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Autore: Emily Liddell    17/07/2012    4 recensioni
Alice Liddell, orfana.
I genitori e la sorella bruciati vivi in casa. Alice dopo aver tentato di suicidarsi un un cucchiaio, viene rinchiusa 10 anni in manicomio. Ma la tortura non è finita: Bumby la sta uccidendo interiormente.
Fanfiction a più episodi -spero- trattanti la vita e i pensieri di Alice.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Alice Liddell rinviene dentro una cella piccola e polverosa. I muri pieni di crepe facevano sembrare instabile la piccola stanza, dalla quale filtrava un po’ di luce dalla minuscola finestrella chiusa da delle sbarre.
Un suono di passi la fa trasalire.
Due guardi sono davanti la cella. Una di queste libera la ragazza, la quale era fino ad un secondo fa accasciata e terra con la testa a pezzi.
« Adesso basta, Alice. Di nuovo qui? Perché è ancora qui Fred? »
L’altra guarda si gira.
« Blaterava di un omicidio, maledicendo insetti e le ferrovie nazionali. Dovevo portarla dentro. »
« È una minaccia per se stessa, non per gli altri. Non può restare in prigione. »
« Si, ma cosa ne facciamo di lei? »
« Falla uscire, Fred. Riportiamola da dottor Bumby. Ha scatenato un pandemonio l’ultima volta che l’ho rinchiusa. »
L’altro guarda perplesso e incuriosito.
« Cos’è successo? »
« Quella stessa notte, Jack Splatter è stato portato dentro per esserci andato pesante alla Sirena Straziante. Stavo portando giù Alice quando incontriamo le guardie che stavano portando in cella Jack, che blaterava le solite cose: “io sono innocente, sono la persona sbagliata!” e via dicendo. Quando vide Alice, le punta il dico contro, urlandole “è stata quella stronza!”. Lei per risposta gli urla “tu infame vigliacco! Sanguisuga! Verme! Vivi sulle spalle altrui!” eccetera. Poi ad un tratto, pare picchiare la testa e sviene. Non potevo di certo mandarla a casa. »
« E il dottor Bumby? Si è poi arrabbiato? »
La guardia incurva le labbra in un ghigno.
« Voleva farmi licenziare e darmi un calcio in culo. Ora và, Alice. Sai dov’è l’uscita. »
L’uomo in uniforme lascia uscire la ragazza frastornata, che in silenzio di dilegua.
Dopo essere uscita, Alice strizza gli occhi per via del sole accecante.
Poi, una fitta alla testa.
Un attimo dopo, la ragazza è a terra.
 
 
“Ma… dove mi trovo..?”
La ragazza, dopo aver ripreso conoscenza, si trova in un vicolo buio della città.
Le pareti rosse, rivestite di carme viva, formano un piccolo sentiero tappezzato di carne.
Alice non ha paura. Sa chi deve incontrare e, seppur questo la intimorisce, non la spaventa.
Attraversando il corridoio, Alice Liddell cammina sopra carne viva e nell’aria si sentono dei lamenti agonizzanti.
Poi, arriva su un piattaforma posizionata nel vuoto. Quando vi si sale sopra, essa crolla, facendo cadere la ragazza nel vuoto più totale.
 
 
L’aria fresca e umida scompiglia i capelli di Alice, la quale stava cadendo dal cielo. Un cielo azzurro con qualche nuvola.
Con grazia atterra una carta di 2 di fiori.
Piattaforme fatte di carte da gioco, si sovrapponevano tra di loro fino a formare una strada, che permisero ad Alice Liddell di arrivare a vari castelli di carta.
Arrivata all’ultimo castello di carta. La ragazza stringe le mani in un pugno.
“Sto arrivando, Regina.”
 

***


Il Paese della Regina dopo la comparsa di Alice era stato distrutto. Ora invece pare che sia stato un minimo ricostruito.
Torri e piante, parevano fatti di mattoni, carne secca e tentacoli. Ponti di mattoni sospesi nell’aria erano quasi completamente distrutti. Nell’aria sporca si sente odore di zolfo e carne putrefatta. Il cielo annebbiato e dorato crea uno sfondo quasi inquietante.
La ragazza si fa strada tra i ponti ancora non crollati, saltando qua e là.
Ad un tratto, lo Stregatto le compare davanti con il suo solito ghigno.
« Sei tornata ad ammirare il tuo lavoro, Alice? »
« Andava fatto, Stregatto. L’hai detto anche tu: “Tu e la Regina Rossa non potete sopravvivere entrambe. Lei è un cancro nel tuo corpo. Asportala o perisci”. Dico bene? » la ragazza si porta le mani ai fianchi.
« Lei era la malvagità nel cuore di tenebra. »
« L’ultima volta non ti ha trattato molto bene, o sbaglio? » Alice incurva le labbra in un ghigno.
Lo Stregatto la guarda impassibile.
« Dopo la tua ultima visita, ha perso completamente le staffe. Dopotutto, le hai rubato la corona che ora hai lasciato. Devi parlare con lei, o almeno con ciò che ne rimane. »
L’animale –se così si può definire- scomparve.
“Come se fosse facile.”
 
Incamminandosi verso l’entrata del castello, nel cortile dell’ala sinistra, dei soldati di carte si avvinghiano contro Alice, lottando con gli artigli.
La ragazza li trafigge uno ad uno con la Lama Vorpale.
“Che schifo. Odorano di carne in decomposizione. Eppure, ricordo di averli uccisi tutti.”
Dopo aver ucciso i soldati, Alice si dirige verso la soia dell’entrata. Il Re Bianco, divenuto una statua, è tenuto incollato alla grande porta da dei tentacoli.
Alice si avvicina.
« Quando l’hai sconfitta ho cercato di riavere il castello,» inizia il Re Bianco « ma sono stato attaccato dai suoi mostri e la malvagia stronza reale regna ancora. »
Alice si porta le mani ai fianchi.
« Sono qui per parlarle. Ho bisogno di entrare. » sull’ultima parola, Alice incupisce la voce.
« Devi passare sul mio cadavere. Il sacrificio è necessario. »
« Chi dice così di solito… intende il sacrificio di qualcun altro. »
Il Re Bianco esita.
« D’accordo. Una volta dentro stai attenta all’enorme Boia che sorveglia il suo territorio. Stagli alla larga, è invincibile. Ed ora liberami. »
Alice butta giù il Re e di egli non rimane che un mucchio di pietra.
 

***

 
Il castello emana odore di muffa. Ragnatele enormi sopra dei divani rossi in pelle, ospitano dei ragni enormi. Controluce la polvere crea un’atmosfera quasi tranquilla, seppur il luogo fosse vecchio e sporco.
Quadri raffiguranti la Regina Rossa sono appesi a muri in pietra graffiati e a pezzi e dalle finestre rotte escono dei tentacoli: il castello stava letteralmente andando a pezzi.
Camminando per il castello, Alice entra ed esce da stanze tappezzate di vecchio tappeto rosso e arredi in stile vittoriano e quadri quasi raccapriccianti sono appesi ovunque.
Ad un tratto, passando per una stanza poco luminosa e con tante candele, dal muro si sente un ghigno.
Il Boia stava trapassando dei tentacoli che facevano da muro.
La sua enorme ascia pareva arrugginita e la risata dell’essere fece raggelare Alice (e non solo la sua risata, visto l’aspetto mostruoso.)
“Che idiota. Comunque, meglio scappare, o qui ci rimetto la pelle per davvero.”
La ragazza esce dal portone secondario della stanza ed inizia a correre per il lungo corridoio.
Le tende cadute a terra facevano inciampare Alice, che continuava a correre come una forsennata per via del mostro dietro di lei.
 
Dopo aver seminato il Boia, riprendendo fiato, Alice Liddell continuò ad incamminarsi dentro l’enorme castello.
“Sta cadendo a pezzi questo postaccio. Una bella ripulita intanto non farebbe male.”
La luce fa socchiudere gli occhi alla ragazza stanca. Era uscita dall’ala sinistra ed ora si incamminava verso la destra.
All’uscita, un labirinto di foglie secche e rose appassite fece sbuffare Alice, esasperata.
“Ora ci mancherebbe solo che non riuscissi ad uscire.”
Camminando per il recinto, delle guardie si avvinghiano contro la ragazza, che lei uccide uno ad uno. Poi, un rumore di pietre spaccate.
Il Boia è dietro di lei.
Alice continua a correre, inciampando, fino ad arrivare nella parte centrale del giardino, dalla forma rotonda.
In mezzo allo spiazzale c’è una torta con sopra scritto “mangiami.”
Alice corre verso il tavolino in legno che sorreggeva il dolce e ne prende una fetta.
Il Boia guarda Alice disorientato, fino a che quest’ultima non diventa enorme. Il Boia tenta di scappare, ma Alice lo schiaccia con l’enorme piede.
“E questo è sistemato.”
 
 
Camminando in quelle condizioni, Alice spacca il suolo che calpesta, schiacciando i gruppi di guardie ai loro piedi.
Distruggendo dei cannoni che tentavano di rallentare la ragazza, finalmente si trova davanti il muro che la condurrà nella torre dove vi era la Regina.
Bevendo una ciotola con scritto “bevimi”, Alice si rimpicciolisce e scavalca il muro.
“Ci siamo.”
 
La torre della regina è cupa, senza finestre e tentacoli escono dalle pareti e dopo diverso tempo di cammino, una grande porta si presenta davanti agli occhi impazienti di Alice, a cui per un istante viene un groppo in gola.
La regina è seduta su un trono fatto di organi, circondato da tentacoli.
La donna, o quello che era, è minuta e il viso pareva di porcellana. Il lungo abito rosso cascava a terra fondendosi con il pavimento rosso.
« Mi aspettavo qualcun altro. »
« Tu non conosci i tuoi stessi pensieri. » risponde con tono freddo.
« Mi sono quasi completamente estranei. »
« Ciò che dici di non sapere è soltanto ciò che rinneghi. Stai ritrovando i tuoi ricordi errabondi. Ma ora, cosa ne farai? In passato non avresti mai permesso che qualcuno li manipolasse e che manipolasse noi. Ma ora c’è qualcuno che lo fa al posto mio. »
« I tuoi tentacoli non mi mancheranno. »
Durante il viaggio nel Paese delle Meraviglie, Alice iniziò a ricordare della notte dell’incendio.
Iniziò a ricordare che non fu lei ad appiccare l’incendio e nemmeno il gatto, Oreste, che la salvò facendola scappare dalla finestra. Vide però un’ombra di un uomo che chiudeva a chiave la porta di sua sorella Lizzy. Da piccola pensò che fosse un Centauro, ma ora non ne era più convinta.
« Preferiresti forse l’alito caldo e nefasto e le attenzioni continue di un attaccabrighe potente, irrazionale e privo di emozioni? Io non credo proprio. » dice la Regina con fare arrabbiato, incupendosi sull’ultima frase.
« Puoi darmi di più di un avvertimento? Il Brucaliffo ha detto che puoi aiutarmi. »
« Mi serve una buona motivazione per rispondere e la posta in gioco è troppo bassa! »
« Se non lo farai saremo spacciati. »
« Ti correggo: tu, sei spacciata. Noi verremo dimenticati. So per certo che conosci il segno di distruzione. Il Treno sta cercando di cancellare tutte le tracce del tuo passato, specialmente il fuoco. Chi può volere tutto questo e trarne vantaggio dalla tua follia? »
« Quindi la distruzione del Paese delle Meraviglie… è la mia distruzione. »
« E viceversa. »
Dei tentacoli iniziano a circondare Alice fino ad avvolgerla, stritolandola.
« Cosa stai facendo?! »
« Bisogna fermare il Treno. La verità ti sfugge, perché non guardi ciò che ti circonda! Ah e non esistono centauri ad Oxford! »
Alice per un istante vede la visione del dottor Bumby che continua a ripeterle di dimenticare.
Poi, nuovamente il buio.

 
  
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