EPILOGO
Quando Draco Malfoy arrivò
a colazione, la mattina del
giorno dopo, era agitato. Anche quella notte, dopo tanto tempo, aveva
dormito
male, e ora non riusciva più a trovare il suo diario, cosa
decisamente più
grave, sapendo cosa vi era contenuto. Perlustrò la Sala
Grande con il suo
sguardo freddo, distante; c’era ancora poca gente. Prese
posto alla tavola dei
Serpeverde, ancora vuota.
Sgranò gli occhi, per socchiuderli immediatamente, fissando
con astio il libricino. Qualcosa non quadrava. Non quadrava proprio.
Prese il suo diario da dove era stato lasciato la mattina
precedente, e lo sfogliò con impazienza.
Allora la vide. Una grafia diversa dalla sua, eppure così
elegante, precisa, tipicamente femminile. L’inchiostro viola,
profondo, sicuro.
E notò anche la minuscola
macchia di umido alla fine della
scritta.
“Draco,
Ha uno strano suono il tuo
nome. No, non strano,
particolare. A volte, mi piacerebbe sentirti ridere, sinceramente,
apertamente,
come so che non farai mai. Immagino che la tua risata abbia lo stesso
timbro
del tuo nome. All’apparenza dura, altera. Invece, sotto,
sarebbe cristallina,
scintillante.
Mi permetto di chiamarti per nome, per non usare uno di
quegli appellativi che tanto odi, non meno del tuo cognome. Ma non ti
offro la
mia compassione. Sarebbe uno sforzo decisamente inutile, me la
ributteresti in
faccia con violenza, come una pietanza sgradita.
Ti chiedo invece perdono per il mio gesto. Lo ammetto, ho
cercato in queste pagine qualcosa da poter usare per ferirti,
così come tu hai
sondato le nostre anime in tutti questi anni, con i tuoi occhi color
del cielo,
alla ricerca disperata del nostro punto debole, o forse solo della
nostra
verità, della facciata che di certo non avremmo mostrato ad
una Serpe… Ma
questo qualcosa non l’ho trovato. O forse, semplicemente non
l’ho più voluto
cercare…
Ti prego di non sentirti insultato: non farò parola a
nessuno – mai – di quanto è racchiuso in
queste pagine un po’ ingiallite, la
mia è una promessa.
Ma sappi che, se lo vorrai, non
sarai solo.
Hermione
J. Granger”
Una lacrima solcò
lentamente il viso di Hermione,
soffermandosi un poco nei pressi delle sue labbra, catturò
quel primo e unico
raggio si sole che era sbucato per poco dalle nuvole grigie e,
calcolando i
tempi – facendo in modo di essere il più lenta
possibile – dolcemente,
scintillando di mille riflessi, si staccò, unica dopo le
infinite gocce di
pioggia, e sempre con calma misurata si andò a posare
delicatamente poco al di
sotto dell’ultima riga, sotto quella grafia minuta e timida,
così umile come
non le era mai parsa prima.
E rimase così.
Sola.
Immobile.
All’infinito.
The End
Nota:
eccomi... finalmente ho concluso la mia frima long-fiction! mi sento
profondamente soddisfatta!!
beh, concluso direi che è una parola grossa,
perché il finale è un po' aperto, ma la
preferisco così, lasciarla come in sospeso, anche se so che
non ne scriverò un seguito.. ^_^