Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Ricorda la storia  |      
Autore: TeddySoyaMonkey    17/07/2012    10 recensioni
Primo tentativo di scrivere una cosa arancione, se leggete non mangiatemi.
"I nostri occhi si incrociarono, senza imbarazzo, senza disagi.
Per me c'erano solo loro, che diventavano sempre più grandi, sempre più grandi. Li fissavo ancora quando sentii la carezza del suo respiro sulle labbra."
-Scritta con il prezioso aiuto di Disco Lady e Luna Evans.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing, Yaoi | Personaggi: Aang, Zuko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Improbabilità in pillole'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Con il sole e con la luna.

In quella situazione c'era qualcosa di assurdo.
Era l'unica cosa che riuscivo a pensare, mentre l'Avatar ed io sfrecciavamo a tutta velocità verso il Tempio.
Forse era il tramonto, che si rifletteva in modo strano sulla pelle di Aang, o forse era quello che avevamo appena fatto.
Dapprima c'era stata solo un'ingenua euforia, per aver superato la prova dei Draghi, per aver riacquisito il dominio... per avercela fatta, insomma.
Aang aveva riso, il sole aveva incominciato a calare e, mentre fissavo la sua nuca, avevo avvertito qualcosa di diverso, qualcosa di più forte, che non avrei mai pensato di provare nei confronti di quello che era stato il mio peggior nemico. In un istante il fantasma della vecchia ossessione che avevo per lui si era riversato su di me come una doccia fredda. Era stato un istante, ma la cicatrice che aveva lasciato era bastata ad aggiungere qualcos'altro alla gioia. Una sorta di... desiderio. Non era il desiderio di catturarlo, non più. Solo il pensiero di legargli le mani con la corda più spessa e ruvida, di puntargli il pugnale alla gola e tutte le altre cose che un tempo avevo immaginato e bramato mi sembravano ora così orribili.
Forse era per merito dell'amicizia che s'era andata a creare che me lo faceva pensare, o forse... era proprio il sole, il modo in cui sfiorava la sua sagoma alla guida di Appa, o il modo in cui faceva risplendere l'arancione dei suoi vestiti... non ne avevo idea, ma mi ritrovai a desiderare di vedere come il bagliore del sole facesse brillare i suoi occhi. Un desiderio che non aveva mai fatto parte del mio modo di essere.
-Aang.- Lo chiamai, e lui si voltò. Sorrideva e il suo viso mi si sbattè addosso con forza inaudita. E allora dimenticai ogni altra cosa a parte lui, quel momento e il sole.
-Cosa c'è, Zuko?-
Scossi la testa e abbassai lo sguardo. -Nulla.-

Quella sera mostrammo agli altri la Danza del Drago, mangiammo e ridemmo e la mia gioia crebbe, straripando in quei sorrisi che per me erano così rari.
Quando tutti si rintanarono sotto le coperte e chiusero le porte sfoderai il mio passo più leggero e, spinto da quello strano impulso che mi aveva tormentato tutto il giorno, sfiorai con un colpo lo stipite della camera di Aang.
-Sì?- Sentii sussurrare dall'interno. Socchiusi la porta e vi gettai dentro una rapida occhiata.
La stanza era rischiarata solo dalla luna, Aang era seduto alla finestra e fissava il panorama al di fuori, facendo dondolare una gamba oltre il davanzale.
Aprii di più la porta ed entrai, richiudendomela alle spalle.
-Ciao.- Dissi.
Lui mi guardò e sorrise. -Non riuscivi a dormire?-
Il tono con cui parlò era candido e dolce.
-Già.- Risposi.
-Nemmeno io.-
Mi avvicinai a lui, fissando la luna fuori dalla finestra. Il cuore mi spingeva a cercare di sfiorargli la mano, in barba a tutto il resto, ma la mente me lo proibiva fortemente.
-È bella la luna, stasera.- Osservò, con lo stesso tono immacolato di prima.
Aspettai qualche secondo, poi mi voltai verso di lui e gli risposi, guardandolo dritto in viso.
- Sì, molto.
Lui sorrise, volse gli occhi verso la notte e, senza vergogna, fu lui a sfiorarmi la mano, quasi per sbaglio.
Mi si fermò il respiro ma io non spostai la mia e lui non spostò la sua.
I nostri occhi si incrociarono, senza imbarazzo, senza disagi.
Per me c'erano solo loro, che diventavano sempre più grandi, sempre più grandi. Li fissavo ancora quando sentii la carezza del suo respiro sulle labbra.
Bastò chiudere le palpebre e dimenticare il cervello per sfiorargli la bocca, premere la mia sulla sua, staccarla e premerla di nuovo.
Bastò allungare la mano e sfiorargli una guancia, poi la nuca per farlo avvicinare di più. Nient'altro, né i ricordi di ciò che ero stato, né il mio presunto amore per Mai, né le regole della ragione e dell'onore cui avevo sempre creduto riuscirono a fermarmi.
E a quel punto schiusi le labbra e, come la danza delle fiamme più selvagge, le nostre lingue presero a rincorrersi.
Lui non si spostò, io neppure. Furono le mie mani ad afferrare la sua casacca per prime.
-Zuko.- Sussurrò scostandosi dopo quelli che parevano secondi, ma che forse erano ore. L'idiozia di quella situazione premeva i confini della stanza. -Cosa stiamo facendo?-
Scossi la testa, perchè non lo sapevo. Era semplicemente bellissimo, ed io era finalmente in pace con me stesso.
Ma quando lessi il dubbio nei suoi occhi, lasciai cadere le mani lungo i fianchi. Il suo viso era ancora così vicino che riuscivo a distinguere le pagliuzze nere delle sue iridi grigie. Mi sembrò di vedere gli ingranaggi del suo cervello che gli ordinavano di fermarsi, perchè non era così semplice. Lui era L'Avatar, il suo cuore apparteneva ad un'altra persona ed io... non avevo il diritto di fare quello che stavo facendo.
-Vuoi che smetta?- Gli chiesi allora a bassa voce.
Lui si prese un secolo per rispondere. Per un momento, arrivai a sperare che fosse tutto un sogno. I sentimenti che provavo erano troppo potenti, e troppo scomodi, lo sapevamo entrambi.
Ma Aang mi fissò, guardò la luna, la porta e poi di nuovo me.
Infine scese dal davanzale e mi fronteggiò. Con quel gesto sembrò lasciarsi alle spalle tutto quanto.
-No, non voglio.- Disse con decisione.
Mi aprii nel sorriso più grande che avessi mai fatto e lo baciai di nuovo, più intensamente di prima.
Presto le nostre mani trovarono i vestiti e il modo per toglierli.
Ci sdraiammo sul letto, le labbra ardenti e i petti premuti l'uno contro l'altro. Sentivo il suo cuore battere contro il mio veloce e delicato come un passerolibellula*. Con una mano gli sfiorai la guancia e con l'altra gli accarezzai la base della schiena.
Lui mi sorrise, con il candore di sempre. Forse era stato proprio quel candore a farmi innamorare: Aang era puro, limpido come la luna che ci fissava dalla finestra, mentre io mi portavo addosso i segni della mia tormentata esistenza.
Quella fu la notte in cui finalmente ritrovai la tanto agognata felicità che avevo perduto negli ultimi tre, lunghi anni.


* Siccome tutti gli animali di Avatar sono frutto di strani incroci ho pensato che "passerolibellula" sarebbe stato meglio di "colibrì".


Angolo dell'Autrice:
Cosa succede quando lasci tre adolescenti a parlottare durante il ritorno da una gita al lago? Questo.
E' il mio primo tentativo di scrivere qualcosa di vagamente spinto e voglio precisare che è stata scritta col prezioso aiuto di discolady e Luna Evans (come se questo mi facesse vergognare di meno -.-)
Vi prego di non mangiarmi viva, anche se non è il massimo.
Teddy.


  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: TeddySoyaMonkey