Lui
splendido calciatore di una squadra italiana. Lei una hostess
impacciata.
Lui
doveva giocare una partita in trasferta e la cosa non gli piaceva
perché non
conosceva nessun locale della città.
Il
suo nome era Vegeta e il suo ruolo era essere l’unica punta di una
squadra
molto famosa di serie A.
I
suoi compagni di squadra, Ten, Crilin e Yamcho lo soprannominavano il
Principe
dei goal, perché era il capocannoniere della classifica.
“Ehi,
Vegeta, vuoi muovere quelle gambe invece di pavoneggiarti davanti a
quelle
belle ragazze?” lo rimproverò il suo allenatore, non ancora abituato da
questa
scena che ormai accadeva ogni volta che si allenavano davanti ad un
pubblico.
“Goku,
non rompere!” gli ribatté Vegeta sempre più contrariato e odioso nei
suoi
confronti.
Lo
stesso sentimento era condiviso da Goku.
Vegeta
cominciò ad allenarsi, pensando a come sarebbe stata la ragazza che
avrebbe
rimorchiato quella sera.
Sicuramente
bella, pensò.
In
quel momento la palla gli passò davanti ma lui non la notò nemmeno e
quindi divenne
facile preda del secondo portiere della squadra.
“Vuoi
stare più attento!” gli sbraitò Goku veramente arrabbiato.
“Non
vinceremo mai se tu continui ad avere la testa nelle discoteche!”
“Ma
fatti gli affaracci tuoi! La mia vita non ti riguarda!” gli urlò dietro
Vegeta.
“Invece
sì che mi riguarda, visto che ho la possibilità di scegliere se
giocherai
domani sera al derby”.
“Non
lo puoi fare, non vinceremmo neanche se loro si facessero dieci
autogol” disse
l’attaccante alludendo alla loro difesa colabrodo.
Ten
e Crilin si offesero, poiché erano rispettivamente terzino destro e
terzino
sinistro.
Vedendo
le espressioni serie e corrucciate sui loro volti, Goku prese la
decisione
finale: “Bene, allora, se la pensi così la tribuna è tutta tua… e forse
non solo
quella”.
A
quelle parole Vegeta se ne andò via dal campo in silenzio.