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Autore: thestarsareout    17/07/2012    6 recensioni
Storia di cinque personaggi le cui vite si intrecceranno, sotto la guida dell'innovativa tecnica psicologica della dottoressa Roth. Saranno presenti molti conti: con i sentimenti, se stessi e i propri pensieri, il mondo e le proprie aspirazioni. Ah, beh, e poi c'è quel barattolo che cambierà le loro vite.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non le piaceva ricevere quelle spintarelle –benché leggere- dai propri genitori, pensava di essere stata abbastanza chiara.

Ma i coniugi Roth non consideravano spintarella convincere un loro datore di lavoro ad affidare l’incarico alla figlia, no: era solo un onesto e sincero consiglio mirato a far emergere la valida e notevole professionalità di una psicologa che stimavano molto.

Sì, ci sapevano fare con le parole e sì, loro adoravano esercitare quel loro indiscusso potere ascendente.

Per qualche assurdo motivo credevano di aver utilizzato quel loro potere, anni orsono, anche su di lei spingendola a varcare la soglia del loro vecchio college e seguire le loro stesse orme.

Loro, loro, loro.

Da quando aveva tredici anni –ed intrapreso quella tortuosa e infelice fase denominata adolescenza- ogni litigio si concludeva con una sua invettiva: smettetela di psicanalizzarmi!

Sebbene Gloria Roth e Rio Roth fossero dei famosi e strapagati psicologi, non erano mai riusciti a capire la figlia. Probabilmente perché –come sempre- le cose avevano una diversa e distorta prospettiva se si osservavano troppo da vicino.

Così, pervasi da uno stupido senso di colpa, cercavano in tutti i modi di far lavorare la loro unica figlia, vittima del loro abbagliante successo, appena uscita dal college.

La loro superbia era troppo radicata per fargli comprendere che no, non aveva scelto il loro dannato college per una qualche sorta di idolatria. Semplicemente le piaceva.

I suoi amici le avevano di continuo domandato se credeva seriamente che la psicoanalisi fosse valida perché, secondo la loro scanzonata opinione, non valeva un penny, anzi – aggiungevano ridacchiando- valeva molti penny solo per coloro che disegnavano ghirigori sul taccuino a scapito dell’illuso sdraiato sul divano. Lei puntualmente sospirava e alzava le spalle: era ovvio che la psicoanalisi fosse valida fino ad un limitato punto e la maggior parte delle volte serviva semplicemente a dare delle giustificazioni a dei comportamenti umani, sgravando il paziente da quel macigno di responsabilità e dando un posto di rilievo ad un presunto lavoro dell’inconscio.

Poi sorrideva e scuoteva la testa, ammettendo che proprio in questo non c’era nulla di male: permetteva alle persone di sentirsi meglio, di conoscersi meglio e, soprattutto, di migliorarsi.

Probabilmente peccava come i genitori –in fondo buon sangue non mente- di megalomania, ma amava vedere i pazienti progredire verso ciò che avrebbero voluto essere e verso ciò che li avrebbe resi delle persone quanto più vicine alla felicità.

Lanciò uno sguardo impaziente all’orologio da parete che segnava le cinque del pomeriggio, poi al piccolo tavolino imbandito che dava ad ogni seduta il benvenuto ai magnifici cinque.

E’ un caso difficile, così l’avevano avvertita i genitori.

Non per la psicologa che stimate, dotata di una valida e notevole professionalità, rispose lei.

Così l’argomento non fu ripreso, ma le problematiche continuavano ad eccedere: dopo circa sette sedute, nessun miglioramento era all’orizzonte.

Il caso Lowener aveva destabilizzato e attirato come api al miele l’opinione pubblica per settimane intere, e l’eco del dramma di era sentito quasi in tutte le nazioni, anche sotto forma di trafiletto nelle notizie dall’estero.

Un uomo sull’orlo del baratro –forse anche di gran lunga oltre l’orlo- cercò di rapinare la banca che gli aveva pignorato la casa: per molti quello fu un assurdo mercoledì mattina alla banca più sicura del paese, degno dei migliori film thriller. Dopo le prime negoziazioni, durate per ore ed ore, rimasero solo cinque ostaggi all’interno che, a conclusione della vicenda, non riportarono ferite gravi ma, furono testimoni del macabro suicidio del signor Lowener.

La banca aveva dunque incaricato i celeberrimi coniugi Roth di occuparsi della riabilitazione psicologica dei cinque clienti.

Ma non facevano alcun progresso, sospirò stanca.

Pescò dalla sua maxi-bag il barattolo che aveva preparato per l’ultima sessione di terapia: se c’era una cosa che aveva compreso dalla sua limitata esperienza e dai suoi massacranti studi era che l’essere umano aveva un profondo bisogno di credere al destino.

Ciò succedeva sia per gli eventi lieti –chiamasi predestinazione- che per le disgrazie: infondo se fossero state prestabilite e dunque inevitabili nessuno avrebbe potuto sentirsi responsabile o capace di poter cambiare il corso del destino.

E lei aveva deciso che avrebbe creato per loro un destino.


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