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Autore: Stephanie86    20/07/2012    0 recensioni
One-Shot, ambientata più o meno dopo il quindicesimo episodio di Terapia D'Urgenza.
Esther scrive una lunga lettera a Marina, che l'ha lasciata. Una lettera che non consegnerà mai, ma nella quale parla apertamente dei suoi sentimenti, dei suoi dubbi e delle sue paure.
[Marina/Esther]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cara Marina

Ciao Marina, ti scrivo per dirti

Marina quello che devo dirti è molto importante


(Tre inizi del cavolo. Non ho mai scritto lettere per qualcuno in vita mia e si vede pure. O forse sì, ne ho scritta una quando andavo alle scuole medie... per un ragazzino della mia classe che mi piaceva. Lui non mi cagava di striscio, ovviamente, ma comunque quella lettera non l’ho mai consegnata. Non l’ho fatta a vedere a nessuno. Non avevo il coraggio. Avevo paura che mi prendessero in giro. Ma adesso questo non c’entra niente)

 
Non so perché ti sto scrivendo questa lettera.

 
(No, non va bene, porca miseria. Lo so perché la sto scrivendo! Forse non so come spiegare tutto quello che vorrei spiegare, ma lo so perché la sto scrivendo)

 
Non so perché ti sto scrivendo questa lettera


Ti scrivo questa lettera perché ci sono delle cose che devo dirti e dato che non riesco a dirtele a voce, ho deciso di farlo in questa maniera.
Mentre scrivo mi vengono in mente tante cose; il nostro bacio in ascensore e quella nuotatrice che se non sbaglio si chiamava Marta e che mi ha detto che aveva capito di essersi innamorata della sua amica perché aveva sempre voglia di baciarla.

 
(Sto divagando)

 
Ho sbagliato, Marina.
Lo so che ho sbagliato. E ho sbagliato perché avevo paura. Mi faceva paura tutto. Avevo paura di quello che avrebbero detto i miei colleghi, di quello che avrebbero pensato sapendo che stavo con te. Avevo paura anche di perdere mio padre e avevo paura di quello che provavo per te, perché non l’ho mai provato per nessuno, figuriamoci per una donna. Avevo paura di affrontare una situazione che era diventata bella grossa, forse un po’ troppo per una come me. Avevo paura che le persone che mi conoscevano mi guardassero con disprezzo. E infatti Terry ci è mancato poco e non mi rivolgeva più la parola. Avevo paura che mi avrebbero guardata come mi ha guardata mio padre quel giorno in macchina, quando mi ha dato della malata e della pervertita. Io ti amo e questa è una cosa bella, non dovrei avere paura dell’amore, non dovrei avere paura di amare e di dire alle persone che sono innamorata. Però quando l’ho detto a mio padre e lui mi ha guardata in quel modo... ho avuto ancora più paura. Perché si tratta di mio padre ed io da lui mi aspettavo un’altra reazione, credevo che sarebbe stato sorpreso, ma non avrei mai pensato che mi avrebbe dato della pervertita. Io credevo che alla fine sarebbe stato felice per me. Invece non è stato così ancora adesso non mi parla o se lo fa è solo per chiedermi a che ora torno, dove vado oppure che cosa voglio per cena... Sa che ci siamo lasciate e forse dentro di sé è pure contento. Ma al tempo stesso sa che continuo a provare certe cose per te e quindi non riesce a comportarsi diversamente.

 
(tutto ciò mi pare solo una lunghissima trafila di chiacchiere. Forse dovrei cancellare tutto e iniziare di nuovo da capo. Ma non penso di poter fare meglio di così e poi è la verità...


...No, Esther... non è tutta la verità
)

 
E’ vero che in amore ci vuole coraggio, come hai detto tu. E’ vero che senza il coraggio in amore non si va da nessuna parte ed io non ho trovato questo coraggio da nessuna parte.

 
(...)

 
E’ vero che in amore ci vuole coraggio, come hai detto tu. E’ vero che senza il coraggio in amore non si va da nessuna parte ed io non ho trovato questo coraggio da nessuna parte. Infatti ti sto scrivendo questa lettera, proprio perché ho paura di dirti queste cose guardandoti negli occhi. Non ho il coraggio di parlarti di tutto questo guardandoti negli occhi.

 
(Come non l’ho trovato quando dovevo dare quella lettera a quel ragazzino che mi piaceva o quando Aldo mi trattava male)

 
Ma in fondo quello che ti voglio dire

 
(NO!)

 
Ma in fondo io ti avevo chiesto del tempo, no? Ti avevo chiesto un po’ di tempo. Un po’ di tempo, non anni. Solo un po’ di tempo. Mi hanno detto che sono insicura, che sono paranoica, che mi faccio influenzare, Rocco mi ha detto che con te ho fatto la stronza. E’ tutto vero, sono così. Ma io volevo solo avere il tempo per capire, per abituarmi a quello che mi stava succedendo, per trovare le parole e poter spiegare anche agli altri quello che mi stava succedendo, quello che provavo, per superare quel blocco che avevo dentro di me. Tu, Marina, sei così sicura di te, così intelligente e carismatica e decisa... tu sai cosa vuol dire avere paura dei propri sentimenti e non saperli esprimere davanti a tutti? Forse no, proprio perché tu sei diversa, sei una persona forte, magari quando hai scoperto di essere omosessuale l’hai detto subito a tutto il mondo e non te ne è fregato un bel niente. Beh, Marina, non siamo tutti come te.

 
(ehm...)


Beh, Marina non siamo tutti come te

 
(No, perché dovrei cancellarlo? È la verità)

 
Beh, Marina non siamo tutti come te. Io non sono così. Rocco, pure vorrebbe vedermi così, come te, forte e coraggiosa, menefreghista, vorrebbe sentirmi gridare che ti amo davanti a tutti i miei colleghi e a tutti quelli che mi conoscono, anche davanti a mio padre. Vorrebbe sentirmi dire che non me ne frega niente di quello che gli altri pensano. Ma lo sapete voi che cosa vuol dire scoprirsi innamorati di una donna dopo che per trent’anni una è sempre stata solo con degli uomini? Sapete che cosa vuol dire capire di provare dei sentimenti per una donna dopo che per tutta la vita una ha creduto di non poter provare simili sentimenti, se non per un uomo? Sapete come ci si sente, nello scoprire che l’amore vero è lì davanti a te ed è una donna? Sapete come ci si sente bene e al tempo stesso come ci si sente confuse, frastornate, impaurite perché non è esattamente quello che ti aspettavi? Sembra facile accettarlo, sembra facile dire ‘beh, chissenefrega, è così, dunque accettiamolo!’ Non è vero. Non è facile. E non è facile nemmeno stare a sentire tuo padre che ti dà della pervertita. Provo rabbia nei suoi confronti, perché non mi capisce, ma provo anche dolore per le sue parole, senso di colpa, come se lo avessi tradito, più probabilmente ho tradito le sue aspettative. Provo incredulità per la sua reazione. Mio padre non mi aveva mai guardata in quel modo, con disgusto. Mio padre non mi aveva mai guardata come se fossi un’aliena, ma un’aliena della peggior specie. Sapete cosa significa questo? Credete che sia facile far finta di niente? Credete che sia bello sentire vostro padre dirvi che siete delle pervertite? Credete che sia possibile mandarlo al diavolo o fregarsene? No, perché è comunque mio padre. Per quanto possa essere arrabbiata, mi fa male sapere che lui non approva. E una cosa così non si può risolvere con un cioccolatino

 
(Non mi sono nemmeno accorta di essermi messa a piangere. Una lacrima è caduta sul foglio sbavando l’ultima lettera dell’ultima parola. Pazienza)

 
Io non mi sono mai sentita attratta dalle donne, non ho mai nemmeno baciato una donna, nemmeno quando ero un’adolescente. Non ho mai baciato una ragazza nemmeno per gioco o per scherzo. Non ho mai pensato di farlo, fino a quando non ho incontrato Marina. Non ho mai nemmeno amato veramente. Ho creduto di amare, ma non ho mai amato. Nemmeno Aldo. Alla fine Aldo era carino, soprattutto nell’ultimo periodo, ma io non lo amavo. Ho amato solo te, Marina. Tu mi hai detto che ho amato soltanto le tue attenzioni. Beh, non è vero. Io mi sono innamorata di te perché tu sei forte, Marina, perché sei intelligente e perché sei gentile, perché sei dolce, perché sei bella, perché mi sentivo protetta quando stavo da sola con te. Mi piacevano anche le tue attenzioni, sì, moltissimo. Mi lusingavano perché non ne avevo mai ricevute così tante. E quando tu hai detto che io amavo soltanto quelle, beh mi hai ferita, sei riuscita a ferirmi. Avevi bisogno di ferirmi? Sì e ce l’hai fatta. Me lo meritavo, ma mi hai comunque fatto male. Perché tu sai fare molto male, Marina, quando vuoi. Sai picchiare duro. Gli altri pensano di no, forse. Pensano che tu sia perfetta così. Pensano che sia io quella che sbaglia, sempre e comunque, qualsiasi cosa dica o faccia, mentre tu no. Beh, invece sai fare male. Sai come colpire, quando vuoi. Sai essere fredda, dura, severa, intransigente. E mi fa male pensare a tutto questo e pensare che non sei qui con me adesso. Mi fa male pensare a te e a tutto quello che c’è stato fra di noi.

 
(La mano mi fa un male cane)

 
Però io ti amo.
Io ti amo anche se a volte non sono in grado di dimostrartelo.
Io ti amo io ti amo io ti amo io ti

(Così sembro infantile)


Eppure io ti amo.
Io ti amo anche se a volte non sono in grado di dimostrartelo.
Io ti amo io ti amo io ti amo io ti
E mi manchi.
Mi manchi da morire.

 
Esther

   
 
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