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Autore: Lokisass    16/07/2012    1 recensioni
Bastava una parola, un nome, che lo scuoteva, che lo faceva partire di testa, che lo mandava ad esplorare parti del suo essere che mai aveva scoperto.
Tony.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Steve Rogers/Captain America
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Always in the ices
 

 
Steve Rogers odiava stare solo.
Si sentiva tremendamente abbandonato, lasciato sul ciglio di una strada a chiedere venia per essere nato.
La notte sognava di ritornare nella sua epoca, di far atterrare quello stupido aereo, di tornare a camminare su quelle strade illuminate e di arruolarsi nuovamente nell’ esercito. Aveva offerto la sua vita per servire la sua nazione, aveva offerto il suo corpo per diventare un supersoldato, non sicuramente per essere preso di mira da un’ età sconosciuta, da gente sconosciuta, da una vita che non era la sua.
Ogni volta che rimaneva solo, ripensava a come, in quegli anni, stava bene.
Odiava stare solo, perché non voleva ricordare.
Si diceva più e più volte che il destino lo aveva condotto fino a lì, che l’ aria che respirava era la stessa di quando era bambino, che non poteva guardare indietro.
Preferiva mille volte essere trattato male da Stark, piuttosto che indurre la sua mente a tornare su quei passi amari e distruttivi per ogni sua cellula rimasta umana.
Non si sentiva umano.
Qualcosa, in fondo al suo essere, era cambiato.
C’ era una strana sensazione che gli pulsava nel cuore da un po’, non riusciva a decifrarla, ma era forte, lo straziava, lo mandava in bestia. Gli bastava uno sguardo, un gesto, una risata, quella sensazione lo divorava lentamente, e lui si lasciava squarciare da quelle fauci oscure, da quel dolore allo stomaco, da quel volo di farfalle che lo faceva scoppiare. Era come se, ogni parte di sé, stesse cercando di ribellarsi, come se ogni suo arto cercasse di infliggersi masochismo senza alcuna ragione. Non riusciva più a ragionare.
Pensava che, quella sensazione, fosse un semplice sfogo per tutto quello che avrebbe voluto vivere con qualcuno durante la sua vera realtà e che era limitato a sognare.
Una sorta di autocommiserazione pesante, come se si stesse piegando di fronte alla persona sbagliata, come se a domarlo fossero tutti gli atteggiamenti orribili che nascondeva, come se andasse contro a se stesso.
Non riusciva a spiegarsi il perché di tutto ciò, né quando fosse iniziato, né cosa lo aveva portato a quella confusione mentale.
Bastava una parola, un nome, che lo scuoteva, che lo faceva partire di testa, che lo mandava ad esplorare parti del suo essere che mai aveva scoperto.
Tony.
Lui era la causa.
Lui era la causa di tutto.
Mascherare quei sentimenti nei suoi confronti, stava schiacciando Steve al suolo.
Avrebbe voluto non conoscerlo mai.
Avrebbe voluto andarsene, dimenticarlo, ma non poteva.
Ormai erano lontani da mesi.
Stevenon era più lo stesso. Non era più il super soldato che amava servire il suo Paese, non era più l’ uomo che sorrideva sempre, semplicemente, non era più lui.
Lasciava trascorrere le giornate come se fossero un peso, il tempo gli scappava dalle mani e lui non faceva niente per inseguirlo. Alle spalle si lasciava tutto, ogni singola cosa, amicizia, persino la sua esistenza. Era diventato sordo, cieco, muto.
Non ascoltava più nessuno, era come se avesse le orecchie tappate dalla sua agonia.
Voleva sentire solo quella.
Non vedeva più niente, non riusciva più a cogliere il bello delle cose, non aveva voglia di farlo. Era come se i suoi occhi fossero coperti da una coltre nera, e lui non facesse niente per mandarla via.
Aveva smesso di parlare. Non rivolgeva parola a nessuno, non riusciva a socchiudere le labbra, non riusciva a formulare frasi di senso compiuto da esporre al mondo. Quasi come se avesse la bocca cucita, come se addosso avesse l’ impotenza di parlare, l’ impotenza di agire, l’ impotenza di vivere.
Non sentiva più niente.
Niente, al di fuori delle urla che lo assalivano, che non lo facevano dormire, che non lo facevano muovere.
Steve desiderava solo bearsi un’ altra volta di quello sguardo odioso, di quella voglia di buttarsi addosso a lui e gonfiarlo di cazzotti, di quelle provocazioni campate in aria a cui adorava rispondere mandandola per le lunghe.
Voleva rivederlo.
Voleva rivederlo e stringergli di nuovo la mano, voleva rivederlo e perdersi nei suoi occhi costantemente svegli e attenti, voleva rivederlo e sfotterlo per l’ altezza.
Voleva rivederlo.
In verità, però, avrebbe voluto scagliargli addosso i suoi pensieri, avrebbe voluto dirgli tutto, tutto quanto, senza tralasciare niente.
Avrebbe voluto stringergli la cravatta e buttarlo a terra, dirgli che, se stava così male, era per colpa sua, sfogarsi, gridare, piangere con lui.
Ma non poteva.
Tony Stark aveva già qualcuno a cui donarsi.
Non mostrava rancore per la donna, ma la invidiava, la invidiava dannatamente.
Nutriva gelosia in tutte le sue forme, sarebbe potuto scoppiare ed avrebbero potuto trovare solo frammenti di gelosia sparsi ovunque con il nome dell’ uomo sopra.
Non si era mai sognato di dirglielo.
Mai.
E non glielo avrebbe mai detto, come ogni altra cosa, del resto.
Da poco, stava considerando l’ ipotesi di farla finita.
Buttarsi sotto un treno, farsi investire da una macchina, andare in overdose, farsi sparare un colpo di pistola in testa. Non ci voleva tanto.
Non poteva essere felice, che altro poteva fare?
Giorni e giorni aveva trascorso ad aspettare una sua telefonata, una sua mail, un suo messaggio, una sua visita. Ma nulla di tutto ciò era arrivato.
E, dentro di sé, Steve sapeva che il miliardario non gli avrebbe mai chiesto come andava, che faceva, se gli mancava.
Se ne era fatto una ragione.
Lui stava bene con lei, si amavano , lavoravano insieme, andavano a letto insieme, si svegliavano la mattina specchiandosi nelle iridi dell’ altro e si carezzavano con…Amore.
Steve iniziava a non crederci più.
Pensava che quella parola portasse solo sofferenza, se accennata o detta. Perciò aveva smesso di nutrire aspettative in proposito.
Non gli rimaneva che vivere nella sua solitudine, sprofondare sempre di più nell’ oblio, odiarsi, stracciarsi la pelle di dosso, mordersi il cuore fino a farlo sanguinare.
In un certo senso, però, era ancora se stesso.
Nonostante tutto quello che era successo, Steve si sentiva ancora avvolto dal freddo, immobile, in balia del tempo.
Era come se fosse sempre stato intrappolato nei ghiacci.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio dell’ autrice scema:
Ascoltare Allevi e Yiruma mi porta a questo.
Ecco, beccatevelo, perché non so che dire.
Non si direbbe, ma io sono una da Angst pesanti, anche se le peggio cose le penso, non le scrivo.
Non so che dire, se non…
Consolatemi, vi prego.
Lokisass
   
 
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