Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |       
Autore: Harriet    03/02/2007    4 recensioni
"Anche tu hai qualcuno che non vuole vederti scomparire!"
Nella vita di Kimihiro Watanuki ci sono delle persone che farebbero di tutto per non vederlo scomparire. Perdere il loro tempo e la loro energia, fare cose impensabili per loro, pagare prezzi molto alti...
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Himawari Kunogi , Kimihiro Watanuki , Shizuka Dômeki , Yūko Ichihara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccoci giunti alla fine di questa mini-raccoltina. L’ultimo capitolo è su Himawari, ed è ispirato a ciò che accade nel volume 10, perché è lì che finalmente questo personaggio assume un notevole spessore (e che spessore, dire...!). Quindi, purtroppo, è anche spoileroso di quei capitoli...(dal 116 in poi).
Ringrazio veramente con tutto il cuoricino Shu, Kairi, Wren, Renki e Melchan che hanno commentato la storia (e ringrazio Melchan e Renki anche per i commenti alle altre oneshot su Holic!^^).
Questa storia – e questo capitolo in particolare – è dedicato alla “nostra” Himawari-chan, cioè Shu, perché ama tanto questa raccolta, perché aspettava questo capitolo (spero ti soddisfi...ç_ç), e perché...beh, perché è una persona così in gamba che mi viene voglia di scrivere storielle solo per dedicarle a lei!XD
Buona lettura e grazie! ^__^

I wont’ let you fade away


SPOILER CAPITOLI DAL 116 IN POI!!!!!!!


III – Continua a sognare

- Mamma, sono tornata!-
- Come mai così tardi?-
Si fermò con la mano sulla maniglia della porta di camera sua.
Glielo dico?
- Sono passata...ehm...in ospedale...a trovare un mio amico.-
Oh, fa che non venga qui...
- In ospedale? Che cosa gli è successo?-
- Niente di grave. Starà bene tra poco.-
E con questo sparì in camera, con le ultime parole che aveva pronunciato ancora ad echeggiare nella sua mente.
Niente di grave.
Starà bene tra poco.
Chiuse la porta e vi si appoggiò, lasciandosi scivolare a terra. Poi cominciò a ridere, e rise per qualche istante, ma era una risata così triste e fuori posto da sembrare lunghissima.
Finalmente quel riso triste cessò, e la ragazza chiuse gli occhi, imponendosi di calmarsi. Era sola, ora. Nessun bisogno di maschere scomode e sorrisi per tranquillizzare il resto del mondo. Ma non aveva bisogno nemmeno di ridere in quel modo isterico. Si era fatta paura da sola.
Tornò in sé e disperse le immagini che si erano affollate nella sua mente. Per un istante inseguì un ricordo innocente (devo preparare i libri per domani e ricordarmi di riportare gli appunti a Sayu) e dimenticò quasi quel che era accaduto.
Dimenticò quasi chi era.
Poi tutto le tornò davanti agli occhi, ed era così enorme e inevitabile che...che non c’era nulla da fare. Quindi sorrise, iniziando pian piano a respirare bene di nuovo, avvertendo i battiti furiosi del suo cuore che tornavano al loro ritmo regolare.
Non c’era nulla da fare, quindi poteva fare solo una cosa.
Andare avanti.
Si passò una mano tra i capelli, respingendo indietro i ciuffi che le ricadevano sul viso, ripeté il gesto più volte e l’ultima volta lasciò scivolare la mano più in basso, lungo il collo e poi fino alla schiena. Le dita si fermarono sulla pelle ruvida e irregolare del tessuto di cicatrici.
E allora si sentì male da morire, e si sentì anche completamente bene per la prima volta dopo tanto tempo. Socchiuse gli occhi e sentì le lacrime, ma il pianto morì lì e le lacrime non scesero. Aveva già pianto abbastanza e magari lo avrebbe fatto ancora in un altro momento. In quell’istante non voleva piangere, non voleva pensare, non voleva niente: solo sentire il dolore e la gioia, tutto il dolore e tutta la gioia del mondo, racchiusi nel suo piccolo cuore, nel tocco delle dita sulle cicatrici.
Il dolore in fondo era un sottofondo che la seguiva sempre, qualcosa di conosciuto e quasi naturale. Da quando aveva realizzato bene chi era, che cosa era, quella sensazione di dolore, e soprattutto di rassegnazione a sentirlo, non l’aveva mai lasciata. Questa volta però faceva più male del solito.
Perché aveva messo in pericolo una vita che le era particolarmente cara. Perché per tutto il tempo in cui gli era stata vicina, aveva saputo che lui correva quel rischio, eppure non aveva fatto niente per allontanarsi, stupidamente convinta di poter, in qualche modo, sconfiggere l’inevitabile, o magari rimandarlo all’infinito.
Ma il momento era arrivato, e il fatto che lei avesse tenuto gli occhi chiusi fino ad allora rendeva solo tutto ancora peggiore. La sua colpa era centuplicata, se pensava a tutte le volte in cui si era resa conto che poteva veramente metterlo nei guai e che si sarebbe dovuta allontanare al più presto.
Ma...
...come si fa?
Come si fa ad allontanarsi da un luogo bello come il mondo illuminato dall’anima un po’ ingenua e così generosa di Watanuki? Come si possono abbandonare i bento mangiati insieme agli amici, le risate di fronte alle loro adorabili schermaglie, i momenti tutti e tre insieme, a parlare di cose normali o molto meno normali, sempre con la stessa naturalezza?
Non si può.
Non avrebbe mai potuto farlo.
Fece scorrere un po’ più giù le dita. Le cicatrici non si fermavano lì. Chissà dove arrivavano. Oh, beh, avrebbe avuto tempo per guardarsi, poi.
Ora aveva altro da fare. Doveva assaporare in pieno tutto quel dolore e tutta quella gioia.
Soprattutto la gioia, che era arrivata così forte ed improvvisa...da riuscire a mettere a tacere il dolore, per un pochino.
La gioia di sentirsi dire parole che nessuno le aveva mai rivolto. Di incontrare occhi colmi di sentimenti belli nei suoi confronti, nonostante tutto. Lui l’aveva perdonata. No, anzi, non l’aveva perdonata, perché non era mai stato arrabbiato, perché non l’aveva mai odiata, quindi non c’era stato bisogno di perdonare.
Era felice quando la vedeva. L’unico al mondo, probabilmente, ma per lei bastava. E poi, Doumeki...Per lui, riuscire a dire una frase come quella che le aveva rivolto...era un vero miracolo. Anche lui era felice di stare con lei, evidentemente.
E questo le bastava per sentire una gioia così grande da togliere importanza a tutto il resto.
Si era sempre accontentata di poco, per essere felice. Del fatto che, se sorrideva, poteva far sorridere qualcun altro. Della sensazione – fittizia ma consolante – che a volte lei e la sua famiglia sembravano quasi sereni e normali. Del fatto di essere tanto brava a sorridere. Ma questo...questa gioia...era un dono inaspettato e meraviglioso, e si sentiva riempita e viva come non mai.
E poi...
...e poi...
Poi c’erano quei segni sulla schiena, il prezzo pagato per la vita di Watanuki, ed era la cosa che la rendeva più felice di tutte.
Perché nella sua vita aveva visto tante persone a cui teneva allontanarsi, perdersi, svanire. In un modo o nell’altro, ma sempre per la stessa causa scatenante: lei.
Watanuki era una persona che lei non avrebbe mai voluto veder svanire.
E...e questa volta non era accaduto!
Non era accaduto perché lei aveva potuto fare qualcosa. Qualcosa di piccolo, forse di infinitesimale, ma per lei era immenso. Non era stata lei a pagare tutto il prezzo, lei aveva messo solo la sua piccola parte, ma senza di essa non ce l’avrebbero fatta a salvarlo.
Per la prima volta aveva potuto fare qualcosa per combattere quello che il destino le aveva imposto. E se Watanuki era ancora lì...era anche un po’ merito suo.
E questa era la cosa più incredibile che le fosse mai successa. E allora voleva godersi quella gioia, almeno per qualche momento, che quella gioia si facesse valere su tutto il resto, che gridasse più forte del dolore.
Un po’ di gioia sarebbe bastata. Una manciata di minuti di gioia, per prendere forza e tornare poi alla normalità delle cose.
Un po’ di quella gioia così grande per controbilanciare anni di dolore.
Un po’ di quella gioia, per darle la forza di sognare ancora, in qualche modo. Sognare una vita magari non esattamente serena, ma almeno...qualcosa di simile. Sognare di riuscire ancora a sconfiggere la sua maledizione, dando in cambio se stessa.
Una goccia di gioia, per sognare, per andare avanti.
E poi...forse...Quando avrebbe rivisto quegli occhi...avrebbe ripensato al fatto che lui non era svanito, era ancora lì davanti a lei, e magari avrebbe sentito come l’eco di quella gioia.
...decisamente, con quella gioia...poteva andare avanti per un secolo.


Owari
Grazie! *inchino*
I’m at Dark chest of wonders
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Harriet