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Autore: abby_morns    20/07/2012    7 recensioni
Taylor cominciò a capire. Ricordava quel giorno, il giorno in cui lui, sorpreso dopo aver ascoltato Back To December, si era presentato alla sua porta. Lei aveva detto che aveva sbagliato a troncare quella cosa bellissima, e che dovevano riprovarci. Ma lui era stato troppo orgoglioso. E le aveva detto che ormai era tardi.
Non poteva credere di averla ferita così tanto, con quelle parole, dette per ripicca. Da quel giorno, lei aveva fatto quel mash up ai suoi concerti. Con Apologize e You're Not Sorry. E adesso capiva.
Avrebbe voluto dirle tante cose. Che aveva sbagliato lui questa volta. Che l'amava ancora. E che sapeva che per lei era lo stesso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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It wasn't too late to apologize.



I'd take another chance, take a fall, take a shot for you;
And I need you, like a heart needs a beat.
Timbaland - Apologize



Taylor Lautner entrò nella sala gremita di persone e si guardò intorno, annoiato. La gigantesca stanza era piena di attori, cantanti e vip vari, giornalisti, telecamere e personalità importanti. Il ragazzo scorse Ellen DeGeneres, sua grande amica - com'era per gran parte dei vip lì presenti - aggirarsi circospetta facendo piccoli scherzi a tutti quelli che conosceva. Sorrise. Non si sarebbe sorpreso se l'avesse beccata a rubare portafogli. Era nel suo stile.
Cominciò a scendere pigramente le scale. Voleva sedersi in cima, perchè sapeva che lei si accomodava sempre nelle prime file.
Sospirò e si lasciò cadere su una poltroncina. Era l'unico seduto e per un attimo si sentì isolato dal resto del mondo. Poi qualcosa arrivò a distrarlo.
- Tay! - esclamò sdolcinata Selena Gomez. Sua ex. E la sua migliore amica.
Lei sarebbe arrivata presto.
Cercò di non pensarci e fece un sorriso tirato. - Sel. Come va?
Nel suo vestito scintillante, la Gomez tremolò, come una gelatina. - Benissimo! Ho delle buone candidature, e anche tu, per quanto ho visto!
Si costrinse ad un nuovo sorriso. - Mi accontento.
La bruna continuò a tremolare, instabile sui tacchi. Il suo sorriso svanì in fretta come era comparso, quando realizzò che le attenzioni del ragazzo non erano riservate minimamente a lei. - La stai aspettando, giusto?
Taylor arrossì e le guance diventarono rosse nonostante la pelle scura. Avrebbe potuto negare, ma che senso avrebbe avuto? - Dov'è?
Selena sbuffò come una bambina capricciosa e dalla pochette argentata estrasse un IPhone con cover glitterata. - Sei fortunato. Arriva.
Il grido di Ellen gli giunse chiaro alle orecchie. - ECCOLA QUA, LA MIA BIONDONA PREFERITA.
Involontariamente, Taylor si voltò. E la vide scendere le scale con passo da gatta, con grazia sui bellissimi tacchi alti intonati al vestito color pesca, una grazia che Selena non aveva e che a lei usciva naturale. I capelli biondi erano raccolti in uno chignon e gli occhi azzurro cielo splendevano illuminati dal trucco e da una luce viva, che non li abbandonava mai.
Taylor Swift scese elegantemente gli ultimi scalini che la separavano dalla sua amica Ellen. Si abbracciarono, con tanto di pacche sulla spalla e baci sulle guance. Taylor non riusciva a smettere di guardarla, era più forte di lui; d'altronde, la bellezza della donna che stava osservando era quasi sovrannaturale. Lei era una vera e propria dea e oggi, a dispetto, sembrava ancor più bella.
La ragazza salutò qualche altra persona prima di accorgersi di Selena che si sbracciava in modo davvero sgraziato nel tentativo di farsi notare. Taylor sospirò. In confronto all'angelo che li stava raggiungendo, Sel assomigliava ad un elefante. Si chiese come avesse potuto stare con lei e come ci riuscisse, dal canto suo, Bieber.

Ma quel pensiero svanì in fretta dalla sua mente; la sua attenzione fu subito catturata dal guizzo argenteo negli occhi della Swift, che si stava sedendo esattamente accanto a lui. Taylor sussultò nel sentirla così vicina; erano passati mesi dall'ultima volta che l'aveva avuta lì, accanto a sé, ed il calore che quel corpo sinuoso emanava lo faceva sentire a disagio; involontariamente portò lo sguardo sulle belle labbra rosa e carnose di lei. La ragazza si spostò goffamente con le dita, ma in un modo che la fece apparire tenera, un ciuffo biondo ribelle dietro l'orecchio.
Quel semplice gesto risultò così sensuale e appassionato che Taylor si sentì stringere lo stomaco in una morsa. Dovette aggrapparsi alla poltrona per impedirsi di fare scemenze.
Avrebbe voluto che fosse sua. Perchè non lo era? Lo era stata. Per un'estate e pochi mesi. Per un breve tempo aveva strinto a sé quel corpo sinuoso da dea olimpica e aveva sentito che era lì, che era sua, che era tutta per lui.

Ma adesso non lo era più. E questa cosa lo stava rodendo dentro.
Il ragazzo sentì un fremito. Taylor lo stava guardando. Agitò nervosa una mano in un gesto di saluto e sorrise mentre le guance le si imporporavano. Era così bella e pura che al giovane venivano i brividi. Come faceva?
- Tay - mormorò con voce soave, la stessa voce che faceva rabbrividire milioni di fan in tutto il mondo. - Ciao. È tanto che non ci vediamo.
- Giá, Swifty - sorrise lui, chiamandola con il nomignolo che usavano mentre giravano San Valentine's Day e che poi avevano adottato durante il - purtroppo - breve periodo in cui uscivano insieme. Ciò la fece arrossire, e nuovamente apparve tenera e meravigliosa. Taylor riuscì in qualche modo a non leccarsi le labbra, anche se ne sentiva il bisogno.
- Che mi racconti? - chiese la Swift, accavallando le gambe. Il ragazzo si sentì sudare freddo.

Lo faceva apposta?
No. Nemmeno se ne rendeva conto, dell'effetto che gli faceva. Lei lo guardava come avrebbe dovuto guardarla anche lui: come un amico, quali erano.
Fu dura per Taylor realizzare ciò.

Lei aveva già superato la cosa. Glielo leggeva negli occhi, quegli occhi magnifici, che lo guardavano in modo amichevole.
Era sua amica. Niente più.
Lui non riusciva a passarci sopra, e da quello che lei cantava in Back To December, la canzone a lui dedicata, gli era parso che per lei fosse lo stesso.
Ma non era così. E Taylor per la prima volta in vita sua si sentì perso. Perso in un mare di delusione per quelle belle cose dette nella canzone; tutte bugie. Non negava che la Swift avesse provato qualcosa, mentre stavano insieme, ma qualunque cosa fosse, era sparita, e lei aveva mentito, facendoci una canzone e umiliandolo di fronte al mondo intero.

Non poteva credere che la sua amata Taylor avesse potuto fare una cosa del genere solo per aggiungere una canzone d'effetto al suo stupido album.
La rabbia montò in lui velocemente. E lei lo notò, come si poteva vedere dall'espressione stranita sul suo viso. Aprì bocca per dire qualcos'altro, ma Taylor già non la guardava più. Avrebbe voluto alzarsi, uscire da quella sala e cercare un posto per disperarsi in pace, ma in quel momento Selena, che si era spostata per salutare qualche altro vip in arrivo, si sedette in fretta e furia accanto alla sua migliore amica e gli fece segno di far silenzio. La cerimonia stava iniziando.


Per il resto della serata, i due Taylor non ebbero più occasioni di parlarsi. La Swift gli rivolse spesso occhiate preoccupate, ma Lautner non la degnò di uno sguardo. Non seppe come riuscì a non piangere e, allo stesso tempo, non riusciva a spiegarsi perchè si sentiva così. In cosa sperava?
Davvero pensava che sarebbero tornati insieme?
Era stato solo un povero illuso.
La cerimonia procedette. La Swift vinse due premi, salì sul palco e fece i suoi discorsi; lui ne vinse uno, e di malavoglia riuscì a ringraziare fan e famiglia. Tirò avanti per quelli che gli sembrarono anni, sempre sotto lo sguardo di cielo della ragazza seduta accanto a lui.
Finalmente l'inferno finì. Taylor si alzò prima di tutti gli altri ed iniziò ad andarsene senza salutare nessuno. Era a metà scalinata quando si sentì chiamare. Era la Swift che lo stava seguendo, correndo in modo molto aggraziato sui tacchi alti. Lui la ignorò. Voleva uscire in fretta da lì e tornarsene a casa e possibilmente non vederla mai più.
Fuori pioveva. Perfettamente sulla stessa lunghezza d'onda del mio umore, pensò Lautner salendo sulla sua macchina sportiva. Per fortuna non era venuto in limousine o altro. Mise in moto con un rombo che assomigliò ad un tuono e partì. Sbuffò quando realizzò che per tornare a casa sarebbe dovuto passare di nuovo di fronte all'entrata di quell'edificio del diavolo. Cercò di non pensarci e sperò che Taylor se ne fosse già andata.
Ma senza nemmeno rendersene conto, lanciò uno sguardo verso il marciapiede. E la vide. Completamente bagnata, il trucco sfatto, lo chignon sciolto. I capelli biondi bagnati fradici, stretta in un cappotto color crema zuppo. Tremava, come una bambina paurosa, e aveva lo sguardo perso. Sembrava un cucciolo e Taylor, nonostante quello che lei gli aveva fatto e nonostante la rabbia che lo soffocava, non riuscì ad evitare di accostare. Tirò giú il finestrino; fuori, in pochi minuti, aveva iniziato a venir giù il mondo. Ci credeva che Taylor era così fradicia.
- Sei a piedi, Swifty? - gli domandò, mentre sul viso di lei spuntava un sorriso caloroso che gli fece battere il cuore.
Lei tremó di nuovo. - Doveva venirmi a prendere mio fratello ma ha avuto un imprevisto - lo informò. - Volevo aspettare Selena ma a quanto pare se n'è andata con Justin.
Taylor rabbrividì. Bell'amica, la Gomez. Abbandonava la Swift per andarsene con il suo moroso. - Salta su - le disse, quasi senza realizzare che lo stava facendo. D'un tratto, a vederla lì, sola, infreddolita, la rabbia versp lei era svanita.
Taylor lo guardò incerto. - Sicuro? Viviamo in due parti completamente opposte di Los Angeles. Non vorrei disturbare.
Il ragazzo si sarebbe passato una mano sul viso, se avesse potuto. Lei era sempre così, candida, gentile e timorosa di disturbare. Taylor non capiva come potesse essere così falsa. L'immagine che dava di sè, il modello che era per tutti i suoi fan, era tutto frutto di un'elaborata strategia commerciale? Come sicuramente era stata Back To December?
Taylor scosse il capo. - Ma figurati - rispose dunque, - Dai, sali. Se stai un altro po' sotto la pioggia ti prenderai qualcosa.
La ragazza apparve un po' incerta, ma aggirò comunque l'auto per salire al posto del passeggero. Appena si fu sistemata, Lautner mise in moto e fece un'inversione ad U. Taylor si chinò e si tolse i tacchi. Il ragazzo alzò il riscaldamento mentre lei spostava i capelli fradici su una spalla.
- Va meglio? - chiese Taylor, guardandola mentre si strizzava lunghe ciocche bionde, tentando di sporcare il meno possibile. Lei annuì e si asciugò le mani sul cappotto già zuppo.
- Sì. Grazie. Sei un angelo - confermó, sorridendo. Taylor si costrinse a non guardarla.
- Figurati, per così poco - la liquidò. Accese la radio e si sintonizzò su una stazione abbastanza famosa, e bam, eccola, l'arma del delitto.
- I'm so glad you made time to see me. How's life? Tell me, how's your family? I haven't see them in a while. You've been good, busier than ever; we small talk, work and the weather. Your guard is up and I know why; because the last time you saw me is still burning in the back of your mind, you gave me roses and I let them there to die - cantò la voce di Taylor alla radio. Il ragazzo si immobilizzò e sentì che la bionda, accanto a lui, fremeva, e sospirava. Le lanciò un'occhiata; era rossissima, non lo guardava. Teneva le mani in avanti, di fronte al riscaldamento, per scaldarsi.

Taylor si appoggiò allo schienale, sentendosi sfinito. Adesso che sapeva, ogni singola parola di quella canzone lo feriva come un pugnale. Sapeva che anche la Swift era a disagio, continuava a sospirare e a non guardarlo. Tuttavia, nessuno dei due aveva la forza di cambiare stazione.
- So this is me, swallowing my pride, standing in front of you, saying: I'm sorry for that night; and I go back to december all the time. It turns out freedom ain't nothing but missing you, wishing I realized what I had when you were mine...
Lautner strinse le dita sul volante. Erano tutte bugie. Come poteva averlo fatto? Ancora non lo realizzava. Sentì tornare la rabbia. Taylor Swift era una falsa: avrebbe voluto urlarlo al mondo. Adesso che l'aveva scoperto, il sangue sembrava fuoco nelle vene.
La ragazza rimaneva in silenzio. Giocava con le punte dei suoi capelli, che si stavano arricciando dolcemente sulle spalle. Aveva uno sguardo triste, ma Taylor pensò che probabilmente stava fingendo di nuovo. Era davvero una brava attrice, perchè aveva fatto la cantante?
Il viaggio continuò in quel silenzio di tomba, interrotto solo dalla triste canzone. Ad ogni nota, ogni riga, il ragazzo si sentiva ferito, umiliato, preso in giro. La sua rabbia cresceva. E scoppiò quando arrivò alle ultime righe finali.
- I miss your tan skin, your sweet smile, so good for me, so right; and how you held me in your arms that September night, the first time you ever saw me cry; maybe this is a wishful thinking, probably a mindless dream;
but if we love again, I swear I'd love you right.
Taylor inchiodò di schianto, rischiando di slittare sull'asfalto bagnato. La ragazza al suo fianco per poco non si strozzò con la cintura. Lui respirava a fatica, soffocato dall'ira.
Se ci amassimo di nuovo, ti giuro che ti amerei come si deve.
Non poteva credere che fosse arrivata a questo.
- Taylor! Sei uscito di testa, per caso? - strillò la Swift, isterica. Si slacciò la cintura. - Avremmo potuto andare fuori strada! Che ti è saltato in mente?!
- Basta. Basta, stai zitta, cazzo! - le gridò lui. Aprì la portiera con violenza e scese, non curandosi della pioggia scrosciante. In pochi minuti fu zuppo. Ma lui era troppo arrabbiato, troppo deluso, troppo triste per rendersene conto.
Lanciò un grido contro il cielo. Doveva sfogarsi, buttare fuori ciò che provava, o ne sarebbe uscito distrutto.
Quasi non sentì l'altra portiera sbattere. Si accorse di essere inginocchiato a terra solo quando Taylor dovette chinarsi per guardarlo negli occhi. La pioggia nascondeva le lacrime che gli erano uscite spontaneamente.
- Ehi, che è successo? - gli chiese lei, dolcemente. Si stava bagnando di nuovo. Ormai i suoi occhi di cielo erano puliti dal trucco. Era bellissima anche al naturale.
Taylor non sopportò quella vista. Si prese la testa tra le mani, costringendosi a non guardarla. Lei lo scosse. - Taylor, stai poco bene?
- Sì - mormorò lui. - Sì. Sto di merda, Swifty. Sto di merda perchè tu sei così falsa.
Lei spalancò quei suoi occhi magnifici, come se non avesse capito bene. - C... Cosa?
- Sei falsa - mormorò lui, ed ogni volta che lo diceva, sembrava sempre più vero. - Sei falsa. Hai raccontato la nostra storia in quella cazzo di canzone, solo perchè i tuoi fan se lo aspettavano, giusto? -. Si alzò in piedi, guardandola dall'alto in basso. - Era tutta una strategia. Io pensavo fosse vero! Ci ho creduto, Taylor!
Lei sembrava sconvolta; apparve di nuovo come un tenero cucciolo. Ma lui sapeva che fingeva. Era falsa. Falsa falsa falsa.
- Stai dicendo che... ho mentito? Che l'ho fatto per soldi, per strategia commerciale? - sussurrò, scioccata. Si alzò anche lei in piedi. Si accorse che lei era a piedi nudi, ed erano alti uguali. - Taylor. Non posso credere che tu lo stia dicendo davvero. Io non mento. Non nelle canzoni.
- E allora... Perchè? - domandò lui. - Perchè? Non dimostri quello che dici. Possibile che tu non lo veda? Che tu non veda quello che provo.
La Swift deglutì e si strinse nel cappotto. Aveva lo sguardo basso; si nascondeva. Quando lo guardò negli occhi, azzurro cielo contro nero pece, Taylor vide che stava piangendo. Poteva essere pioggia, ma sapeva che non era così. E non stava fingendo. Il suo viso era distrutto. Non l'aveva mai vista così e si sentì in colpa. Stava piangendo a causa sua. L'aveva ferita.
Non poteva crederci.
- Taylor, mi dispiace. Tay... - cominciò a dire. Ma lei lo bloccò. Gli mise due dita morbide sulle labbra, cominciando a singhiozzare. A Taylor sembrava che il cuore stesse per scoppiargli. Avrebbe voluto stringerla, e dirle che andava tutto bene.
Ma lei iniziò a parlare, la voce flebile per via delle lacrime. - Hai presente la canzone The winner takes it all degli ABBA?
Taylor aveva le labbra serrate dalle sue dita, quindi annuì. Avrebbe voluto accarezzarle la guancia. Avrebbe voluto abbracciarla. E baciarla. Tanto. Le sue labbra erano a un palmo dal suo naso. Forse se l'avesse baciata sarebbe andato tutto a posto.
Spalancò gli occhi quando lei iniziò a cantare. - The gods may throw the dice, their minds as cold as ice. And someone way down here, loses someone dear. The winner takes it all, the loser has to fall -. Lo guardò con quegli occhi così dolci, e belli, e lui si sentì sciogliere. - Il vincitore si prende tutto. Il perdente deve cadere. Hai vinto, Tay. Mi hai detto che era troppo tardi per scusarmi e questo mi ha quasi uccisa. Sono il perdente. Ed ho dovuto cadere.
Detto questo, si spostò in avanti e sfiorò le labbra con le sue. Ma si allontanò subito, prima che quel bacio potesse diventare più appassionato, come avrebbe voluto lui. Si mise una mano sulla bocca, come se non credesse di averlo fatto davvero. Le sue spalle sussultarono. Stava piangendo di nuovo.
Taylor cominciò a capire. Ricordava quel giorno, il giorno in cui lui, sorpreso dopo aver ascoltato Back To December, si era presentato alla sua porta. Lei aveva detto che aveva sbagliato a troncare quella cosa bellissima, e che dovevano riprovarci. Ma lui era stato troppo orgoglioso. E le aveva detto che ormai era tardi.
Non poteva credere di averla ferita così tanto, con quelle parole, dette per ripicca. Da quel giorno, lei aveva fatto quel mash up ai suoi concerti. Con Apologize e You're Not Sorry. E adesso capiva.
Avrebbe voluto dirle tante cose. Che aveva sbagliato lui questa volta. Che l'amava ancora. E che sapeva che per lei era lo stesso.
Che non era troppo tardi per scusarsi.
Avrebbe voluto dire questo, avrebbe voluto stringerla sotto quel temporale che non gli dava tregua e darle quel bacio sotto la pioggia che lei tanto desiderava.
Invece lei risalì sull'auto, lenta; aveva quasi perso la sua grazia. Sembrava stanca, rassegnata.
Era finita.
Taylor guardò in alto e di nuovo provò la tentazione di urlare.
Ma non lo fece. Risalì in auto.
Ed entrambi finsero che niente fosse successo.

I'm holding your rope,
Got me ten feet off the ground.



Angolo Autrice
Lo so, lo so, sono anni che non mi faccio vedere! Però cercate di capirmi: sto correggendo Justice, nel tentativo di spedirlo, riveduto e corretto, entro ottobre. Spero che, se sarà pubblicato, lo comprerete!
Comunque, questo è il motivo per il quale non ho più scritto o pubblicato Lightning. Ma adesso sono qui, con questa storia, iniziata quasi per gioco sul mio nuovo Samsung Galaxy e poi finita per diventare un vero progetto. E' una storia su TaylorSquared, la mia coppia preferita. E' molto elaborata e ci ho pensato su un sacco prima di scrivere ogni singola riga. Per questo spero vi piaccia!
La dedico come al solito a MaryLouise, beta reader, migliore amica, sorella. Ci siamo finalmente incontrate il 23 giugno, ed è stato uno dei giorni migliori della mia vita. Tutto grazie a lei.
Vi ringrazio in anticipo e prometto che mi farò vedere un po' più spesso! ^^
Un bacio, Abby.
  
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