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Autore: Ella_Sella_Lella    20/07/2012    2 recensioni
In un futuro dove la Terra non è più solo degli Uomini. Una razza aliena dominate ha assoggettato il continente Euroasiatico e quello Africano, preparandosi a dominare anche quello Americano ed Australiano. Ma mentre si preparano a ciò, un gruppo di ribelli organizza colpi e rivolte. Ed altrove nella solitudine, un gruppo di fuggiaschi sono costretti a separarsi ed incontrarsi nell'arco di una vita che troppo presto li ha costretti ad abbandonare l'età della dolce innocenza.
Dalla Prima Storia:
Per cento anni c'era stata la pace. Poi erano tornati i Parfati. Non importava quale fosse stato l'anno corrente prima di quello, se sarebbe dovuto essere considerato il trecentesimo dall'arrivo dei Waffle. Dopo la seconda venuta dei Parfa, l'anno zero era sato riscritto.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora questa storia è un po' strana. Diciamo che sono le storie non-in-ordine cronologico di una serie di personaggi (4 principali, 3 molto influenti, ed una serie di personaggi di contorno) e della loro vita, come la condizione di fuggitive l'ha impostata, sotto una sorta di regime.

Questo capitolo spiega appunto come si è arrivati sotto un governo dai tratti tendenzialmente razzisti e come non appartenere ad una specifica razza (si, qui si tratta di razze) può rendere la tua vita una guerra.

Buona Lettura

EsL




Ps- Dedico questo capitolo a Fra :) Perchè per sei mesi non vedrò la sua faccia. Già mi manchi


















I commentari di Quel che un tempo era la terra






















Storia prima: Prologo, la narrazione di quel che è successo












La terra non apparteneva più agli umani da tante ere. Da quando erano arrivati i primi Stranieri approdando sui lidi di quella che un tempo era chiamato il continete eruasiatico. La razza umana era ancora scissa in tante etnie ed era ancora convinta di essere la razza dominante ed intelligente dell'universo. Eppuro lo sbarco delle coste gelide della razza Peyong aveva messo in discussione il loro fragile sistema. I primi Sconosciuti, avevano lunghe braccia e lunghi colli, con occhi ampi e liquidi, pelli screziate di blu e peli nodosi lunghi che scivolavanodalla testa fino a terra, corpi oblunghi e così differenti da quegli degli uomini e zampe larghe anteriori. I Peyong non avevano portato guerra, non avevano attaccato gli uomani, avevano preso le terre fredde e l'avevano colonizzate con le loro piante cristallose e dure, con i fiori, e popolato con le loro bestie ambigue quelle terre. Gli umani capaci di non sconfiggerli avevano abbassato il capo ed avevano permesso a quelle creature di infestare la loro terra.





Poi erano arrivati di J'harquar, così almeno gli umani lì avevano chiamati, non erano diversi da loro, avevano le stesse fattezze umanoidi, con pelli rossastre, occhi senza iridi e pupile, vene viola e capelli, come gli umani avevano sono quattro arti ed erano bipeti. Avevano una cultura simile a quella umana e differentemente ai Peyong si erano uniti e mischiati infretta alla razza più numerosa, essendo simile per tante caratteristiche. Dal loro mondo avevano portato solo strane credenze di Dei Naturali e Tribali.





Dopo secoli erano arrivati i Loyardi, membri della Loya, una comunità ristretta, erano d'altezza notevolmente superiore a quella della razza umana, avevano la pelle orata ed abbronzate, erano dalle fattezze umanoidi, con iridi come quelle degli umani, cangianti da persona a persona. Erano chiamati gente dei metalli, perchè sebbene la carne che teneva i corpi sembrava simile a quella degli umani, il loro scheletro era fatto di una lega simile al ferro ed i loro capelli erano fili di metallo, c'era chi d'ottone scarso, chi di ferro sporco, chi d'oro puro. Avevano rissolevato le sorti della terra, ormai sul punto di esaurire i metalli, portandoli dal loro mondo. Avevano aiutato i Peyong ad unirsi dopo secoli di staziazione al nord ed avevano permesso alle strane piante di quest'ultimi di invadere l'intera terra, sopprimendo le piante dalle foglie larghe e verdi.





Erano arrivati poi i Waffle, erano considerati più alti ed intelligenti degli umani, spesso agressivi ed anche tal volta pericolosi. Avevano artigli affilati, ma non differivano dai J'harquar e dai Loya, avevano la pelle colore del cuocio, resistente come l'acciaio, il loro sangue era verde come lo erano state le foglie, i loro occhi erano o rossi come il fuoco incadescente o blu come il ghiaccio più duro, ai lati esterni di questi vi erano due strisce nere, i loro capelli scintillavano di cobalto acceso, le labbra erano cianotiche e grosse. I corpi erano longilinei e raffinati. Erano più tecnologici degli umani ed avevano fatto della parte nord-est dell'Eurasia la loro casa. C'erano stati screzi tra loro, fino a che le creature da cui erano scappati non avevano raggiunto la terra, i Parfati, e di loro non c'erano stati molte testimonianze.





La cacciata dei Parfati aveva portato l'unione delle varie stirpi. Non erano esistite più diverse etnie di umane. Avevano tutti la pelle caffelatte, gli occhi leggermente a mandorla, di tonalità scura ed i capelli ricci sabbiosi, in seguito erano cominciate ad anche ad unirsi con la specie Loya, J'haquar e con il tempo anche Peyong. Alla fine solo lungo Con i Waffle non si era mischiato il sangue, si erano semplicemente uniti a vivere fianco a fianco. Avevano cominciato a mischiare il sangue solo dopo l'assalto dei Chrachoom, erano mostri a più zampe con occhi neri e pelli rosse striate di colori accesi, erano violenti ed animaleschi, avano provato a prendersi questa terra un centinaio d'anni prima, ma l'assalto era fallito. Così l'unione nel respingere quest'assalto aveva portato ad unire anche i loro sangue.





Per cento anni c'era stata la pace. Poi erano tornati i Parfati. Non importava quale fosse stato l'anno corrente prima di quello, se sarebbe dovuto essere considerato il trecentesimo dall'arrivo dei Waffle. Dopo la seconda venuta dei Parfa, l'anno zero era sato riscritto. E' la vita si era tinta di rosso, come il fuoco devastatore. L'inferno stesso aveva divampato ovunque, la morte e la disperazione avevano fatto da subalterni ai Parfati.
   
 
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