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Autore: Aleena    17/07/2012    3 recensioni
La storia di un sogno, niente di più.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kyrie Eleison'
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Emanuel
 

  


Chiuse gli occhi ancora una volta, l’ennesima.
Sapeva cosa avrebbe visto: erano giorni che la sua mente non faceva altro che riportarlo a quel punto, infinitamente lì, su quella spiaggia di ghiaietto scuro come la notte, fra le nebbie e le brume dell’alba, talmente misteriose ed ipnotiche che Emanuel poteva confondere un’onda con una sirena.
Vorticava il mare vicino a lui: lo sentiva ruggire a poca distanza, gridargli contro un avvertimento che non riusciva a decifrare nonostante una volta, in un passato magico della cui esistenza era tuttora dubbioso, Emanuel avesse conosciuto il linguaggio delle onde e della tempesta.
Sapeva cos’avrebbe dovuto fare con la certezza con cui gli uomini sanno che non moriranno, in sogno, quando una spada li trafigge o qualcosa di prezioso s’infrange. Doveva andare avanti, un passo alla volta fino a quando i sassi non si sarebbero diradati, lasciando il posto ad una sabbia bagnata ed appiccicosa che gli avrebbe risucchiato i piedi come una colla, cercando di bloccarlo, di avvincerlo a se; allora si sarebbe macchiata la veste e, stringendo i denti, sarebbe andato avanti, il cuore carico di speranza e sicurezza.
Così Emanuel superò la spiaggia e, finalmente, poggiò il piede sulla pietra fredda ed arida dell’Altare, guardandosi intorno e cercando, oltre la cortine flebile di vapore, lo psicopompo che l’avrebbe guidato nel suo viaggio onirico.
Non c’erano forme precise, sebbene tutto fosse delineato con la maestria di un’artista: era la dualità del sogno, qualcosa che non era abituato a provare e che gli faceva guizzare il cuore di una gioia così repentina e pura che aveva il terrore di potersi svegliare da un momento all’altro. Una volta gli era capitato.
Così smorzò sentimenti ed emozioni, tornando allo stato di quiete angelica cui era solito, e fessurò gli occhi. Eccolo, come sempre, come sapeva.
Aveva la forma della colomba e cangiava da questa a quella umana con un ritmo diseguale ed una naturalezza così spontanea dal fargli morire sempre la domanda in gola. Da uccello era lattea e splendida, le ali di un bianco così candido e rilucente da farle sembrare animate da una luce propria; come umana era comune, nulla più di una ragazzina cinerea e bionda, l’innocenza nel viso e la malattia nel cuore.
La ragazza-colomba allungò una mano, come attirandolo a se, e sussurrò delle parole in una lingua morta da millenni, un idioma vecchio come il mondo stesso. Emanuel non capiva ma annuì comunque, estasiato; e d’improvviso la ragazza non parlava più e davanti a lui la colomba pigolava e sbatteva le ali, lottando contro un vento che non sfiorava Emanuel, che la trascinava lontano ed al quale ella resisteva solo perché quanto aveva da dire era fondamentale; il suo messaggio era più importante di qualunque altra cosa lui avesse mai ascoltato.
Ma Emanuel non capiva la lingua della colomba-bambina.
«Ci sarà la lunga scala, ora? Ed il vento, e la notte?» domandò Emanuel per la prima volta, o forse lo pensò solamente. «Perché hai due nature? Nessuno dovrebbe! Io non posso capirti.» Il vento accrebbe le sue parole, facendole rimbalzare su pareti di metallo ed amplificandole, metallizzandole. D’improvviso non era più al limitare della spiaggia ma nelle segrete umide di una qualche struttura il cui peso colossale e l’infinita natura sentiva gravare sui muri indeboliti; un palazzo grande quanto un mondo che cresceva su fondamenta marce e putride.
«Cerca oltre il fuoco e la paura, cerca la risposta laddove è rinchiusa. Apri lo scrigno e…» disse la ragazza-colomba e d’improvviso prese fuoco, lanciando un grido quindi consumandosi nell’aria come la fiamma di una candela. Quando il suo rogo si spense nel sotterraneo calò un buio pesante, opprimente, rischiarato solo da una luce indefinita, vaga e pulsante che pareva seguire Emanuel come una fiammella poggiata sulla sua testa, abbastanza potente da illuminare i suoi passi, troppo debole per mostrargli cosa c’era al limite del suo sguardo.
Allora Emanuel camminò, paura e speranza che lottavano nel suo cuore mentre stanze uguali e diverse tra loro sfilavano attorno a lui; c’era qualcosa di familiare, dettagli che ricordavano un passato scolpito nella sua mente, cose che nel sogno non poteva ricordare. Un giocattolo, una farfalla, un odore percepito appena come un colore o un’immagine, una voce; un ruggito.
Squarciò le tenebre, riverberando attraverso i soffitti troppo bassi coperti di erica e glicine ed attraversando Emanuel come un’onda gelida ed inconsistente: un ruggito, feroce e profondo, un suono gutturale e funereo. Le tenebre si lacerarono come un lenzuolo e al loro posto ci fu lui, il drago, le scaglie rilucenti alla luce del sole che filtrava dalle grate nei muri. Era bianco come la neve e feroce come l’inverno ma nei suoi occhi c’erano delle gemme e fra le zampe teneva un forziere; ed Emanuel capì, pur non essendo mai arrivato lì, pur non conoscendo la lingua dei messaggeri, pur senza aver compreso le parole della colomba-bambina.
«Eccomi» disse Emanuel sollevando le braccia in un gesto di resa. Il drago lo fissò socchiudendo gli occhi a membrana molte volte prima di parlare. Aveva il respiro del fuoco, caldo ed inebriante, ma non pareva intenzionato ad usarlo.
Chi sei? Chiese il grande sovrano usando la voce del mondo.
«Emanuel. Il sognatore.» rispose con sicurezza sebbene non avrebbe mai, nella realtà, pronunciate queste parole.
Questo è impossibile. Gli angeli non sognano, plasmano disse la creatura, gli angeli vivono nelle illusioni e immagino la realtà. Cosa vuoi?
«Il tesoro. Il tuo forziere» 
Quella è la mia più grande verità, perché dovrei dartela?
«Ne sono degno. Lo desidero. Ne ho bisogno»
Mai ti sia dato un desiderio senza che ti sia dato anche il potere di realizzarlo disse il drago, ripiegando le grandi ali ferite lungo la schiena e sbuffando nuvole di cenere e fumo hai questa capacità?
«Cosa vuoi?»
Hai questa capacità? Ripeté il re delle segrete con voce carica d’ira, talmente forte che fece scuotere l’intero mondo; si sollevò sulle zampe e ruggì, oscurando la luce e la speranza.
«So tirare d’arco e di scherma, e comprendere il suono del mondo. Posso parlare con la voce delle nuvole e del mare e comprendere il significato delle stelle. Posso volare e farmi uomo, posso nascere e morire ed essere dovunque e in un luogo solo insieme. Posso amare. So che l'amore porta molta felicità, più di quanto struggersi per qualcuno porti dolore. So che ci sono cinque grandi segreti, ma ne conosco solo tre» snocciolò Emanuel, pieno di timore e dubbio. Il drago scosse la testa ed i rubini nei suoi occhi dardeggiarono mentre caricava l’attacco. Il mondo tremava e crollava attorno a loro lasciandoli indenni in mezzo al vuoto; e lì, nella confusione della distruzione, Emanuel sollevò la spada e l’affondò nel cuore del drago con facilità e naturalezza. Sgorgarono fiamme di luce che avvolsero entrambi, drago ed angelo, strisciando sulle pareti come fossero liquide; quindi si smorzarono ed Emanuel si trovò ancora una volta sulla spiaggia, le ginocchia nude affondate nella sabbia cedevole, lo scrigno tarlato e gonfio d’umidità stretto fra le mani.
Era la rivelazione, l’epifania. Non c’erano lucchetti né vincoli: aveva combattuto ed ora il premio era suo.
Una colomba, portatrice di speranza, gli passò accanto frullando le ali in fretta, danzandogli intorno in un volo pieno di ansia; ed il coperchio era quasi sollevato, così vicino da poter..
 
Il tubare dei picconi fuori dalla finestra era diventato insopportabile al pari del calore della mattinata estiva. Dalle finestre aperte veniva un sentore fresco di bucato e fuori di glicine, mentre il rumore del traffico, solitamente una presenza costante, in quella domenica mattina era pressoché inesistente.
Emanuele scosse la testa, cercando di riportare alla mente il sogno. C’era un drago, un forziere ed una colomba, di questo ne era sicuro, ma…
Sbatté le palpebre un paio di volte, confuso, alzandosi poi con stizza dal letto; e impiegò qualche secondo per rendersi conto della strana sensazione che lo pervadeva: un misto di quieto ottimismo e pacata gioia, una sicurezza placida ed un senso di fortuna latente. Oggi è il gran giorno, si disse.
Era stato un angelo ed aveva affrontato il drago, aprendo lo scrigno della colomba e ricavandone la speranza, una merce rara di cui aveva sentito la mancanza sin dalla morte di Eleonora. Ora però era diverso. Oggi era un gran  giorno, un giorno nuovo, ne era sicuro.
Si vesti come non faceva da tempo, mettendo cura ed attenzione nella scelta dei capi; e per la prima volta lasciò a casa l’anellino d’oro, simbolo di lei: lo ripose nel piccolo scrigno dove sua moglie usava tenere i gioielli più preziosi assieme ad un petalo di rosa e, chiudendosi la porta di casa alle spalle, si avviò verso il bar all’angolo, un sorriso di placida aspettativa sul volto.
Andrea era bella, solare e ridanciana: sarebbe stata la cura per la sua anima.

 


Piccolo Spazio-Me: Ho scritto questa storia di getto in una sola mattina, senza aver pensato ad una trama specifica: ho provato e non sono sicura del risultato, non mi riesce di classificarlo positivo o meno. Dopo averla tenuta tanto nel cassetto, la lascio al vostro giudizio ;)  
Originariamente, la storia era scritta per un contest sui sogni, mai portato a termine. Nella storia potete trovare gli elementi dei seguenti pacchetti:

Pacchetto DRAGO: 
Significato: Colui che ci vuole impedire di raggiungere i nostri desideri nascosti, il nostro castello. E' il simbolo di un periodo iniziatico, materialmente invece, di uomini potenti (re, signori, sindaci, imperatori ecc...). La lotta contro di esso deve terminare con una vittoria affinché sorga nel sognatore una potenza interiore, l'espansione della coscienza  e la sovranità interiore. Rappresenta inoltre gli istinti inconsci negativi, meglio quindi vederlo vinto o mansueto.
Drago mansueto: avanzamento, successo
Aforisma: Mai ti sia dato un desiderio senza che ti sia dato anche il potere di realizzarlo (Richard Bach)
Elemento: Forziere
Pacchetto UCCELLO:  
Significato: Gli uccelli sono generalmente definiti come i messaggeri celesti, che elevano intellettualmente lo spirito, o annunciano buone notizie riguardante l'amore o gli affari.
Altri sono portatori di messaggi mistici: la colomba, istinto amoroso divino.
Un uccello che vola confuso qua e là: disorientamento in amore
Uccello spaventato che vola ovunque: vita amorosa frustrata
Uccello che cinguetta: preannuncia una tenera storia d'amore
Aforisma: L'amore porta molta felicità, più di quanto struggersi per qualcuno porti dolore (Albert Einstein)
Elemento: Speranza 

  
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