riuscito a trovare. Credi ancora di non aver meritato tutti i miei scherzi e i miei imbrogli? Non sarà mai abbastanza di fronte a quello che tu mi hai fatto passare...” bisbigliò.
Quelle parole mi misero addosso un terrore glaciale, pesante come una spessa coltre di neve sull’anima. Io non me n’ero accorta, ma stavo tremando da capo a piedi.
Loki mi venne vicino, mi guardò ancora con quegli occhi con cui sembrava mi volesse divorare e poi... in un modo che mi parve quasi magia, sciolse tutta quella tensione con la facilità di uno schioccare di dita.
Loki iniziò a ridere di gusto e dal suo viso scomparve tutta quell'ostilità omicida.
“Dovresti vedere la tua faccia, Sif! È per questo che è così facile ingannarti, perché credi ad ogni mia parola! Ahahah! Non mi hai mai rinchiuso in nessuna stupida botola! Iniziai a sparire solo perché mi disgustava la tua compagnia e non volevo rogne... Ahahah, che stupida!”
Lui continuò a ridere, godendosi la scena. Quindi ora si spiegava tutto! Era davvero l’ennesimo inganno, l’ennesima beffa di cui ero la vittima designata! Certo... che scema, non poteva che essere così. Io non sarei mai stata in grado di fargli una cosa così crudele, davvero... ma allora perché, anche se sapevo che era stata tutta una menzogna... perché mi sentivo ugualmente così male?
“Comunque non era di questo che volevo parlarti.”
Disse, ricomponendosi, e passandosi una mano sulla bocca.
Si girò verso la casa, come se avesse paura di vedere arrivare qualcuno.
“Ti devo parlare di una cosa però andiamo da un’altra parte, qui non è sicuro...”
“Non è sicuro? Di cosa diavolo vuoi parlarmi, Loki?”
Ero spaventata, e volevo soltanto andare a casa.
Loki alzò un sopracciglio, e disse, con tono eloquente:
“Voglio parlare di Thor...”
 
Loki era scostante da alcuni giorni ormai, e io non riuscivo a capirne il motivo.
Dopo che tutta quella storia con Gullveig era tornata alla normalità, nostro padre aveva spiegato a mio fratello che non poteva ridargli i poteri, né permettergli di tornare ad Asgard.
“Capiscimi, Loki... ti prego. I saggi di Asgard non accetteranno mai che tu torni in patria dopo soltanto pochi giorni di esilio. Anche se tu sei diventato uno Spirito della fine, e hai dimostrato la tua fedeltà al tuo popolo... ancora non posso farti tornare. Lo capisci? Ti prego non portarmi rancore.”
Mio fratello aveva incrociato le braccia al petto ed era stato ad ascoltarlo accigliato, evidentemente infastidito da quella situazione. Voleva tornare ad Asgard, era evidente. Midgard e i suoi abitanti non gli erano mai piaciuti, e credo che questo sia una cosa che non cambierà mai in lui ma... almeno in quello sguardo non lessi il folle rancore che negli ultimi mesi lo aveva animato così prepotentemente.
“Fa come ti pare, padre... vi chiedo solo di non dimenticarti di me, e di venirmi a riprendere dopo i secoli che dovrò sopportare vivendo su questo sputo di terra.”
“Non ci dimenticheremo di te, Loki, neanche se volessimo perché... Thor rimarrà su Midgard con te!”
“Cosa?!”
Chiedemmo all’unisono io e mio fratello.
“Thor, voglio che tu stia qui per proteggere questa terra e i loro abitanti. Dopotutto sei il protettore di questo mondo, devi fare il tuo dovere, e poi...”
Odino abbassò la voce e mi bisbigliò:
“...e poi controlla anche tuo fratello. Che non si cacci in altri guai, ok?”
“Guarda che ti sento, padre!”
“Io non ho detto niente! Ora però vi devo lasciare, sono sparito senza dare spiegazioni neanche alla vostra povera madre...”
Odino già si allontanava quando Loki parve diventare pensieroso.
“Padre, aspetta! C’è una cosa di cui voglio parlarti prima che tu te ne vada...”
Poi mio fratello si voltò verso di me e mi disse con aria stizzita:
“In privato.”
Confuso, mi allontanai.
Avrei anche potuto sentire quello che si dicevano se Loki non si fosse portato le mani a coppa sull’orecchio di nostro padre, e gli avesse bisbigliato così piano.
Odino parve riscuotersi e anche lui, proprio come il figlio, divenne pensieroso.
Ai bisbigli di mio fratello il padre degli dei rispondeva con dei:
“Hai ragione, certo... certo che si può fare... no, non ho niente in contrario... mmmh, d’accordo glielo dirò... non ti preoccupare, stai tranquillo!”
E poi aggiunse:
“Grazie per avermelo ricordato, Loki. Con tutto questo trambusto mi ero dimenticato che fosse...”
“Padre!”
Lo azzittì subito Loki, lanciando occhiate eloquenti verso di me.
“Ah, sì, giusto... scusa...”
“Quindi hai capito tutto quello che devi fare? Parlane con Frigga, probabilmente ci sta già pensando anche lei. Tu però dille quello che ti ho detto.”
“Lo farò. A presto!”
Ci salutammo e Odino scomparve, nel boato del Bifrost.
 
Cercai di ottenere spiegazioni da parte di mio fratello, ma l’unica cosa che ottenni furono sguardi ostili e risposte ancor meno gentili.
La trasformazione in Spirito della fine gli aveva provocato fitte ed emicranie. Ma a parte una molto più alta sensibilità, e un dolore generale in tutto il corpo, Loki non sembrava aver subito altri danni visibili.
Sta di fatto che ormai sono passate due settimane.
Il suo comportamento diviene ogni giorno più strano. Ha ripreso (senza la ben che minima gioia) il lavoro al Black Bread, e tutto sembra essere tornato alla normalità ma... spesso e volentieri lo vedo confabulare di nascosto con Jeffry, e con Serena... e con un sacco di altra gente che sembra entrare nel caffè solo per poter parlare con lui! Una sera lo scovai in soffitta, nella casa di Serena, che parlava animatamente con la ragazza, e scriveva qualcosa su dei fogli sparsi a terra. Non appena entrai in soffitta Loki prese i fogli e li strappò in pezzettini così piccoli da farli diventare illeggibili.
Serena non mi aiuta. È diventata più strana di quanto già non fosse.
“Ti prego! Sono preoccupato per lui! Dimmi perché si comporta così!”
“Brotherly love!”
“Cosa?”
“Significa ‘amore fraterno’: ecco perché lo fa!”
“Cioè... mi evita e mi copre di insulti perché mi vuole bene, cosa significa?!”
“Loki mi ha detto che se te ne parlo non mi darà la busta di marshmallow che mi ha promesso!”
“Ti prego, Serena! Ti prometto che io te ne compro due di buste!”
“Con quali soldi? Non lavori neanche!”
“Gli dei non hanno bisogno di soldi... avrai tutto ciò che vuoi...”
“Posso avere un cavallo alato?!”
Ci pensai un attimo.
“Ti va bene lo stesso un cavallo con otto zampe?”
“Thor! Sei arrivato proprio a raschiare il fondo della disperazione se sei disposto anche a vendere un tuo nipotino per informazioni...” disse Loki, piombando nella stanza, dopo aver ascoltato le nostre conversazioni. A Serena brillarono gli occhi.
“Nipotino? Quindi hai dei figli, Loki?!”
“In un certo senso...”
Rispose mio fratello, con un sorriso compiaciuto sulle labbra.
Serena lanciò gridolini di gioia.
“Che bello! E chi è stata la fortunata che hai messo in cinta?! Eddaaai! Dimmelodimmelodimmelo!”
“Ehm, le cose sono un po’ più complicate di così...” provai a spiegarle, prima che Loki ne uscisse con una delle sue.
Ma mio fratello guardò la ragazza e poi aggiunse sghignazzando:
“È la stessa cosa che mi chiese mio padre quando gli dissi che stava per diventare nonno... ancora ricordo la sua faccia quando spiegai come stavano davvero le cose!”
E dopo aver detto questo sparì ridendo nell’altra stanza, portandosi via una Serena piuttosto confusa.
Una sera mi parve anche di sentire la voce di Sif fuori di casa, diedi uno sguardo ma non vidi nessuno, e anche Loki, che aveva detto di uscire per prendere una boccata d’aria, era sparito.
 Tutto questo mistero mi fa andare fuori di testa. Il fatto che nessuno mi dica niente, e che mio fratello mi ignori in questo modo mi fa sentire... messo da parte! Non sono mai stato fuori dall’attenzione in questo modo, e non credo di esserci abituato.
Se Loki fosse nella mia testa direbbe che sono solo uno stupido ebete con manie da protagonismo, ma ormai ho deciso! Sarei felice anche di farmi coprire di insulti piuttosto che vedere mio fratello ignorarmi ancora un altro giorno!
Mi dirigo a passo di carica verso la casa di Loki, rabbrividendo al solo pensiero di andare là. Sì, perché dovete sapere che sono giorni ormai che quelle quattro mura sono frequentate peggio di un bordello di alto borgo. Serena è diventata una specie di segretaria, prende appuntamenti, risponde al telefono, e sembra non avere un momento libero. Mio fratello incontra queste persone e poi si chiude a chiave in camera. Ho fatto i salti mortali per capire quello che sta combinando, senza alcun risultato, ovviamente. Sto diventando pazzo!
Arrivai finalmente davanti a casa di Loki e mi immobilizzai.
Sembrava non ci fosse nessuno in casa, e sul portone c’era un cartello con su scritto:
“Thor, razza di idiota, non sono in casa, e NON cercarmi. Per tutti gli altri, sapete quello che dovete fare.”
Strappai il foglio dal portone e lo accartocciai con rabbia.
Ancora una volta Loki mi tagliava fuori dai suoi piani. Ne stava studiando una delle sue, e stavolta non avrebbe fatto ciò che voleva.
“Heimdall! Trova Loki!”
Lo chiamai un altro paio di volte, poi finalmente la sua voce mi raggiunse.
“Mio signore, non posso farlo.”
“Che significa?!”
“Non posso dirle niente sulla questione, me lo ha chiesto vostro padre.”
“Bene, te lo ha chiesto. Io invece te lo ordino. Dimmi dov’è Loki!”
Ci fu una piccola pausa.
“Si trova al Black Bread, ma non le rivelerò altro.”
Era sufficiente. Mi precipitai a passo di carica.
Le strade erano stranamente deserte, e la cosa non mi piaceva, ma naturalmente il mio pessimo sesto senso non mi avrebbe avvertito di un pericolo neppure con una lama infilata nel petto.
Arrivai davanti al caffè e lo trovai chiuso, o almeno così recitava il cartello all’ingresso, ma spinsi la porta ed entrai lo stesso.
“Loki! So che sei qui! Esci fuori!” Gridai, non appena fui dentro.
Dalla cucina sentii il rumore di una batteria di pentole che finiva per terra, e gente che parlava in modo concitato. Subito dopo mio fratello si precipitò fuori, chiudendo le porte della cucina dietro le spalle.
Mi guardò furioso, e io persi un po’ del mio mordente.
“Che ci fai tu qui? Chi ti ha detto dove mi trovavo?” mi ringhiò, con un velo di preoccupazione nella voce. Poi alzò gli occhi al cielo e si rispose da solo:
“Certo, Heimdall...”
“Fratello, voglio sapere qui e subito quello che sta succedendo.”
Feci qualche passo avanti. Loki sgranò gli occhi , lanciò un’occhiata verso la cucina e venne verso di me.
“Vuoi davvero saperlo?”
“Certo! Voglio capire perché mi eviti in questo modo! Di solito mi odi, mi insulti, mi tratti male, a questo sono abituato! Ma non posso sopportare altra indifferenza!”
“D’accordo. Come vuoi tu, Thor. Ti spiegherò perché mi comporto così con te in questi ultimi giorni...”
Lo vidi furioso, e mi immobilizzai sul posto, mentre lui mi veniva sotto il naso, con lo sguardo che andava a fuoco.
“Sono stanco! Sono stanco di sopportare il tuo comportamento bizzoso e infantile!” Si morse le labbra, come se volesse contenere la collera. Io ero senza parole.
“Nostro padre ha voluto lasciarmi qui! Ha voluto che continuassi ad umiliarmi su questo pianeta dimenticato dagli dei perché non sono mai stato il figlio degno!”
Sputava le parole come se fosse veleno, avanzando verso di me, mentre io indietreggiavo.
“E quando mi ha riferito questa fantastica notizia tu cosa hai fatto?! Mi hai difeso? Hai cercato di stare dalla mia parte? Certo che no! Ti fregi sempre del tuo gran cuore ma alla fine sei solo un pomposo idiota! Dici di amarmi, e di volermi proteggere ma è sempre e solo una fase! Dopo salti da un fiore all’altro, e affascinato dalle bellezze di Asgard, e dalle guerre che possano darti onore e fama, ti dimentichi di me con la stessa velocità con cui puoi dirmi “Fratello, io tengo a te”. Beh, ora basta! Sono stanco di stare dietro ai tuoi voli pindarici da sentimentale senza speranza! Non voglio più avere niente a che fare con te!”
Sbattei le spalle contro le porte del Black Bread. Loki s'interruppe, aveva il fiato corto, e l’espressione sconvolta.
“E ora vattene...”
Rimasi imbambolato, senza sapere esattamente cosa fare.
“VATTENE!”
Mi scaraventò fuori dal locale, e chiuse a chiave, sparendo in cucina.
Cosa ho fatto...?
Stavo per bussare contro la porta del caffè, e lo avrei fatto fino a sfondare i vetri, o fino a quando Loki non mi avrebbe aperto, ma qualcosa mi trattenne.
“Finalmente ti abbiamo trovato, figlio di un tuono!”
Un omone enorme mi strinse tra le braccia quasi da stritolarmi le ossa. Avrei riconosciuto quella presa ovunque.
“Volstagg?! Che ci fai tu qui?”
“È questo il benvenuto che riservi ai tuoi vecchi compagni d’arme?”
“Hogun! Fandral! Sif! Ci siete tutti!”
Per quello che avevo in testa questi ultimi tempi mi ero quasi dimenticato di quanto mi mancassero i miei amici, e il solo ritrovarli mi riempì di gioia.
“Che bello vedervi, ma perché siete qui?”
Sif si fece avanti, bella come un giglio bianco.
“Ci mancavi, Thor... e abbiamo pensato che magari potevamo fare un salto a trovarti...”
“Mancavo a tutti o soprattutto a te Sif? Dì la verità...”
La ragazza sorrise, per nulla imbarazzata.
“Sei sempre il solito idiota... quindi per quanto resterai ancora su Midgard?”
Senza che ce ne fossimo accorti ci eravamo messi a passeggiare per le vie della città.
“Non saprei, credo però di essermi meritato una specie di vacanza...”
“Cos’è una vacanza?” chiese Sif.
“Un periodo durante il quale non si lavora, non si ha preoccupazioni di nessun tipo, e ci si diverte... almeno credo.”
“Mi piace come suona! Voglio anche io una vacanza!” esclamò Fandral, improvvisamente rianimato.
“Amico mio, tu sei sempre in vacanza, non ti ho mai visto alzare il filo di una spada senza che ci fosse un branco di jötun inferociti alle tue spalle.”
“Non è vero! Io sono un guerriero di tutto rispetto!”
“Certo! Soprattutto quando ti devi battere per qualche bella donna alla locanda, non è vero, Fandral?” rise Volstagg.
“Senti da che pulpito! Il guerriero che combatte al grido di battaglia di: Per i prosciutti di Asgard!”
Le nostre risate mi fecero dimenticare tutto quanto, e per un momento mi sembrò di essere tornati giovani e spensierati.
Poi però mi fermai.
Era proprio questo che Loki intendeva, la facilità con cui riuscivo a dimenticarmi di ogni problema e soprattutto... di lui!
“Bene, Thor! Ci aspetta un bellissimo giorno di vacanza, su una spiaggia dorata a cavalcare le onde, e bere birra! Sei dei nostri, giusto?”
“Amici, non posso venire con voi...”
“Cosa succede, Thor?”
“Loki... credo che ce l’abbia con me. Non posso lasciarlo solo. Magari se m i aiutaste, potremmo convincerlo a venire con noi!”
Volstagg, Hogun, e Fandral si scambiarono occhiate veloci.
Sif invece si fece avanti e disse:
“Thor, non ti preoccupare per tuo fratello. Sai come è fatto... quando è arrabbiato devi lasciarlo da solo. Si calmerà, vedrai. E poi se per un giorno non ti ha intorno, forse capirà che ha davvero bisogno di te.”
“Ho forse capirà che non ha davvero bisogno di me... Sif, non posso...”
La ragazza mi guardò comprensiva e dolce, ma ferma.
“Ti prometto che andrà tutto bene, Loki sa quello che sta facendo.”
Quella frase, sebbene non avesse senso, mi tranquillizzò almeno un poco. Forse Sif sapeva quello che stava succedendo, e se mi parlava così voleva dir che davvero non c’era da preoccuparsi.
Non mi convinceva del tutto ma alla fine cedetti:
“Quanta birra avete?”
“Più di quanta è in grado di bere Volstagg dopo un mese di dieta...”
 
Sentivo le onde correre sotto di me, come se accompagnassero la mia corsa.
Come si chiamava quello sport fantastico che stavo facendo per la prima volta? Surf?
Era un po’ come fare il bagno, ma cento mila volte più divertente.
Dopo poche e semplici spiegazioni di Sif mi ero tuffato in mare con quella tavola. Era incredibile come mi risultasse così naturale, sebbene non lo avessi mai fatto.
“Hai visto come ho cavalcato l’ultima onda?! Sono un talento naturale!”
Mi vantai, per una volta libero da qualsiasi preoccupazione.
Sif mi sorrise, sopra la sua tavola magenta.
“Si certo, al contrario di Fandral che continua a cadere come se avesse l’equilibrio di una papera.”
Fandral era anche lui in acqua, e da quando avevamo iniziato a surfare, non c’era stata una sola volta che non lo avessi visto essere divorato dalle onde.
“Quanta acqua hai bevuto, amico mio?”
Io e Sif ridemmo, mentre Fandral, con un’espressione imbronciata, ci diceva:
“A me non piace questo sport! È stupido e pericoloso!”
“Mai pericoloso quanto la bella elfa che hai cercato di avvicinare l’altra sera!”
Urlò Volstagg dalla spiaggia, con un cosciotto di pollo in un pugno, e un boccale di birra nell’altro.
Di fronte al riso generale che quella frase scatenò, Sif mi guardò con fare complice, spiegandomi:
“Diciamo solo che l’elfa si rivelò essere non proprio “femminile” come sembrava, se capisci cosa intendo... ma lasciamo perdere, a Fandral non piace parlare di questa storia.”
“Già! E voi perché restate sulla spiaggia, invece di prendervi gioco di me?!” urlò lo spadaccino verso il lido bianco.
Non venne nessuna risposta, perché era fin troppo ovvio. Volstagg non sarebbe mai riuscito a salire sopra una tavola da surf senza farla affondare, e Hogun... beh, se ne stava imbronciato e a braccia conserte sulla spiaggia perché aveva paura dell’acqua.
“Sicuro, Hogun, che non vuoi venire? È divertente!” provai.
Lui alzò un attimo lo sguardo sull’acqua, fece tanto d’occhi e poi, dopo un vigoroso “no” con la testa, tornò ai suoi pensieri, e all’allegro vociare di Volstagg.
Mi girai verso l’orizzonte e intravidi un’onda davvero meravigliosa.
“Hey, Sif! Guarda questa!”
Mi misi a nuotare più forte che potevo verso il mare aperto poi, quando mi parve di essere alla giusta distanza, girai la tavola e cominciai a remare verso la spiaggia, con forti e lunghe bracciate.
Dopo un attimo sentii l’onda prendere da dietro la tavola, e alzarmi verso il cielo.
Era il momento perfetto.
Mi sollevai dalla tavola facendo forza sulle braccia, spostai una gamba davanti all’altra, e mi misi in piedi, mantenendo l’equilibrio.
La forza dell’acqua che mi spingeva era dirompente.
Andai giù in picchiata e poi piegai alla mia destra.
L’onda era enorme, una delle più alte che avessi cavalcato. Cominciò quasi subito ad arrotolarsi su se stessa, e a rincorrere la mia folle corsa sulla tavola, come se mi volesse ghermire. Mi mancò il respiro quando mi ritrovai dentro il tunnel provocato dall’onda. Era qualcosa di magico e spettacolare. Il mare che mostrava la sua bellezza anche nel tentativo di divorarmi. Sfiorai l’acqua con le dita, e osservai i riflessi che il sole giocava su quella superficie inconsistente che pochi attimi dopo non ci sarebbe più stata.
Poi mi tornò in mente mio fratello, come se a lui non pensassi da anni.
Quell’onda me lo ricordava terribilmente.
Una creatura così bella e terribile al contempo, così instabile e precaria. Ero terrorizzato dal fatto che Loki, proprio come quell’onda, scomparisse, restando di lui solo un boato lontano, e schiuma sulla spiaggia. Persi la concentrazione e la corrente troppo forte mi fece torcere la tavola da sotto i piedi. L’onda mi divorò senza tanti complimenti, e io mi ritrovai ad essere sbattuto da una parte all’altra, rotolando come una trottola impazzita.
Avevo avuto giusto il tempo di prendere una manciata d’aria prima di venire sommerso con quella violenza. L’onda mi trascinò a fondo, senza che riuscissi ad opporre alcuna resistenza. Loki quando si infuriava e perdeva il controllo era qualcosa di travolgente. Incredibile come riuscisse ad accumulare tanto odio, tanta rabbia, senza che ci fosse alcun dettaglio rivelatore del suo malessere. Certo, non sorrideva, non andava in giro a spargere fiori, e cantare “Somewhere over the rainbow”, ma era proprio questo suo modo di fare serio, distaccato... proprio perché il suo umore era sempre nero... proprio per questo, non riuscivi mai ad intuire quando si sarebbe scatenata la tempesta.
L’onda mi aveva scaraventato con una tale forza e odio sul fondale, che pensai centrasse Loki in tutto questo. Il sole filtrava attraverso i metri d’acqua, e io rimanevo fermo, senza alcuna voglia di risalire, e tornare a quel mondo dove temevo di scoprire che mio fratello avesse deciso di tagliare ogni ponte con me. Come avrei potuto sopportarlo? Quando distrussi per la prima volta il Bifrost e lui si lasciò cadere... quando tutti credemmo che Loki era morto, fu terribile, ma andammo avanti. Mi convinsi che dimenticare era la cosa giusta da fare. Mentii come solo il dio degli inganni riesce a fare, e finsi di non avere un cuore rotto e in agonia.
Per questo non permetterò più che Loki si lasci cadere. Perché non posso vivere senza quel bugiardo mentitore e doppiogiochista. Perché è mio fratello, mio amico, e la persona a me più cara. Perché sono egoista, e voglio che Loki rimanga sempre al mio fianco. Perché gli voglio bene.
Sentii qualcosa sollevarmi di peso dal fondale, e farmi riemergere velocemente.
“Razza di idiota! Volevi farti un pisolino sott’acqua?! Ci hai fatto morire di paura!”
“Calmati Sif... avevo la situazione sotto controllo...”
“Certo, fino a quando quell’onda non ti ha inghiottito, e tu sei rimasto a confabulare con i tuoi pensieri nelle profondità degli abissi!”
“Hai visto qualche bella sirena cui presentarmi, Thor?” Rise Fandral, mentre ci veniva incontro a nuoto.
“E la tua tavola?”
“I pezzi sono sulla spiaggia. Dice che lo ha attaccato uno squalo. Io credo invece che abbia soltanto perso le staffe...”
“Sì, beh... come siano andate veramente le cose non ci interessa, voi dovreste credere alla versione ufficiale! Senti Sif...” aggiunse poi, guardando il sole ormai quasi tramontato all’orizzonte.
“Credi sia ora?”
“Lo abbiamo tenuto impegnato per una giornata intera e... Sì, penso che possa andare bene...”
“Di cosa state parlando voi due?”
“Torniamo sulla spiaggia, presto saprai tutto.” Disse Sif, sorridendo in un modo sornione, come se nascondesse il più prezioso dei segreti.
 
Tutti quanti ci avviammo lungo la spiaggia, il sole quasi scomparso all’orizzonte inondava di fiaccole di luce la volta celeste, come se un carro di fuoco avesse incendiato il cielo.
Provai a chiedere spiegazioni, cosa stava succedendo, dove stavamo andando... ma l’unica risposta che ottenni fu un testardo ed ostinato silenzio da parte di tutti.
In realtà speravo che almeno Volstagg mi dicesse qualcosa. Ogni volta che gli facevo una domanda lui prendeva aria come se volesse parlare, poi incontrava lo sguardo inferocito e severo di Sif e degli altri, e si azzittiva subito.
Perciò alla fine mi arresi a seguirli in silenzio, con il rumore del mare ad accompagnare la nostra taciturna processione.
Ad un certo punto intravidi un’enorme scogliera separare la spiaggia e buttarsi in mare.
Sif estrasse una specie di fischietto, con un’ampolla di vetro. Vi soffiò dentro, ma quello non produsse alcun suono.
“Che stai facendo?”
“Nulla che ti interessi... per il momento.”
“Lo sapete? State diventando fastidiosi con tutti questi segreti.”
“Non mettere il broncio proprio adesso, Thor, ci siamo quasi...”
Arrivammo alla base della scogliera, che vista da così vicino sembrava una frana di rocce nere, appuntite e affilate come rasogli.
“Dobbiamo oltrepassarlo.”
Fandral sospirò pesantemente e chiese, con voce stizzita.
“Ti ha almeno detto come fare, il principino?”
“Il principino...?”
Sif rivolse una sonora sberla sulla testa a Fandral, e a me un sorriso mellifluo.
“Non ascoltarlo, sta vaneggiando. Ha bevuto troppa acqua di mare oggi...”
Sif percorse lo scoglio per la sua lunghezza andando verso l’entroterra. Tra le rocce si rivelò esserci una specie di varco.
“Ecco, da questa parte...”
Centravamo tutti abbastanza agilmente, tranne Volstagg che dovette fare un po’ di torsioni, ma alla fine passò. Oltre quella specie di ingresso si apriva un corridoio scavato nella pietra nera, alcune torce erano appese nella parte più alta della parete, e ci illuminavano il cammino. Dopo circa un centinaio di metri arrivammo alla fine del corridoio, ma l’uscita era coperta da un pesante drappo rosso, che ne copriva la visuale.
Sif si girò sorridente, e mi fece segno di precederla.
Prese le tende e mi lasciò un bacio sulla guancia.
“Buon compleanno, Thor.”
Le scostò e mi spinse avanti.
Io rimasi senza parole.
La specie di caletta che quegli scogli nascondevano esplose in un coro di voci esultanti. Un’enorme folla ricopriva ogni centimetro di spiaggia, e sembrava che su quel piccolo pezzo di terra si fosse riunita tutta Asgard. Uno dopo l’altro mi vennero incontro tutti, abbracciandomi e facendomi i loro auguri. Sif intanto si faceva largo a stento tra la gente e cercava di spiegarmi.
“Sei davvero un idiota, Thor! Sei stato così preso dai fatti degli ultimi tempi che ti sei anche dimenticato che oggi era il tuo compleanno!”
“Per gli dei... hai ragione, ma... tutta questa gente?”
“Sapendo che non saresti tornato ad Asgard per l’evento, abbiamo pensato tutti di venire quaggiù... beh, in realtà l’idea non è stata nostra. Tuo fratello ha pensato a tutto.”
“Cosa?! Loki...?”
“Certo. Come hai sicuramente notato negli ultimi giorni si è comportato in modo strano... questo perché stava organizzando il tuo compleanno! Mi ha anche chiesto che oggi ti tenessi lontano da lui, e mi ha spiegato come voleva farti portare sulla spiaggia. Perciò questa è tutta una sua geniale trovata.”
“Incredibile...”
“Già... un’ultima cosa! Questa è una festa in maschera, perciò... prendi!”
Mi mise in testa delle orecchie color della paia, e sul viso una maschera intrecciata di fili d’oro.
“Il tema?”
“Animali!”
 
 Al mio arrivo non ero riuscito a scorgere molto, attraverso le strette di mano, gli abbracci, e quella marea di gente che si complimentava. Avevo visto orecchie, code, maschere brillanti coperte di pietre, e animali di ogni tipo farmi gli auguri.
Ad un certo punto mi diedero tregua e riuscii a trovare un piccolo spazio dove riprendere fiato. Solo allora mi accorsi di quello che mi circondava. La caletta dove ci trovavamo era recinta da un promontorio roccioso, nero come la pece, sulle cui pareti c’erano milioni di torce accese. Nel cielo svolazzavano lampade di carta, attaccate al suolo con dei nastri. Due enormi tavolate si stendevano parallele da una parte all’altra della caletta. Vi trovai ogni genere di ben degli dei, e anche Volstagg, che divorava voracemente ogni tipo di portata. Un palco enorme, e una specie di pista da ballo invece si trovavano sul lato opposto della caletta. Un gruppo di musicisti si stava esibendo in complicati virtuosismi. Guardai oltre la folla e intravidi gente di ogni tipo. Su di un lato c’era una serie di mangiafuoco, che illuminavano la notte con boccate voraci di fiamme. Poco distante invece c’erano mangiatori di spade, che mostravano alla gente i loro affilati strumenti, per poi farli scendere già per la gola come se fossero stati le più prelibate squisitezze dei nove regni. C’erano poi equilibristi che camminavano su nastri tesi, e sottili come il filo di una ragnatela; contorsionisti che si incastravano in scatole di cristallo, dentro cui non avresti creduto potesse entrare neppure metà del suo corpo; e ancora c’erano illusionisti, prestigiatori, ballerini, e ogni genere di intrattenimento. I convitati sembravano divertirsi, e ad ogni esibizione rispondevano con esclamazioni di stupore, ed esaltati applausi. Era tutto magnifico... ogni cosa riluceva di una familiare accoglienza, e di una preziosità non leziosa, ma gentile e lusinghiera. Davvero Loki nelle ultime due settimane aveva pensato a tutto questo? Quasi che avessi formulato quella domanda ad alta voce vidi una donna avanzare verso di me. Aveva un lungo abito color crema, una maschera con piccole piume sbiadite, e i capelli dorati tirati su in un'elaborata treccia, attorno alla testa.
Mi si sedette accanto, e solo quando aprì bocca compresi che era mia madre.
“Ti piace la tua festa?”
“È... splendente.”
“Sì, proprio nello stile di tuo fratello...”
“Loki. Davvero ha fatto tutto questo?”
Frigga mi guardò e sorrise.
“Non è la prima volta...”
Vide il mio sguardo interrogativo e continuò con voce dolce:
“Loki ha aiutato fin da bambino ad organizzare le tue feste di compleanno. Quando divenne abbastanza grande cominciò ad occuparsi di tutto. Le programmava in ogni singolo dettaglio, e anche se era arrabbiato con te, il che capitava spesso, non si tirava mai indietro, e lo faceva con una grande passione.”
“Io non lo sapevo.”
“Non ha mai voluto che te lo dicessi... Loki ti vuole molto bene, figlio mio, anche se non lo dice a parole, e credo che questo fosse il suo modo per dirti ‘Grazie’.”
“Grazie per cosa?”
Frigga scosse le spalle.
“Semplicemente... ‘Grazie per essere il fratello che sei, Thor.’ ”
Ricordai allora in un momento tutte le grandiose feste di compleanno che ogni volta venivano organizzate in quell’occasione. Aspettavo quel giorno tutto l’anno, trepidante ed emozionato ogni volta come se fosse la prima. Era il giorno più bello della mia vita. Le sale brillavano come pietre preziose. Musica, balli, risate. E ancora tutti i miei amici, che durante tutto il giorno non mi lasciavano mai un momento da solo. E i giochi, e gli intrattenimenti di ogni tipo, che ricoprivano il castello in ogni angolo, come se tutta Asgard si fosse preparata e vestita a festa tutta quanta solo per me. Era così dunque. Prima che quelle giornate meravigliose cominciassero, ogni volta, vedevo mio fratello tornare molto tardi in camera, quasi all’alba, e infilarsi nel mio letto, esausto. Gli provai a chiedere un paio di volte perché tornasse così tardi, e cosa facesse per ridursi in quello stato, ma lui si limitava a guardarmi, a sorridere, e a dirmi: “Sei un’idiota, Thor.”
“Dov’è Loki? Lo devo assolutamente trovare!”
Frigga sorrise.
“Sarà un’ardua impresa, figlio mio... ricordi come scompariva nel giorno del tuo compleanno? Non voleva che tu lo trovassi, e credo che anche oggi sarà sfuggente come la nebbia...”
“Dimmi almeno com’è vestito, madre! Lo cercherò tutta la sera se necessario!”
“Oh, non c’è bisogno che te lo dica, lo riconoscerai subito. Questa sera credo abbia superato se stesso, è... a dir poco ammaliante.”
 
Mi immergo nella folla, perdendomi tra sorrisi e pacche sulla spalla.
Loki ha fatto davvero un lavoro straordinario... Sul palco ho già visto sei gruppi diversi, e credo che ce ne saranno altrettanti per tutta la serata. Sembra un circo ricoperto di sfarzo. Passo accanto ad animali di ogni tipo ma non riesco a trovare Loki da nessuna parte. Poi alla fine vedo un’ombra scura muoversi tra quell’arcobaleno di gente. Corro nella sua direzione, ma non lo vedo più. In compenso trovo un affamato Volstagg nella zona del banchetto dedicato ai dolci.
“Thor! Il nostro principe! Vieni anche tu a gustare questo ben degli dei! È addirittura più squisito del cibo che si trova nel Valhalla!”
Il guerriero mi trascina al banchetto e mi mette in bocca un pezzo di torta gialla con fragole, intinte in un liquore dolciastro e rosso.
“La chiamano cheesecake! Non è meravigliosa?!”
“È deliziosa, amico mio, ma... hai visto mio fratello per caso?”
“Loki, dici? ‘Visto’ non è la definizione giusta, direi... credo che sia passato qualche minuto fa, quando mi ha colpito in testa con un vassoio.”
“Di certo non gli stava bene che ti ingozzassi come un cinghiale...”
“Ma è il mio costume, guarda!” rise, mentre mi mostrava le orecchie pelose che esibiva sulla testa, e la maschera scura, color del mogano.
Fandral e Hogun poi mi intercettarono, e non riuscii più a levarmeli di torno.
 
Avevo avuto tutta la giornata un nodo allo stomaco. Da quando avevo fatto quella strana conversazione con Loki non riuscivo a togliermi quell’idea dalla testa. Solo dopo le sue parole avevo cominciato a ricordare, e a rendermi conto della verità. Ripensai a quella botola di ferro arrugginita, e mi sembrò di risentire le grida di Loki dentro la mia testa. Rabbrividii.
Attraversai la caletta, dando rapide occhiate a Thor, per vedere se trovava suo fratello. Alla fine vidi che si faceva coinvolgere nella festa da Volstagg e gli altri, e tirai un sospiro di sollievo, volevo trovare Loki per prima. Avevo un piano, e sarebbe stato abbastanza facile da attuare. Salii sopra un pezzo di scogliera, che creava una sorta di terrazza naturale senza balcone. Mi ritrovai sopraelevata rispetto agli altri, e potei guardare dall’alto quella folla di gente. In mezzo alla luce le ombre risaltano come stelle in una notte buia. E infatti, in mezzo a quel mare di colori e luci, vidi una figura vestita di nero, che scivolava con passi agili tra la gente, quasi senza che nessuno si accorgesse di lui. Scesi velocemente, e cercai di farmi spazio tra i convitati. Lo avevo visto dirigersi verso un piccolo bosco, situato nella parte nord-ovest della caletta, un ottimo posto dove nascondersi. Arrivai solo molto più tardi, e molto più goffamente di Loki alla radura, e mi ci immersi. La vegetazione cresceva come se fosse stata una foresta equatoriale in miniatura. Attraverso le spesse fronde degli alberi filtrava una cascata di scintille di luce, che dava a quel luogo un aspetto etereo e surreale.
Non lo vidi subito, ma quando lo distinsi tra le ombre mi venne un colpo. Loki se ne stava appollaiato sopra un ramo di un albero, ad un metro da me, con gli occhi chiusi, e accennando piccoli movimenti a tempo di musica.
La luce non era sufficiente però per vedere esattamente come fosse vestito, riuscivo solo a distinguere un completo nero, e una maschera scura.
“Loki...” bisbigliai, cercando di non spaventarlo, e lui si riscosse di colpo.
Mi piantò sul viso il suo sguardo più indifferente, ma non disse nulla.
“Che ci fai qui? Tuo fratello ti sta cercando...” provai a parlargli gentilmente, ma le emozioni che provavo in quel momento erano più confuse che mai.
Loki mi fissò ancora, e mi sentii a disagio come non lo ero mai stata. Sentivo l’odio e la rabbia che avevo sempre provato nei suoi confronti, mischiato ad un estraneo senso di compassione e paura.
Insomma! Mi trovavo di fronte al capriccioso e diabolico Jötun, figlio di Laufey e Farbauti, un essere tanto spregevole quanto crudele, che aveva cercato di distruggere la sua stessa razza e aveva tradito la famiglia che lo aveva accolto con così tanto amore... perché avrei dovuto provare pietà di lui?!
“Thor è davvero preoccupato, vuole vederti, e non credo si gusterà appieno la festa fino a quando tu...”
“Perché sei venuta qui, Sif?” mi interruppe, con un tono di voce monocorde.
“Io sono qui perché...” balbettai, ma quando Loki scese dall’albero e mosse qualche passo verso di me mi morirono le parole in bocca.
Mi misi ad osservarlo. Non avevo mai notato quanto il suo passo fosse così agile e morbido, sensuale e quasi femminile, e ne rimasi quasi incantata.
“Ti ho spaventato per bene, l’altra sera, non è così?”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Il fatto che al tuo odore di rose selvatiche e chiodi di garofano si rimescoli il profumo acre della paura.”
Sorrisi, cercando di nascondere l’agitazione, e mostrandomi superba come sempre.
“Ti stai sbagliando.”
Loki però fece uno scatto fulmineo in avanti, e io sobbalzai, candendo all’indietro.
Il dio delle malefatte sorrise, trionfante, e inginocchiandosi a metà, appoggiando il gomito su una gamba, mi si avvicinò.
“Ammettilo, piccola Sif, sei terrorizzata...”
Come riuscire a mentire al dio degli inganni? Decisi che il silenzio era la linea di condotta più onorevole in quella situazione.
Loki mi scansò una ciocca di capelli dal viso, ma quel gesto, che voleva sembrare dolce, mi sembrò soltanto freddo e glaciale.
“Te lo ripeto: perché sei qui?”
Ingoiai e mi decisi a parlare, puntando ostinatamente lo sguardo a terra.
“Quello che mi hai detto. La botola e tutto il resto... non era una menzogna. Era la verità, non è vero, Loki?”
Il dio sorrise scrollando le spalle.
“Ancora con questa storia? Ti ho spiegato che era solo un trucco, il mio ennesimo inganno.  Non ti devi angosciare per una stupidaggine del genere...”
Sorrise, ma io mi torsi le mani.
“Non era un inganno, Loki. Ormai ne sono sicura. Credo di ricordare qualcosa.”
Detto questo vidi il dio restare immobile, e dal suo viso si spense qualsiasi nota ironica.
“Tu... ricordi?”
“Dunque è la verità! Loki, io non volevo farti nulla di male! Ero solo una bambina... io ero solo...” mi aggrappai a lui, comportandomi come una folle. Sentivo che dovevo assolutamente fare qualcosa per rimediare al mio errore, anche se qualcosa da fare non c’era.
“Cosa ricordi?” Mi chiese, atono.
Cominciai a sentire le lacrime salirmi su per la gola, ma le ricacciai giù con forza.
“Ricordo quando scoprii la botola... l’aprii e non trovai nemmeno il coraggio di entrarvi. Però mi era venuta un’idea... quella di poterti chiudere lì dentro per qualche tempo, solo per poco... quanto sarebbe stato necessario per Thor di accorgersi di me... Loki... Loki, io... so che non servirà ma... volevo solo chiederti scu...”
Il dio delle malefatte mi troncò la parola a metà, tappandomi la bocca con la mano, in un gesto fulmineo.
Risollevai lo sguardo, e vidi il volto di Loki essere diventato di ghiaccio: la mascella contratta, i nervi del collo tesi come spesse corde di violino, e uno sguardo tagliente come il filo di una lama.
“Non dire. Quella. Parola.”
Il nodo in gola si strinse con più forza. Le sue parole vibravano di una rabbia talmente ancestrale e radicata, che sembrava fosse solo quella a tenerlo in vita.
Lo vidi rabbrividire un attimo, poi, lentamente, si portò una mano al viso, e si fece scivolare la maschera verso l’alto. Fu come guardare dietro pesanti tende di teatro, o come, appunto, spiare dentro l’anima nera di Loki, e vedere finalmente quello che vi nascondeva.
La sua espressione mi colpì come un pugno allo stomaco, e l’avrei preferito... avrei preferito di gran lunga qualsiasi altra tortura, piuttosto che guardare quegli occhi di giada, brillanti come pietre.
Su quel viso mi parve di leggere secoli e secoli di rancore, odio, e rabbia. Vidi una ferita talmente profonda da risultare inguaribile. Una ferita che si chiudeva e si riapriva, ogni volta, provocando dolori atroci. Vidi dentro quello sguardo un animo puro, distorto dalla follia, e che, proprio come fa un albero in cerca di luce, soffocato, si aggroviglia, si contorce su se stesso, in agonia, fino a quando non riesce a trovare un angolo dove riprendere a crescere. L’anima di Loki era deformata come l’immagine di uno specchio rotto, ed ero stata proprio io una delle cause.
No, non c’era perdono possibile per quello che avevo fatto. Non dentro il suo cuore. Un semplice “Mi dispiace” non sarebbe bastato a sistemare ogni cosa. Forse io avrei potuto dirlo, e dicendolo mi sarei sentita meglio, in pace con me stessa, come se davvero avessi risolto ogni cosa con delle semplici scuse. Ma Loki non voleva che lo dicessi. Non voleva che mi sentissi meglio, e sollevata. Perché non dovevo esserlo. Ora che condividevo con lui i suoi demoni personali dovevo soffrire, non combattere, non perdonarmi. Lasciarmi divorare dall’angoscia. Era la cosa giusta da fare. Il passato non si cancella, gli sbagli restano, e le ferite non guariscono.
Se le parole possono ferire, non è vero il contrario: le parole non possono guarire.
Le lacrime capitolarono finalmente giù dal mio viso, rigandomi le guance e bagnando la mano di Loki, che ancora mi teneva la bocca.
Mi guardò con quegli occhi ancora per molto, così tanto che mi parve una vita, come se stesse decidendo cosa fare di me. Avrei accettato senza fiatare qualsiasi sua decisione.
Qualsiasi. Alla fine Loki si riabbassò la maschera, e sorrise. Il dio delle malefatte era tornato. Il suo sguardo beffardo era la maschera della sua vita.
“Stai tremando, piccola Sif...”
Mi si avvicinò, e mi baciò sugli occhi, per fermare le lacrime amare che non volevano smettere di scendere.
Loki poi si alzò in piedi e si allontanò un po’ da me, permettendomi di rialzarmi a mia volta.
Mi asciugai velocemente gli occhi con l’avambraccio, come farebbe una bambina, e guardai verso la festa.
Presi coraggio e alla fine dissi:
“Loki, perché ti nascondi qui dentro?”
Lui mi lanciò uno sguardo veloce.
“Io non apparterrò mai a quel mondo scintillante. Sebbene io ci sia cresciuto dentro, sebbene ci abbia provato con tutte le mie forze... tutta quella luce è accecante per me.”
“Quindi... rimarrai nell’ombra?”
Loki sorrise a quelle parole, poi diede un rapido sguardo fuori, verso la festa.
Sembrò che un’idea divertente gli solleticasse l’anima e quindi si voltò verso di me.
Fece un inchino elegante e morbido, e mi tese la mano.
“Non appartengo a quello scintillio di vecchi aristocratici imbellettati ma... questo non significa che si debbano dimenticare di me. Mi farebbe l’onore di questo ballo, signorina Sif?”
Sorrisi, senza sapere esattamente il motivo. Quel dio delle malefatte era un rompicapo affascinante e terribile, e mi meravigliai nel pensare che, se solo Loki non fosse così pieno di dolore e odio, sarebbe stato un sovrano molto migliore di Thor.
Guardai quella mano bianca, e la presi.
 
“Giù! Giù! Giù!” incitò Fandrall, alla mia destra.
“Forza Volstagg! Ancora un altro boccale!” gridai, esultando insieme agli altri.
Lui mi guardò con sguardo perso, e annebbiato dalla birra.
Poi infilò il naso dentro il boccale che aveva in mano e buttò giù tutto in un sorso.
La folla che si era radunata per vedere quello che accadeva, esultò come di fronte ad un avvenimento prodigioso.
Sul tavolo ormai si era creata una montagna di boccali vuoti, degni del guerriero più ingordo dei nove regni.
“Un altro!” gridò, non appena ingoiò anche l’ultima goccia.
“Volstagg, penso che per oggi possa bastare. Hai prosciugato tutto l’alcol della festa.”
“Ha ragione mio figlio, lasciagliene almeno un po’...”
La voce di mio padre risuonò in mezzo alla folla, e tutti si scansarono, rispettosi, facendo passare il padre degli dei.
Indossava una veste drappeggiata di stoffa rossa, e una delle sue più belle armature.
La maschera che indossava gli copriva l’occhio ceco, ed era ricamata e impreziosita di topazi. Tra i capelli portava delle piume che mi sembrarono quelle di un’aquila.
“Sì, padre... è una festa meravigliosa.”
La maggior parte della gente si disperse.
“Bene, sono felice che sia così. Sei già andato a ringraziare tuo fratello?”
“Stasera è più sfuggente di un’anguilla. Ancora non sono riuscito a catturarlo...”
“D’accordo, allora... Buon compleanno, figlio mio.”
Sorrisi, ma qualcosa catturò ben presto la mia attenzione.
Il gruppo sopra il palco intonò una canzone lenta, ma ballabile. Sentii un mormorio vibrare attraversare la folla, e vidi gente che indietreggiava e faceva spazio a qualcuno che invece stava avanzando verso il centro della pista.
Incrociai sguardi meravigliati, e sorrisi in tralice. Corsi, facendomi largo tra la folla, ma era impossibile avanzare. Intravidi una specie di piccola impalcatura, addossata alla parete di roccia, sulla cui cima erano state sistemate delle casse per il suono. Mi arrampicai, e alla fine arrivai sulla cima. Guardai giù e, attraverso quello spettacolo di sfarzo e luce dorata, lo vidi.
Compresi immediatamente perché l’attenzione di tutti era stata così prepotentemente catturata.
Il cuore mi fece una capriola nel petto, e rimasi come fulminato.
Le gambe divennero molli, il cervello sembrò diventare poltiglia, e tutto il mondo cominciò a girare attorno a quelle due figure che ballavano qualche metro sotto di me.
Sif e Loki, stretti l’uno contro l’altra, muovevano lenti ma agili passi di danza.
Sif indossava un lungo vestito rosso, che lusingava gentilmente le dolci curve del suo corpo, e sul viso aveva una maschera, anch’essa rossa, ricoperta di paiette. Sul capo, tra i capelli neri, le spuntavano due piccole orecchie da volpe.
L’espressione di lei era a dir poco estasiata, quasi in tralice.
Ma la mia attenzione cadde solo di striscio sulla bella Sif, attirata come una calamita sulla sinuosa figura di mio fratello.
Indossava un gilet nero, decorato con ricami d’argento, che gli metteva in risalto ancora di più la sua vita sottile. Sotto portava una camicia gessata, e un paio di jeans grigio antracite, con una piccola catena d’argento che gli toccava il fianco.
Sul viso portava una maschera, anch’essa nera, con gli stessi preziosi ricami del gilet, dalla cui parte inferiore uscivano dei baffi, sottili come capelli d’angelo, che sulla punta avevano delle perline di cristallo, che sembravano quasi gocce d’acqua.
Infine, sui capelli corvini, accuratamente lisciati all’indietro, erano sistemate un paio di morbide orecchie nere da gatto. Loki sorrideva in un modo così affabile, da risultare terribilmente affascinante. I suoi movimenti erano veloci ma agili proprio come quelli di un felino. Ogni gesto, ogni passo, erano di un’eleganza fin troppo spontanee. Mi ricordò quella volta, nei bagni, quando lo avevo intravisto alla luce lunare, e anche ora mi parve avvolto di quella innata regalità. Tutti si erano ammutoliti al solo vederlo danzare. Risuonava nell’aria calda della caletta, soltanto il rumore della musica, e dei loro passi.
Devo raggiungerlo.
Scesi dall’impalcatura il più velocemente possibile, ma quando mi ritrovai in mezzo alla folla, mi avvidi di quanto fosse difficile avanzare. Ci provai lo stesso, perché una paura insensata si era impadronita di me. Temevo infatti che non appena la musica sarebbe cessata, avrei perso per sempre mio fratello.
Mentre passavo tra la gente mi guardai attorno e mi accorsi del modo in cui tutti i convitati lo guardavano. Vidi sguardi di desiderio, di piacere, di curiosità, ed immotivato affetto, vidi che qualcuno li guardava con gli occhi sgranati, senza nemmeno il ritegno di chiudere la bocca, inavvertitamente apertasi per lo stupore. Ma mi avvidi anche che nessuno si era accorto di chi fosse il misterioso ballerino.
Era quello dunque l’effetto che mio fratello riusciva a sortire su chiunque con un solo sguardo?
Loki, il dio delle malefatte, colui che può mentire, ingannare, divenire l’artefice delle peggiori efferatezze con una solo schiocco di lingua. Quello stesso dio che però può creare con altrettanta facilità un palco da teatro prezioso come il gioiello più raro. Quel dio che può affascinare ed ammaliare. Renderti succube, e schiavo, con la promessa di una sua carezza, di un suo sguardo.
Tutti dicono che Loki sia la pecora nera di Asgard, ma a me, in questo momento, sembra piuttosto la stella più fulgida sulla quale il mio sguardo si fosse mai posato.
Ero avanzato di appena qualche metro, e la coppia di ballerini si trovava almeno ad altri quindici di distanza.
Perché, Loki, devi fare sempre così? Perché devi essere sempre così sfuggente?! Più cerco di avvicinarti, di portarti dalla mia parte, sotto la mia custodia, e più ti sento sfuggirmi tra le dita, mettere mari e monti tra di noi. Perché non vuoi che ti sia vicino? Di cosa hai paura? Perché continui a dirmi che mi odi, se poi mi guardi in quel modo...?
Tra la gente si aprì un varco, e cominciai ad avanzare più agilmente, ora riuscivo quasi a vederli. Loki e Sif si guardavano negli occhi senza dire una parola, come se non fossero servite, e quando incrociai quello sguardo appassionato mi salì il sangue alla testa.
Fratello, che ti succede? Non ti riconosco... perché ti stai comportando in questo modo? Perché sotto il tuo sorriso obliquo e attraente ti vedo così arrabbiato?
Sif, dal canto suo, era completamente sotto il suo controllo, e sembrava una bella bambola tra le mani di un’abile marionettista.
Lo sentii bisbigliare qualcosa e mi tesi per ascoltare.
“Cosa vuoi che ti faccia, piccola Sif?”
“Ciò che vuoi...” rispose in un ansito, con gli occhi grandi pieni di lui.
Loki sorrise. Gli piaceva incantare e rubare l’anima alle persone, era un’arte che aveva cominciato ad apprendere fin da piccolo, e che aveva perfezionato giorno dopo giorno.
La musica continuò a suonare, e ad insinuarsi sinuosa tra gli astanti.
La luce colorata delle lampade, che volteggiavano a qualche metro da terra, dava un’atmosfera irreale, e quasi pensai che tutto quello fosse solo un sogno, o, a seconda dei punti di vista, un incubo.
Diedi qualche spallata in più e bruciai gli ultimi metri.
Loki fece scivolare la mano sulla vita di Sif, e la strinse con più forza a sé.
“Non vorresti che ci fosse Thor, al mio posto?”
“No...”
“Vuoi che ti baci, dolce, ingenua, stupida Sif?”
“...sì.”
La musica iniziò a rallentare e a spegnersi.
Il ballo stava per finire, e temevo quello che sarebbe successo.
Loki prese Sif e, sorreggendola, le fece fare un profondo caschè all’indietro.
Io ero arrivato praticamente a pochi metri da loro, ma mi fermai, bloccato da quello che vidi.
Il dio delle malefatte si avvicinò al viso della donna, aprì leggermente le labbra e socchiuse quello sguardo perso, da innamorato senza speranza.
Riuscivo quasi sentire Sif fremere, e quando le loro bocche arrivarono ad un soffio l’una dall’altra la vidi trattenere il respiro.
“Loki...” bisbigliai, senza rendermene conto.
Feci appena in tempo a vedere la luce divertita negli occhi di mio fratello e poi...
“Mi dispiace: ho mentito.”
Lasciò Sif, e la donna cadde all’indietro, finendo disastrosamente a terra.
Loki si rialzò, si lisciò il gilet, e le rivolse un sorriso beffardo.
Sif lo guardò prima confusa, e poi schiumante di rabbia.
Non l’ha baciata...
Chissà per quale motivo in testa mi ronzava soltanto questa frase, e devo ammettere... con un certo sollievo.
“Buon compleanno, fratellone!”
Una voce familiare mi si affiancò.
“Serena? Anche tu qui?”
Quello scricciolo di ragazza indossava un vestitino corto, e bianco, bordato di pizzo. Tra i ricci che le vezzeggiavano il viso invece le spuntavano un simpatico paio di orecchie da coniglietto.
Lei mi strizzò l’occhio, e poi si voltò verso Loki, che ancora non si era accorto di noi, ma se la rideva di gusto di fronte alle imprecazioni di Sif.
“Bellissimo, non è vero? Oggi ha superato se stesso.”
“Chi? Loki? Sì, lo credo anch’io...”
Poi la ragazza mi rivolse uno sguardo obliquo.
“Comunque tutta questa gelosia non ti fa bene, Thor. Ti roderà l’anima se continui così! Va’ semplicemente da lui e spiegagli come stanno le cose.”
Sgranai gli occhi.
“Io geloso di Loki?! Serena, quante birre ti sei bevuta insieme a Vostagg?”
La ragazza sorrise.
“Fratellone, si vede come se ce lo avessi scritto in faccia che sei geloso marcio. Se dipendesse da te, chiuderesti Loki in cima ad una torre per non farlo vedere e toccare da nessuno. O forse ancora meglio... dentro le tue stanze personali.”
“Ma che stai dicendo?! Mio fratello è libero di fare ciò che vuole, perché tanto alla fine fa sempre ciò che vuole... e io non sono geloso!”
Incrociai le braccia, seccato, e la ragazza sghignazzò.
“Sì, certo, ti credo... ma allora perché sei bianco come un cencio?”
Sbuffai.
“D’accordo, forse sono un pochino geloso, va bene? Ma tanto a che serve? Mio fratello mi odia, e non vuole più parlarmi...”
Serena mi rivolse uno sguardo esterrefatto.
“Ma sei scemo?”
“Sc-scusa?” Chiesi, preso in contropiede.
“Secondo te qualcuno che organizza una festa del genere, che pensa a tutti i dettagli e a tutti i dannati particolari... secondo te questo non è un enorme manifestazione di affetto? Avrebbe fatto tutto questo perché ti odia, Thor?”
“Beh, no ma... qualche ora fa mi ha detto chiaro e tondo come la pensava. Mi ha urlato contro che si era stufato di me, e che tra di noi era finita.”
Serena emise un gemito frustrato.
“Hey! Svegliaaa, gli stavi tra i piedi, Thor! Doveva finire di organizzare la tua festa a sorpresa, e tu facevi di tutto per rovinarla, la sorpresa! Negli ultimi giorni abbiamo fatto i salti mortali per non farti scoprire nulla, e anche se Loki continuava a dire che eri ottuso come il tubo di un lavandino, prendevamo tutte le precauzioni necessarie! Quando ti sei fiondato nel Black Bread stavamo lavorando alla tua torta. Ho visto Loki sbiancare e per poco non gli è caduto tutto quanto. Io non sarei stata gentile come lo è stato lui.”
“Allora era tutta una farsa?”
“Evviva! Ci siamo arrivati alla fine! Meglio tardi che mai, non è vero, Thor? Comunque io se fossi in te mi sbrigherei ad avvicinarlo, per come è fatto tuo fratello potrebbe anche scomparire di nuovo tra la folla...”
Non me lo feci ripetere due volte, e con due grandi falcate uscii da quel marasma convulso di gente in abito da sera, e mi avvicinai a lui.
Sif fu la prima a vedermi, e mio fratello, seguendo il suo sguardo, mi intercettò.
Lo vidi fare un passo indietro, e l’indecisione serpeggiare sotto la sua maschera, ma alla fine si lasciò raggiungere. Dietro di me sentivo lo scalpiccio dei passi di Serena.
“Ciao, fratellino...”
Loki mi rivolse un cenno del capo annoiato.
“Ciao, Thor...”
Ora che lo guardavo meglio, mi venne da sorridere, e a quel cambio di espressione Loki si riscosse e mi chiese:
“Perché sorridi come un ebete? Non ti sta bene quella faccia da stupido.”
“Sorrido perché sembri proprio un gatto, Loki. Ti sta alla perfezione questo vestito.”
“Avevi dei dubbi sui miei gusti nel vestire? E comunque anche a te non stanno tanto male le orecchie da leone.”
“Perché il leone?”
“Con tutti i capelli che ti ritrovi, e con il tuo spropositato orgoglio, cosa volevi fare? L’orsetto lavatore?”
Risi.
“Hai ragione fratello, comunque grazie per tutto...”
Gli rivolsi un sorriso riconoscente, ma Loki divenne scostante.
“Grazie per cosa?”
“Per aver organizzato tutto questo! È meraviglioso, neppure nelle mie più fervide immaginazioni avevo mai sognato una festa del genere.”
Loki si scostò da me e mi guardò accigliato.
“Io non ho organizzato proprio un bel niente. Di cosa stai parlando?”
“Fratello, è inutile che ti nascondi dietro a un dito. Ormai me lo hanno detto tutti che sei stato tu. Nostra madre, Sif, e ora anche Serena...”
Loki s'imbronciò, e vidi che la cosa non gli andava per niente bene.
Fulminò Serena con lo sguardo, mentre lei corse a nascondersi dietro di me.
“Sì, beh... non l’ho fatto per te! Non riempirti la testa di false illusioni, perché non ce n'é motivo. E poi perché sei così affabile adesso con me, eh?! Questo pomeriggio ti ho spiegato chiaramente quello che pensavo di te, perché sei così contento?”
Scrollai le spalle.
“Perché Serena mi ha spiegato come stanno davvero le cose.”
“Ti ha spiegato come sta...” La voce gli si spense e sbiancò.
“Serena, vieni con me. Dobbiamo affrontare un discorsetto che prima stupidamente mi sono dimenticato di farti. Vieni!”
Con uno scatto fulmineo prese Serena per un polso, e la trascinò in malo modo lontano da noi. Svicolò tra la gente e quasi sparì, ma io riuscii a seguirli.
Decisi di appostarmi lontano, e anche se sarebbe stato più difficile sentire le loro voci, almeno non mi sarei fatto scoprire. Il comportamento di Loki non aveva senso, io volevo semplicemente capire quello che succedeva.
“...Loki! Mi fai male, lasciami!”
Alla fine se la portò di fronte e le lasciò il polso.
“Cosa gli hai detto, esattamente?”
Serena parve tentennare, e poi rispose:
“Solo che per avergli preparato una festa del genere, non potevi che volergli bene... sai, era molto addolorato per le parole che gli hai detto.”
“È giusto che lo sia, se si preoccupa un po’ non gli farà male, ma quello che mi interessa sapere è un’altra: non gli hai parlato di quello che hai visto quando sei entrata dentro la mia testa, vero?”
Alla ragazza si illuminarono gli occhi.
“Ah! Quello... no, mi sono dimenticata! Ma appena lo rivedo glielo dico, va bene?”
Serena sorrise, ma Loki la prese per un braccio, con fare minaccioso.
“No, invece che non glielo dici! Se provi anche solo a fiatare non te lo perdonerò mai!”
Dentro la sua voce c’era una nota di disperazione. Serena sembrava confusa.
“Perché non vuoi? Ne sarebbe stra-felice! Sarebbe il regalo più bello che tu possa fargli.” Loki non rispose, ma Serena lo scrutò in viso un momento di più.
“Fratellino... hai paura?”
Lui si riscosse e le gridò.
“Paura di cosa? Io non ho paura di niente!”
“Paura di rovinare il vostro equilibrio di amore e odio, per esempio...”
La ragazza sorrise.
“Quando mi sono avvicinata a quell'anfora avevo paura di sentire quello che provavi per tuo fratello ma poi... mi sono dovuta ricredere! È davvero prezioso quello che senti, e secondo me è lo stesso anche per Thor.”
“Stai vaneggiando. Thor tiene a me come un cane potrebbe tenere al suo pupazzetto morbidoso. E smettila di dirmi quello che devo o non devo fare! Io faccio ciò che voglio.”
“Già, mi dispiace, signorino Tu-mi-stufi, ma quando ballavi con Sif era rosso di gelosia. Se l’avessi baciata sul serio non so cosa avrebbe fatto...”
Al suono di quelle parole Loki non poté fare a meno di sghignazzare.
“Però me lo devi promettere Serena. Prometti che non aprirai quella tua boccaccia sentimentale, ok?”
Lo sguardo di Serena parve saettare per un momento verso di me, ma forse ancora non mi aveva visto.
“Io non gli dirò niente, promesso. Ma voi dovete chiarirvi. Guarda, ora ti mostro quello di cui ti parlavo poco fa...”
Serena prese Loki per la camicia e lo attirò a sé. I loro volti si avvicinarono, e si baciarono. O almeno questo immaginai, ma dall’angolazione dove mi trovavo, ossia alle spalle di Loki, potevo solo vedere le dita di Serena intrecciarsi tra i capelli corvini, e le mani del dio delle malefatte stringersi attorno alla sua vita.
Uscii prepotente dalla folla e presi Loki per una spalla.
“Cosa diavolo state facendo?!”
Allora mi avvidi di come stava la situazione. Dove le loro bocche si sarebbero dovute incontrare c’era la mano di Serena a separarli. Entrambi mi rivolsero uno sguardo divertito.
“Che ti ho detto...?”
Loki sghignazzò e si allontanò da Serena.
“Dovresti vedere la tua faccia...”
“Bello scherzo, davvero divertente... Da quando siete diventati così amici voi due?!”
“Da quando sei diventato così geloso, Thor? Con Gullveig non hai mai fatto tutte queste storie...”
“Sì, perché... perché era diverso...”
“Diverso in che senso?”
“Perché... argh! Andate da Hel!”
Mi allontanai furioso, sentendomi il viso andarmi a fuoco.
Era diverso perché ancora non capivo quello che provavo per te.
“Thor, aspetta!”
“Lasciami in pace.”
“Era solo uno scherzo! Non ti arrabbiare, Thor!”
Mi girai di scatto, e per poco Loki non mi finì addosso.
“Sai, sei bizzoso come un bambino.”
“Già, perché mi da fastidio che mio fratello si prenda gioco di me.”
“No, perché ti da fastidio che queste labbra bacino qualcuno che non sei tu.”
Sentii la schiena irrigidirsi, ma Loki sorrideva pacato, senza alcun velo di scherno negli occhi.
“Ho sentito tutto quello che vi siete detti, tu e Serena. Di cosa stavate parlando?”
Il sorriso sul volto di mio fratello parve stemprarsi un poco.
“Nulla che ti riguardi.”
“Io invece credo proprio di si. Cosa provi per me, Loki?”
Lui fece un passo indietro.
“Non ti illudere, perché potresti rimanere amaramente deluso. La tua fervida immaginazione da romantica casalinga in meno pausa non si avvicina neppure lontanamente alla realtà.”
Mi passai una mano sul viso e bisbigliai:
“Ti detesto quando fai così...”
“Cosa?”
“Ti detesto quando giochi così con me e i miei sentimenti! Un giorno mi sorridi, il giorno dopo mi insulti, dici di amarmi e poi di odiarmi...”
Loki mi interruppe:
“Non ho mai detto di amarti...”
“Non me lo hai detto, ma i tuoi sguardi sembrano dirmelo! Se tra di noi qui c’è un bambino bizzoso, quello sei tu! Sei insensibile e crudele! Quasi mi sembra che ti piaccia confondermi le idee!”
“Forse se tu non fossi così stupido, non avresti le idee così confuse, dopotutto!”
“Ti godi la scena, non è vero Loki? Il tuo ottuso fratello che cerca invano di capirti, di vedere quello che hai dentro quel casino di testa e di cuore! Ti diverte il mio pietoso spettacolo quasi quanto guardare quello offerto da un cane che si rincorre la coda, ammettilo!”
I toni di quella conversazione si stavano alzando pericolosamente.
“No, che non mi diverte! Come potrebbe?! Anche io non ti capisco! Sei sempre in giro con tutte le donne più belle di Asgard, e poi quando ti ricordi di me ti avvicini, mi sorridi, e mi dici che il tuo fratellino è la cosa più preziosa che hai?! Mi dici una buona volta cosa provi per me, Thor?!”
Furioso lo presi per le spalle e lo scrollai.
“Ti amo, idiota!”
Le mie parole vibrarono attraverso il rumoreggiare della folla. Loki si immobilizzò.
“L’ho capito da poco, e forse è già troppo tardi. Ma te lo dovevo dire. Io ti amo. Amo il modo in cui ti prendi gioco di me, amo la tua espressione estasiata e sognante che hai quando sei chino sopra un libro che ti ha preso particolarmente, amo vederti anche solo gironzolare per il palazzo!”
“Thor...”
“Amo la tua andatura, i tuoi gesti, e quel sorriso sghembo che non ti lascia mai. Amo il tuo profumo, e quel tuo carattere testardo e infantile.”
“Thor, smettila...”
“Hai un corpo gracile, ma una mente così forte da risultare invidiabile a qualsiasi forza bruta. Sei vendicativo, immaturo ed egocentrico, ma io amo tutto questo! Ti amo, anche se tu mi odi e mi detesti, e io...”
Non mi dette la possibilità di aggiungere altro.
La sua bocca si chiuse sulla mia, e quando percepii quel contatto mi sembrò che il mio cuore si fermasse. Sentii quelle labbra, così morbide e fredde, sulle mie, e mentre un formicolio mi attraversava tutto il ventre, la testa si svuotò.
“Che stai facendo...”mormorai, mentre danzava sulla mia bocca con soffici baci.
“Ti mostro... che sei... un’idiota... perché io... non ti odio...”
Mi sentivo le gambe molli come se fossero state di cartapesta, proprio come una ragazzina alle prime armi con l’amore. Era Loki a stravolgermi. Lui ogni volta mi rompeva il cuore, e poi, con diligente cura, rimetteva insieme tutti i pezzi, li baciava e risanava ogni ferita che le sue parole avessero potuto infliggermi.
Amare Loki è come bere una boccetta di veleno, e una di antidoto, ma ne valeva la pena. Sentii le sue mani danzare tra i miei capelli, e la sua lingua lusingare la mia. Il mio respiro divenne più affannoso dopo un po’, e allora Loki, con mia disapprovazione, si allontanò da me.
“Io non ti dirò mai di amarti, Thor. Perché amare significa appartenere a qualcuno, e io non sono di nessuno. Sai che si dice di me, qui su Midgard?”
Scossi la testa.
Gli occhi del dio delle malefatte brillarono, e sul suo viso passò l’ombra di un sorriso deliziato.
Loki era il suo nome, fuoco indomabile il suo temperamento... quasi sembra che mi abbiano conosciuto. In ogni caso il fuoco brucia, è questa la sua natura, e non puoi pretendere di cambiarla.”
“Quindi mi stai dicendo che... non dovrei giocare col fuoco.”
Lui sorrise, divertito.
“Certo che no, però se lo fai, poi non sorprenderti se il fuoco risponde al gioco.”
Detto questo fece per andarsene.
“Non posso prometterti amore eterno, non posso garantirti la mia fedeltà, perché io non sono questo, Thor. Io non sono addomesticabile.”
Scandì le ultime parole con un sorriso sornione sulle labbra.
“Ma se i miei baci e le mie carezze valgono quanto dici... allora potrai anche sopportare il mio comportamento infantile, e i miei modi egocentrici.”
“Dove stai andando, Loki?!”
Era quasi sparito tra la gente, e io faticavo a stargli dietro.
“La tua festa non è ancora finita. Devo fare ancora un’ultima cosa. Tu divertiti, mangia la torta, e ridi insieme ai tuoi amici. Ci rivediamo dopo... se tutto andrà per il verso giusto.”
“Che significa se tutto andrà bene? Fratello!”
Ma ormai era già sparito. Dileguato come un’ombra, svanito come nebbia. Mi chiesi se si divertisse ad essere così sfuggente, ma mi risposi da solo... perché sicuramente sì, lo divertiva da matti.
 
La festa proseguì senza intoppi. Dopo lo scambio dei regali, verso la fine della serata, la situazione era pressappoco questa: Serena blaterava amabilmente con mia madre, con la quale sembrava esserci un misterioso feeling; Sif sembrava essersi calmata, ma quando provai a parlarle di Loki mi lanciò un’occhiataccia che avrebbe fatto tacere anche l’uomo più temerario; Volstagg dormiva soddisfatto, e con la pancia piena, sulla spiaggia, abbracciato ad una grossa botte di birra; Fandral lo vidi ballare e fare il cascamorto con molte delle invitate presenti, mentre Hogun si godeva la musica, sorseggiando un po’ di idromele. Sentii la voce di mio padre tuonare da sopra il baccano della folla, annunciando l’arrivo della torta.
Il dolce era un’imponente montagna di panna montata, organizzato su più piani, su un castello di pan di spagna. Le decorazioni erano fatte con cioccolato bianco e fondente, che davano alla torta una ricercata preziosità. A grandi lettere scarlatte sopra c’era scritto:
“Buon compleanno, Thor!”
C’era anche un disegno abbozzato con la glassa di fragole di Mjöllnir.
Guardai meglio e vidi qualcosa che forse notai solo io. Sotto il mio nome c’era scritto piccolissimo qualcosa che lessi come:
“Thor è un’idiota.”
Non potei fare a meno di farmi sfuggire un sorriso.
Feci appena in tempo a prendere il coltello e tagliare la torta che qualcosa attirò l’attenzione di tutti.
La marea di invitati si voltò istantaneamente verso il cielo, dal quale proveniva il rumore che aveva messo in allarme la gente.
Qualcosa di colorato e luminoso salì verso il cielo, ed infine esplose in una cascata di scintille rosse.
La gente rumoreggiò, meravigliata e piacevolmente sorpresa da quel prodigio.
Serena mi fu accanto in un attimo.
“Cosa sono?”Chiesi, in estasi, mentre il secondo razzo luminoso attraversava il cielo nero, e scoppiava in un arcobaleno di luci azzurre.
“Sono dei fuochi d’artificio... quando li mostrai a tuo fratello ne rimase incantato.”
Un razzo più grande degli altri salì verso il cielo, liberando scintille argentee, ed esplodendo con un enorme deflagrazione.
Serena rise e aggiunse:
“Speriamo non si faccia male con quei razzi. Era piuttosto esaltato quando gli ho dato il permesso di attingere dalla mia scorta personale di fuochi pirotecnici...”
Altre comete rosse, azzurre e gialle rotearono nel cielo come se fossero impazzite. La folla sottostante sgranava gli occhi ed esprimeva la propria meraviglia con lunghi “Aaaah!” o con “Ooooh!"
“Fuoco indomabile...” borbottai, senza rendermene conto.
“Cosa?”
“Ah, no, stavo solo pensando che... secondo te è possibile addomesticare il fuoco...?”
Le indicai i fuochi d’artificio, e in quel momento una cascata di comete fischianti raschiò il cielo ed esplose in una serie di piccole deflagrazioni luminescenti.
“Beh, non saprei... non ci ho mai provato. Ma so che se qualcuno chiude una fiamma dentro un barattolo di vetro, questa si spenge e muore. Il fuoco non può essere addomesticato e poi...”
Serena si voltò verso il cielo, e aggiunse:
“...la sua bellezza sta tutta nel fatto che lui non è tipo da essere tenuto al guinzaglio. Che divertimento ci sarebbe se Loki cominciasse a dicesse di sì a tutte le tue richieste?”
“Io non stavo parlando di Loki!”
Ma la ragazza non mi sentì neppure, e sovrappensiero disse:
“Tutte le tue richieste... beh, forse un divertimento ci sarebbe!”
Mi coprii gli occhi con una mano e Serena rise.
“Oddio no...” il tono allarmato della ragazza mi fece rialzare velocemente gli occhi.
“Speravo non lo facesse! Ma tuo fratello è un vero combina guai!”
Vidi un razzo più lento degli altri attraversare il cielo con un fischio soffocato.
“Che succede, Serena?”
“Giù! Tutti a terra!”
Odino sentì le nostre incitazioni, e ancora la sua voce risuonò sopra quella di qualsiasi altra. Gli invitati ebbero appena il tempo di buttarsi a terra che in cielo esplose un bombardamento di fuochi d’artificio. Un arcobaleno iridescente di colori tinse l’aria sopra la caletta, e illuminò a giorno tutta la zona per kilometri.
Quando tornò la pace, intontiti, ci rialzammo, e Serena sbraitò scocciata.
“Glielo avevo detto di non farlo! Ha attaccato almeno una ventina di fuochi d’artificio insieme! Voleva far esplodere la spiaggia, secondo me!”
La ragazza incrociò le braccia al petto e mostrò un’espressione da mamma che ha scoperto il figlio minore essere guastafeste e disubbidiente.
Dal silenzio, e dal vociare scocciato della folla però si levò una voce lontana, dietro gli scogli. Una voce che solo io riconobbi subito, dalle prime note, e che squillò nella notte più chiara dei fuochi d’artificio. Era la risata deliziata di Loki, che a quanto pare si era divertito come un bambino con il suo più bel giocattolo.
Anche il broncio di Serena si spense al suono di quel riso, e alla fine tutti sorvolammo sul finale esplosivo della serata. Dopotutto... era il dio delle malefatte. 

   
 
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