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Autore: Melchan    02/02/2007    8 recensioni
Si arrese ad un sorriso, sì, e mormorò scuotendo lievemente il capo: -Tu e la tua cotta per il mondo…-
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I can be there

I can be there

… I can’t feel the future

But

I can be there for you now…

Il cielo, quella sera, somigliava al soffitto di un palco da concerto, tanto erano numerose le stelle ammiccanti e brillanti come minuscoli ed infiniti riflettori.
I fuochi artificiali sparati in ogni momento davano al tutto un aspetto ancora più spettacolare, quasi epico.

Edward se ne stava in piedi, avvolto nel suo discutibile cappotto rosso, il capo rivolto verso l’alto e il vociare della folla di cittadini entusiasti che gli rimbombava nei timpani, ammorbidito leggermente dalla lieve distanza che lo separava dal resto della folla.

L’ingombrante presenza di Al era rassicurante, allo stesso modo in cui dovevano esserlo per i cittadini le schiere di soldati impegnate a controllare che la fiera avvenisse senza intoppi, in quell’ultimo festeggiamento per l’anniversario della nascita di Central City.
Loro non volevano fare eccezione, e si erano appostati nel lato sud, per essere certi di individuare, nel caso, ospiti sgraditi o sospetti.



Ed guardava senza parere i fuochi illuminare la volta celeste, e fu con un sbuffo d’impazienza che tirò su da terra il bambino, massimo sette anni di età, che gli era caduto addosso mentre scappava ridendo dai suoi compagni.
Al invece non riuscì a trattenere una risata.
-Tutto bene niisan?-
Chiese gentilmente, cercando di non continuare a ridere davanti all’espressione imbronciata del fratello maggiore.

Ed non fece in tempo a rispondergli che lo schiocco di un fuoco verde brillante coprì tutti i rumori, emettendo un boato tanto forte da guadagnarsi un’ esclamazione di stupore collettiva e, poco dopo, una lieve risata di Al.
Pochi secondi di buio, e un gemello rosso seguì la scia di quello verde, salendo sempre più in alto, tanto da far pensare che non sarebbe stato più visibile.
Le urla e i cappelli gettati in aria non si contarono, quando invece gli spruzzi rossi si sparsero nel cielo, ben visibili.
L’esclamazione di Alphonse, però, esplose nelle orecchie di Edward più forte di mille fuochi artificiali:
-Sono bellissimi!-
Il ragazzo biondo annuì con un colpo secco del capo, e confermò:
-Davvero. Però il mio preferito è quello…-
Gli artificieri non gli diedero il tempo di finire la frase che la fontana d’oro a cui stava per accennare fu liberata sopra le loro teste.
Era imponente e maestosa, di un oro similissimo a quello vero; scendeva così fluida che Ed si diede dello sciocco, subito dopo essere stato attraversato dalla folle idea che quelle gocce brillanti potessero bagnare gli abiti…il modo in cui scivolavano leggere giù dal cielo dava quasi l’impressione che ne fossero capaci.

Decise comunque di finire ciò che stava dicendo poco prima, indicando con l’indice i frammenti carbonizzati, sfrigolanti fino alla fine, che cadevano loro vicini:
-Stavo dicendo, quello era davvero il più bello. I miei preferiti sono proprio quelli a cascata. -

-Eh?-
Al seguì la direzione del dito di Edward, allibito.
Poi scoppiò a ridere.
Davanti all’occhiata un po’ accigliata di Edward si affrettò a precisare:
-Io non parlavo dei fuochi artificiali, niisan! Le persone, i bambini di prima…certo, anche tutti quei fuochi colorati che esplodono sono belli, ma le persone lo sono ancora di più! E’ bellissimo vedere tante persone felici tutte insieme! E’…è quasi commuovente; se potessi, penso che mi farebbero quasi venire da piangere. Le cose troppo belle e troppo brutte fanno questo effetto, me lo ricordo. Vero che lo fanno, niisan?-
Ma sembrava chiederlo più a se stesso che a niisan.
E continuò a guardarsi intorno, cercando tracce di gioia, stupore, vita sui volti delle persone eccitate dallo spettacolo pirotecnico.

Edward non rispose subito.
Si limitò a osservare Al che cercava, ed esclamava un: “che carina!” alla vista di una bambina che, con gli occhi sgranati puntati verso il cielo, batteva le piccole mani paffute e se ne stava seduta sulle spalle del padre.

Al che quando pioveva si nascondeva i gattini nell’armatura per non farli bagnare.

Al che pur essendo il quintuplo di lui lo chiamava ancora niisan, con la stessa devota nota nella voce di quando aveva sette anni, facendo sentire importante e grande un Edward novenne.

Al che a volte avrebbe voluto piangere, ma non poteva per colpa loro.
Loro, di Edward e delle sue idee vietate dalla legge dell’Alchimia.
Di Edward che avrebbe fatto di tutto per permettergli di commuoversi alla vista di un gruppo di gente felice.
Avrebbe dato la vita, se fosse servito.
E, cosa di cui il ragazzo biondo stesso era altrettanto se non ancora più certo, qualunque avvenimento fosse accaduto sarebbe rimasto al fianco del fratellino.
Sapeva di essere troppo egoista per poter fare altrimenti; non poteva sapere cosa sarebbe successo di lì ai prossimi anni, mesi, giorni, ma di certo non aveva dubbi su quanto gli fosse necessaria la presenza di suo fratello, quel fratello unico, nonché il solo che aveva, quel fratello che si commuoveva per le sciocchezze.
Ed ci sarebbe sempre stato, non lo avrebbe mai abbandonato, perché semplicemente non poteva permetterselo.
Né lì, in quel momento, né mai, ovunque.

Al che a volte avrebbe voluto piangere, ma visto che non poteva farlo preferiva ridere.

E mentre suo fratello commentava con anche troppo allegria quanto fossero stati fortunati ad avere una notte così limpida proprio il giorno dei fuochi, Ed sentì come se qualcosa gli stesse stringendo gli organi in mezzo alle scapole con tutta la propria forza; una cosa dolorosa da pazzi, che avrebbe voluto mandare via nella maniera più veloce possibile.

Ma se Al non poteva piangere, nemmeno lui doveva permetterselo; non aveva mai avuto dubbi in merito.

Perciò, visto che quella stretta sembrava intenzionata a tormentarlo finché non avesse deciso di fare qualcosa, si arrese ad essa nello stesso modo in cui ci si arrendeva Al.

Si arrese ad un sorriso.

Si arrese ad un sorriso, si, e mormorò scuotendo lievemente il capo:
-Tu e la tua cotta per il mondo…-

Al non lo senti; o forse, più semplicemente, capì che certe cose è meglio farle restare un sussurro, ché così è più facile andare avanti.

Più facile andare avanti per lui e la sua cotta per il mondo.
Più facile andare avanti per il suo niisan e quelle lacrime che non aveva mai versato.
Più facile per i fratelli Elric in un’affollata sera d’estate.

Non arrivò nessun tipo sgradito o sospetto, quella sera.
E mai sarebbe potuto arrivare, fintanto che il lato sud fosse stato controllato anche da una pattuglia dell’esercito poco lontana, capitanata da Roy Mustang.

Ma, utilità o meno di restare in servizio di guardia, una cosa era certa: da quella posizione, discretamente appartata dal mondo, vicino alla quale venivano fatti esplodere gli schizzi di colorante per cielo, i fuochi e le persone si vedevano magnificamente.
Ed erano bellissimi.

Nota di Melchan:

Fanfiction scritta per le True Colors (truecolors.iobloggo.com), tema #10 della categoria “Melodies of Life”, indicato in cima alla fic. ^O^

Ho Ed in commissione, e questa è la prima delle tante belle cosucce che ho in mente su di lui *_*

Spero vi piaccia, era un chiodo che mi portavo dietro da un po’, e finalmente sono riuscita a dargli vita.

Come sempre, gradirei mucho sapere cosa ne pensate.

Mel

  
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