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Autore: Joan Douglas    17/07/2012    10 recensioni
Vi siete mai chieste che cosa pensasse Edward quando andava incontro alla morte a Volterra? E anche quando capì che in realtà la sua Bella era ancora viva, naturalmente. Io sì, e questo è il risultato dei dialoghi della Meyer e della mia fantasia.
Ora che l'avevo ritrovata, nessuno avrebbe potuto portarmela via. Ora che avevo ritrovato la meteora che mi aveva accecato con la sua lucentezza e bellezza l'avrei protetta al costo della mia vita. Lei era tutto e potevo perdere quel tutto in uno schiocco di dita. Ma questa volta avrei fatto di tutto per il nostro futuro insieme.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
- Questa storia fa parte della serie 'Può un cuore morto, ricominciare a battere?'
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Okay, lo ammetto: non so esattamente cosa sia questa... "cosa". Ieri sera non riuscivo a dormire allora mi sono messa e rileggere la fine di New Moon e mi sono chiesta "Cosa avrà pensato Eddy?" Da questa domanda la mia mente ha cominciato a viaggiare e - ripeto - non credo che la cosa qui sotto sia leggibile. Prendetela per buona okay? xD So perfettamente che molte di voi veterane probabilmente hanno fatto una cosa simile e che la mia non sia propri un'idea originale, ma... che vi devo dire? Non mi andava di lasciare nel mio pc sta merdata xD
Buona lettura :)


Accecato dalla Meteora


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Era finita. Tra poco l'avrei raggiunta. Sarei morto anch'io con lei, non potevo vivere con la consapevolezza che lei non esisteva più. Mi ero convinto che presto sarei ritornato da lei – ogni giorno era sempre più lungo di quello precedente, non riuscivo a vivere così – ma questo era stato solo un grande sbaglio: Bella era morta e aveva portato con sé la poca speranza che avevo racimolato nel cuore. Quel cuore che lei aveva riportato in vita e che mi aveva rubato. La speranza mi aveva dato quasi la sensazione di averla accanto, mi ero illuso. Ma presto saremmo stati di nuovo insieme. Per sempre.

Aro non aveva voluto darmi quello che volevo e io facevo a modo mio, poco importava il piano che avrei messo in atto per raggiungere il mio scopo. Niente m'importava in quel momento, se non Bella.

"Mi dispiace Edward, ma secondo noi ucciderti così, senza motivazione è davvero un grande spreco. Per questo ti proponiamo di unirti a noi." Erano state quelle le parole esatte di Aro e non riuscivo a liberarmi dal ricordo dei suoi occhi cremisi che mi scrutavano con desiderio. Come quando un bambino vede il suo regalo di Natale sotto l'albero e non desidera altro che scartarlo. Per lui era un gioco, per me no. Aro mi aveva trattato come un vero e proprio oggetto gettato sulla strada da qualcuno che era incapace di vederne il vero valore. Caius e Marcus mi avevano scrutato con sguardo superiore e aveva annuito, pensando alle parole di Aro. Per loro sarei stato uno spreco.

La rabbia di quel momento era stata superiore a quella che mi ero aspettato. Come non potevano non capire il mio stato d'animo? Io ero morto senza Bella, non sarei stato di alcun aiuto. Comunque avevo trattenuto la voglia di avventarmi su quei tre vampiri millenari e avevo scosso il capo dicendo: "No, vi ringrazio, ma non accetto"

Avevo messo in programma il loro eventuale rifiuto: per scatenare la loro ira e farmi uccidere sarei andato contro la loro legge. Avevo avuto l'idea di mostrarmi lanciando un'auto contro un muro di cinta. Mi era venuta in mente l'idea di nutrirmi di sangue umano dentro le mura di Volterra – cosa vietata severamente dalla legge dei Volturi – ma subito dopo mi ero rimproverato per quell'idea assurda: avevo vissuto tutta la mia inutile esistenza con un saldo principio, non potevo infrangerlo proprio in quel momento. Allora avevo capito cosa avrei fatto: mi sarei esposto alla luce solare davanti agli umani a mezzogiorno. Era stata un'idea piuttosto melodrammatica, da me, insomma. Non volevo sporcarmi le mani e quello era il modo più dignitoso per andarmene.

Non vedevo i miei famigliari da mesi, ormai. Me n'ero andato non appena mi ero sentito un peso per loro, una palla al piede. Mi sarebbe piaciuto rivederli un'ultima volta prima di fare questo passo, ma sapevo che avrebbero fatto di tutto per fermarmi. Non avevo intenzione di vedere e sentire i singhiozzi disperati di Esme, lo sguardo di Carlisle intriso di pietà per il sottoscritto. No, l'unica cosa che volevo era pace e morire con dignità, senza che nessuno mi compatisse. Avrei gradito vedere persino Rosalie, quella che mi aveva comunicato la morte di Bella. Le sue parole mi avevano trafitto il petto, me le ricordavo perfettamente. Erano state concise e dirette, proprio come lei, e io mi ero sentito sprofondare oltre che a trafitto. L'aria mi era mancata.

"Ciao Edward" aveva cominciato lei, con voce leggermente incrinata. Io non avevo risposto, ma lei aveva continuato imperterrita. "Ti devo dire una cosa"

Dalla sua voce avevo capito che c'era qualcosa che non andava. "Cosa è successo?"

"Si tratta di... Bella" Sentire pronunciare il suo nome mi aveva fatto rabbrividire.

"Cosa le è successo, Rose?" avevo chiesto, in preda al panico.

"Ecco, lei... mi dispiace, Edward, ma lei è... morta" Le sue parole avevano segnato il mio viaggio verso l'Europa e la mia decisione di morire. Non le avevo chiesto più nulla: non volevo sapere che triste fine avesse avuto la mia Bella.

Poco importava se fossi andato all'inferno essendo una creatura dannata.

Poco importava se non avessi più potuto vedere mia madre, mio padre, i miei fratelli: li avrei ricordati felici e non sconvolti.

L'importante era che presto il mio dolore e la mia disperazione si sarebbero placati.

Con questa convinzione mi sfilai la camicia. Pensai a Bella, ai suoi occhi color cioccolato.

Feci un passo avanti. Poi un altro. La campana della torre scandiva ogni mio respiro. Gli ultimi. Pensai alle sue labbra piene, rosse come il peccato che amavo assaggiare con le mie, fredde. Sorrisi e chiusi gli occhi in attesa di rivedere la mia Bella.

C'era solo frastuono intorno a me, c'erano molti umani che festeggiavano San Marco, la cacciata dei vampiri da Volterra. Che ironia: in realtà i vampiri erano sempre stati tra loro e non se n'erano accorti. C'erano tante menti diverse da leggere. Alcune mi avevano notato e si stavano chiedendo cosa stessi facendo di preciso. Non me ne importava, presto tutto sarebbe finito.

Esclusi dalla mia testa ogni pensiero e mi immersi quasi completamente ai ricordi vividi che avevo di lei: era così che volevo morire. Un altro passo verso la luce, verso la pace.

«No! Edward, sono qui!» urlò la voce più celestiale che avessi sentito. Era Lei, la mia Bella. I Volturi mi avevano eliminato in fretta, non avevo sentito nemmeno un po' di dolore. Avevano avuto pietà di me e Jane non mi aveva nemmeno torturato prima che mettessero fine alla mia esistenza. Mi dovevo considerare fortunato. La sua voce mi allietava con la sua perfezione.

Si scontrò contro il mio petto e io prontamente la accolsi tra le mie braccia. Sentii il suo odore, l'odore che un tempo mi aveva causato tanti problemi ma che adesso era solo un balsamo per le mie vie respiratorie. La mia droga personale. Mi era mancato il suo calore, il suo profumo fruttato e dolce. Mi era mancata la sua presenza in tutti i sensi. Era molto meglio di quanto potessi immaginare. Carlisle aveva ragione: anche noi vampiri meritavamo una seconda possibilità. Non sapevo dove mi trovavo e non mi interessava.

Al rintocco della campana aprii gli occhi e la strinsi maggiormente a me. «Straordinario» mormorai, osservandola e beandomi della sua morbidezza. «Carlisle aveva ragione» Questa volta lo dissi ad alta voce. Lei era al sole, i suoi capelli svolazzanti avevano sfumature rossicce, le stesse che avevo visto quella volta nella radura. Sembrava passato un secolo da quel giorno felice.

«Edward! Torna subito all'ombra! Muoviti!» disse con voce strozzata.

Non afferrai esattamente il significato di quelle poche parole. Ma non me ne importava: avevo di nuovo Bella tra le mie braccia dopo interminabili mesi, dolorosi. Troppo lunghi.

Portai una mano sulla sua guancia arrossata e la sfiorai un po' perplesso. Cosa intendeva? La sua pelle era morbida come me la ricordavo. I suoi occhi invece... i miei ricordi in quel caso non rendevano giustizia. Era puro cioccolato: caldo e sorprendentemente espressivo.

«E' incredibile, sono stati velocissimi. Non ho sentito niente... che bravi» mormorai baciandole i capelli. Era un momento unico. Quella sensazione di calore che mi era sembrata lontana e impossibile dopo tutti quei mesi di solitudine era ritornata a farsi spazio nel petto. Era fuoco. Fuoco e Ghiaccio. Bella ed io. Lei si accostò maggiormente a me con un viso beato che però nascondeva anche altre sensazioni. Tante, troppe per pochi secondi.

«La morte che ha libato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto ancora sulla tua bellezza» dissi, citando i versi di Romeo, chiusi gli occhi e inspirai il suo splendido odore.

«Hai lo stesso profumo di sempre», aggiunsi. «Quindi, forse questo è davvero l'inferno. Non importa. Resisterò» Avrei resistito senza troppi problemi. Avrei fatto di tutto per lei.

«Non sono morta. E nemmeno tu! Ti prego, Edward, dobbiamo muoverci. Ci prenderanno!» sbottò lei. La sua voce era intrisa di preoccupazione che poco prima non avevo notato.

«Puoi ripetere?» chiesi educatamente. Cominciò a muoversi tra le mie braccia, cercando di liberarsi dalla mia stretta. Cosa?

«Non siamo morti, non ancora! Ma dobbiamo andarcene prima che i Volturi...» Non fece in tempo a finire la frase che intercettai un pensiero proveniente dal vicolo buio dietro di noi.

Eccoli qui i piccioncini. Aro sarà felice di conoscere la famosa Isabella. Felix.

L'umana è ancora viva allora... Sa troppo. Demetri.

E a quel punto capii che non era ancora finita. Capii che ero ancora vivo. Proprio come Bella. Il suo battito cardiaco accelerato ne era la prova. Ascoltai per qualche istante quella dolce melodia di cui mi ero invaghito. Se lei era viva e vegeta lo ero anch'io. Inaspettatamente ero felice. Felice di poter avere ancora una seconda possibilità con la mia Bella. Ma perché lei era ancora viva? In quel momento la risposta non mi interessava, l'importante era che l'avevo ritrovata.

Non ero stato ancora ucciso, ma stava per accadere. Demetri e Felix ci avrebbero portati da Aro e lì, lui avrebbe preso la decisione che avrebbe determinato la nostra vita. Probabilmente avrebbe deciso di ucciderci, non senza chiedermi per un'ultima volta di unirmi al corpo di guardia. No, non dovevamo nemmeno arrivare a quel punto: dovevamo andarcene prima.

Mi spostai velocemente e imprigionai Bella tra il muro e la mia schiena. I loro pensieri erano minacciosi, Bella non doveva correre alcun rischio per colpa mia. Non di nuovo.

«Buongiorno, signori. Non credo che oggi avrò bisogno dei vostri servigi» affermai con voce apparentemente calma. «Vi prego soltanto, per piacere, di portare i miei ringraziamenti ai vostri padroni»

Ora che l'avevo ritrovata, nessuno avrebbe potuto portarmela via. Ora che avevo ritrovato la meteora che mi aveva accecato con la sua lucentezza e bellezza l'avrei protetta al costo della mia vita. Lei era tutto e potevo perdere quel tutto in uno schiocco di dita. Ma questa volta avrei fatto di tutto per il nostro futuro insieme.

 



Note dell'autrice - Non esageriamo! Non sono un'autrice xD

Wow, mi stupisco! Siete riuscite ad arrivare fin qui?! Brave, brave, mi complimento con voi e la vostra pazienza. :)
Come vi è sembrato? Ribadisco che l'avrò letto 5 o 6 volte e non sono sicura del risultato di questo pov. Edward.
Non pretendo tipo... 56 recensioni (o.O ho visto cose del genere, ve lo assicuro), no, neanche per sogno! Ma una recensioncina me la lasciate? Pleeeease! *fa il labbruccio e gli occhi dolci alla gatto con gli stivali* C:
A presto e fatemi sapere cosa ne pensate!
Chocolate :)

  
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