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Autore: Noname97    21/07/2012    4 recensioni
One-shot su Goku e Vegeta! Mi piacerebbe che la leggeste, sperando di essere stata almeno un pochino originale!
«Dimmi, piuttosto, ti senti spaesato? [...] senti le tue convinzioni crollare inesorabilmente senza che tu possa fare niente per impedirlo? Sì, è così che ti senti. E bene, caro e prode eroe dell'Universo, è così che mi sono sempre sentito io da quanto tu, maledetto, sei entrato nella mia vita.»
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note di autrice (ovvero: discussioni di discutibile interesse):
Ragazzi, prima di leggere la storia potete fermarmi un momento?
Allora, in realtà non so da dove cominciare! Vedete – inutile specificare che amo codesta coppia – ho sempre letto delle fanfic su loro due dove è sempre stato Goku quello che correva dietro Vegeta, e non viceversa. Ecco, io ho sempre creduto che fosse il contrario.
Secondo me, sarebbe più normale che fosse Vegeta ad andare dietro Goku. Non in modo diretto, eh.
Beh, io non mi so spiegare, scusate! Quindi vi chiedo di leggere se volete capire ciò che intendo.

Tanto sono scema che non sapevo nemmeno che raiting e che genere scegliere!
Ecco, mi piacerebbe tanto che voi lasciasse una piccola recensione costruttiva! Sono una povera 14enne che adora scrivere ma che ha sempre l'impressione di sbagliare. Per questo ho bisogno di voi!
La mia scrittura è acerba e spero di non aver fatto orrori di grammatica, e vorrei sapere la vostra opinione!

Io sono una persona orribile perché non lo faccio mai. SUL PATIBOLO!
Ok, vi sto annoiando. Però, davvero, per me sarebbe importantissimo un vostro giudizio!
Ringrazio tutti coloro che la leggeranno anche senza farlo, comunque. Ora me ne vooo'.
Ah! Spero di non aver reso i due eroi OOC! Se l'ho fatto siete pregarmi di avvisarmi, così lo metto nelle note! ^^
Buona lettura!

 

 

AWARENESS

 

                                                                                     Amami o odiami, entrambi sono a mio favore.
                                                                                                 Se mi ami sarò sempre nel tuo cuore.
                                                                                               Se mi odi sarò sempre nella tua mente.

 

                                                                                                                         - William Shakespeare.

 

 

 

 

Ennesima festa in casa Brief per l'ennesimo nemico alieno fatto fuori.
Tutti festeggiavano allegramente, sorseggiando punch e deliziandosi degli squisiti stuzzichini preparati dalla dolce signora Bunny.
Tutti tranne uno: Vegeta.

Il saiyan era appoggiato alla ringhiera con la sua solita espressione arcigna, mentre fissava truce il cielo stellato lanciando saette in un punto indefinito di quell'immenso spazio blu.
Si chiedeva il perché di quel bisogno profondo di festeggiare ogni qual volta quell'idiota di Kakaroth salvava il mondo.
Grugnì, digrignando i denti in maniera sinistra: lui, che in quel momento avrebbe preferito di gran lunga ridursi i muscoli in carne putrefatta nella sua adorata Gravity room, era costretto a starsene lì a perdere tempo prezioso.

Goku, intanto, divorava veracemente ogni tipo di prelibatezza saltellando di qua e di là felice come una pasqua.
Con ancora un cosciotto di pollo infilato in bocca, si guardò intorno alla ricerca del suo compagno di merenda. Dopotutto, pensava, Vegeta era l'unico con cui piaceva mangiare perché solo lui poteva competere con la sua enorme fame, tipica dei saiyan.
Si concentrò giusto quel poco che bastava per individuare la sua aura, e si teletrasportò da lui.

Vegeta sobbalzò non appena una presenza molto familiare comparve alle sue spalle.
«Heilà, Vegeta!» lo salutò gioiosamente Goku, «Come mai non vieni a festeggiare di là con noi? Sai, si stanno divorando tutto! O meglio, io mi sto divorando tutto!» e ridacchiò, grattandosi il capo come il suo solito. Il saiyan d'élite sbuffò, roteando gli occhi parecchio infastidito dalla voce stridula del compagno.

«Vattene, Kakaroth.» sibilò allora, con voce ferma. Il più giovane accennò un sorriso, ormai abituato alla scontrosità di Vegeta, e gli si avvicinò ulteriormente poggiandosi anch'egli alla ringhiera.
«Eppure è strano...» continuò, non curandosi dell'ordine appena dato dall'altro, «Tu adori mangiare almeno quanto me! Io non rinuncerei mai a tutto quel buon cibo.» e annuì, convinto delle sue parole. Vegeta rimase impassibile, con lo sguardo fisso dinanzi a sé e con un sorriso storto, quasi sadico dipinto sul volto.
«Ci vado solo se tu rimani qui e non ti fai vedere per tutta la serata.» Goku sbatté le palpebre perplesso, non comprendendo appieno le parole dell'amico.
«C-Come? Io sono venuto a cercarti proprio perché volevo mangiare insieme a te!» affermò ingenuamente e Vegeta sentì uno strano calore concentrarsi sulle guance. Strinse forte i pugni, respirando profondamente e imprecando contro quell'idiota e lui stesso. Da che si era sentito per un momento rilassato, tornò a corrucciare il viso sentendo una sensazione sgradevole attanagliargli lo stomaco.
Voleva andarsene, allontanarsi da lui. E c'era un perché, che ormai lo tormentava da tempo, per cui non voleva averci nulla più a che fare. Solo combattere, solo raggiungere quell'obbiettivo per cui lottava da anni ed anni, ma che, per sua somma sfortuna, aveva preso la strada sbagliata.

Goku, notando che l'altro non parlava, decise di prendere la parola, ricordandosi di una cosa che desiderava chiedergli da tempo.
«Vegeta, mi è appena venuta in mente una cosa!» trillò stranamente entusiasta, «Delle volte capita che Chichi costringa Gohan e Goten a starsene sui libri o che Piccolo mediti senza voler essere disturbato, e così, senza nessuno con cui combattere, comincio a volare senza meta.» Vegeta alzò un sopracciglio, chiedendosi dove volesse andare a parare.
«E un paio di giorni fa mi è venuto in mente che non c'è guerriero migliore con cui potersi allenare che non sia tu! Quindi che ne dici?» il saiyan d'élite boccheggiò per un momento, sentendosi sorpreso e a col tempo lusingato. Dopo un momento di sbigottimento, ritornò in sé mettendo le braccia conserte al petto e sorridendo pieno di se stesso.
Una strana luce lampeggiava nei suoi occhi neri come la pece, e una sensazione meravigliosa – attribuibile alla felicità – si espanse nel petto.
«Certo che sono il guerriero migliore con il quale potersi scontrare!» asserì con il suo solito fare altezzoso, «Mpfh, forse ti concederò questo onore.»
«Affare fatto allora!» d'un tratto, un brontolio riecheggiò tutto intorno.
«Urca, credo di aver ancora un po' di fame e il mio stomaco sta dando un segnale d'allarme!» disse Goku, ridendo e carezzandosi la pancia.
Il principe scrollò le spalle e sospirò esasperato, finché anche il suo stomaco non brontolò richiamando l'attenzione.

«Ma che diavolo...?»
«Sapevo che ne avevi anche tu, Vegeta! Andiamo di là, prima che finisca tutto!» e rise nuovamente, con le labbra perennemente incurvate all'insù. Vegeta cercò di non ricordare quanto trovasse fastidioso quel cretino e i suoi sorrisi, soffermandosi a pensare all'indomani, quando si sarebbe allenato con lui. E con un sorriso soddisfatto si avviò verso il buffet, che lo aspettava invitante.

 

 

                                                                                                                        ***

 

Ed eccoli lì, a fissarsi intensamente negli occhi, a sfidarsi solo con lo sguardo, con i muscoli che fremevano di essere lacerati dallo sforzo. In momenti come quelli non c'era bisogno di parlare, se volevi comunicare dovevi farlo attraverso il corpo. 
E allora cominciò lo scontro, con un urlo liberatorio a squarciare il silenzio, carne contro carne, i muscoli contratti fino allo spasmo.
Entrambi avevano il fiato corto, gocce color cremisi macchiavano il terreno polveroso e il sudore imperlava le loro fronti, fino a scendere sulla punta dei nasi dritti.
L'aria era elettrica, i polmoni chiedevano ossigeno, le ferite erano aperte e sgorganti di sangue, il corpo doleva loro così tanto da sentire l'anima voler sgusciare via.

Eppure, ne erano certi, non c'era sensazione migliore di quella; quello era ciò per cui erano nati, ciò che li faceva sentire vivi e veri, solo così potevano sentirsi loro stessi, figli di una stirpe di valorosi guerrieri.
«Vegeta...» lo richiamò Goku d'un tratto, in sussurro appena percettibile, e l'altro per risposta gli diede un debole cazzotto sulla spalla.
«Zitto Kakaroth, zitto...» gli ordinò, cercando di ispirare più aria possibile. L'eroe dell'Universo annuì, lasciandosi cadere completamente sul terreno sporco e scoppiando in una fragorosa risata. Vegeta lo fissò confuso, leggermente piegato e con le mani poggiate sulle ginocchia.
«È stato fantastico!» urlò gioioso, prendendo la forza per farlo da chissà dove, «Era da tempo che non combattevo in questo modo, Vegeta. Devo dire che sei migliorato parecchio!» e gli sorrise.
Il principe lo fissò con astio, ricordando che, per quanto potesse essere forte, lui lo era ancor di più. Ma non parlò, tanto sarebbe stato inutile ricordargli per l'ennesima volta che non sarebbe stato soddisfatto finché non l'avesse superato. Cosa che, suo malgrado, ora come ora gli sembrava sempre più impossibile.
«Ti ho detto di tacere...» sibilò a denti stretti, con le sopracciglia corrugate e quel rancore represso in fondo al suo cuore che aveva preso a scalpitare nuovamente. Strinse forte i lembi della tuta ormai a brandelli, fissando intensamente le gocce di sangue delineargli i muscoli scolpiti. Quella sensazione di odio profondo, rancore e astio uniti a quella consapevolezza così tristemente orribile e surreale, aveva scatenato in lui una rabbia accecante. L'eroe era ancora disteso a terra, con gambe e braccia aperte e gli occhi socchiusi, quando Vegeta si scagliò contro di lui dandogli una serie di pugni ben assestati. Goku, preso alla sprovvista, incassò i colpi ma riuscì comunque a bloccarlo per i polsi.
Lo fissò per un momento interdetto, con il viso distorto in un'espressione di dolore, mentre l'altro lo inceneriva con lo sguardo.

«A-Avresti potuto avvisarmi, Vegeta!» piagnucolò con voce strozzata, «E poi sono stanco, perché non ci rip– » ma non ebbe il tempo di concludere che il saiyan d'élite lo colpì di nuovo in pieno volto. Goku indurì i lineamenti del volto, alquanto infuriato per il comportamento del principe e, con un movimento repentino, riuscì a scaraventarlo contro una montagna nelle vicinanze. Vegeta, ormai perso il senno della ragione, accumulò tutte le forze di cui era a disposizione trasformandosi in super saiyan e attaccando a tutta grinta. Il saiyan più giovane fece lo stesso, deciso più che mai a mettere fuori gioco il compagno per chiedergli spiegazioni. Dopo aver superato per una volta il limite, per Goku non fu difficile fermare l'amico/nemico con un pugno in pieno petto e metterlo spalle a muro.
«Vegeta!» si ritrovò ad alzare la voce, esasperato. L'altro fissava intensamente un punto indefinito, i denti stretti, dolore lancinante ovunque e, sopratutto, orgoglio fatto a pezzettini.
Bastava così poco per farlo fuori? Così dannatamente poco?” si chiedeva, come una cantilena fastidiosa che rimbombava nella cassa cerebrale. Sentì l'aura di colui che gli aveva rovinato la vita diminuire – segno che doveva essere tornano alla forma normale – , e quando alzò lo sguardo se lo ritrovò davanti con espressione sì, dura ma sempre con un pizzico di preoccupazione negli occhi.
Perché diavolo si preoccupava per lui? Perché nei suoi riguardi era riuscito solo a provare pietà o pena? Sentiva gli occhi pizzicargli, ma non voleva piangere, no. Lo aveva fatto fin troppe volte dinanzi a Kakaroth, per i suoi gusti.

Anche quel briciolo di razionalità che lo teneva ancora attaccato al suo corpo si dissolse, così da fargli compiere l'azione più stupida, sbagliata, disgustosa e... impossibile della sua vita: affondò le mani in quella zazzera nera, così tanto da sperare di fargli almeno un po' male, strinse forte gli occhi perché non voleva rendersi conto di ciò che stava per fare, e fece cozzare le sue labbra con quelle dell'altro.
Labbra secche e screpolate contro labbra sottili e sorprendentemente morbide.
Vegeta lambiva, succhiava, mordeva in un bacio disperato che nascondeva una tacita richiesta.
Aveva messo a tacere tutto, persino il suo orgoglio che, come una bestia agonizzante, ululava nel profondo del suo animo.

Goku si sarebbe aspettato qualunque cosa, anche che Vegeta avesse deciso così, di punto in bianco, di distruggere il pianeta perché non ne poteva più, ma non quello.
Si irrigidì sul posto con i piedi piantati a terra, sgranò gli occhi in maniera disumana e, per un momento, tutto intorno divenne inesorabilmente nero. Sentì un brivido percorrergli la colonna vertebrale e le viscere contorcersi, strizzò forte gli occhi e le labbra non appena sentì la lingua dell'altro premere. L'aria gli mancava e si ritrovò a pensare che quel bacio fosse addirittura soffocante.
Per la prima volta nella sua vita, dove aveva sempre creduto che tutto si potesse in qualche modo rivolvere con il sorriso e una buona dose di ottimismo, dove nulla gli era mai gravato per davvero sulle spalle nonostante il destino del mondo fosse sempre stato nelle sue mani, si sentiva spaesato e impaurito. Quella situazione era così assurdamente surreale che dovette chiedersi un paio di volte se a forza capire perché il principe l'odiasse il suo cervellino bacato non avesse preso una strada controversa e, per lui, assolutamente errata. Si ritrovò a ridacchiare, solo nella sua mente però, perché quella situazione era tutt'altro che divertente. Schiuse di poco gli occhi e, vedendo la fronte corrugata dell'altro, si rese conto che no, non era frutto della sua immaginazione. Trattenne un gemito di dolore quando sentì le unghie di Vegeta piantate nella carne e il suo cuore perse un battito – che fosse paura di qualcosa di così nuovo e mai affrontato? - quando notò che la sua lingua continuava a premere insistentemente.
Si costrinse a muovere quelle maledetta braccia, che al momento sembravano non voler saperne di muoversi, e lo allontanò da sé cercando di essere il più delicato possibile.
I suoi occhi incontrarono quelli vuoti e spenti del compagno – amico? Nemico?
Amante? Ormai non lo sapeva nemmeno più – e poté giurare si sentire le guance infiammarsi dall'imbarazzo, che mai aveva provato in vita sua, costringendolo a schizzare lo sguardo un po' ovunque evitando accuratamente di incontrare lui.
Vegeta si sentiva un'automa, così vuoto e apatico, con un solo forte bruciore al centro del petto, segno che anche il suo orgoglio piangeva lacrime amare ormai sul cipiglio della morte.

Una parte sé avrebbe voluto prendersi a pugni, sotterrarsi e scomparire per sempre lontano da tutto e tutti ma, sopratutto, da lui; mentre l'altra, che aveva purtroppo prevalso, avrebbe voluto alzare lo sguardo, guardarlo negli occhi e capire se anche lui provasse ciò che provava lui, se anche lui lo avesse preso anche solo una volta in considerazione, mettendolo sul podio più alto delle persone da stimare, o se fosse stato sempre e comunque Vegeta, principe del nulla, ex minaccia, ormai terrestre d'adozione.
Perché col tempo lo aveva capito, sin da quando aveva permesso che la sua mente venisse presa in controllo da quel pazzo di Babidy, che era l'unico tra i due che, dal loro primo scontro, lo aveva considerato un chiodo fisso, un pensiero perenne e fastidioso, unica ragione di esistenza.
E non voleva più continuare in questo modo, voleva che anche l'altro provasse quell'impotenza dinanzi alla consapevolezza che quell'odio e quel rancore non erano altro che una copertura per nascondere
quella cosa così obbrobriosa e umiliante.
Alzò lo sguardo, giusto quel poco da permettergli di vedere il viso dall'espressione smarrita e spaventata, gli occhi spalancati e le labbra incurvate all'ingiùIl prode eroe pensò che forse Vegeta aspettasse una qualche sua reazione, una risposta.
Così, dopo aver ingoiato un grumo di saliva che gli si era formato in gola, si decise a spiccicare due taglienti parole: «M-Mi dispiace...».
Il saiyan d'élite sobbalzò impercettibilmente, facendo scattare velocemente una mano davanti in un ovvio incitamento a tacere.
Goku si zittì all'istante, serrando le labbra.

Era ovvio che Vegeta non avrebbe di certo voluto che quel beota se ne uscisse con la frase “Mi dispiace, ma non provo quello che provi tu.” oppure “Mi dispiace, ma non mi piacciono gli uomimi”, no. Essendo un perfetto cretino avrebbe avuto di certo il tatto di un elefante nel rifiutarlo, e lui si sentiva già abbondantemente distrutto. Però, a dispenso di quello che avrebbero potuto pensare tutti, si ritrovò a ghignare in modo assolutamente sadico. Solo vedere quell'espressione spaesata e priva della sua ostentata sicurezza – oltre che di quel sorriso odioso – aveva scatenato in lui un'insana gioia.
Ora sentiva che anche Kakaroth aveva accusato il colpo, sentendosi smarrito e confuso. Poteva benissimo leggerlo nei suoi occhi, persi.
E allora rise sguaiatamente, nello stesso modo in cui lo aveva fatto l'eroe qualche momento prima, incatenando gli occhi dell'altro con i suoi.

«Evita di chiedermi scusa, Kakaroth.» sputò velenoso, calcando il suo nome con disprezzo, «Non saprei di che farmene delle tue schifosissime scuse, sai? Ora ciò che ho sempre voluto l'ho ottenuto e, ti giuro, potrei benissimo morire in quest'istante tanto sono felice
Goku cercò di dire qualcosa, ma si trovò solo a balbettare frasi sconnesse e prive di senso.

«V-Vegeta... m-ma cosa... ?»
«Sta' zitto per una volta, Kakaroth!» lo precedette ancora una volta, «Dimmi, piuttosto, ti senti spaesato? Confuso? Spaventato e a col tempo arrabbiato? No, forse arrabbiato no, sei troppo stupido. Ma dimmi, senti le tue convinzioni crollare inesorabilmente senza che tu possa fare niente per impedirlo? Sì, è così che ti senti. E bene, caro e prode eroe dell'Universo, è così che mi sono sempre sentito io da quanto tu, maledetto, sei entrato nella mia vita.» e volò via, senza aggiungere nulla, lasciandolo lì a fissare le montagne ridotte in un cumulo di pietre.
Goku si grattò il capo, poi la punta del naso, poi si coprì gli occhi una mano scoppiando in una risata isterica.
Fissò per un momento le sue scarpe trovandole, d'un tratto, estremamente interessanti.
Enormi punti interrogativi aleggiavano sospesi, rendendo l'aria irrespirabile.

Con ancora quel sorriso storto sul visto si ritrovò a pensare che sì, Vegeta aveva ragione: ora sentiva le sue consapevolezze sgretolarsi riducendosi in un mucchio di inutile polvere.

  
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