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Autore: Madnesss    21/07/2012    4 recensioni
I ricercatori russi nel tardo 1940 hanno tenuto cinque persone sveglie per quindici giorni usando un gas basato sugli stimolanti. Furono tenuti in un ambiente sigillato per monitorare attentamente le prese d’ossigeno così che il gas non li uccidesse, dato che era tossico ad alte concentrazioni.
Questo prima che ci fossero le telecamere a circuito chiuso, avevano solo microfoni e finestre dalla misura di un portello di 5 pollici nella camera per controllarli. La camera fu dotata di libri, capanne per dormire ma niente biancheria da letto, acqua corrente e bagno, ed abbastanza cibo essiccato per sfamare tutti e cinque per oltre un mese....
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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I ricercatori russi nel tardo 1940 hanno tenuto cinque persone sveglie per quindici giorni usando un gas basato sugli stimolanti. Furono tenuti in un ambiente sigillato per monitorare attentamente le prese d’ossigeno così che il gas non li uccidesse, dato che era tossico ad alte concentrazioni.
Questo prima che ci fossero le telecamere a circuito chiuso, avevano solo microfoni e finestre dalla misura di un portello di 5 pollici nella camera per controllarli. La camera fu dotata di libri, capanne per dormire ma niente biancheria da letto, acqua corrente e bagno, ed abbastanza cibo essiccato per sfamare tutti e cinque per oltre un mese.

Le cavie erano prigionieri politici ritenuti nemici durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tutto filò liscio per i primi cinque giorni; le cavie difficilmente si lagnavano dato che avevano loro promesso (falsamente) che sarebbero stati liberati se si fossero sottomessi al test e non avessero dormito per trenta giorni. Le loro conversazioni ed attività furono monitorate e notarono che loro continuavano a parlare in modo crescente di incidenti traumatici nel loro passato, e il tono generale delle loro conversazioni prese un aspetto più oscuro dopo l’arrivo del quarto giorno.

Dopo cinque giorni hanno iniziato a lamentarsi riguardo le circostanze e gli eventi i quali li hanno condotti dove essi erano ed iniziarono a dimostrare severa paranoia. Smisero di parlarsi tra loro ed iniziarono a sussurrare alternatamente ai microfoni e ad un portello a specchio. Stranamente tutti loro pensarono che potevano guadagnarsi la fiducia degli sperimentatori tradendo i loro compagni, gli altri soggetti in prigionia con loro. Inizialmente i ricercatori sospettavano fosse un effetto del gas stesso …

Dopo nove giorni il primo di loro ha iniziato a urlare. Ha corso per tutta la camera urlando ripetutamente al massimo dei suoi polmoni per tre ore di fila, ha provato a continuare ad urlare ma era solo capace di produrre squittii occasionali. I ricercatori capirono che aveva fisicamente lacerato le sue corde vocali. La cosa più sorprendente riguardo questo comportamento è come gli altri hanno reagito… o meglio non hanno reagito. Hanno continuato a sussurrare ai microfoni finche il secondo dei prigionieri ha iniziato a strillare. I due prigionieri non-urlanti hanno preso i libri separatamente, imbrattati pagina dopo pagina con le loro feci e spalmate tranquillamente sui portelli di vetro. Gli strilli si fermarono prontamente.

Così i mormorii al microfono.

Altri tre giorni passarono. I ricercatori controllavano ogni ora i microfoni per assicurarsi che stessero funzionando, dato che pensavano fosse impossibile che non provenisse alcun suono dalle cinque persone all’interno. Il consumo di ossigeno nella camera indicò che i cinque erano ancora vivi. Infatti era la quantità d’ossigeno che cinque persone consumerebbero a livelli molto pesanti di strenuo esercizio. La mattina del quattordicesimo giorno i ricercatori fecero qualcosa che dissero non avrebbe avuto nessuna reazione dai prigionieri, usarono l’interfono dentro la camera, sperando di provocare una reazione dai prigionieri, temevano fossero probabilmente morti o vegetali.

Annunciarono: “Stiamo aprendo la camera per testare i microfoni state lontani dalla porta e sdraiatevi a terra o sarete impallinati. L’acquiescenza farà guadagnare ad uno di voi la vostra immediata libertà.”

Con loro sorpresa ebbero risposta in singola frase da una voce calma: “Non vogliamo più essere liberati.”

Ci fu un dibattito tra i ricercatori e le forze militari che sostenevano la ricerca. Incapaci di provocare più risposte usando l’interfono fu deciso finalmente di aprire la camera alla mezzanotte del quindicesimo giorno.

La camera fu inondata di gas stimolanti e riempita subito di aria fresca e immediatamente le voci dal microfono cominciarono ad obiettare. Tre voci differenti cominciarono a implorare, come se stesso implorando per la vita dei propri cari di rimettere di nuovo il gas. La camera fu aperta e i soldati mandati dentro per ritrovare le cavie. Cominciarono a strillare più forte di sempre, così fecero i soldati quando videro cosa c’era all’interno. Quattro delle cinque cavie erano ancora vive, anche se nessuno poteva accertare lo stato di ognuno di loro in ‘vita’.

Le razioni di cibo non furono tanto toccate nei passati 5 giorni. C’erano pezzi di carne delle cosce e torace della cavia morta che otturavano la fognatura permettendo a 4 dita d’acqua di accumularsi sul pavimento. Precisamente non fu mai determinato quant’acqua c’era, ma attualmente c’era sangue. Tutti e quattro le cavie ‘sopravvissute’ avevano larghe porzioni di muscoli e pelle strappati via dai loro corpi. La distruzione della carne e le ossa esposte delle punte delle loro dita indicava che le ferite furono inflitte a mano, non con denti come i ricercatori pensavano inizialmente. Esami più approfonditi della posizione e degli angoli delle ferite indicava che la maggior parte erano auto-inflitte.

Gli organi addominali vicini alla cassa toracica di tutte e quattro le cavie erano stati rimossi. Mentre cuore, polmoni e diaframma erano al loro posto, la pelle della maggior parte delle costole era stata strappata via, esponendo i polmoni attraverso la gabbia toracica. Tutti i vasi sanguigni e organi rimanevano intatti, erano stati estratti e lasciati sul pavimento, sventolando intorno ai corpi eviscerati ma ancora vivi delle cavie. Il tratto digestivo di tutti e quattro poteva essere visto lavorare, digerendo cibo. Diventò immediatamente evidente che quella che stavano digerendo era la loro stessa carne che avevano strappato via e mangiato nel corso dei giorni.

Molti dei soldati allo stabilimento erano operativi speciali russi, ma ancora molti di loro rifiutavano di tornare alla camera per rimuovere le cavie. Continuavano ad urlare di essere lasciati nella camera e supplicavano e chiedevano alternativamente che il gas fosse riattivato, finche non si addormentarono..

Nello stupore generale le cavie combattevano duramente mentre li portavano via dalla camera. Uno dei soldati russi morì perché la sua gola fu strappata via, un altro gravemente ferito perché i suoi testicoli furono strappati via ed un’arteria della gamba recisa dai denti di una cavia. Altro cinque soldati persero le loro vite se contate quelli che si suicidarono nelle settimane seguenti all’incidente.

Nello scontro uno delle quattro cavie vive aveva la milza spappolata e sanguinò quasi immediatamente. I ricercatori medici tentarono di sedarlo ma questo si dimostrò impossibile. Gli iniettarono una dose di un derivato della morfina dieci volte più grande della dose umana e combatteva ancora come un animale minacciato, rompendo le costole ed un braccio ad un dottore. Quando il cuore fu visto battere per due minuti pieni sanguinò al punto che c’era più aria che sangue nel suo sistema vascolare. Perfino dopo che smise di strillare e dimenarsi dopo altri tre minuti, lottando per colpire chiunque fosse alla sua portata e ripetendo la parola “ANCORA” incessante e incessante, più debole e più debole, finche non cadde finalmente in silenzio.

Le altre tre cavie sopravvissute furono pesantemente legate e trasportate in una struttura medica, i due con le corde vocali intatte supplicarono per il gas chiedendo che fossero mantenuti svegli..

Il più infortunato dei tre fu portato nell’unica sala operatoria attiva che la struttura aveva. Nel processo per preparare la cavia a riavere i suoi organi rimessi a posto all’interno del suo corpo, soprirono che era effettivamente immune ai sedativi che gli diedero per prepararlo all’intervento. Lottò furiosamente contro le sue limitazioni quando gli portarono il gas anestetico per metterlo giù. Riuscì a lacerare la maggior parte del laccio di cuoio di 4 pollici, anche attraverso il peso di un soldato di 200 libbre che gli teneva per bene i polsi. Ci volle un po’ più di anestetico del normale per metterlo giù, e nell’istante in cui le sue palpebre sbatterono e si chiusero, il suo cuore si fermò. Dall’autopsia della cavia che morì sul tavolo operatorio, trovarono che il suo sangue aveva il triplo del normale livello d’ossigeno. I muscoli che erano ancora attaccati allo scheletro erano brutalmente lacerati ed aveva 9 ossa rotte nella sua lotta per non essere sottomesso. Molte di loro erano rotte dalla forza che i suoi stessi muscoli esercitavano.

Il secondo sopravissuto fu il primo del gruppo a cominciare a strillare. Le sue corde vocali erano distrutte ed era incapace di supplicare o obiettare all’intervento, e ha solo reagito scuotendo il capo violentemente in disapprovazione quando il gas anestetico fu portato vicino a lui. Scosse la testa annuendo quando qualcuno ha suggerito, riluttantemente, di provare a fare l’intervento senza l’anestetico, e non reagì durante le sei ore di procedura di rimpiazzo dei suoi organi addominali e al tentativo di coprirli con quello che rimaneva della sua pelle. Il chirurgo che presiedeva affermò ripetutamente che poteva essere medicalmente possibile per il paziente essere ancora vivo. Un’infermiera terrorizzata che stava assistendo all’operazione affermò che vide la bocca del paziente aprirsi in un sorriso molte volte, ogni qualvolta i propri occhi incontravano i suoi.

Quando l’intervento terminò la cavia cominciò ad ansare rumorosamente, cercando di parlare mentre lottava. Assumendo che questo potesse essere di importanza drastica il chirurgo diede una penna ed un blocco al paziente così che potesse scrivere il suo messaggio. Era semplice: “Continua a tagliare.”

Le altre due cavie subirono lo stesso intervento, entrambi senza anestetico. Anche se furono iniettati con un paralizzante per tutta la durata dell’operazione, il chirurgo trovò impossibile eseguire l’intervento mentre i pazienti ridevano continuamente. Il paralizzante bloccò i loro sistemi nervosi per un periodo di tempo abnormemente corto e stavano cercando di scappare dai loro legacci. Il momento in cui potevano parlare stavano chiedendo per il gas stimolante. I ricercatori provarono a chiedere perché si fossero feriti, perché si sono strappati le proprie interiora e perché volevano che fosse ridato ancora il gas.

Diedero solo una risposta: “Devo rimanere sveglio.”

Le limitazioni di tutte e tre le cavie vennero rinforzate e vennero rimessi di nuovo dentro la camera aspettando la decisione su cosa se ne sarebbero fatti di loro. I ricercatori, affrontarono la furia dei loro ‘benefattori’ militari per aver fallito gli obiettivi fissati del loro progetto considerando l’eutanizzazione dei soggetti sopravvissuti. L’ufficiale comandante, un ex KGB, invece vide del potenziale, e volle vedere che cosa sarebbe accaduto se fossero stati rimessi sotto gas. I ricercatori obiettarono fortemente, ma furono prevaricati.

In preparazione per essere sigillati di nuovo nella camera, le cavie furono connesse ad un monitor EEG e le loro limitazioni imbottite per confinamento a lungo termine. Nella sorpresa generale tutti e tre smisero di lottare al momento che sarebbero stati di nuovo sotto gas. Fu ovvio che a questo punto tutti e tre stavano mettendo su una grande lotta per rimanere svegli. Uno dei soggetti che poteva parlare stava rimuginando rumorosamente e continuamente; il soggetto muto stava tendendo le gambe contro i legacci di cuoio con tutta la sua forza, prima sinistra, poi destra, poi sinistra ancora per qualcosa su cui concentrarsi. Il soggetto rimanente stava tenendo la testa via dal suo cuscino e sbatteva le palpebre rapidamente. Essendo stato il primo ad essere stato collegato all’EEG molti dei ricercatori stavano monitorando le sue onde cerebrali con sorpresa. Sembrava che stesse ripetutamente soffrendo di morte cerebrale, prima di ritornare normale. Mentre si concentrarono sulla carta che stampava fuori dal monitor di onde cerebrali solo un’infermiera vide i suoi occhi chiudersi nello stesso momento in cui la testa colpì il cuscino. Le sue onde cerebrali cambiarono immediatamente allo stato di sonno profondo, e poi appiattirono per l’ultima volta così come il suo cuore simultaneamente si fermò.

L’unico soggetto rimanente che poteva parlare iniziò a gridare di essere rinchiuso ora. Le sue onde cerebrali mostravano le stesse linee piatte di quello che era morto per essere caduto addormentato. Il comandante diede l’ordine di sigillare la camera con entrambi i soggetti dentro, così come i tre ricercatori. Uno dei tre nominati estrasse la pistola e sparò il comandante a bruciapelo in mezzo agli occhi, poi puntò la pistola sul soggetto muto e gli fece saltare le cervella.

Puntò la pistola al soggetto rimanente, ancora limitato a letto così come i membri rimanenti della squadra di medicina e ricerca scapparono via dalla stanza. “Non voglio essere rinchiuso qui con questi cosi! Non con te!” urlò all’uomo legato al tavolo. “COSA SEI?” gli chiese. “Devo saperlo!”

Il soggetto sorrise.

“Hai dimenticato così facilmente?” Chiese il soggetto. “Noi siamo voi. Siamo la pazzia che striscia dentro tutti voi, supplicando di essere liberi in ogni momento nella vostra più profonda mente animale. Noi siamo quello che voi nascondete nei vostri letti ogni notte. Noi siamo quello che voi sedate nel silenzio e nella paralisi quando andate nel vostro paradiso notturno a cui noi non possiamo accedere.”

Il ricercatore si fermò. Poi mirò al cuore del soggetto e sparò. L’EEG appiattì mentre il soggetto mormorò debolmente: “Così..quasi..libero…”
   
 
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