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Autore: Tropiusuccia    18/07/2012    4 recensioni
"Raggiunse di corsa il luogo e lo vide. La sua postura dritta e elegante, mentre faceva scivolare l’archetto sulle corde del violino con un gesto lento e dolce.
La ragazza si rilassò e sorrise. Quel suono e l’immagine di lui le fece dimenticare tutto lo stress accumulato. Lui la prendeva sempre in giro, la faceva arrabbiare e l’accusava di essere poco dolce con lui, ma era solo perché a Ikuto le piaceva sotto tutti i suoi aspetti e non era disposto a rinunciarne neanche a uno. Lei dall’altro canto…provava la stessa cosa. Amava quel ragazzo, e anche se spesso era arrabbiata con lui…poi bastavano poche note suonate con il violino a farla calmare"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Shugo Chara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!! Che emozione...erano anni che non pubblicavo qualcosa. E' incredibile...da un giorno all'altro avevo smesso di pubblicare storie...poi oggi...tornando su EFP, mi sono ricordata, di quando ero più piccola e fantasticavo su anime e manga che seguivo. Questi ricordi mi hanno spinta a pubblicare questa storia...sarà che non pubblicavo più nulla...ma con questo non significa che non abbia smesso di scrivere! Spero di non aver perso quella inventiva che avevo tempo fà, e che riesca a farvi piacere ancora una volta le mie storie :) 


Buona Lettura!

by Tropiusuccia (alias: Lurei-chan)
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Erano passati quattro anni dalla battaglia avvenuta tra i Guardiani e la Ester per via dell’Embrione. Da allora parecchie cose nella vita dei nostri vecchi amici sono cambiate. Ognuno aveva preso la propria strada una volta finita la scuola elementare. Avevano frequentato la stessa scuola media, ma ora con l’inizio della scuola superiore si preannunciava la loro separazione.

Amu quell’anno si sarebbe iscritta a un liceo privato femminile…predisposizioni del padre fin troppo geloso.

La ragazza non aveva fatto storie, aveva già un ragazzo problematico, e forse proprio per questo il padre si era impuntato nel farle frequentare un liceo femminile con delle regole severe, pensava che forse sarebbe riuscito a dare problemi ai due ma facendo ciò, il povero padre non aveva fatto altro che il gioco di Ikuto che era molto sollevato nel sapere che nessun ragazzo si sarebbe avvicinato alla sua Amu in un luogo dove non “avrebbe” avuto accesso. Inoltre l’anno successivo sarebbero arrivate anche Rima e Yaya a farle compagnia, quindi era anche sicuro sul fatto che la ragazza non sarebbe stata sola.

 

Erano le prime luci dell’alba quando Amu aprì gli occhi. Era troppo presto per alzarsi, quel giorno sarebbe stato il giorno della cerimonia di apertura dell’anno scolastico nella sua nuova scuola. Era agitata oltre ogni dire e quella notte aveva dormito poco e niente, in parte la colpa era per la nuova scuola ma buona parte era di Ikuto che, con la scusa di farla calmare dalla sua agitazione, era rimasto con lei. Sì, lui era ancora lì. Sentiva il suo respiro lento e regolare, e soprattutto sentiva il calore e la presa delle sue braccia che le cingevano dolcemente la vita. Si voltò per guardarlo in volto. Il suo viso addormentato gli dava davvero l’impressione di guardare un gattino. Lo adorava. Era uno di quei rari momenti in cui vedeva il suo volto privo di malizia e scherno. Infatti ora le sembrava un essere ingenuo e indifeso bisognoso di affetto. Non riuscì a trattenersi e avvicinò le sue labbra alla sua fronte per potergli dare un dolce bacio.

La ragazza notò il cambiamento del respiro, e quando si separò dal bacio lo vide con gli occhi aperti assonnati.

-scusa, ti ho svegliato- gli disse arrossendo leggermente.

-speravo di svegliarmi così- rispose dolcemente. Era ancora intontito dal sonno.

Il ragazzo si stiracchiò per poi sbadigliare.

-è ancora presto, è appena l’alba- gli disse la ragazza –torniamo a dormire-.

Ed ecco, lui strinse la presa, e il suo sguardo, che fino a poco fa era addormentato in un’espressione di innata ingenuità, ora si era trasformato in quello che Amu conosceva benissimo. La ragazza sentì le sue braccia stringerla più stretta a lui, e il calore che l’avvolgeva crescere.

-se pensi che mi accontenti di un semplice bacio sulla fronte ti sbagli di grosso- le disse malizioso.

-non ora Ikuto…tra un paio d’ore inizierà una lunga giornata stressante- sospirò lei, si sentiva stanca solo a pensare alla giornata che avrebbe dovuto affrontare.

Il ragazzo rise, per poi baciarla dolcemente sulle labbra.

-va bene…allora usami come pupazzo anti stress stasera- le disse sussurrandole nell’orecchio, e quindi facendola arrossire.

-ma…ma…!- non fece in tempo ad obbiettare che lui la interruppe.

-starò fermo e buono, mi lascerò fare qualunque cosa da te. Lo so che l’idea ti piace- mentre continuava a sussurrarle l’ultima frase nell’orecchio, le aveva fatto poggiare la gamba sulla sua, per far sentire la sua eccitazione svegliarsi.

La ragazza arrossì ancora di più.

-non smetterò mai di sorprendermi per quanto tu possa essere pervertito già di prima mattina- disse lei facendo la finta arrabbiata.

-ottimo, pensavo di essere monotono. Quindi posso continuare così senza preoccupazioni- disse Ikuto sorridente.

-c-cosa?!- esclamò Amu girandosi verso di lui sorpresa…l’aveva giocata…ancora una volta.

 

Non ci fu bisogno che la sveglia suonasse. Amu era già sveglissima. Ikuto le aveva fatto perdere due ore preziose di riposo, infatti una volta che svegliato era impossibile placarlo. Non avevano fatto niente, almeno su certe cose aveva cervello, sapeva che se avessero fatto sesso di prima mattina la ragazza non sarebbe uscita viva da quella giornata. Però l’aveva coccolata e baciata per tutto il tempo.

Amu non era per niente dispiaciuta per quanto era successo, infatti era servito a darle più energie…almeno per ora.

Era già nella sua nuova divisa in camera sua. Si voltò verso il ragazzo steso ancora sul letto coperto dal piumone rosa. Su di lui svolazzavano gli Shugo Chara.

-come mi sta?- chiese quasi imbarazzata lei.

-ti sta benissimo- disse Ran svolazzandole attorno.

Mentre Dia, Suu e Miki annuivano in segno di approvazione. Yoru aveva alzato il pollice ammiccando con l’occhio felino.

Ma c’era qualcuno che non si era ancora espresso. Così la ragazza si voltò verso costui e lo guardò disorientata inclinando di lato la testa. Sul volto del ragazzo c’era un segno di disapprovazione.

-non ti piace?- chiese lei quasi delusa.

-non è che non mi piaccia…la gonna dovrebbe essere più corta, e quella camicia è abbottonata fin troppo sopra, per non parlare di quella giacca che copre buona parte delle curve- disse lui facendo un rapporto dettagliato.

Amu lo guardò male –devo ricordarti che sono iscritta ad un liceo femminile con delle regole che non sono per niente leggere?-.

-mmh…d’accordo dato che la divisa non si può cambiare lascia che te la sistemi io- disse alzandosi con sguardo malizioso.

-eh?? Cosa…- non riuscì a controbattere. Era già nelle perfide mani del ragazzo.

 

Le mani di lui si muovevano sul corpo della ragazza senza alcuna incertezza, mentre lei era arrossita vistosamente. Certo, ormai lui conosceva ogni singola parte del suo corpo…però si doveva ancora abituare a quell’idea…anche se era quasi un anno che andavano a letto insieme.

-ecco fatto- disse lui soddisfatto del lavoro svolto.

La ragazza si guardò allo specchio…la divisa aveva tutt’altro aspetto…aveva la gonna più alta, quindi dava l’impressione di essere più corta. I primi due bottoni della camicia erano sbottonati ed era sopra la gonna. La giacca era tutta sbottonata.

Yoru sgranò gli occhi e ripetè la mossa precedente alzando però un secondo pollice.

Dia, Ran, Suu e Miki iniziarono a ridere quando notarono l’espressione stravolta di Amu.

-ma dico! Sei pazzo!? Vuoi che mi sospendono il giorno di presentazione delle matricole?!- disse lei furiosa verso Ikuto che sorrideva malizioso.

-non ti sospenderanno per un motivo del genere…ma potrebbe succedere se vedessero che esci con un ragazzo più grande di te e che viene a trovarti durante l’orario scolastico-.

-c-cosa?! No! Non ci provare! Non oso immaginare le storie che farebbe mio padre se venissi sospesa!- disse lei quasi in preda alla disperazione.

Ikuto sorrise e l’abbracciò –su, non essere così tesa. Se ti stressi troppo potrei temere per quello che mi farai stasera…-.

-t-tu! Lo stai facendo apposta!- cercò di divincolarsi dalla sua stretta ma fu inutile.

Una sua mano finì sul fondoschiena della ragazza, mentre la sua bocca gli si era avvicinata all’orecchio.

-la tua lentezza nel capire i miei giochi mi eccita in modo incredibile…- detto ciò le leccò l’orecchio.

Improvvisamente Ami irruppe nella stanza della sorella –AMUUU!! Mi accompagni a scuola…?-. La bambina aveva ormai 10 anni e frequentava la stessa scuola elementare che aveva fatto la sorella maggiore. –Iku-niichan!- gridò Ami avvicinandosi ad Ikuto.

-ciao Ami- disse lui mettendo una mano sulla testa della bambina.

Amu sospirò, era ben contenta che la sorella li aveva interrotti, ma era anche un po’ infastidita, non era la prima volta che li sorprendeva in momenti caldi.

Qualcuno dal piano inferiore aveva sentito la piccola. Sulla soglia della porta apparve il padre di Amu e Ami con il fiatone.

-Dannato!! Ti ho detto di smetterla di entrare in camera di mia figlia dalla finestra!- disse quasi urlando dalla disperazione.

-si calmi, agli uomini di una certa età non fa bene arrabbiarsi di prima mattina- disse con tono di scherno Ikuto.

Con questo mise K.O. l’uomo.

-Amu, Ami…non è che non mi volete più bene perché sto diventando vecchio?- un mare di lacrime iniziò a sgorgare dagli occhi del povero uomo.

Ami annuì…forse non aveva neanche capito la domanda del padre che scappò via per rifugiarsi in bagno come d’abitudine.

Amu sospirò –va bene allora andiamo?- disse la ragazza prendendo per mano la sorella.

A sua volta Ami prese la mano di Ikuto –vieni anche tu?-.

Amu guardò in cagnesco la sorellina…certo le faceva piacere che le accompagnasse anche lui…ma se l’avessero vista in giro, con la divisa di una scuola femminile conciata a quel modo, con Ikuto che era evidentemente più grande di lei…

-certo che vengo- rispose sorridente, dopo aver analizzato accuratamente l’espressione di Amu.

 

Camminavano per strada come erano partiti inizialmente. Ami era in mezzo ai due che la tenevano per mano. Potevano sembrare una famiglia giovane e felice.

Arrivarono davanti alla scuola elementare sotto gli sguardi curiosi dei passanti. Salutarono la piccola per poi dirigersi alla stazione.

-so la strada, non c’è bisogno che mi accompagni- disse lei cercando di prendere distanza dal ragazzo.

-sai che…quando fai così sembra che tu mi odi? Siamo sicuri che mi ami?- disse lui alle sue spalle.

La ragazza si fermò e voltò di scatto –idiota! Lo sai che io…-.

Venne presa in contropiede, se l’era trovato di faccia. Pensava di trovarvi un’espressione delusa e triste, invece aveva la sua solita faccia maliziosa.

-lo so. Sei timida e una fifona, hai paura di non riuscirti controllare per questo vuoi evitare il contatto soprattutto quando possiamo essere visti da qualcuno- sulle sue labbra il ghigno mostrava i suoi denti di un bianco candido.

Il volto di Amu si trasformò e ora era furioso –tu!-.

-ti amo- disse lui dolcemente, e la rabbia della ragazza sbollì in un attimo.

Si baciarono incuranti degli sguardi indiscreti, durante il bacio Amu aprì gli occhi sentendo qualcuno bisbigliare, e vide due ragazze con la sua stessa divisa. La ragazza spinse via Ikuto, che non ancora soddisfatto la forzò, e approfondì il bacio. La ragazza mugugnava imbarazzata, mentre cercava di fermare l’impetuosità del ragazzo che la stava travolgendo. Le due ragazze ripresero a camminare gettando ancora delle occhiate ai due.

Ikuto si allontanò dal bacio –non mi dire che con il mio bacio da maestro stavo per farti perdere il controllo. Sei diventata ribelle tutto ad un tratto-.

-non era quello!- gridò rossa in volto.

-oh, allora era per quelle due ragazze con la tua stessa divisa?- rise maliziosamente.

Le aveva viste! E aveva fatto apposta a baciarla in quel modo!

-ahhh! Maledizione! Ho voglia di urlare! Non credo riuscirò a resistere per molto a una giornata del genere!- disse lei voltandosi verso il treno che l’avrebbe portata a scuola.

Il ragazzo rise e la seguì –mi sa che dovrò stressarla ancora di più-. Le sue parole non vennero udite da Amu, la ragazza era partita in quarta prendendo ampie distanza da Ikuto.

Erano saliti in treno…l’immagine era abbastanza buffa. Lei era seduta il più lontano possibile dal ragazzo e guardava dalla direzione opposta. Teneva le braccia conserte e le gambe accavallate. Ikuto rise, la trovava in qualche modo dolce la sua presa di posizione. Però c’era qualcosa che lo infastidiva. Forse aveva fatto male a sistemarle a quel modo la divisa…attirava troppi sguardi, e in particolare quelli di tre ragazzi che erano lì nella stessa carrozza.

Vide uno dei tre farsi coraggio e avvicinarsi alla ragazza –ehi, ciao-.

Lei si girò furiosa –che vuoi- disse sprezzante.

Ikuto rise, ecco la sua ragazza “cool and spicy”. Il ragazzo che le aveva rivolto la parola rimase un po’ spiazzato. Si grattò la nuca e cercò di dire qualcosa –beh…ecco…bella giornata? Vero?-.

Lo sguardo di Amu si fece ancora più tagliente e lo stesso le sue parole –uno schifo totale. Avrei tanta voglia di picchiare qualcuno- le ultime parole erano rivolte a Ikuto che rideva.

-ah…ahh- riuscì a dire soltanto il ragazzo che indietreggiò lentamente tornando dai suoi amici allibiti.

 

Erano per strada e Ikuto rideva a più non posso. Era raro vederlo ridere a quel modo, e se fosse stato in altre circostanze Amu sarebbe stata ben contenta di vederlo così. In quel momento però la sua risata era il suono più fastidioso che avesse mai sentito sulla faccia della terra.

La ragazza camminava ad occhi chiusi cercando di reprimere la rabbia. Le sue care compagne Shugo Chara cercavano di calmarla e sollevarle il morale. Yoru invece accompagnava la risata di Ikuto.

-Amu- la chiamò Suu. La ragazza si voltò verso la piccola amica e notò che aveva in mano una piantina che poteva essere usata come gioco per gatti.

Amu rise all’idea di potersi prendere una piccola rivincita. Mancavano ancora una manciata di minuti ed era praticamente quasi arrivata a scuola, quindi poteva concedersi quel grandissimo piacere.

-grazie mille Suu- disse prendendo la piccola pianta dallo stele. Controllò che non ci fosse nessuno e poi lo chiamò -I-k-u-t-o- disse scandendo ogni singola lettera.

Il ragazzo fermò la sua risata seguito a ruota da Yoru. I due adocchiarono subito la punta dello stele. Un paio di orecchie feline apparvero in testa a Ikuto, seguite poi da una coda. Il ragazzo con lo sguardo simile a quello di un felino guardavano con un certo accenno di eccitazione il piccolo stele, e cercò di prenderlo, ma la ragazza lo spostò all’improvviso.

I due continuarono così per un bel po’e in un ultimo tentativo disperato per prendere la piantina, Ikuto cadde rovinosamente su Amu. Caddero sul prato che c’era a bordo strada. Ikuto si accoccolò con la testa sul petto della ragazza e iniziò a fare un rumore dalla gola e muoveva la coda in modo oscillatorio.

La situazione aveva preso una piega inaspettata e Amu non sapeva come uscirne.

-Ikuto, non è il momento di fare le fusa…- in quel momento qualcosa vibrò nella tasca dei pantaloni del ragazzo che sembrò tornare in se.

Si alzò da sopra la ragazza e l’aiuto a risistemarsi dato che aveva un po’ di polvere addosso.

-la prossima volta fa attenzione a come ti prendi la rivincita. Devo passare  dalla Easter, ci vediamo più tardi- dopo gli eventi di 4 anni fa Ikuto ne era diventato il presidente.

-ok- si scambiarono un bacio veloce per poi separarsi.

 

Un po’ le dispiaceva vederlo andare via. Ogni volta era così. Quando chiamavano doveva precipitarsi subito alla Easter, essere il presidente di un’importante azienda non era facile…contando inoltre che aveva solo 20 anni.

La ragazza sbuffò e si girò verso il poco pezzo di strada che la divideva dalla sua nuova scuola. Distrattamente mentre camminava iniziò a parlare con le sue amiche Shugo Chara.

Attraversò il cancello esterno della scuola, e una ragazza si voltò verso di lei sentendola parlare da sola. Amu non se ne accorse, ma per fortuna Miki si.

-Amu! Ricorda che per gli altri è come se stessi parlando da sola! C’è una ragazza che ti sta guardando!- fece notare disperata.

Amu solo allora si rese conto della sua distrazione, si voltò verso la ragazza che la guardava estraniata.

Per riparare in qualche modo a quella situazione, Amu fece cenno di saluto verso la ragazza, che però reagì spaventandosi e scappando via.

Ecco, ora non era stato Ikuto a cacciarla nei guai, ma bensì sé stessa. Certo gran parte della colpa era però del ragazzo che l’aveva stressata in quel modo già di prima mattina, e lei sentiva il bisogno di sfogarsi con le sue piccole quattro amiche.

Arrivata dinnanzi all’ingresso della palestra nella quale si sarebbe tenuta la cerimonia di benvenuto, una professoressa la fermò.

-le sembra il modo di indossare la divisa?- disse severa. In una scuola severa come quella c’era da aspettarselo che i docenti dessero del lei agli studenti.

Solo allora Amu si ricordò della divisa…aveva pensato di sistemarsela una volta che si fosse separata da Ikuto…ma con quello che era successo le era passato per la testa.

-dopo la cerimonia la prego di sistemarsi- disse la docente squadrando la ragazza con occhio di falco.

La ragazza ripensando al ragazzo assunse un’espressione truce…che venne ovviamente mal interpretata dalla docente.

-ha per caso da ridire?- il tono freddo si era accentuato con una nota di irritazione.

Amu non rispose e riprese a camminare…e si pentì amaramente. Avrebbe voluto scusarsi e dire che ovviamente avrebbe provveduto a sistemarsi la divisa…ma la sua personalità che spesso l’allontanava dagli altri e che la metteva spesso in difficoltà era molto più forte.

Entrata nella palestra un gruppo di matricole la squadrò, tra queste vi erano le due ragazze che aveva incontrato quella mattina prima di salire sul treno.

-oh…è lei…- bisbigliò una alle sue amiche.

Un’altra poi disse –credo di conoscerla…ho sentito voci in giro che picchiava i ragazzi più grandi di lei sin dalle elementari…-

-cosa? Allora c’era da aspettarselo che avesse un ragazzo così più grande di lei-.

-forse è dalla yakuza-.

I suoi timori vennero a galla come niente…sapevano tutto quello che Amu avrebbe voluto nascondere. Anche se in parte le ultime due voci non erano poi così veritiere…Ikuto del resto aveva solo 5 anni in più di lei… lì in Giappone si fanno tanti problemi per 5 anni di differenza…mentre in altri paesi si sentono anche matrimoni con differenze di età ben oltre alla norma.

Stranamente mancava la ragazza che stamattina l’aveva sentita parlare “da sola”. Si guardò attorno con il suo sguardo truce e annoiato per le dicerie. Non volendo si voltò verso il gruppo di ragazze…e loro pensavano che lei le stesse guardando male…si voltarono subito e andarono via.

Una serie di azioni involontarie, le stavano facendo inimicare l’intero istituto…ed era solo il primo giorno di scuola!

 

La cerimonia finì con grande gioia di Amu. Durante il discorso le voci sul suo conto avevano fatto il giro di tutta la palestra.

Uscì da quel luogo infernale con passo svelto. Doveva andare a vedere il tabellone per sapere la classe in cui sarebbe stata quell’anno. Camminava con passo svelto per evitare gli sguardi e i commenti che le facevano alle spalle. Lesse scocciata il tabellone. Terza sezione del primo anno. Sarebbe stata lì. Era inutile dirigersi già verso la classe. Il primo giorno serviva più che altro a presentare la scuola ai nuovi arrivati, ma poiché Amu voleva evitare in qualunque modo il contatto con le sue future compagne, si isolò. Andò a sedersi sotto l’ombra di un albero che era lì in giardino.

In quei momenti di noia iniziò a sentire le due ore di sonno mancato quella mattina. Nel momento in cui stava per chiudere gli occhi e appisolarsi, sentì un rumore di rami. Istintivamente alzò lo sguardo. Accovacciato sull’albero c’era lui…il suo gatto dispettoso.

-sto facendo un incubo?- disse lei fissandolo. Lui rise.

-se ci sono io allora non può essere che un sogno- poi la guardò meglio e disse -sembri distrutta- finì ridendo.

-sembra che tu ne sia felice- rispose scocciata la ragazza che poi continuò –non preoccuparti il tuo piano di “distruzione totale dell’essere denominato Amu” procede a gonfie vele-.

Il ragazzo la guardò seriamente. Si mosse, e rimase appeso al ramo in testa in giù tenendosi solo con le gambe.

-va così male?- disse lui a poca distanza dal volto di Amu.

-peggio di così…- sospirò lei depressa.

-beh peggio di così potrebbe andare se mi vedessero- ammiccò lui.

-appunto…anche se ormai si è già sparsa la voce… - era rassegnata.

-pensavo avessi bisogno di una carica di energia, per questo sono venuto- detto ciò il ragazzo scese dal ramo, accovacciandosi sulle gambe della ragazza che sorrise.

Iniziò ad accarezzargli i capelli, dai quali spuntarono le sue orecchie feline.

-ti rilassa toccarle, non è così?- disse lui chiudendo gli occhi, mentre assaporava il dolce tocco delle mani di Amu.

Stettero così per un po’, quando improvvisamente la ragazza notò un movimento dell’orecchio felino. Il ragazzo si alzò di scatto.

-arriva qualcuno, non voglio peggiorare la tua situazione, quindi mi starò un po’ buono- disse leccando le labbra di Amu che sussultò imbarazzata.

Lo vide saltare sull’albero e nascondersi tra la folta chioma.

-emh…- qualcuno parlò e Amu si voltò verso la voce.

Era la ragazza che quella mattina l’aveva vista parlare da sola.

-oh…ciao- disse Amu un po’ imbarazzata. Sul viso aveva ancora il rossore per l’azione di Ikuto.

-stamattina sono stata scortese…- la ragazza aveva un tono di voce molto gentile.

-non preoccuparti…piuttosto ti sarà sembrato strano che io parlassi da sola…- rispose Amu abbassando il volto imbarazzata.

Una risata lieve si sentì provenire dalla folta chioma dell’albero. Amu la sentì chiaramente ma la ragazza che era appena arrivata no. Amu guardò male in alto. Poi si ricordò di non essere sola, e che comportandosi così non avrebbe fatto altro che mostrare stranezze alla ragazza. Si voltò verso di lei e vide che la fissava.

-ecco io…- iniziò a dire per cercare una scusante.

Ma non fu necessario perché in un improvviso scatto di gioia la ragazza si avvicinò a lei e le prese le mani.

-allora anche tu le senti?- i suoi occhi luccicanti imperlati da lacrime di commozione erano fissi su quelli di Amu abbastanza confusa.

-c-cosa?- riuscì solo a dire.

La ragazza continuò –anche tu senti le voci? Sono un’appassionata di spiritismo. Sento spesso le voci degli spiriti della gente morta che non trova pace e quindi non riesce a lasciare il mondo terreno-.

Dinnanzi a quell’affermazione Amu iniziò a pensare che infondo quella strana lì non era lei.

-mi chiamo Rika Kato, spero che diventeremo buone amiche- occhi di ammirazione fissavano la povera Amu.

Qualcuno rideva ancora tra le foglie dell’albero. Questa volta però Rika sentì.

-è lo stesso spirito con cui parlavi stamattina? Ti sta facendo i dispetti?- chiese lei guardando in alto curiosa.

Amu si agitò, alzando le mani per coprire la visuale della nuova strana amica.

-no ecco…!- se negava che altra spiegazione poteva darle per quella risata mal trattenuta –si! È uno spirito di gatto molto dispettoso…- riuscì a inventare. Però l’amica ancora non distoglieva lo sguardo.

Ikuto silenziosamente chiese a Yoru di far muovere le foglie dell’albero per far sembrare che lo spirito andasse via.

-ecco è andato via- disse Amu ringraziando con lo sguardo Yoru che le fece l’occhiolino.

-oh…che peccato…- disse delusa Rika.

Amu iniziò a spingere l’amica –su, su andiamo a visitare la scuola!-.

 

Mentre passavano tra i corridoi, le ragazze non facevano altro che parlare di Amu, che infastidita aveva assunto la sua espressione dura che andava nettamente in contrasto con quella sorridente di Rika che parlava di spiriti.

Una voce attirò l’attenzione di Amu…la infastidì.

-guarda, ha fatto amicizia con quella strana ragazza che non fa altro che parlare di spiriti e cose del genere-.

-che ci si poteva aspettare…le persone strane vanno d’accordo con i pazzi…-.

Questa era stata abbastanza cattiva. Poteva sopportare le voci sul suo conto…ma quelle sulla sua nuova amica no.

-tu!- si fermò rivolgendo uno sguardo di ghiaccio alla ragazza che aveva appena dato della pazza a Rika.

La ragazza si girò, facendo finta di non aver notato che Amu si riferiva a lei.

Amu spazientita le si avvicinò e si mise a braccia conserte –parlo con te-.

La ragazza si voltò –quanto sei rozza, questa scuola non è per gente come te-.

-non mi interessa della scuola ne tanto se sono rozza. Più che altro mi importa della gente vigliacca che sa parlare solo alle spalle. Sono la peggior razza di gentaglia- disse Amu sprezzante.

-chi sei tu per parlarmi così?! Mio padre è direttore dell’azienda Kitinao- disse la ragazza facendosi grande per la potenza economica della sua famiglia.

-l’azienda Kitinao? Quella piccola azienda alle dipendenze della Easter?- Amu rise di scherno.

La ragazza diventò rossa dalla rabbia –tu da che famiglia provieni per poter deridere la mia?!-.

-io? Beh mio padre è un fotografo e mia madre una ex modella. Siamo una famiglia abbastanza comune- disse Amu rispondendo con leggerezza.

La ragazza scoppiò a ridere e disse –allora non sei neanche degna di rivolgermi la parola-.

In quel momento il cellulare di Amu iniziò a squillare. Tempismo perfetto…o forse Ikuto aveva sentito tutto?

-oh sei tu Ikuto?- Amu rispose guardando in faccia la ragazza che aveva fermato la risata. Amu coprì il microfono del cellulare e disse –scusami, sono al telefono con il mio ragazzo…Ikuto Tsukiyomi…penso che tu sappia chi sia-.

L’espressione della ragazza mutò improvvisamente…da sorridente era diventata senza espressione.

-a scuola? Beh devi sapere che sto avendo uno scontro con la figlia del direttore dell’azienda…aspetta come si chiamava?-  fece finta di non ricordare.

L’espressione stupita della ragazza si era espansa a tutte le ragazze presenti nel corridoio.

-ah…vuoi parlare con lei? D’accordo- Amu le passa il telefono –vuole parlare con te-.

La ragazza prese tremante l’apparecchio e lo portò all’orecchio.

-non ho capito l’azienda di tuo padre, forse tu potresti dirmi il nome?- la ragazza riconobbe la voce…aveva incontrato Ikuto in una delle cene di affari alle quali era andata con il padre e la famiglia. –sai potrei anche lasciar perdere il nome dell’azienda di tuo padre però tu dovrai farmi un favore-.

-q-quale?- disse con voce tremolante la ragazza.

-stringi amicizia con Amu-.

La cosa sorprese la ragazza.

-accetti lo scambio?-.

-s-sì…- disse desolata la ragazza.

-perfetto…ci conto. Ora mi ripassi la mia Amu?-.

La ragazza passò il cellulare ad Amu.

-spero vi divertiate insieme- disse lui sorridente.

-c-cosa?! Cosa le hai chiesto?!- chiese Amu sorpresa.

-di diventare una tua amica- rispose con estrema semplicità.

Amu sospirò –a più tardi…-.

-ok mia piccola peste- disse lui riattaccando.

-beh immagino…che debba presentarmi- disse la ragazza titubante.

-non è necessario, non ti preoccupare per quello che ti ha detto- disse Amu voltandosi verso Rika.

Ma venne fermata dalla ragazza.

-aspetta!- Amu si voltò verso di lei –la mia amicizia con te potrebbe far guadagnare punti all’azienda di mio padre- disse con occhio furbo la ragazza.

Amu la guardo estraniata…gente come lei…sarebbe stato difficile averla come amica.

-mi chiamo Shuko Kitinao- le stringeva la mano –posso chiamarti…Amu-chan?-.

Amu sospirò…la sua vita scolastica andava sempre più complicandosi…

 

Shuko sistemò la sua uniforme, se l’era “aggiustata” nel modo che l’aveva Amu. Poi la ragazza sistemò anche quella di Rika.

-da oggi inizieremo la rivoluzione! Che bello il sapore del potere!- disse Shuko ispirando profondamente.

Rivoluzione? Il primo giorno di scuola?

La fortuna (o sfortuna?) volle che Amu capitasse in classe con le sue due strane amiche. Entrano nella classe dove avrebbero passato quell’anno di scuola. C’erano poche studenti e quando videro entrare le tre si ammutolirono. Almeno avevano smesso di sparlare in presenza di Amu…dopo a quello che avevano assistito in corridoio.

Le tre si avvicinarono alla finestra, e Amu si affacciò annoiata.

Shuko le parlava, ma lei l’ascoltava distrattamente, mentre Rika teneva gli occhi chiusi cercando di isolare i rumori e le voci inutili per poter udire gli spiriti.

Qualcuno entrò nella classe. Una serie di mormorii si innalzò.

-Amu! Amu!- Amu si voltò verso la direzione in cui indicava l’amica.

Amu vide chi era entrato. Un uomo molto giovane…aveva occhiali da vista e capelli neri corti.

Le stava guardando.

-oh…abbiamo tre piccole ribelli- disse lui avvicinandosi –sono il vostro professore di inglese, Ren Hiujy- il professore prese la mano di Amu e l’accarezzò –lei è Amu Hinamori? È appena il suo primo giorno di scuola ed è già popolare-.

Amu tirò via la mano di scatto imbarazzata…era stata presa alla sprovvista.

Qualcuno dalla finestra aperta entrò con agilità. Amu venne coperta dall’ombra del nuovo arrivato…e solo allora si accorse che era Ikuto.

-sensei- disse formalmente Ikuto –le dispiacerebbe fare attenzione a non toccare minimamente le sue studenti?-.

Dei gridolini si sollevarono nella classe. Tutte stavano ammirando Ikuto e la sua teatrale entrata in scena.

Amu sospirò rassegnata. Ecco come spiattellare ai quattro venti chi fosse il suo ragazzo.

-oh. Abbiamo un visitatore?- disse il professore.

-beh avendo fatto ingenti donazioni a questo istituto non nego di volerlo visitare- Ikuto continuava a parlare in modo formale.

-d-donazioni?- disse Amu titubante. Non ne sapeva niente.

Ikuto si voltò di poco verso di lei e solo allora capì. Visitare la scuola…era una buona scusa per presentarsi lì anche durante l’orario scolastico.

Come al solito aveva pianificato tutto…sin dall’inizio.

-allora lasci che le faccia da guida…- disse il professore.

-no grazie…preferisco che mi accompagni Amu-.

 

I due girarono per i corridoi e le varie aule della scuola. Amu non era molto di aiuto nel mostrare la scuola dato che neanche lei la conosceva ancora. Le studentesse incuriosite, seguivano attentamente con lo sguardo i due. La ragazza era visibilmente a disagio dinnanzi a quella situazione, così assunse la sua solita espressione truce. Non voleva mostrare l’imbarazzo che stava provando in quel momento…soprattutto ad Ikuto. Quindi doveva resistere.

Ikuto d’altro canto camminava spensierato al suo fianco mostrando (finto?) interesse verso le strutture scolastiche.

Aveva qualcosa in mente? Era troppo tranquillo…

-Amu?-

-eh?! Che vuoi!?- disse scontrosa. Un gesto involontario.

-potresti aggiornarmi sul livello raggiunto dal tuo stress?- chiese lui sorridente.

-è abbastanza elevato, manca poco all’esplosione- rispose quasi ringhiando. Continuava a camminare davanti a lui a braccia serrate. Il suo volto era teso e truce.

-interessante-  mormorò lui portandosi una mano al mento.

Erano arrivati in palestra, ormai non c’era più nessuno. E li la ragazza ebbe uno sbotto di rabbia misto allo stress.

Prese Ikuto dal colletto della camicia e lo sbatté al muro. Baciò con fervore il ragazzo approfondendo fin da subito il bacio con la lingua.

Dopo una manciata di secondi si staccò, aveva l’affanno, e ora abbracciava il corpo del ragazzo con forza.

-quando sei così passionale…mi fai venire voglia di prenderti subito- disse il ragazzo invertendo i ruoli. Ora era lui a spingerla al muro. Lei si aggrappò a lui facendosi sollevare.

-lo senti vero? Desidera raggiungere con te l’apice del piacere- le sussurrò ad uno orecchio.

Lei si avvicinò al suo orecchio e iniziò a leccarlo, fino a succhiargli il lobo.

La spingeva sempre più al muro, e quando la ragazza iniziò a pensare che finalmente avrebbe sfogato tutta quella tensione e carica di adrenalina accumulata in mezza mattinata, ma fu allora che ebbe una brutta delusione. Infatti Ikuto la riportò sul pianeta terra, staccandosi un po’ da lei e sistemandosi il colletto.

-la giornata è ancora lunga, mia cara e dolce Amu. Conserva questa tua impetuosità per stasera, ti prometto che ti divertirai- disse lui leccandole le labbra.

La faccia di lei questa volta non assunse la sua tipica espressione arrabbiata. Diventò maliziosa, proprio come quella di Ikuto.

-allora preparati, perché ti restituirò tutto questo moltiplicato per cento- disse ridendo maliziosa, e mentre si allontanava da lui rispose al bacio “leccato” con uno suo.

-mmh interessante, sta imparando in fretta. Quello sguardo non era affatto male- si disse lui ridendo anche a sua volta maliziosamente, mentre la vedeva andare verso la porta della palestra.

 

Le voci su Amu e Ikuto iniziarono a spargersi per l’istituto, perciò il ragazzo provvide subito a parlare con la preside della scuola e informarla che il loro fidanzamento era ufficiale e che se avesse dato problemi alla ragazza, avrebbe cessato le donazioni alla scuola. Del resto non voleva si complicasse ancora di più la situazione della ragazza.

Nel frattempo Amu era in classe con le sue amiche, Rika e Shuko. Erano le uniche due a non temerla.

Anche Shuko si era dimostrata essere tutt’altra persona…anche se aveva delle ideologie di grandezza un po’ troppo stravaganti.

-quando hai conosciuto Ikuto-sama?- chiese ad un tratto Shuko.

-vediamo…è stato circa 5 anni fa- rispose Amu ricordandosi parte dell’avventura che aveva vissuto con Ikuto e i suoi amici.

-oooh! E quando e’ scoppiato l’amore?- chiese la ragazza sempre più interessata.

-emh…ecco…- ora era imbarazzata. Ripensare al passato e alla sua goffaggine in amore la faceva arrossire in modo spaventoso.

-sento una voce…- disse con un sussurro Rika interrompendo le due ragazze affianco.

-una voce?- chiese Amu cercando di cambiare discorso.

-sì…- sembrava davvero concentrata.

Amu guardò male Yoru…stava tirando un brutto scherzo all’amica…che per quanto strana, le risultava una persona tranquilla con cui poteva andare d’accordo. Yoru era praticamente affianco all’orecchio di Rika che parlava di cose senza alcun senso. È vero, nessuno lo vedeva lì a parte Amu, Ran, Dia, Suu e Miki ma le voci potevano essere udite come un fruscio dalle persone con una particolare sensibilità.

-un nome…Alice- disse ad un tratto Rika.

-Alice?- chiesero all’unisono Amu e Shuko.

-Alice…fritta- Rika sembrava pensierosa.

Shuko invece la guardò perplessa. Amu si avvicinò a Riko, e con la scusa di metterle una mano sulla spalla tirò un pugno a Yoru che finì dall’altra parte dell’aula.

-oggi sono piuttosto fastidiosi…questi spiritelli- Amu rideva con un sorriso molto tirato.

 

La giornata era quasi conclusa. Non vedeva Ikuto da quando erano andati in palestra, in compenso però, Yoru si era divertito tutto il tempo a sfottere Riko, e Amu lo aveva colpito in tutti i modi pur di interromperlo.

Le sembrò parecchio strano che Ikuto non era fuori al cancello ad aspettarla. Così decise di dirigersi verso la stazione con Riko. Shuko era stata passata a prendere da un autista al servizio della sua famiglia.

Riko era di poche parole e Yoru si appisolato nella cartella di Amu. Riko scese dal treno e saluto pacatamente Amu.

Finalmente quella lunga giornata sembrava volgere al termine. Era stanca ma per fortuna riuscì a non addormentarsi e a scendere alla sua fermata.

Di Ikuto ancora nessuna traccia. Sospirò e continuò la strada per tornare a casa sua…fino a quando non sentì un violino…un suono fin troppo famigliare per le sue orecchie. Proveniva dal piccolo parco, dove Ikuto era solito suonare.

Raggiunse di corsa il luogo e lo vide. La sua postura dritta e elegante, mentre faceva scivolare l’archetto sulle corde del violino con un gesto lento e dolce.

La ragazza si rilassò e sorrise. Quel suono e l’immagine di lui le fece dimenticare tutto lo stress accumulato. Lui la prendeva sempre in giro, la faceva arrabbiare e l’accusava di essere poco dolce con lui, ma era solo perché a Ikuto le piaceva sotto tutti i suoi aspetti e non era disposto a rinunciarne neanche a uno. Lei dall’altro canto…provava la stessa cosa. Amava quel ragazzo, e anche se spesso era arrabbiata con lui…poi bastavano poche note suonate con il violino a farla calmare. La melodia che stava suonando le stava esprimendo espressamente i sentimenti che il ragazzo provava per lei.

Non notò che il ragazzo aveva riposto  lo strumento. Era ancora incantata dalla melodia e aveva chiuso gli occhi.

Si sentì sollevare e spalancò gli occhi sorpresa.

-dormi in piedi?- chiese lui sorridendole.

-come potrei dormire mentre suoni per me?- era quasi offesa.

Lui continuò a sorriderle dolcemente e le stampò un leggero bacio sulle labbra.

-vogliamo andare mia cara?- mentre lo diceva aveva già cominciato a camminare, e la portava come se fosse una principessa.

-è imbarazzante…mettimi giù…- disse lei arrossendo e abbassando lo sguardo.

Ma lui continuò a tenerla in braccio e sembrava non avesse alcuna voglia di metterla giù.

 

Era sera inoltrata, Amu aveva appena finito di cenare. Ikuto l’aveva portata in braccio fino alla porta di casa, poi era andato via, avvisandola che l’avrebbe trovato nel letto.

Un po’ impaziente di rivederlo e stanca per la giornata con la voglia di stendersi, salì le scale. La sua stanza era buia. Entrò e si chiuse la porta a chiave, lui non c’era…ancora…però era meglio prevenire improvvise entrate dei suoi famigliari.

Si stese sul letto ripensando alla giornata appena trascorsa. Tutto sommato…si era divertita. Aveva conosciuto nuove amiche e dinnanzi a lei si era aperta una nuova vita quella da studente delle superiori. Ikuto era sempre con lei, come i suoi Shugo Chara. Chiuse gli occhi, sul suo viso c’era stampato un sorriso.

-sei felice- constatò la voce di Ikuto.

Lei annuì leggermente, continuando a sorridere e ad avere gli occhi chiusi.

Lo sentì distendersi affianco a lei.

-suppongo che quindi non avrai bisogno di un anti-stress- disse lui sorridendo a sua volta con le braccia incrociate dietro la testa a fargli da cuscino.

-di un anti-stress no- disse lei ora guardandolo –ma della persona che amo ho sempre bisogno-.

I due si abbracciarono e baciarono. Non vi era malizia nelle loro coccole, solo tanta tenerezza e amore.

 

-IKUTO!!!- qualcuno sbatteva animatamente alla porta di Amu…era il padre di lei –SO CHE SEI LI’ DENTRO!-.

-credo sarebbe meglio…fermarsi…- disse Amu al ragazzo…beh il momento dolce era durato fino al momento che non erano stati colti dalla…passione.

-lascialo urlare- disse Ikuto.

-Ikuto…- Amu dovette tapparsi la bocca per non far sentire il gemito.

-credo sia inutile trattenerli…- disse lui con affanno -…se quelli di prima sono riusciti a svegliarlo-.

Ikuto le scostò la mano e la baciò, e mentre il padre di Amu gridava alla porta, mentre il ragazzo baciava con passione Amu, la ragazza sorrise e non passò inosservato al ragazzo che sorrise a sua volta.

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Spero vi sia piaciuta :) Continuerò ad aggiornare, di solito mi diverto a scrivere fan fiction su anime/manga vecchiotti (come il mio caro Card Captor Sakura) ma non escludo anime nuovi che oggi regalano le emozioni alle nuove generazioni (e con tutto che sono cresciutella me li guardo XD perché ogni tanto si sente davvero il bisognio di tornare come si era una volta).

Ciao ciao!

 by Lurei-chan
  
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