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Autore: Walpurgisnacht    16/07/2012    2 recensioni
Cosa ci fanno i personaggi di Tekken in salsa hillbilly?
"Dai, dimmi pure questo tuo piano geniale".
"Ma no, nulla. Tu vai su Xiao, io vado su qualche pollastrella random".
"Wow. E avevi bisogno di berti sedici pinte per escogitare una manovra così astuta?".
"Vaffanculo, eh. Se la cosa ti scoccia posso arraffarmele tutte io".
"No no, Xiao è mia. Tienici giù quelle tue zampacce da immigrato coreano".

[EIP tra Manasama, Kaos e Nyappy! Maggiori info all'interno]
Genere: Azione, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Jack 5, Jin Kazama, Lee Chaolan, Ling Xiaoyu
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dukes of Tekken County

Salve a tutti! Questo è un EIP, ovvero un Extreme Improvisation Project! Manasama, Kaos e io, Nyappy, ci siamo messi su Skype a scrivere un pezzo ciascuno, senza controllo su trama o grammatica. Gli errori sono compresi nel pacchetto, ahimè! L'ora tarda ha influito, sì. E anche i Rednex XD

"Ohi, amico." Hwoarang gli tirò una gomitata ben piazzata nelle costole e incidò con un cenno del capo il recinto davanti a loro. "Hai visto quella puledra?"
Jin alzò gli occhi al cielo e si rigirò in bocca la spiga di grano che aveva colto prima. Lui e l'amico erano appoggiati ad una staccionata, tra le luci di carta del festival. Il Beef Festival, ovvero cicale, carne e belle ragazze che cercavano di cavalcare il toro meccanico.
La puledra a cui si riferiva Hwoarang era Xiaoyu, con i capelli sciolti e infilati nella salopette. Era così ubriaco da non riconoscerla? Ok, erano quasi al buio, ma il falò illuminava bene la ragazza e la sua espressione divertita. Era riuscita a battere Asuka così tante volte che ormai Jin aveva perso il conto.
"Ohi, ohi" lo chiamò Hwoarang.
"Cosa" sbuffò Jin, frantumando i germi di grano nel pugno. Non lo aveva ancora picchiato solo perché era ubriaco, poveretto.
L'altro si tolse il cappello e si nascose il viso, avvicinandosi a lui con fare cospiratorio. "Stavo pensando..."
"Ullalà. Pensi? L'alcool ti fa brutti scherzi".
"Ah ah ah ah ah. Devo pure ridere?".
"Se ti fa piacere. Dai, dimmi pure questo tuo piano geniale".
"Ma no, nulla. Tu vai su Xiao, io vado su qualche pollastrella random".
"Wow. E avevi bisogno di berti sedici pinte per escogitare una manovra così astuta?".
"Vaffanculo, eh. Se la cosa ti scoccia posso arraffarmele tutte io".
"No no, Xiao è mia. Tienici giù quelle tue zampacce da immigrato coreano".
"Va bene, va bene. La pupattola mezza cinese è tutta tua".
"Ecco, sarà meglio".
Detto ciò Jin rivolse uno sguardo vagamente incazzato al compare, poi lo lasciò sul posto e si diresse verso il falò dove Xiaoyu, insieme ad altra gente, stava ancora bevendo e festeggiando. Come ogni sagra di paese che si rispetti l'occasione specifica era solo una scusa, il vero fulcro era blaterare sconcezze con la pancia piena di doppio malto. Lui ovviamente non aveva fatto eccezione, anche perché negli ultimi tempi aveva scoperto quanto in realtà apprezzasse la birra.
Avanzò un poco barcollante, non tanto da fare spettacolo ma abbastanza da non riuscire a camminare perfettamente dritto. Sentiva sul suo collo la fiatella di Hwoarang, che da bravo esagitato ubriacone non aveva nessuna intenzione di farsi sfuggire le prede.
Tanto lo sai che cianci cianci e poi nessuna te la dà.
Quando le fu alle spalle, appurato che lei non si era ancora accorta della sua presenza, ebbe un'idea malefica.
La afferrò di scatto, con l'intenzione di prenderla in braccio, e dopo averla fatta roteare un pò andare a nascondersi in qualche fienile a divertirsi per conto loro.
Purtroppo la sua mente affogata nel malto non aveva tenuto conto del fatto che Xiao non era indifesa come le altre sgallettate del circondario... e lo ricordò solo quando si trovò steso a terra a fissare le lanterne colorate e le facce dei presenti che lo fissavano.
"Jin! Brutto imbecille che non sei altro, che ti è saltato in testa? Avrei potuto quasi ammazzarti, lo sai?"
Xiao non era esattamente una principessa nel parlare, e di certo tutto l'alcol che aveva tracannato non contribuiva a renderla più raffinata.
"Hmpf, volevo solo vedere se ti andava di andare a fare quattro passi, ma sarebbe bastato anche un semplice no..." biascicò, rialzandosi.
"Oh Jin, tu e i tuoi tentativi bislacchi di romanticismo" rise la cinese, mandando giù un'altra birra "se volevi stare solo con me, bastava solo chiedere!" sorrise, con uno sguardo che poco lasciava all'immaginazione.
Jin stava quasi per ringraziare Dio/Allah/Vishnu/chiunque ci fosse lassù per questo... quando l'ennesimo disturbatore decise che voleva farla finita, interrompendoli.
"Non potete farlo!" ululò Hwoarang, frapponenendosi tra di loro. "Non senza di me!"
Jin e Xiao si guardarono un momento, prima di stringere gli occhi e ringhiare in direzione dell'amico.
"Fuori dalle palle, tu. Subito" sibilarono in sincronia.
Hwoarang li guardò con aria smarrita. Cos'era quella faccia da cane bastonato? Raccolse il cappello in mano e se lo portò al petto. Stava facendo GLI OCCHIONI. "Ma non potete andare via senza di me" biascicò.
Cos'era quell'improvviso cambio di rotta? Prima era tutto vispo e in quel momento stava cercando di imitare un cucciolo abbandonato?
"Rifatti la tinta, ti si vede tutta la riscrescita" lo liquidò Xiao, prendendo per mano Jin. I due si diressero verso il fienile vicino, ma lui si girò per lanciare un'ultima occhiata a quello sciagurato, che non gliela raccontava giusta.
Hwoarang gli fece la linguaccia - appunto! - prima di gettarsi a terra e aggrapparsi alla salopette di Xiao. Le sue mani erano troppo vicine al culo di lei per i gusti di Jin.
"No, vi prego, non abbandonatemi! Portatemi con voi!" li pregò questo con voce rotta.
Schifoso. Cosa aveva in mente?
A Jin saltarono i cinque minuti.
Alcool; Hwoarang che veniva a rompere il cazzo; Hwoarang che si stava quasi strusciando sul culo di Xiao.
Prendete tutti questi fattori, buttateli nel calderone senza il minimo riguardo, aggiungeteci del tritolo, un umore che stava peggiorando di secondo in secondo e avrete il risultato.
Jin si tolse lo stivale, fece girare la classica rotellina e poi lo abbatte tipo meteorite sul muso del coreano.
Il tutto durò quattro secondi.
Al termine c'era un tipo con i capelli finto arancioni steso per terra come una pelle di daino, la guancia sinistra sfondata e insanguinata, gli occhi che giravano per i fatti loro nelle cavità apposite e un capannello di curiosi che si stava ammassando attorno a lui.
I due piccioncini, liberatisi della pezza da piedi, sentivano sempre più lontani i brusii della folla che commentava l'ennesima figura di merda rimediata dal pagliaccio venuto dall'Oriente. Che poi, a quel poco che ne sapevano, anche in madrepatria Hwoarang non faceva altro che rimediarne a raffica.
"Vogliamo andare nel fienile di Boss Hogg, cara mia?".
"Uh. Sei in vena di pericolo, stasera. Se ci becca ci spara in mezzo agli occhi, lo sai vero?".
"Come no. Proprio per questo sarà divertente. Allora, che ne dici?".
Xiao lo osservò qualche secondo, riflettendo. Poi sorrise, un sorriso che non lasciava intendere nulla di buono. Il tipo di sorriso che, solitamente, a Jin faceva venire i brividi perchè intuiva che la cinesina stava macchinando qualcosa di poco sano; ma lui solitamente non aveva tutto quell'alcol che gli annebbiava il cervello.
"Se davvero vogliamo giocare col fuoco, allora conosco un posto migliore del puzzoso fienile di Hogg!" disse, e prese a correre tra i campi.
"Ehi ehi, aspetta" le urlò dietro, cercando di stare al passo - quella correva come una saetta!
Corserò per almeno cinque minuti buoni, finchè non giunsero nei pressi di un enorme complesso di capannoni.
"Finalmente ti sei fermata" ansimò, piegato in avanti per riprendere fiato.
"Allora, si può sapere che hai in mente per..." disse, ma le parole gli morirono in gola mentre osservava la cancellata pacchianissima che aveva davanti.
No.
No.
NO.
"Tu sei fuori!" ringhiò a Xiao, che sorrideva.
"Perchè? Trovo sia più eccitante di un fienile che non viene spalato da mesi dal letame!"
Quella pazza aveva deciso di appartarsi in uno dei capannoni della Violet Corp.
L'azienda di Lee Chaolan, zio acquisito di Jin e proprietario della più grande azienda di fertilizzanti agricoli della contea.
Jin sgranò gli occhi, sapendo cosa lo aspettava.
Suo zio non era proprio cattivo... ma aveva indubbiamente parecchie rotelle fuori posto.
Nel senso, non era sano amare così tanto i maiali - ed il viola - ta tingerli tutti del citato colore, no? Non era nemmeno sano mettersi a trafficare con Madre Natura e meccanizzarli per rendere più efficiente la produzione.
"Stai scherzando, vero?" le chiese lui, bloccandosi su due piedi. Lei cercò di tirarlo, inutilmente. Poi si voltò e gli fece la linguaccia. "Gnee! Ovvio che sì" ridacchiò.
Si appoggiò alla porta di legno e si piegò sulle ginocchia, con il fiatone. I capelli sciolti le erano usciti dalla salopette e le accarezzavano le spalle nude. La luce della luna le illuminava il viso arrossato dalla corsa ed il sorriso vispo.
"Non è male questo posto, sai?" Jin le si avvicinò e le inflò le dita nei passanti alla cintura. "Meglio di quanto pensassi."
"Sì?" Lei inclinò il capo e si soffiò via una ciocca di capelli dal viso.
Sì, quella situazione riusciva quasi ad essere romantica. E tra coreani ubriachi e molesti, urla sguaiate, fango e lampadine fulminate, non era una cosa scontata. Cosa non doveva fare un ragazzo per vivere appieno la sua adolescenza.
Lui le prese il viso tra le mani e avvicinò il proprio viso al suo, pronto a chiudere gli occhi, quando un bailamme infernale li fece sobbalzare.
"Cos'è!" squittì Xiao.
Jin sbarrò gli occhi. Conosceva quei lamenti disperati. "I maiali di sorveglianza del capannone" mormorò. Quelli meccanici con incorporato un sistema di attacco. "Xiao... SCAPPA!"
"Mi prendi in giro? Dei maiali da guardia? E io dovrei avere paura di quei cosi?".
Eh? No, sul serio Xiaoyu non aveva mai sentito parlare dei maiali killer della corporazione? Ma non era appena sbarcata da Marte, maledizione.
Davvero non sapeva del vecchio Jim, ritrovato con una carcassa di maiale meccanico sopra il petto e la faccia divorata da qualcosa che non poteva essere umano, animale o vegetale?
Davvero non sapeva di Clothilde, quella vecchia che viveva circondata dai coyote in una catapecchia appena fuori città, travolta e schiacciata da un'orda impazzita di quei cosi?
Non era mai stata assente per più di due, tre giorni consecutivi. Era ridicolo che non fosse a conoscenza delle capacità omicide di quegli affari.
"Ho trovato il modo per ravvivare la serata. Invece di sbaciucchiarci come due scolaretti insacchiamo di botte quei cumuli di bulloni".
O per la miseria ladra. Da quando in qua 'sta ragazza aveva manie suicide?
Jin fece una cosa orribile: soverchiato dal terrore di quello che gli sarebbe potuto capitare decise di abbandonarla. Fece per scappare via quando una mano di titanio temprato lo afferrò per la spalla.
"Vai via e tu smetti di esistere per me".
Il rombo di tuono dei maiali si fece sempre più insistente e vicino.
Che tu sia dannata, Xiao.
Si fermò a pochi passi da lei, i pugni stretti e i denti che martoriavano il suo labbro inferiore.
Ci teneva alla sua vita, e sapeva che affrontare quei cosi a mani nude era un buon modo per mandarla al diavolo, in senso letterale.
Ma era anche vero che tra ormoni e alcool non era propriamente in sé. E poi no, non voleva che Xiao lo cancellasse dalla sua vita - e lo bandisse dalle sue grazie.
Si voltò a guardarla, e la vide sorridere, sorniona e sicura della sua vittoria.
Come lo conosceva bene.
"Dai che se fai il bravo poi ci divertiamo come promesso..." disse, strusciandosi a lui per rendere il tutto più convincente. Ce ne fosse stato il bisogno, poi...
Al diavolo la prudenza, lasciamo che sia il testosterone a guidarmi.
Si voltò del tutto, appena in tempo per vedere l'orda di maiali viola correre verso il cancello. Doveva ammettere in tutta onestà che il loro aspetto era quanto di più ridicolo avesse mai visto.
"La Violet Corp. ringrazia il vostro interesse nei nostri prodotti" gracchiò improvvisamente una voce dagli altoparlanti sul muro di cinta "tuttavia vi preghiamo di allontanarvi dalla proprietà in quanto non autorizzati ad entrare. Avete cinque minuti per allontanarvi prima che il nostro sistema dall'arme VI RAGGIUNGA. Tornate pure a trovarci - previo appuntamento. Grazie e arrivederci!" trillò la voce registrata. Persino il messaggio d'avvertimento era bizzarro, in pieno stile Chaolan.
"Dio mio, ma è serio... ?" sussurrò Jin.
"Dio mio, ma sono veri?" sembrò imitarlo Xiao, fissando gli strambi maiali viola che grugnivano oltre il cancello. Eppure a guardarli non sembravano nemmeno troppo pericolosi, quasi carini... finchè i loro occhi non divennero rossi.
"Ancora sicura di voler giocare coi maialini di zio Lee?"
"Mmh..." Lei sembrò pensarci su. "Quanto sono pericolosi da uno a dieci? E sii sincero, per piacere, che ho voglia di menar le mani" aggiunse, guardandosi i polsi. No, niente orologio - doveva esserci un messaggio a un minuto dall'apertura dei cancelli, però, se non ricordava male.
"Nove. Xiao, sono serio" la anticiò Jin. "Riusciremmo a sconfiggerne uno, due, massimo tre, ma non un'orda intera. Sparano raggi laser dagli occhi, non so se mi spiego. E sono una legione!"
Aveva detto qualcosa che non doveva dire? Perché sul viso di Xiaoyu spuntò un ghigno mefistofelico di morte che nemmeno Hwoarang da piccolo riusciva ad eguagliare. Jin non era sicuro di gradire - ghigno e paragone.
"Ok, l'intera squadra no. E se ne prendessimo un paio e ci divertissimo noi due?"
Jin inarcò un sopracciglio.
"Ti voglio far sudare per bene." Lei si sfregò le mani e a lui vennero i brividi, un po' di gioia, un po' di terrore.
"Ci sto" le rispose. "L'unico problema è: come facciamo a catturarli?"
Lei si picchettò l'indice sul mento. "Ho lasciato tutto alla festa. Lazo, forcone e... anzi no."
"No, sul serio. Vuoi che domani, sul Gazzettino di Pecos, appaiano le foto dei nostri cadaveri calpestati? Non posso permetterci di fare questa pazzia".
La afferrò per un braccio, ignorando le veementi proteste di lei, e cominciò a trascinarla via. Xiao fece resistenza, lamentandosi di come lui fosse un ammazzadivertimento fatto e finito, e si impuntò come una bambina dell'asilo a cui stanno negando il gioco preferito.
"Dio santo, piantala! Qua rischiamo di morire, te ne rendi conto?".
Lei non voleva sentire ragioni. Continuò, imperterrita, a frenarlo e ad ostacolarlo. Riuscì a divincolarsi un paio di volte ma lui, ogni volta con meno riguardo, la riprese e riprovò.
Persero tempo prezioso con questo tira e molla.
E il peggio accadde.
"Molto bene, gentili trasgressori. Il tempo nobilmente concessovi dalla Violet Corporation per ripensare alle vostre malefatte è scaduto. Adesso sarete messi nelle dolci mani dei nostri maiali da guerra. Non dite che non eravate stati avvertiti. Per i superstiti, ce ne fossero: vi sconsigliamo di intentare cause legali per rivalervi sulla compagnia, perdereste. Buon trapasso".
...
Zio Lee, vaffanculo.
"XIAOYU, ANDIAMOCENE".
Dei grugniti oltretombali fecero venire la cagarella istantanea persino all'intraprendente cinese, che decise finalmente di accogliere gli inviti del suo bel fusto e di levare le tende.
Purtroppo, come ho già detto, persero troppo tempo.
Degli occhi scarlatti risplendettero nell'oscurità. Un FLASH dopo i due erano a terra, le caviglie ridotte a budini.
"Maiali da guerra modello X-154. Protocollo Ultracidio" disse ancora la voce pre-programmata, senza la minima traccia dell'ironia o dell'allegria che aveva avuto in precedenza.
Merda.
"Protocollo COSA?" urlò Xiao, ignara del sottile umorismo dello zio Lee.
Jin non si prese la briga di risponderle, invece scattò in piedi e cominciò a correre a zig zag, sperando di confondere quei cosi.
"Sei sicuro di sapere dove stiamo andando?" strillò Xiao, che di tanto in tanto si voltava a osservare quegli abomini che li inseguivano.
"Per niente!" ammise Jin, beccandosi uno sguardo sconvolto della cinesina "Ma così su due piedi non ho potuto escogitare di meglio, visto che TU volevi giocare coi porcellin - quando in realtà ce n'era uno solo in attesa..." bofonchiò, pentendosene poco dopo e sperando non l'avesse sentito.
Ebbe l'impressione di girare in tondo, e la conferma arrivò quando si trovò nuovamente davanti al muro di cinta della Violet Corp, stavolta sul lato opposto.
Lassù qualcuno aveva decisamente un senso dell'umorismo becero.
Diede uno sguardo a ciò che, alle loro spalle, si avvicinava pericolosamente.
"Allora? Che facciamo?" chiese Xiao, in preda al panico.
La prese per mano.
"Saltiamo il muro!"
Atterrarono dall'altro lato appena in tempo per sentire i maiali grattare e grugnire contro i mattoni.
Stranamente non sentirono alcun messaggio minatorio provenire dall'allarme.
"Bene, visto che ora siamo dentro, potremmo riprendere i nostri giochini... che ne dici?" sussurrò Xiao, sorniona.
Jin la guardò di stucco. Ma era seria? Avevano appena rischiato di morire per colpa di quei maiali viola - MAIALI. VIOLA! - e lei pensava solo a...
...non fece in tempo a completare la frase, che si ritrovò nascosto in uno dei capannoni avvinghiato a Xiao, dentro quello che aveva tutta l'aria dell'ufficio dei custodi. Come ci era arrivato? Aveva un black out di qualche minuto - ma non importava, mentre le sue mani viaggiavano sotto la salopette della cinesina, le loro bocche che si cercavano impazienti.
Ma si, chissenefrega.
Si lasciò andare alla passione, felice e incosciente. E distratto.
Troppo distratto per sentire gli strani rumori provenire dall'interno del capannone.
WRRRRRRRUUUMMMRARRGH
"Cosacazzoè!" squittì Xiao, sollevandosi di scatto. "Ahia!" E tirando una testata a Jin.
Lui era sbiancato. Perché quello era il rumore di una motosega, e loro... beh, loro erano morti. Cazzo, era sfiga - loro volevano solo imboscarsi per fare roba, ma no, il mondo era contro di loro.
"E' Jack-5, il custode" mormorò. Se ne era completamente dimenticato. "Un energumeno grande e grosso, mezzo uomo, mezzo macchina e mezzo maiale" continuò.
"Che a casa mia fa tre terzi, ma vabbeh" puntualizzò Xiao. "Che facciamo?"
"Stiamo immobili, muti, senza respirare e speriamo che non ci prenda." Anche perché i maiali, prima, avevano fatto loro seriamente del male. L'adrenalina che aveva in circolo leniva il dolore alla caviglia, ma non voleva che questa lo tradisse nel momento meno opportuno.
"Ok." Xiao si immobilizzò e lui fece lo stesso, anche se la sua posizione era più scomoda. I loro visi erano ad un respiro di distanza, ma era meglio non pensarci. Le stava ancora toccando le tette, ma doveva far migrare la mente su altri lidi. Tipo il ginocchio su cui si puntava a terra, sul cemento. Iniziava un po' a fare male - ecco, si doveva concentrare su quelllo.
Il WRRRRRRRUUUMMMRARRGH della motosega si avvicinava sempre di più, ma forse avevano una speranza. Bastava stare fermi. Bastava che Xiao non strizzasse gli occhi in quel modo. Bastava che non prendesse un respiro profondo.
"Eeehh- eeehhh-"
NO TI PREGO NO TI PREGO NO!
"ETCIUU'!" Lei si produsse in uno degli starnuti più fragorosi e meno sexy del pianeta.
E la motosega si avvicinò. "Sistema di sorveglianza 5.0, unità Jack. Intrusi individuati. Modalità Carneficina: on."
"Zio Lee, se mi senti: vai. A. Fare. In. Culo. Dal profondo del mio cuore".
"Oh sì, ti sento in modo eccellente".
...
...
...
...
"Unità Jack, disattivati. Controllo vocale: Lee Chaolan, CEO".
Il grosso cyborg con la testa da Babe si afflosciò e cascò a terra con un tonfo secco, la motosega ancora accesa che gli scivolò di meno e rotolò a circa dieci centimetri dal piede sinistro di Xiaoyu.
"Uah!" fece lei balzando all'indietro in maniera maldestra, la ferita alla caviglia che faceva dolorosamente sentire la propria esistenza.
"Zio... che diavolo succede? Dove sei?".
"Mio piccolo Jin, dove vuoi che sia? Sono nel mio salotto, di fronte al caminetto acceso, a sorseggiare un eccellente Chianti e un piatto di fegato sulle ginocchia".
Il ragazzo si sbattè una mano sul volto mentre si rimetteva in piedi. Quel suo parente non era solo eccentrico, era ufficialmente uno schizoide allo stadio terminale. Allungò un braccio verso Xiao, ancora stesa per terra in preda ai contorcimenti. La aiutò a rialzarsi.
"Quindi avevate scelto i miei eccellenti magazzini per le vostre cosacce, eh birbantelli?".
Ai due cadde in testa l'equivalente metaforico di Marte.
"Che... che cosa...".
"Ho mille efficentissime telecamere che riprendono ogni singolo centimetro quadrato delle mie proprietà. Se mi salta lo sghiribizzo posso rivedermi il vostro filmatino prima di andare a letto per conciliarmi il sonno".
...
Fottuti. Siamo ufficialmente fottuti.
"Signor Chaolan, io e suo nipote stavamo soltanto...".
"So cosa stavate facendo, signorina Ling. Lo so fin nei minimi dettagli. E questo gioca tutto a vostro sfavore".
Jin non sapeva se essere più inquieto per la situazione che andava solo peggiorando, o per l'idea orribile che, se avessero proseguito senza... interruzioni, suo zio avrebbe potuto trastullarsi con il filmato di loro due che...
Rabbrividì al solo pensiero.
"Zio davvero, ci dispiace IMMENSAMENTE per questo spiacevole IMPREVISTO" disse Jin ad alta voce, cercando di dimenticare i modi rozzi da campagnolo e ripescare quelli da rampollo di buona famiglia - benchè acquisita, cercando di imbonirlo il più possibile "ma ti assicuro che non avevamo intenzione di crearti problemi. Siamo solo due adolescenti in preda agli ormoni e all'alcol della festa di paese che-" "Oh ti prego nipotino, non vorrai ricominciare con la storia dell'adolescente? Lo sai bene che tu, l'adolescenza, l'hai passata da qualche annetto, birbantello che non sei altro" ridacchiò "ma mi rendo conto che tu voglia recuperarla, e ne comprendo bene i motivi, osservando la bella signorina lì con te...".
Quest'ultima arrossì e abbassò lo sguardo, un pò inquieta. Ora che lo sentiva parlare, si rendeva conto di cosa intendesse Jin quando lo definiva uno psicopatico.
"Tuttavia capisci che non posso lasciar correre questa vostra birbonata, vero bambini?" disse, mentre in sottofondo sentivano ringhiare e sbavare. Che razza di bestie da compagnia aveva? Meglio non saperlo, forse.
"Facciamo così" proseguì, dopo qualche minuto di silenzio "venite a trovarmi nel mio salotto e ne discuteremo pacificamente, da brave persone civili" propose, e i due ragazzi tirarono quasi un sospiro di sollievo.
"...sempre se riuscirete ad arrivarci vivi, ovviamente."
...merda.
"Buon divertimento miei cari. HII-AH!" fu l'ultima cosa che sentirono, insieme a un paio di spari. Tra le altre bizzarrie, adorava atteggiarsi come lo stereotipo tipico del texano.
La comunicazione si interruppe.
"Jin..."
"Si...?"
"Cos'è che intendeva quando ha detto SE arriveremo vivi da lui...?"
"Esattamente quello."
"...ah."
I Two Steps From Hell suonavano nella sua testa. Aveva i piedi piantati a terra, i pugni contratti e il cuore che pompava adrenalina. Xiao era dietro di lui, con i capelli che le svolazzavano sulle spalle - molto da eroina manga.
"Xiao."
"Mi dica."
"Sei pronta all'orda di zio Lee?"
Lei gli afferrò il culo e sospirò. "Chiarifica" gli ordinò con tono serio, come se non gli avesse appena strizzato il sedere.
"Gabbiani meccanici. Polli robot. Temo delle altre unità Jack" rispose lui con tono solenne.
"Autodistruzione capannone tra 3... 2... 1..." li avvisò una voce stentorea.
Quanto lo faceva sentire figo il countdown. La costruzione dietro le loro spalle esplose e i due iniziarono ad avanzare, con le fiamme che ardevano dietro di loro.
Dei gracidii caratteristici - più adatti al mare che all'aperta campagna - annunciarono l'arrivo dei gabbiani robot.
"Non mi sono mai piaciuti gli uccelli" disse Jin ad alta voce.
"...vorrei ben vedere" commentò Xiao, prima di spiccare un balzo e colpire con un calcio volante un gabbiano con gli occhi rosso sangue. Atterrò sulle mani e si diede un'altra  spinta.
"Ehi!" Jin si scrocchiò le nocche e caricò un pungo. "Fai divertire anche me!"
"Però ehi, attenta a fare l'acrobata. Hai una caviglia dipinta di rosso e non è passato nessun imbianchino".
"Ma taci, è solo un graffietto" rispose lei stizzzita mentre, con un perfetto calcio rotante, sfondava letteralmente un altro di quei rapaci robotici.
"Sì, vabbè... poi non venire a piangere da me se dovessi rimanere paralizzata a vita" sbuffò, contrariato che la sua premura venisse scambiata per debolezza.
Si diedero alla pazza gioia mentre avanzano, lentamente ma constantemente, verso l'edificio principale del complesso dove erano situati gli appartamenti personali di Lee. Purtroppo qualcuno di quei cosi riuscì nella propria missione e si schiantò su di loro, esplodendo al contatto. Niente di troppo grave, ma un'ustione qui e un'ustione lì...
Poi, una volta sterminato quello stormo, i due ragazzi ebbero una brutta sorpresa.
Un colpo secco, da dietro. La salopette di Xiaoyu, troncata nei punti focali, si ruppe e la lasciò in maglietta e mutandine. E, tanto per gradire, una ferita longitudinale sulla sua schiena.
Si voltarono di scatto, pronti a qualunque cosa.
Ma non a quello che videro.
Un toro robot, gigantesco. Sarà stato almeno il doppio di Jin, che non era esattamente un fuscello. Gli occhi blu cobalto, appena visibili al buio. Sbuffi di fumo dalle narici, nonostante l'evidente insensatezza della cosa. E soprattutto le corna che giravano su se stesse come dei trapani.
"Oh. Cliente difficile, adesso".
"Non sei spiritosa, Xiao. Per nulla".
"Non sono mai spiritosa con chi mi distrugge il mio vestito preferito". E, ignorando bellamente le varie lacerazioni, si gettò come una furia impazzita su di lui.
Non ebbe nemmeno il tempo di provare a fermarla, che quella pazza aveva già preso il toro per le corna, letteralmente.
"HIIII-HAAAAAAAAAAAA!"
"Ma... cosa stai..." biascicò, incredulo.
Xiao stava giocando al rodeo con quell'abominio.
"MA SEI IMPAZZITA?!"
Ma non ebbe alcuna risposta dalla ragazza, troppo impegnata a cercare di domare la bestia... e, incredibilmente, ci stava riuscendo.
"Stai... stai giocando al toro meccanico con quella specie di progenie bovina di Satana?!" urlò, cercando di stare lontano il più possibile, visto che a ogni movimento rischiava di essere colpito dall'enorme coda dell'animale.
"Si! Come credi che abbia battuto quella bifolca di tua cugina, per pura fortuna?" sdrammatizzò la ragazza, come se fosse in sella a un Miny Pony "Sono la migliore della contea a MONTARE... i tori!"
Jin arrossì di nuovo. Non solo domava con nochalance quel mostro, ma trovava persino il tempo di punzecchiarlo coi suoi non troppo sottili doppi sensi.
Ma si appuntò per dopo il dover approfondire quella nuova informazione.
Dopo venti minuti buoni di rodeo, l'animale era sfinito - e soprattutto, totalmente sottomesso a Xiao.
"Oh ma lo sai che sei proprio carino? Ma si che lo sei!" squittiva la ragazza, mentre coccolava quella mostruosità, che per assurdo sembrava gradire.
"...tu mi stai prendendo per il culo..." sussurrò Jin nell'osservare quella scena senza senso.
"No tesoro, mi sa che ti confondi coi ruoli..." lo provocò di nuovo, facendolo arrossire per l'ennesima volta.
"S-senti, lascia stare i tuoi doppi sensi e quella mostruosità" la tirò per un braccio "e raggiungiamo l'ufficio di quel pazzo, prima che spunti fuori qualche altro parto della sua mente malata!"
Quella non era una magione di campagna, era un cazzo di immenso palazzo. Era da minuti che correvano per i corridoi, cercando di raggiungere l'ufficio di zio Lee. Alcuni erano in marmo, con un lungo tappeto rosso e le tende in tinta. Altri erano in legno, con il fieno a terra e gli spaventapasseri che spuntavano dalle finestre. Non se la ricordava così da incubo, la casa dello zio.
"E' matto" ansimò Xiao, zoppicando. Si era ricordata di avere una caviglia quasi spappolata, ma non stava rallentando. Brava bimba.
Lui non era messo meglio, eh. Si trascinava per quel susseguirsi incoerente di stili, cercando di ricordare dove diavolo fosse la stanza principale.
"Eccola!" Xiao lo tirò per la camicia e gli indicò un enorme portone nascosto da una tenda viola.
"Sì, è quello." Jin annuì, serio. Cosa avrebbe fatto lo zio Lee? Avrebbe davvero parlato e basta, come aveva promesso? "Vado io."
"Perché?" gli domandò Xiao.
"Sei in mutandine e lui è un pazzo psicotico mostro" fu la risposta. Un pazzo psicotico mostro che lo stava ascoltando.
"Oh." Lei fece un passo indietro. Doveva aver capito. "Jin, io..." iniziò.
Lui si voltò e se la ritrovò addosso. Lei lo stava abbracciando. "Scusa. Se non fosse stato per la mia idea, ora saremmo tutti sudati e sfiniti. Tu ti staresti ricaricando e avremmo latte fresco in quantità per tirare avanti tutta la notte."
Quanto romanticismo. "Ma noi SIAMO sudati e sfiniti" Jin le accarezzò i capelli.
"Hai capito" borbottò lei.
"Sì. Ora vado." Lei si scostò, si sollevò sulle punte e gli scoccò un bacio sul naso, prima d ritrarsi.
"A noi due, zio." Jin spalancò il portone ed entrò nella sala scura, illuminata dal fuoco. Che caldo...
"Jin, nipote mio, sei arrivato." Zio Lee era sedutosu un divanetto vicino, con un bicchiere di vino rosso in mano ed un papillon sulla camicia a quadri. Ed il cappello da cowboy. Che deliziosa commistione di stili. "Eccellente."
Appoggiò il bicchiere sul tavolino vicino e battè le mani. "Ora però ti devi svegliare."
"Eh?"
"Svegliati, Jin" lo chiamò Xiao.
"Ah!" Si svegliò di soprassalto. Si stropicciò gli occhi, guardandosi attorno. Era sdraiato sul morbido. Un letto bianco che sapeva di pulito e non di letame, bene. Xiao era accanto a lui.
...senza maglietta. "Tutto bene? Mi sembrava che stessi facendo un brutto sogno" gli disse lei a bassa voce. La luce della luna filtrava dalla finestra, rendendo la sua pelle chiarissima, quasi eterea.
"Mmh, sì. Non era proprio un incubo, era più..." Jin si massaggiò la fronte. Stupida discoteca retrò, stupide canzoni country. Sul divano di fronte al letto matrimoniale dell'hotel, Hwoarang era sdraiato in modo scomposto, mezzo svestito. Era così ubriaco che l'avevano trascinato lì e si era addormentato.
Xiao gli baciò il naso e tornò a sdraiarsi. "Domani mattina sarà un incubo" mormorò.
"Perché?"
"Camera di un hotel a cinque stelle. Amore, paghi tu."

   
 
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