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Autore: Red_Ginger    17/07/2012    4 recensioni
Veglia sul mio sonno papā, su quello della mamma, della nonna. Cantami un’altra canzone papā. Leggimi una storia. Fischietta un motivetto. Comprami una granita. Buonanotte papā.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonanotte papā

Un eco di risate, battute, in quella fredda sera dell’otto febbraio 2006. Un ricordo lontano, sbiadito. La tua risata, i tuoi occhi, neri come il carbone, che mi guardano benevoli. < < Brava la mia cucciola, ottimo in geografia > > . Sei contento che mi piaccia la geografia come piace a te, sei contento quando in macchina canto Mango a squarciagola, sbagliando tutte le note, sei contento quando ci mangiamo una granita alla menta, il nostro gusto preferito, e poi ci troviamo la lingua verde.  Sei contento quando esulto perché la Ferrari ha vinto il Gran Premio, sei contento quando parliamo. E quanto parliamo, di tutto: dai cartoni animati, all’astronomia, ai tuoi colleghi, alle vacanze. E poi andare a letto, dopo essermi lavata i denti, ignorante del fatto che non ti vedrō pių, non sentirō pių la tua bella voce, il tuo profumo, il tuo fischiettare. < < Buonanotte papā > > , < < Buonanotte cucciola > > . l’ultima volta che ho sentito la tua voce. Il mattino dopo mi č sembrato tutto normale, a scuola, con i miei compagni. Ma alle tre e mezza del pomeriggio č scoppiato il finimondo: la mia maestra arriva trafelata in classe e: < < Devo andare in direzione, devo parlare con il direttore > > ma due minuti dopo il direttore č qui, in via Galilei, allora lei dov’č andata? E poco dopo guardando fuori dalla finestra vedo il parroco e la mia maestra rientrare a scuola. Allora tutti si chiedono: ma che sta succedendo? Tutti e tre, prete, collega e direttore, vanno in classe da mia madre, e subito Maristella, sua amica e collega, porta a casa me e Giorgio, suo foglio, nello stupore generale. Perché senza giustificazione, dove andiamo? Domande subito dimenticate; io e Giorgio passiamo due ore alla Playstation e poi viene mia mamma a prendermi. Sembra triste, sfinita. Arriviamo a casa. < < Papā, oggi a scuola č andata bene > > dico al nulla. La casa č vuota. Mi volto. < < Dov’č papā? > > e poi la notizia sconvolgente. Al momento non realizzo, non sento niente, ma all’improvviso il dolore arriva. Chi mi sta tirando pugni nello stomaco? mi chiedo, chi mi sta strizzando il cuore come fosse uno straccio per il pavimento? Che male, cazzo, che male. non lo dimenticherō mai. Sul calorifero c’č la tua felpa della Ferrari, sa di pulito. In bagno aleggia il profumo del tuo dopobarba. Proraso. < < Papā, posso farti la barba? > >  < < Va bene, perō attenta a non grattugiarmi la faccia > > ma tu non sarai pių qui a farti fare la barba da me, non sarai pių qui a guardare i Gran Premi, non sarai pių qui a fischiettare. E qui comincia l’incubo: una lunghissima serie di volti sfocati che mi sorridono con pietā, le condoglianze, i fiori, i vicini, il prete, i colleghi, i parenti, gli amici. Non vi voglio, lasciatemi sola con il mio dolore, lasciatemi sola. Stringo i pugni fino a farmi male. < < Non tenere dentro tutta questa rabbia. Piangi, grida, corri, rompi qualcosa ma sfogati > > mi dice la psicologa da cui mi hanno mandata senza chiedermi se ero d’accordo. Vorrei risponderle che se non sta zitta quella che romperō sarā la sua faccia, ma mi trattengo. Sta facendo il suo lavoro, č giusto cosė. A casa, da sola in cucina. Asciugo i piatti. Ne prendo uno in mano. Improvvisamente la rabbia esplode, basta, non č giusto, perché, perché a noi? Cosa abbiamo fatto di male? I piatti finiscono a terra, seguiti dai bicchieri. Crash. Mia mamma arriva di corsa, mi trova con il fiatone, i pugni stretti, gli occhi inondati di lacrime. Non dice niente, parlare č inutile. Mi abbraccia in silenzio, e poi raccoglie i cocci. Penso che sarebbe bello raccogliere anche i cocci di me stessa, perché in quella tomba di marmo bianco c’č anche una parte di me. E ogni sera prima di addormentarmi penso a te, papā. Dove sei? Stai meglio ora? Mi vedi, mi senti? Guidami, fammi fare le scelte giuste, aiutami. La mamma prende gli antidepressivi, e a volte č cosė rimbambita che dorme per ore. La nonna sembra un vecchio albero nodoso piegato dal tempo e dal dolore, sembra essere invecchiata di dieci anni in dieci secondi. E io? Non lo so, non penso a come sono diventata, non ci penso per non cominciare a piangere come una fontana. Ma so che mi manchi, mi manchi tanto. Veglia sul mio sonno papā, su quello della mamma, della nonna. Cantami un’altra canzone papā. Leggimi una storia. Fischietta un motivetto. Comprami una granita. Buonanotte papā.    

  
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