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Autore: Nightrun    22/07/2012    4 recensioni
La caccia era stata assai fruttuosa, quella notte. Non solo Zheron era riuscito a procacciarsi del cibo “normale”, ma aveva persino potuto nutrirsi di uno di quei gustosi “strani esseri” ricolmi di malvagità! Tutte quelle emozioni negative decisamente erano un piatto prelibato, per il suo palato.
Arrivò tranquillamente nel suo covo, senza neppure guardarsi attorno: perché avrebbe dovuto, dopotutto? Aveva già passato la giornata precedente tremando come una foglia, sicuro che Paperinik sarebbe venuto a prenderlo… Non voleva ripetere l’esperienza.
Tolta la maschera da coniglio e deposta quest’ultima a terra, si diresse quindi con estrema calma verso il suo giaciglio, mettendosi seduto su di esso e prendendo a guardare davanti a sé. Rimase in quella posizione per secondi interminabili, come se stesse riflettendo. Lo sguardo, tuttavia, era come sempre vitreo e lievemente malinconico...
Note: In PKNA siamo stati abituati a vedere Evroniani in tutte le salse: da Capibranca stupiti di provare emozioni proprie ad altri talmente bramosi di potere da farsi annientare da esso; da Evroniani mutaforma a ibridi instabili... Bene: quella che leggerete è la storia di un comunissimo guerriero Evroniano che di particolare non ha assolutamente nulla, a parte un appetito pressoché insaziabile!
Come sempre... Buona lettura!;)
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'PKNA - Shattered Dimensions'
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-Prologo:-
 
Ci sono notti che difficilmente si dimenticano. Notti in cui sembra che tutti i problemi siano destinati a risolversi per il meglio, in una qualche maniera… e in cui ogni preoccupazione pare possa sfumare al nero, sino a divenire invisibile come la Luna quando si trova nella sua fase di novilunio.
Già, la Luna… Chissà se su Evron c’era mai stato un qualche tipo di satellite naturale, prima che anche il pianeta venisse irrimediabilmente modificato per permettere ai suoi simili di spostarsi nel cosmo alla ricerca di emozioni da depredare…
Non ricordava. O forse non lo sapeva proprio! Ai guerrieri difficilmente erano date nozioni del genere: loro dovevano pensare a combattere, non erano certo cervelloni mingherlini come gli scienziati!
Ebbe un fremito. Ma chi voleva prendere in giro… Anche se era un guerriero, non s’era mai sentito tagliato per la lotta.
Senza i suoi compagni a dargli supporto, un superiore da cui ricevere ordini, o l’Evrongun a facilitargli la cattura del suo nutriente primario, non sarebbe certamente sopravvissuto tanto da arrovellarsi il cervello su simili pensieri!
Ironia della sorte: ora si trovava lì, su quel lontano pianeta a lui pressoché sconosciuto. Nessun compagno a dargli supporto, nessun Generale a comandarlo. Era padrone di sé stesso: l’unico superiore da cui ricevere ordini… E la cosa lo spaventava ogni giorno di più! Non c’era abituato, o forse non era proprio nella natura della sua casta agire senza ricevere prima un comando.
Certo, aveva avuto la prontezza di salvarsi dalla furia cieca di Xadhoom, trasgredendo agli ordini e mettendosi in salvo… Ed aveva anche trovato il modo di nutrirsi senza dare nell’occhio: niente testimoni, niente Coolflames. Però…
 
L’Evroniano teneva il busto flesso all’indietro, di modo che il capo fosse rivolto al cielo. Quella  notte s’era fermato a pensare -cosa assai rara, in special modo per lui!- interrogandosi su quanto realmente avrebbe potuto ancora resistere. Gli occhi azzurri, su cui era dipinta un’espressione piuttosto sconsolata, smisero di mirare al bagliore emanato dalla Luna, spostandosi sull’ambiente circostante.
Lo sguardo andò quindi verso un papero che si trovava accanto a lui, in silenzio. La flebile fiamma azzurra sulla testa di quest’ultimo era chiara testimonianza del fatto che Zheron s’era già nutrito delle sue emozioni, lasciandolo in quello stato di semi-coolflamizzazione che oramai l’Evroniano conosceva fin troppo bene.
Anche se non alla perfezione… La sua preda era infatti un po’ troppo “in quiete” per essere stata uno dei suoi soliti pasti. A quanto era tarata la potenza dell’Evrongun?
Chinò lo sguardo sulla sua arma, osservando l’indicatore: 75%... Più il tempo passava, e più quella dannata percentuale andava a salire!
Già… Le vittime diventavano sempre meno, e s’era dato la regola di non nutrirsi due volte nella stessa notte, per non rischiare di venir accidentalmente scoperto da un certo difensore mascherato. Non veniva quindi da biasimarlo se, in quell’unico pasto che si concedeva ogni giorno, concentrava il carico di emozioni più nutriente possibile per saziarsi lo stomaco e, al contempo, non rischiare di coolflamizzare delle vittime che, alla lunga, sarebbero divenuti testimoni scomodi.
E pensare che, appena arrivato, si accontentava di uno scarso 30%...
Solo col fattore aveva utilizzato l’arma al pieno del suo potenziale e per diverse volte, col risultato di ridurlo quasi ad un Coolflame completo.
Non si sarebbe più permesso di lasciar vincere l’appetito sulla ragione!
Non poteva, non dopo quanto era successo, qualche giorno prima: Uno era stato così idiota da liberarlo, e lui non sarebbe stato così tanto stupido da farsi catturare ancora una volta!
Paperinik: quel papero che aveva segnato, in parte, la disfatta di Evron… Era stato lui a catturarlo, nonostante avesse fatto di tutto per non dare nell’occhio!
Quell’interrogatorio che aveva subito, però, gli era servito per chiarirsi, almeno in parte, le idee su quanto fosse successo al suo popolo.
 “Trattato di pace”: aveva sentito bene... Da quando era ancora una piccola spora, mai una volta gli era giunto all’orecchio che Evron stipulasse simili condizioni con un pianeta! Ok, era anche vero che da spora poteva sentire ben poco, tuttavia…
C’era sotto qualcosa, certamente! Di sicuro gli Evroniani stavano macchinando qualcosa, e prima o poi sarebbero tornati! Sì, era solo questione di tempo…
Ad ogni modo, lui oramai non avrebbe più potuto far ritorno alla sua patria. Se anche avesse ritrovato la sua gente, sarebbe stato giudicato e condannato come traditore. No… Meglio l’esilio forzato su quel pianeta: godersi ancora un po’ quella libertà, e poi… E poi…
Scosse il capo, sforzandosi di non pensare più. Paperinik poteva venire lì da un momento all’altro e sentiva già la paura tornare ad attanagliarlo al pensiero di doverlo affrontare di nuovo.
Era il momento di muoversi!
Sollevò gli occhi di nuovo al cielo, sospirando: “Che bella nottata…” Mormorò.
Si chinò sul fianco destro, andando a raccogliere con estrema goffaggine la testa di coniglio da terra. Dopo averla presa, rimise l’Evrongun nel suo fodero, per poi chinare lo sguardo su ciò che ora teneva ben stretto tra le mani.
Ridicolo che i terrestri potessero terrorizzarsi per una faccia dall’aspetto tanto carino e simpatico.
Si volse in direzione del semi-coolflame, indossando la maschera sorridente da coniglio rosa.
“Sì… Proprio una bella nottata…” Bisbigliò borbottando: era difficile muovere il becco con quella cosa addosso!
Si avvicinò dunque il più possibile al semi-coolflame dallo sguardo perso nel vuoto, gonfiando ben bene il petto…
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhh!!!-
Il grido di un papero, decisamente ripresosi dalla confusione nella quale verteva, riecheggiò nella notte…
 
-Cieli di Paperopoli, da un’altra parte…-
 
Il firmamento risplendeva sulla città come uno scintillante velo ricoperto di gemme preziose. Poche, rade nuvole andavano a “macchiare” quella che, altrimenti, sarebbe stata una serata perfetta.
Una stella cadente solcò la volta del cielo, scendendo come una lacrima dal viso angelico di una fanciulla pura…
“Ah… Che bellissima notte…” Bisbigliò ad un certo punto una voce.
Ben disteso sul tetto di una delle tante abitazioni del centro, Paperinik se ne stava con le braccia a sostenere la testa, mentre le gambe erano ben distese e rilassate.
“Notti come questa mi mettono una certa malinconia: specialmente al pensiero che non c’è Paperina a godersi questo spettacolo con me. Sigh! Amore… Amore per la giustizia…”
Si sollevò, drizzandosi sulla schiena: “Ecco, comincio a fare il filosofo. Colpa di questo cielo! Sarà meglio che mi muova: farsi assalire da certi pensieri non è proprio da me…”
Si lanciò dal palazzo, attivando il propulsore dello scudo e prendendo quindi a volare: “Essì, dev’essere proprio colpa di questo cielo…”
 
Era in ronda, come ogni notte. Al momento, però, non aveva visto nulla d’irregolare: forse poteva davvero trattarsi di una nottata tranquilla? Dopotutto, i delinquenti non potevano sempre mettersi all’opera… O no?
Ancora qualche minuto, che per il Nostro sembrò un’eternità, prima che alle sue orecchie giungessero delle voci.
“Forza, forza! Sbrighiamoci!”
“Un attimo! Puff! Questa roba pesa… Pant!”
Le ultime parole famose… Beh, poco male!
L’eroe chinò lo sguardo, sorridendo: “Oh, ecco un piacevole diversivo!”
Sotto di lui, alcuni ladri stavano facendo scempio del contenuto di un negozio d’alimentari. Vi era un camion aperto, su cui i delinquenti stavano caricando decine di scatoloni pieni di cibo e bevande varie.
Paperinik atterrò proprio lì davanti: incredibile, neanche s’erano accorti di lui, tanto erano impegnati in quel furto!
“Ehm-ehm…” disse il papero, schiarendosi la voce. In quel momento, tutti quanti i ladri interruppero quella “catena umana” che avevano formato, volgendosi proprio verso di lui.
Pikappa sollevò un indice al cielo, prendendo a dire: “Fate la spesa di notte? Gran un bel modo per evitare la fila alla cassa! Eheh!”
Iniziò un vociare tra i vari delinquenti: “Ma chi è?” “Boh, con questo buio non si vede un accidente!” “Sarà uno che non ha niente di meglio da fare…”
Non si scompose, avvicinandosi ancora un po’ perché lo vedessero bene: “Signori, signori! Non li leggete i giornali? Certo, non sarò un divo, ma… nel mestiere sono piuttosto rinomato!”
Lo sguardo sgranato di gran parte dei ladri valeva più di mille parole. Si controllò il bavero del costume, come se fosse molto interessante.
“PAPERINIK!” Dissero all’unisono tutti i delinquenti.
“Oh, bene… Meglio tardi che mai!” Fece il papero mascherato, sollevando i pugni ed inarcando la schiena in avanti in una posa piuttosto eroica.
“E’ proprio Paperinik!” “Non ci posso credere!” Mormorò il gruppetto, lasciando cadere le casse ed afferrando diverse spranghe di ferro…
Lui sorrise: “E’ sempre un piacere incontrare dei fan. Venite qui, che vi faccio l’autografo!” Azzardò, facendo con la mano “venite, venite”.
Il gruppetto si avvicinò di corsa all’eroe, brandendo quelle armi di fortuna e preparandosi a ridurre il Nostro ad un colabrodo…
 
-Qualche minuto dopo-
 
“Sigh! Ed io che pensavo di movimentare un po’ la serata…” Disse con aria dispiaciuta Paperinik, oramai in volo da un po’. Inutile dire che i criminali erano stati mazzolati ben bene ed affidati ai tutori della legge.
Il papero mascherato se ne stava dunque ritornando finalmente a casa… o meglio, alla torre.
Già, era sua abitudine considerarla una seconda casa, oramai…
Come sempre, un ingresso segreto situato nei pressi del tetto gli diede modo di entrare all’interno della struttura. Giunto al suo interno, prese l’ascensore, dirigendosi quindi al piano segreto senza troppi intoppi.
Quando le porte si aprirono, Paperinik uscì fuori, tenendo in mano la maschera.
“Strade fin troppo pulite, stasera…”
“Oh! Ben tornato, socio…” Gli rispose, volgendosi verso di lui, la testa verde. Sembrava impegnato a fare qualcosa: o almeno, l’apparenza era quella.
Posato lo scudo nell’apposito alloggio, Pikappa si avvicinò al suo alleato, incuriosito.
“Che fai di bello?”
Qualche secondo, prima che gli giungesse in risposta: “Sto finendo di analizzare quel blocco di cemento su cui era evaporato il pezzo d’Entità che ti aveva quasi soggiogato…” (*Vedi PKNA#49/50: “Notti di caccia”)
Paperino si lasciò cadere sulla poltrona, sprofondando su di essa: anche se era stata una notte tranquilla, sconfiggere il crimine stancava comunque. Inoltre, ancora gli bruciava per quella faccenda…
“Uff… Scoperto qualcosa di nuovo?”
Il supercomputer si volse nuovamente verso di lui, mentre lo schermo gigante si accendeva.
“Sì. Anche se devo ammettere che quanto visto mi ha lasciato non poco perplesso.”
“? In che senso? Spiegati meglio.”
Quel che apparve agli occhi di Paperinik fu una ripresa estremamente ingrandita di un vetrino da laboratorio, su cui erano state piastrate alcune “cellule” di quello strano composto.
Uno sentenziò: “Come puoi ben vedere, nonostante lo credessimo morto, quest’affare è invece più vivo che mai.”
Pikappa replicò: “Vivo?! Intendi dire che… quel coso è un essere vivente?”
Una testa più piccola comparve di fianco a lui: “Diciamo… una specie. La sua struttura molecolare è simile a quella di un essere vivente, ma ha diverse peculiarità tutte sue. Per esempio…”
Diverse foto in successione comparvero sullo schermo gigante: si vedevano prima poche cellule, poi molte di più, poi tantissime. Nell’ultima, il vetrino andava persino a incrinarsi. La colorazione era tuttavia diversa: sfondo nero su cellule bianche.
L’intelligenza artificiale spiegò: “La luce lo uccide: lo logora persino a livello molecolare, lasciando di lui poco più di una poltiglia che, comunque, evapora via in poco tempo. Tuttavia… E qui non riesco a spiegarmi come, sembra che, se lasciato nel buio più assoluto, possa replicarsi con facilità. Non solo…”
Cambio d’immagine, di nuovo la ripresa di prima, in cui le cellule mostravano ancora di potersi muovere, anche se di poco: “La velocità di replicazione non è fissa. Ci sono delle volte in cui, anche col buio più completo, il numero di mitosi rimane costante, oppure si azzera completamente… E’ come se… quest’essere decidesse quando e come replicarsi: e non ha bisogno di alcun aiuto, per farlo: gli basta solo essere al buio, ad una temperatura favorevole compresa tra i 35 ed i 37 gradi.”
Paperinik deglutì: “Q-questo significa che… Assumendo che la “femme fatale” sia l’unica sola a portarne ancora un bel po’ addosso, a quest’ora potrebbe averne già riprodotti in quantità industriale…”
Lo sguardo di Uno si fece serio: “Sì, Pikappa… E c’è da dire che i casi di “beatificazione” in città stanno decisamente aumentando, come abbiamo appreso dai notiziari…”
 
-Intanto,da un’altra parte di Paperopoli, a Lateral Park…-
 
Non solo Paperinik e Zheron erano rimasti affascinati dalla luna di quella notte. C’era qualcun altro che, più o meno allo stesso modo, osservava quel corpo celeste, riflettendo. Rifletteva sul presente: su un tempo che poteva cambiare come voleva, piegandolo alla sua volontà con la forza e con l’astuzia!
La donna dai lunghi capelli corvini era ben distesa su una delle tante panchine del parco, con le braccia a sorreggere la testa e gli occhi semichiusi, come se stesse per addormentarsi… In verità, era ben lontana dal farlo. Stava semplicemente pensando: rimuginando su un qualcosa che ancora non riusciva ad afferrare… Brandelli del suo passato gli si paravano davanti, sottoforma di fantasmi senza volto che si limitavano ad osservarla.
Una sensazione, un semplice stato d’animo che sembrò esserle familiare, eppure sfuggevole… Come se appartenesse ad un tempo lontano…
 
Aggrottò la fronte, sollevandosi sulla schiena. In quel momento, sentì dei cespugli muoversi.
Nessun segno di agitazione sul suo becco: sapeva bene chi fosse a fare tutto quel casino. Gli occhi gelidi si posarono sulle sagome di un gruppetto ben compatto di persone.
Erano tutti tizi apparentemente normali, vestiti chi in un modo, chi in un altro: tutti dall’aria decisamente poco raccomandabile, in ogni caso.
“Allora? E’ tutto pronto?” disse lei, secca.
Uno di essi allargò le braccia, cercando con lo sguardo approvazione da parte dei suoi “colleghi”.
“Tutto come ci hai ordinato, Profunda. –Disse:- Alla fine, il macchinario era abbastanza facile da assemblare, tuttavia…”
Si volse verso un minuscolo apparecchio posto a terra, per poi continuare: “Non ne capiamo la funzione. Che cos’è?”
La papera scese dalla panchina, sospirando. L’atteggiamento era quello di chi la sa lunga, ma soprattutto di chi tenta di spiegare le cose ad un bambino.
Intanto, sullo sfondo, era ben visibile la sagoma di una piccola struttura, dalla forma vagamente rassomigliante ad un fungo col cappello rivoltato al contrario. Essa si stagliava più o meno fino all’altezza della spalla di uno dei paperi. Decisamente una cosa che, a vederla, pareva una scultura frutto della fantasia di un qualche artista naïf...
Una lieve brezza sconvolse la chioma della donna, mentre lei proferiva, col medesimo sguardo: “Oh, dirvi come si chiama o tentare di spiegarvi come funziona non farebbe che mandare in tilt i vostri minuscoli cervellini… Vi basti sapere che…”
Sollevò nuovamente lo sguardo, osservando non più il cielo, bensì una certa torre che, altissima, si stagliava al di sopra di ogni palazzo presente a Paperopoli.
I capelli corvini lentamente andarono ad alzarsi, ondeggiando appena come se la papera si trovasse sott’acqua: una fiamma divampò tra essi, nera come la pece. Pochi attimi, prima che le sue pupille si facessero bianche e tutto il suo corpo venisse ricoperto da una sostanza translucida, più scura ancora della gigantesca torcia che ora le divampava sulla testa.
Sogghignò: “…molto presto, avremo degli ospiti…” disse quindi, con voce spettrale.
 
-E infatti…-
 
“Com’è possibile?” L’espressione di Uno era stupefatta… Di più: sconvolta! L’intelligenza artificiale osservava lo schermo, basita. All’interno di sé, milioni di calcoli venivano eseguiti in simultanea, alla ricerca di una quantomeno plausibile risposta di fronte al fenomeno che si parava davanti ai suoi occhi… O meglio, ai suoi sensori.
“Scoperto qualcos’altro dal blocco?” Disse Paperinik, avvicinandosi un po’ allo schermo.
La testa ruotò su sé stessa di 180 gradi, portandosi in direzione dell’eroe: “Il blocco non centra! Sto ricevendo un segnale proveniente da Lateral Park! Un segnale… -Esitò, per poi proseguire:- “…da parte di padron Ducklair.”
“Eeeeh?! Ne sei sicuro?”
Le porte dell’ascensore si aprirono di colpo: “Sì. Te ne parlerò strada facendo, Pikappa! Ora…”
Agguantato l’Extransformer, il papero si avviò verso l’ascensore, imboccando al suo interno e prendendo a scendere fino ai piani inferiori.
“…pensiamo ad arrivare al parco…”
Tra i vari veicoli, ben parcheggiati all’interno della stanza segreta, vi era anche la favolosa macchina\jet\sottomarino\”chi più ne ha, più ne metta” del papero mascherato.
Balzò senza indugio sulla Pi-kar, mentre il portello segreto si apriva, permettendo all’auto di lasciare la torre e sfrecciare a tutta velocità, in direzione di Lateral Park.
Durante il tragitto, Paperinik disse: “Ok, sono in viaggio. Dicevamo? Come fai ad esserne sicuro?”
Lo schermo della Pi-kar si accese, mostrando il viso di un papero verdognolo: “Beh, socio… In verità, era da un po’ che non ricevevo questa lunghezza d’onda. E’ lo stesso identico segnale che il mio creatore usava per testare le funzionalità di noi intelligenze artificiali, agli inizi…”
Un’espressione di scetticismo si dipinse sul becco dell’eroe: “Spiegati meglio.”
Uno fece una breve pausa, preparandosi ad una piccola digressione sul suo passato:
 
“Devi sapere, Pikappa, che fino ad alcuni anni fa io non esistevo così come mi conosci ora. Parte di me era ancora nella geniale mente di padron Ducklair, mentre la mia “entità fisica” andava pian piano plasmandosi sotto alle sue mani e per mezzo del suo intelletto... Uno spazio di tempo indefinito, in cui imparai pian piano i rudimenti della vita, anche se mi sentivo un po’ spaesato. Se non altro, però, non rimasi solo a lungo…”
 
Qualche frammento di quei momenti era rimasto nella memoria del supercomputer: nessun sensore visivo, né uditivo… Niente di niente: solo il gran buio del nulla, ed una marea di calcoli da eseguire per capire da che era composta la materia che lo circondava… Almeno, finché la sua solitudine ebbe finalmente termine.
 
“All’inizio, lo percepii come se fosse qualche calcolo in più da eseguire, ma, completata l’analisi, capii che… c’era un altro come me. In quel momento, compresi che non ero più solo: che non lo sarei più stato… Era nato Due, il mio fratellastro!” (*Il supercomputer malvagio di PKNA#02: “Due”)
 
Le memorie si fecero più recenti, portandolo al momento in cui la sua personalità andava formandosi: i primi sensori visivi, che gli permisero di vedere un mondo che, fino a qualche tempo prima, aveva assimilato solo attraverso una serie di calcoli complessi. Si chiese se un computer potesse provare malinconia: almeno secondo le sue subroutines, ne stava provando eccome.
 
“Comunque, non voglio tediarti con la storia di come sono stato creato, quindi arriviamo al punto: quando il padrone ancora testava fino a dove potevo usare le mie connessioni per interfacciarmi con tutti i sistemi informatici a mia disposizione, utilizzava quel segnale come una sorta di “filo d’Arianna”, per aiutarmi a ritrovare la via di casa… O veniva usato da qualcuno per farmi qualche scherzetto…”
 
“Qualcuno?!” Disse a pappagallo il papero, ansioso di ascoltare il seguito.
“Ne parleremo un’altra volta, socio! Ecco Lateral Park: sei sul posto!”
La Pi-kar prese a volare poco prima di entrare nel parco, così da non rovinare l’eventuale flora presente sul luogo con le tracce dei suoi pneumatici. In ogni caso, rimase abbastanza bassa da permettere all’eroe di scorgere un’eventuale l’eventuale figura del ex-plurimiliardario Ducklair.
“Ehm… Uno: qua non si vede niente di strano.”
“Lo so, socio. E non riesco a spiegarmelo! E’ come se quel segnale fosse di colpo… sparito.”
Bene, come inizio non era affatto male! Ad ogni modo, Pikappa oramai conosceva Uno fin troppo bene per sapere che aveva sempre un asso nella manica.
“Comunque, avevo fatto un tracciato dell’onda. So esattamente in che zona si trova: procedi per 15-20 metri davanti a te.”
“Ok, ricevuto! Una cosa è certa, Uno: se si tratta di uno scherzo, chiunque sia stato conto di farlo ner-“
Prima che potesse terminare la frase, un’ombra scura gli balzò letteralmente sul cofano, prendendo ad emettere dei versi strani.
Strabuzzò gli occhi: “U-un Coolflame?!”
Beh, dalla forma sembrava essere proprio così, ma decise di fugarsi ogni dubbio. I fari della macchina si accesero, illuminando a giorno una discreta area attorno al muso della macchina.
“Yyyyaaaargh!!!” Emise l’essere, lasciandosi cadere giù.
Una cosa poté appurarla subito: era tutto nero! Ironia della sorte… E sulla sua testa divampava una fiamma scura… Non celestina: proprio scura, nera!
Non era un Coolflame… E non era solo!
Il fascio di luce gli permise di constatare che c’erano un bel po’ di quegli esseri… Almeno una dozzina: tutti attorno a lui!
“Beh…” Mormorò il Nostro, guardandosi attorno. I fari della Pi-kar non smisero d’illuminare la zona davanti al muso della macchina: lì la concentrazione di quegli esseri risultava esser minore, a riprova del fatto che mal sopportavano le fonti luminose.
“Ne deduco che siate stati voi ad inviarmi quel segnale per farmi venire qui, con l’inganno…”
“…Sbagliato, eroe!… Sono stata io!…”
Proprio di fronte ai fari della Pi-kar, il già minuto gruppetto di tre esseri che resistevano strenuamente alla luce, si fecero da parte, facendo spazio a colei che aveva parlato.
La donna avanzò con calma, apparentemente per nulla infastidita da quella luce, che anzi osservava con le sue pupille biancastre senza alcun problema.
Sorrise: “…Sapevo che ti avrei attirato qui, in quella maniera…”
“PROFUNDA!” Gridò l’eroe.
Lei sollevò le braccia, battendo le mani e continuando a mantenere quel sorriso lievemente sadico.
Paperinik, dalla sua, si mostrò decisamente sicuro di sé: “Ed ora che ci sei riuscita, che speri di fare? Mi chiederai di nuovo di unirmi alla tua causa?”
Alzò il braccio destro, mostrando l’Extransformer. Oltretutto, poteva usare la Pi-kar per sconfiggere facilmente tutti quegli strani esseri.
Profunda non rispose. Sul suo fianco, il liquido nerastro che la ricopriva sembrò in qualche modo sfaldarsi, mettendo alla luce una sorta di strano apparecchio di forma discoidale: era piccolo come una moneta ed estremamente fino. Su di esso, una zona lievemente rialzata, fatta a cupoletta.
-Plotch! Ssssh…-
Lo afferrò, strappandoselo di dosso, e subito il liquido si ridispose a coprire il buco lasciato nella sua “calzamaglia” traslucida.
Ghignò di nuovo, scagliando con estrema rapidità verso la Pi-kar quello strano strumento e gridando: “…Sbagliato ancora!… Ti COSTRINGERO’ ad unirti alla mia causa!…”
-Swisssh… Stonk!-
Il minuscolo oggetto batté contro il cofano dell’auto, ancorandosi ad essa come se fosse un piccolo magnete.
Sul minischermo comparve il volto preoccupato di Uno: “Accidenti, non ci volev-Skrrrgssr…”
Scomparve subito dopo, così come i fari della macchina si spensero.
 “Oook… Non mi sembra un buon segno…” Bisbigliò il papero.
La Pi-kar ricadde al suolo, emettendo con un tonfo sordo.
-SBAM!!!-
“Ouch!” Paperinik batté la testa contro la copertura trasparente, per poi finire pesantemente sul sedile. Per fortuna dell’eroe, la macchina si trovava ad appena un paio di metri da terra, o si sarebbe certamente fatto ancor più male…
“Ahi… La testa…” Disse, tenendosi il capo e cercando di allontanare lo stordimento.
“Uno… Uno!!!” Gridò, non appena si riprese.
Niente di niente: il minischermo non sembrava dar segni di vita, così come l’auto, del resto…
Sollevò lo sguardo: Profunda era sempre lì, non s’era mossa di un centimetro.
L’attenzione del nostro si spostò sugli altri esseri che, sentendosi oramai fin troppo al sicuro, si stavano lentamente avvicinando senza più alcun timore alla Pi-kar.
“Devo uscire in fretta da qui, o sono fritto!” Pensò Paperinik, per poi ricordarsi dei comandi manuali. Colpì con lo stivale un bottone, e subito il vetro si sollevò, permettendogli così di lasciare quella piccola prigione…
Balzò fuori dall’auto, preparandosi ad affrontare il peggio.
L’orda di Beati ora gli stava bene attorno, anche se nessuno di essi si era ancora deciso ad attaccare.
Alzò l’Extransformer a protezione del corpo, mentre la schiena si trovava pressoché vicinissima alla Pi-kar, così da avere quantomeno la sicurezza di non poter essere attaccato alle spalle.
“Che cos’hai fatto al mio mezzo? Come sapevi di quel segnale? Chi sei veramente?” Gridò contro Profunda, pur mantenendo l’attenzione sui vari avversari che si trovava attorno: avversari che, per qualche strano motivo, ancora non si decidevano ad attaccarlo.
“…Domande, domande, e ancora domande…Non sprecare il fiato, eroe: ti servirà per gridare!…”
La papera si avvicinò a lui con estrema calma, proprio come se non lo temesse.
“Gridare?! Parole grosse, per chi si trova dall’altro lato di un raggio paralizzante!” Le rispose prontamente il papero mascherato, puntando lo scudo su di lei: non era solito attaccare le donne, ma... Se la situazione lo avesse richiesto, non si sarebbe di certo tirato indietro!
Profunda sorrise ancor più malignamente, avvicinandosi all’eroe col medesimo passo.
A quel punto, era inevitabile: il dito scivolò sul tasto da premere, e Pikappa si preparò a paralizzarla con un fascio di luce giallognola.
Tuttavia, in quel momento, uno dei Beati si fece avanti, provando a balzargli addosso da destra e gridando per attirare la sua attenzione.
Paperinik fu colto di sorpresa, trovandosi quindi costretto a volgersi verso la creatura. La colpì col Paralizzatore bradionico, fossilizzandola nella medesima posa minacciosa, come fosse una statua di cera, ma lasciando così completamente scoperto il fianco sinistro. Fu allora che…
-Tlam!-
“Eh?” Il Nostro volse lo sguardo in basso, notando che Profunda ora gli stringeva il braccio.
Era una stretta ferrea, di chi non ha certamente l’intenzione di lasciare la presa.
Con l’altra mano, attaccò inoltre lo stesso congegno di prima anche allo scudo.
-Stonk! Vvvmmm…-
Il rumore che provenì dallo scudo lasciò intendere che anch’esso fosse divenuto inutilizzabile.
“Ehm… Magari rivaluto la tua offerta iniziale ed inizio a gridare…”
Lo sguardo dubbioso di Paperinik s’incontrò con le pupille bianche della donna.
Il sorriso di lei divenne ben accentuato, mentre proferiva, con voce spettrale: “…Buon viaggio, eroe!…”
 
L’altro braccio di Profunda si allungò in modo assai innaturale, facendo arrivare la mano di lei a sfiorare il viso del papero. Pikappa sentì chiaramente gli artigli di quella mano stringersi attorno alle sue tempie, mentre la vista veniva oscurata da quel palmo.
Con un movimento deciso, la donna gli strappò via la maschera, per poi gettarla lontano. A Paperino tornò la vista, e ciò che si parò davanti ai suoi occhi gli raggelò il sangue: la sua nemica… quegli strani esseri… ora potevano vederlo in faccia! Provò istintivamente a coprirsi, ma si accorse di avere il braccio ancora ben stretto dalla presa di Profunda, mentre l’altro, quello che brandiva l’Extransformer, era bloccato da due Beati che, con forza, lo tenevano ben stretto a loro.
“Ah, ma io lo conosco!” Disse uno degli esseri.
Paperino si volse verso di lui, ancora basito, rimanendo poi totalmente sconvolto dal viso che ora si ritrovava di fronte: “ANGUS!?” Gridò, stupefatto. Non poteva crederci! Allora… era ancora sotto il controllo dell’Entità?!
Il kiwi ghignò, sollevando una macchina fotografica che teneva con entrambe le mani.
-Flash!Flash!Flash!-
Tre singoli scatti, che rimbombarono nella testa dell’eroe con la stessa violenza di un martello che batte contro un’incudine.
L’inviato continuò: “Igh!Igh! Ecco la prova che cercavo! Sapevo che Paperinik era un impiastro, ma scoprire che sotto a quella maschera c’eri proprio tu…”
“N-no… Non può essere vero! Devo impedirlo!” Disse, dimenandosi.
Uno degli altri Beati si avvicinò a lui con un giornale, mostrando l’articolo in prima pagina. Su di esso, affiancato da una delle foto appena scattate, era scritto a caratteri cubitali:
 
“Smascherato Paperinik: la sua vera identità era quella di Paolino Paperino, nipote del noto magnate locale Paperon De’ Paperoni”
 
“E’ troppo tardi, impiastro! Lo sa già tutta la città… Sei finito…” Gli mormorò di nuovo Angus.
Profunda rise istericamente: “…Ora che so chi sei davvero, non mi sarà difficile usare chi ti sta a cuore contro di te!...”
Le braccia tornarono libere, mentre il Nostro andò ad accasciarsi, in ginocchio.
Portò le mani a stringersi la testa, aprendo il becco per gridare più forte che potesse. Era certamente la peggior situazione nella quale si fosse mai trovato. Come uscirne? COME?
 
 
“Chissà cosa sta immaginando…” Chiese uno dei Beati, notando che Paperinik si ritrovava a terra, in preda al delirio di quelle visioni, così angosciose per lui. Gli occhi mostravano quanto il terrore fosse grande, all’interno del suo corpo. Il becco aperto, da cui però uscivano solo dei leggeri mugugni, che apparivano quasi come grida strozzate. Le braccia erano piegate, coi pugni chiusi, e tremolavano visibilmente.
Profunda portò una mano al fianco, soddisfatta del suo operato: “…Non ne ho idea… Come sai,  posso solo scatenare la paura nel cuore degli altri… Non sono in grado di vedere cosa pensano, a meno che non si verifichi il Contatto… Anzi, a tal proposito…”
Sollevò l’altra mano, osservandone il palmo. Su di esso, andò lentamente ammassandosi un grumo di sostanza nerastra, che poi si staccò dalla mano di lei con un sonoro “Plop!” rimanendo tuttavia su di essa. La donna si chinò in avanti, avvicinando quel frammento di Entità all’eroe.
“… Ancora poco, Paperinik… E scoprirò ogni tuo più piccolo segreto…”
Quel pezzo di gelatina nera, da cui iniziavano a spuntare dei piccoli viticci tremolanti, continuava ad avvicinarsi sempre più al Nostro, arrivando quasi a sfiorargli il petto.
“…Con Angus è stato divertente, sai?… Non immagini neanche cosa pensa realmente di te, in cuor suo… Il che è quasi ironico, per uno che ti ha sempre menato contro durante i notiziari …”
Alcuni piccoli tentacoli andarono a posarsi sul costume, prendendo quindi a moltiplicarsi sin da subito su di esso. La donna sorrise nuovamente, soddisfatta del successo appena ottenuto…
-ZZZZZZZAAAPPP!-
“Yyaaargh!!!”
Un grido improvviso distolse l’attenzione di Profunda, nonché degli altri Beati, da Paperinik.
-Tump!-
Uno di loro, quello che aveva cacciato il grido, ricadde a terra. Subito il suo costume prese a liquefarsi, scomparendo nel nulla e restituendogli il suo aspetto umano. Sembrava svenuto…
“…Che diavolo succed-…”
-ZZZZZZZAAAPPP!-
“Urgh!” Un altro Beato ricadde a terra, colpito da uno strano raggio. Anche per lui, stessa sorte: il frammento d’Entità che lo avvolgeva si dissolse come neve al sole, facendolo tornare normale.
La donna, allarmata, allontanò il palmo da Paperinik, mentre il piccolo grumo nero rimaneva incollato al petto dell’eroe, continuando a moltiplicarsi su di lui.
“…Ancora tu, immonda creatura?….” Ringhiò Profunda, stringendo i pugni in direzione dell’essere che era appena comparso. Gli altri Beati si fecero indietro, mettendosi a difesa della donna, mentre una sagoma nera avanzava.
La luce tenue della luna gli illuminò il becco, nonché i serbatoi a ipercompressione. L’alieno ancora non rispose: sul suo volto, un’espressione come di trance, mentre un po’ di bava gli colava dalla bocca.
“…Che cosa sei?… Si può sapere?…” Gridò per l’ennesima volta la donna, in qualche modo agitata dalla presenza dell’Evroniano sulla scena. Sembravano conoscersi…
Intanto, Pikappa andava lentamente a riprendere coscienza di sé, ritrovandosi ben disteso a terra.
“Ooooh… C-che succede?” Disse, alzandosi sulla schiena e tenendosi la tempia con l’altra mano.
Non ricordava quasi nulla dell’incubo appena fatto: solo una leggera sensazione di malessere, nonché la convinzione di esser stato in qualche modo “soggiogato” da Profunda. La mente tornava ad esser lucida…
“Quack!” Starnazzò, notando il grumo nero che, oramai, gli andava a coprire buona parte del petto. Lo afferrò istintivamente con la mano, provando a scollarselo di dosso: pessima scelta. Tutto ciò che ottenne, fu invece di impastare anche quella, come fosse una gomma da masticare.
“E va bene! L’hai voluto tu! Che ne diresti di una bella lampada solare?” Accese la lucina dell’Extransformer, avvicinandola poi al frammento d’Entità. Essò tremolò un poco, prendendo a ritirarsi, fino a scomparire del tutto.
Nel mentre, Zheron continuò la sua avanzata.
-BZZZAP! BZZAP! ZZZZZZZAAAPPP!-
“Yyar…” “Gah…” “Ouch…”
Altri Beati finirono vittima del raggio azzurrino dell’Evrongun. Essa aveva qualcosa di diverso: al posto della solita impugnatura ne era montata una “modificata”, collegata direttamente, tramite una sorta di tubo giallognolo, ad un piccolo contenitore di forma ovale, posto sulla schiena dell’Evroniano: probabilmente era lì che si andavano a riversare tutte le emozioni vampirizzate.
Profunda comprese la gravità della situazione: se l’alieno avesse continuato di quel passo, sicuramente li avrebbe decimati tutti… Osservò i corpi di chi era stato colpito: normali… Erano diventati normali un’altra volta! Nessun segno di malvagità, nei loro cuori, né la benché minima presenza di assoggettamento mentale: li aveva perduti…
Alzò un braccio, mentre si volgeva: “…Grrr…Ritiamoci!… Andiamo via!…”
Sì… Probabilmente, era la scelta più saggia.
Mentre i Beati si davano alla fuga, l’Evroniano staccò il tubo da sotto l’Evrongun, andando poi a collegarlo su uno specifico punto del serbatoio della spalla. Fatto ciò, sul becco gli si dipinse una smorfia assai soddisfatta.
“Yum! Odio e paura… Un mix che non stanca davvero mai!” Disse.
Beh, decisamente si stava godendo il suo pasto…
E il Nostro? Beh, lui…
“Ouch! Ho avuto risvegli migliori, devo ammetterlo. Eh?”
Ormai ripresosi, poté solo assistere alla fuga in grande stile di Profunda e dei pochi Beati che erano sfuggiti alla furia di Zheron.
“Ma che gli è preso? Perché scappano?”
Si domandò, mentre un’ombra decisamente più alta di lui gli era alle spalle…
Si volse, sussultando: ci mise qualche secondo a riconoscerlo.
“Eh?! Li hai messi in fuga tu?”
L’alieno non gli rispose, puntandogli anzi contro l’Evrongun. Sì, stava decisamente in una sorta di trance: gli occhi fissavano il papero con la brama di chi osserva un piatto di lasagne al forno fumanti…
Paperinik fece un balzo indietro, sollevando l’Extransformer: “Attento, Evroniano! Loro sono impreparati, ma io so bene come affrontarti! Non scordare che ho ricacciato te e tutti i tuoi “amichetti” direttamente sulle vostre astronavi almeno una decina di volte!”
Illuminata dalla luce tenue della luna, ora la figura di Pikappa era ben visibile agli occhi dell’Evroniano, che ben presto si rese conto del grave errore che stava per commettere…
“P-P-Paperinik?!” Fece l’alieno, con voce lievemente alterata.
L’eroe gli sorrise: sapeva che si sarebbero dovuti incontrare ancora, e oltretutto il papero spaziale gli aveva appena salvato le piume, perciò… Abbassò lo scudo, contento di vederlo.
“In carne e piume! Ci incontriamo ancora, Zher-“
“Waaaaaaaaahhhh!!!” Decisamente, l’alieno non era invece dello stesso avviso. La paura lo invase, e sentì quindi l’impulso di fuggire, lasciando peraltro a terra lo strano vaso ovale in cui erano contenute tutte le emozioni di quei paperi che, al momento, si trovavano svenuti a terra.
“No, aspetta!” Gli gridò Pikappa, tendendo una mano nella sua direzione. Fece per inseguirlo, ma si arrestò: si era appena accorto di tutte quelle persone in stato d’incoscienza! Che fossero…
“Oh, no… Dimmi che non le ha…” Si avvicinò ad uno degli ex-Beati, poggiandogli una mano sul collo per constatare il suo stato di salute.
“Fiuuu! Sta solo dormendo… Menomale!” Disse, togliendosi un gran peso. Oltretutto, nessun segno di coolflamizzazione: a quanto sembrava, solo il frammento di Entità era stato colpito.
Sollevò di nuovo lo sguardo. Com’era prevedibile, di Zheron neanche l’ombra. Era sparito nel nulla, così com’era comparso, salvandogli le piume.
“Devo chiamare i soccorsi… Ma prima…”
Afferrò lo strano congegno a forma di moneta, ancora ben ancorato allo scudo, staccandolo da esso.
“Speriamo non si sia rotto…” Mormorò, premendo un tasto sull’Extransformer. Portò poi l’arma vicino al becco, sperando di sentir uscire la voce del supercomputer da essa.
“Uno! Uno, mi ricevi?” Chiese, dunque.
Nessuna risposta. Che lo scudo si fosse veramente rotto?!
Si guardò nuovamente attorno. Qualcuno dei paperi svenuti tremolò appena: si stavano riprendendo dallo svenimento.
“Krrrssvzz… Socio… Vrgrzzz… Socio! Mi ricevi? Vrggzz…” Si sentì ad un certo punto.
Chinò nuovamente gli occhi sull’Extransformer. Funzionava ancora, allora!
“Uno! Menomale, credevo che avesse messo knock out il ricevitore.”
“Grrrvzz… C’era quasi riuscita, Pikappa. C’era quasi riuscita… Vrrnzz…”
 Si avvicinò alla Pi-kar, trovando lo strano apparecchio sul cofano e rimuovendolo senza alcun indugio. Li osservò poi entrambi sul palmo della sua mano: erano identici.
“A quanto sembra, questa femme fatale è più fatale di quanto pensassimo…” Mormorò, salendo nell’abitacolo della macchina. Accese quindi i motori. Niente da fare…
Ci riprovò di nuovo: nulla…
Scese quindi giù dal veicolo, mettendosi al fianco dello stesso: “Ah… Questo mi ricorda la cara 313. Quante volte m’ha lasciato in panne…”
Puntò lo scudo sul fianco dell’auto, stringendo forte il pugno.
-SBRANG!!!-
Il Crasher si abbatté con violenza sulla Pi-kar, facendola vibrare per il colpo appena ricevuto.
-Vmmmmfffff-
Uno strano rumore si udì provenire dal propulsore del retro, mentre una sottile nuvoletta di vapore andò a crearsi dietro di esso.
L’eroe balzò nuovamente nell’abitacolo, prendendo posto.
“Vrrgrcc… Cos’era quel rumore?! Brrgzz… Tutto ok? Vrzzz…”
“Massì, massì… Tranquillo: ho solo messo in moto. Quando ci vuole, ci vuole…”
 
-Ducklair Tower, parecchi minuti dopo-
 
“Dunque, facciamo il punto…” Mormorò Paperinik, passandosi una mano sotto al becco, mentre teneva l’altra dietro la schiena e girava in tondo com’era solito fare un certo ziastro plurimilionario…
Era arrivato alla torre guidando la Pi-kar come fosse una macchina comune: il dispositivo di Profunda aveva infatti danneggiato il meccanismo di volo, costringendolo ad attraversare le vie di Paperopoli come se si fosse trovato sulla sua 313. Già, perché così era ridotta, più o meno, l’automobile prestatagli da Uno: sistema di volo in avaria, motore che a stento aveva resistito, senza lasciarlo in panne… Praticamente, avrebbe dovuto subire non poche riparazioni, per tornare operativa. Stesso discorso per lo scudo, purtroppo: le funzioni primarie c’erano tutte, ma parecchie armi, tra cui il buon vecchio Paralizzatore bradionico, erano ko. Anche il trasmettitore aveva subito parecchi danni.
Si trovava insomma disarmato. Totalmente disarmato…
Portò lo sguardo sui due dispositivi che avevano causato tutto quel macello, tenuti in una teca di vetro, contenente minuscoli bracci meccanici che li stavano sezionando con cura.
“Questi cosi sono, a tuo dire, dei dispositivi che rilasciano potenti impulsi elettromagnetici a contatto… Talmente forti da danneggiare persino l’Extransformer…”
“E’ corretto Pikappa…” Mormorò il supercomputer.
Si voltò di nuovo, fissando Uno: “Extransformer che, al momento, ha bisogno di riparazioni immediate… E la Pi-kar non è messa meglio…”
“Eggià…”
Batté lo stivale a terra, con un ritmo piuttosto costante, mentre teneva le braccia incrociate al petto: “Nondimeno… Non sappiamo come sia possibile che qualcuno ci abbia attirati in trappola con un segnale, nonché con una strumentazione che porta la firma indistinguibile di… Concludi tu, Uno.”
“…di Padron Ducklair.” Disse, spiccio.
“ESATTO!!!” Sbraitò Paperinik, allargando le braccia e volgendo i palmi al cielo. Prese quindi ad avvicinarsi all’ampolla verde: “Mi spieghi come può esser possibile, tutto questo? Come ha fatto miss “Torcia scura” ad avere questa tecnologia, i mezzi e le informazioni per metterci nel sacco?”
Uno tacque per un po’, quindi concluse: “Non computo, socio. La struttura di questi dispositivi porta la firma indistinguibile di Padron Ducklair, ma non credo sia coinvolto in tutto questo…”
Il papero  chinò lo sguardo al suolo, portando le mani ai fianchi: “Da quando è iniziata questa storia dell’Entità, ne ho ottenuto solo grane… Prima ha cercato di colpire direttamente me, ed ora… Non ho più alcuna sicurezza!” Sbraitò di nuovo.
Sbuffò: “Sgrunt! Non serve un genio per capire che Profunda sa con esattezza dove ci troviamo… E se ci ha attirato con quel segnale, sa sicuramente di te! Senza contare quel suo assurdo potere! Io… sono piombato in un incubo! Un incubo così vivido da sembrarmi reale!”
Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, chinando la testa.
Si avvicinò quindi alla sfera, chiedendo consiglio: “Uno, dimmi: quando la tecnologia e le certezze vengono meno, che cosa si fa?”
Il supercomputer rimase in silenzio per qualche secondo, quindi rispose: “Beh, a quel punto si usa la testa, per trovare una soluzione totalmente nuova.”
Paperinik si avvicinò ad un’altra teca, contenente lo strano “recipiente” lasciato cadere dall’Evroniano: “Compreso a cosa serva quest’affare?”
L’intelligenza artificiale sentenziò: “Analisi completata: è un vaso di contenimento. All’interno, un serbatoio molto più grande di quello in dotazione all’Evrongun…”
Uno si volse poi verso il suo alleato: “Ragioniamo, Pikappa. Le nostre armi hanno fallito miseramente lì dove un singolo Evroniano, che di sicuro sconfiggeremmo con estrema facilità, ha invece avuto successo. Zheron, da solo, ha messo in seria difficoltà i nostri avversari... Almeno, a quanto mi hai raccontato.”
L’eroe portò le braccia dietro alla schiena, annuendo: “E’ proprio così. Sembravano temerlo come la peste, e a buon ragione! Li ha sconfitti tutti in pochissimi minuti…”
La testa verde s’inclinò di lato, proferendo: “Credo che sarebbe saggio anticipare la famosa “chiacchierata” che avevi intenzione di fare col nostro amico viola…”
Il papero mascherato si passò una mano sotto al mento, cogitabondo: “Uhm… Se lui è contro Profunda e Profunda è contro di me, allora io e lui dovremmo stare dalla stessa parte. Ha senso, sì…”
Si grattò dietro al capo: “Tra tutte, credo che questa sarà la cosa più folle che mai farò: allearmi con un Evroniano… L’avresti mai detto?”
Cercando di fare coraggio al suo alleato, la testa verde disse: “Zheron non ha un’indole particolarmente malvagia. Oltretutto, non può far molto senza un superiore che gli dia degli ordini… O devo ricordarti com’è organizzata la casta sociale evroniana?”
Paperinik alzò i palmi delle mani, scuotendo il becco: “No, no… Non serve. Me ne ricordo fin troppo bene!” (*Se invece voi nutrite qualche dubbio in merito, vi consiglio la lettura dell’opuscolo al termine di PKNA#0/0: “Evroniani”)
Si volse, portando le mani ai fianchi e gonfiando il petto: “Beh, direi che siamo giunti ad una soluzione. Come direbbe lo zione: il tempo è denaro. Sarà il caso di andare subito a prendere Zheron!”
“Neanche per idea!” Gli rispose un piccolo Uno, spuntato da un vano lì nei paraggi.
Come sempre, Pikappa sobbalzò: “Gulp! E perché no?”
La testa verde nell’ampolla aggrottò la fronte, prendendo a dire: “Il sole sta per sorgere, ed inizia una nuova giornata di lavoro, per Paperino… O pensavi di farla franca?”
L’eroe lasciò cadere le braccia, inclinando il busto in avanti e stendendo la lingua fuori dal becco: “Ma, Uno… Sono sfinito. Non potrei-“
“No! Cambiati. Ti preparo la colazione!”
“Sgrunt!” Mormorò il papero, andandosene dietro alla tendina, così da poter riprendere i suoi panni “civili”.
L’espressione di Uno ridivenne gioviale: “Così va meglio. Oltretutto, devo rimettere in carreggiata almeno lo scudo… A occhio e croce, mi ci vorranno circa 5 o 6 ore: proprio il tempo necessario perché tu finisca il turno in redazione. Che coincidenza, eh?”
“Sigh… Se non sarà Profunda ad annientarmi, ci penserai tu, socio…” Bisbigliò, afferrando alla bene e meglio una tazza di caffè e trangugiandone il contenuto tutto d’un sorso.
“Quack!!! Brucia!” Gridò, sputandolo in giro, a becco aperto.
 
La giornata passò tra catalogazioni di servizi vari ed altre “richieste” particolari da parte di Angus, che altro non fecero se non logorare ulteriormente il povero Paperino, portandolo allo stremo delle forze.
 
-E così, parecchie ore più tardi…-
 
Il papero entrò nel piano segreto, curvo sulla schiena e con le braccia penzoloni per la fatica. Lo sguardo, assente, era di chi non vedeva decisamente l’ora di stendersi e farsi una dormita di quelle storiche.
“Buone notizie, socio!” Esordì Uno, vedendo ritornare Paperino.
Lui non rispose, arrivando di fronte alla poltroncina e lasciandosi cadere su di essa.
Il supercomputer fece comparire un grafico, raffigurante come sfondo le sagome dello scudo e dell’automobile, affiancate dalla percentuale d’operatività: “Dunque… L’Extransformer ho finito di ripararlo giusto qualche minuto fa, ed è pronto per essere utilizzato! Quanto alla Pi-kar… Mi spiace, ma per almeno un altro giorno non ti sarà possibile usarla a piena potenza… Ha subito troppi danni, e inoltre voglio rendere il rivestimento esterno e le componenti interne più resistenti ad attacchi simili…”
Mentre diceva tutto ciò, Paperino semplicemente esordì con uno sbadiglio di quelli che permettono alle tonsille di esser visibili a tutti.
Fatto questo, si massaggiò la pancia, sprofondando nella poltroncina: “Uno… Non potrei riposare un po’? Solo cinque minuti, dai…” Disse, chiudendo gli occhi.
-Gong!-
Un piccolo braccio meccanico, provvisto di mazzetta, picchiò con violenza su un minuto quanto sonoro piatto, producendo un suono tutt’altro che piacevole per chi, come l’eroe, era appena caduto tra le braccia di Morfeo.
“Quack!” Starnazzò, schizzando di almeno venti centimetri al di sopra la poltrona e ricadendo su di essa con un tonfo sordo.
“Come dicevo, poco prima: lo scudo è tornato come nuovo, mentre per la Pi-kar ci vorrà più tempo. Potrai comunque andarci in giro, ma per il momento non volerà… Tutto chiaro?”
Certe volte Uno era davvero spietato: dopotutto, però, la situazione richiedeva un comportamento simile: anche se chiaramente non dava a vederlo, lui era il più preoccupato, per quella situazione. Praticamente un nemico sapeva di lui, sapeva delle sue debolezze! Un gran bello svantaggio…
Paperino si massaggiò gli occhi, trovando la forza per risollevarsi dalla poltrona: “Mi arrendo: andiamo pure a fare due chiacchiere con Zheron…”
 
-Qualche minuto dopo…-
 
Cambiatosi d’abito, Paperinik si ritrovò a sfrecciare per le vie di Paperopoli sulla fedele Pi-kar: il motore emetteva versi strani, di tanto in tanto… Si sentiva che aveva difficoltà a funzionare.
Ad ogni modo, l’eroe non ci fece caso: era troppo impegnato a borbottare contro Uno.
“Quel computer è proprio insopportabile… Che gli costava farmi riposare un po’... Certe volte, ho l’impressione di essere un semplice impiegato. Anzi, gli impiegati vengono trattati meglio!”
“Guarda che ti sento…” Gli giunse in risposta, dallo scudo. Essì, quello funzionava alla perfezione.
“Appunto!” Rispose prontamente Pikappa.
“Umpf! Ad ogni modo, svolta a sinistra e parcheggia la Pi-kar. Dovrai entrare nel tombino che troverai a ridosso del vicolo…”
Paperinik fece quanto dettogli, frenando non appena si ritrovò sulla stradina indicatagli dal computer e balzando elegantemente dall’abitacolo della macchina. Portò lo sguardo sull’Extransformer, sbadigliando: “Yawn… Sei sicuro che il covo di Zheron si trovi proprio qua sotto? Potrebbe averti mentito.”
Avanzò un poco, chinandosi sui talloni ed usando la mano metallica dell’Extransformer per imprimere la giusta pressione al tombino, andando a rimuoverlo.
“Punto primo: non aveva l’aria di chi mente. E, se anche lo avesse fatto, ho comunque pensato bene di spedire qualche drone robot a fare dei rilevamenti. Lì sotto c’è decisamente del materiale evroniano…”
“Mh… Ed il punto secondo qual è?”
Scoperchiato il tombino, l’eroe lo adagiò vicino al buco, mentre Uno continuava a parlare.
“Punto secondo: no che non si trova qua sotto, il suo covo! Avremmo attirato la sua attenzione, piombandogli direttamente addosso:  dovrai camminare un po’, prima di raggiungerlo.”
L’eroe sgranò gli occhi: “Cooosa? E me lo dici solo ora? Ci metteremo troppo tempo! Sarebbe meglio agire tempestivamente…”
Uno lo interruppe: “No, socio: agiremo di strategia. Dalla nostra, abbiamo il fattore sorpresa: ti ricordo che ancora non sappiamo come potrebbe reagire Zheron, vedendoti. Temo che tu gli incuta più paura di quanta dovrebbe in realtà provarne…” Mormorò, mentre il papero mascherato entrava nello stretto cunicolo, aggrappandosi alla scaletta e chiudendo il tombino sopra di sé.
Sceso dalla scala e posti i piedi nel liquame fognario, il Nostro accese la luce dello scudo per vedere meglio: un minuto quanto intenso fascio di luce illuminò piuttosto bene l’ambiente circostante.
Lo spettacolo, certamente, non era dei migliori: “Bleah! Sai cosa mi consola di tutta questa storia, Uno?” Disse, osservandosi la calzamaglia: nella fretta di scendere, s’era imbrattato ben bene le gambe di liquame vario.
Fece un sorriso beffardo: “Che non dovrò essere io a fare il bucato. Proprio non t’invidio: togliere questa roba dal costume sarà un’impresa titanica! Eheh!”
Avanzò dunque con estrema attenzione, tenendo lo scudo davanti a sé e, nel contempo, dando spesso e volentieri un’occhiata alle sue spalle per evitare eventuali imboscate.
Avvicinò ancora l’Extransformer al becco: “Non posso fare a meno di pensare che questa è la classica situazione da film dell’orrore: ed io mi sento tanto nel ruolo del tizio a cui, in sala, si è soliti gridare: “Vattene! Va via di là!”. Non so se rendo l’idea…”
La voce di Uno uscì nuovamente dallo scudo: “Sta calmo, socio. Ho lasciato un piccolo drone a metà strada, ed i suoi sensori di movimento ancora non mi hanno informato di nulla, a parte della presenza di qualche topo… Zheron non è nei paraggi.”
-Squeak!-
“Aaah!!!” Sobbalzò, finendo gambe all’aria nel liquame putrido e maleodorante. Rialzò subito lo sguardo, puntando il fascio di luce di fronte alla piccola sagoma che l’aveva tanto spaventato.
“U-un topo…” Mormorò. Il piccolo roditore sembrò fissare Paperinik con un’espressione leggermente indispettita, prendendo poi il suo pezzettino di cibo ed infilandosi con estrema fretta all’interno di uno strettissimo cunicolo.
“Già, te l’avevo detto che ce n’era qualcuno… Ora rialzati, su! Non abbiamo altro tempo da perdere.”
Il papero mascherato si rimise quindi in piedi, prendendo i lembi del mantello con le dita e tendendolo, andando poi ad osservarsi: “Puah! Rettifico, Uno… Credo che mi getterò con tutto il costume nella lavatrice, al termine di questa faccenda…”
Ripresosi dalla figuraccia, continuò a camminare, attraversando svariati condotti fognari. Uno fu assai abile a guidare il papero nel sottosuolo con tanta maestria.
Ad un certo punto…
“Eh? E tu che roba sei?” Mormorò Pikappa, osservando uno strano robottino che gli girava attorno.
Aveva la forma di una specie di scarabeo meccanico, della grandezza di una palla da rugby. Sulla schiena c’era una sorta di ventola che, girando continuamente, gli consentiva di rimanere a mezz’aria.
“E’ il drone segnalatore di cui ti ho parlato prima. –Fece prontamente Uno:- Seguilo: ti condurrà direttamente al nascondiglio del nostro amico extraterrestre…”
Imbracciato saldamente lo scudo, Paperinik si fece dunque coraggio, prendendo a seguire il volo del robot con gli occhi, standogli dietro fino ad un’ennesima biforcazione.
“Sembra che ci siamo… Sta in guardia, socio!”
“Uno… L’ho detto e lo ripeto: mi sento tanto come il protagonista di un film horror.” Bisbigliò ancora.
Fu al termine del tunnel che Paperinik si ritrovò in quello che sembrava essere un condotto fognario in disuso, e che in realtà sarebbe apparso, agli occhi di un eventuale osservatore, come una sorta di deposito improvvisato.
Il canale di scolo era stato otturato con mezzi di fortuna, e dunque solo qualche rada gocciolina d’acqua cadeva da esso, emettendo dunque l’unico suono udibile, nel luogo.
-Plic!... Plic!... Plic!...-
Appoggiato alla parete vi era un bel Disco individuale, in ottime condizioni. Assurdo… Ne aveva visti a dozzine, durante la sua guerra contro gli Evroniani, tuttavia… Trovarsene uno davanti adesso, a distanza di tanto tempo…
“Mi immagino che faticaccia portarlo fin qua sotto…” Pensò. Beh, anche in quella situazione, cercò di trovare il lato divertente della situazione.
Si guardò ancora attorno: impilati uno sull’altro in un mucchio poco omogeneo, vi erano un bel gruppetto di oggetti assai strani e bizzarri. Alcuni li conosceva: erano dei recipienti simili a quel “contenitore” che Zheron aveva usato, il giorno precedente, contro Profunda ed i suoi servitori.
Da un’altra parte, invece, un paio di Evrongun, e parti che sembravano essere pezzi di ricambio… Probabilmente, componenti per il Disco individuale, o per le armi.
Il papero si chinò in avanti, raccogliendo una delle pistole e rigirandosela tra le mani: “Ma che bell’assortimento di armi e oggetti per ogni occasione… Sembra quasi il mio caro vecchio covo, sotto l’ascensore-armadio.”
Lo sguardo gli andò istintivamente su un sacco dell’immondizia pieno, all’apparenza, di pezzi di carta. Esso portava chiaramente la forma concava nel mezzo, e si trovava adagiato su di un telo di stoffa, piuttosto logorato. Abbastanza facile intuire che quello fosse il letto di Zheron.
L’espressione del papero si fece leggermente triste. In qualche modo, per empatia comprese la situazione nella quale verteva l’alieno. Il che, unito alla conversazione che Uno gli aveva riferito (Che dovreste ricordare da PKNA#49/50: “Notti di caccia”), mostrava all’eroe il quadro completo.
Si chinò, depositando con estrema attenzione l’arma nell’esatto punto in cui si trovava.
“Sta arrivando, socio! Sarà lì a momenti. Devi nasconderti!” Gli disse di colpo il supercomputer, interrompendo così il fluire dei suoi pensieri. Il che, in parte, fu un bene: doveva rimanere freddo e razionale, in quel momento. Dopotutto, non stava facendo niente di male: era lì solo per parlare, no?
“Accidenti, devo sbrigarmi!” Pensò, guardando intorno a sé.
Il tempo era poco, e la soluzione migliore gli sembrò quella di… sparire.
Usò dunque il suo sistema d’occultamento per prendere la forma una piccola cassa.
 
-Poco dopo…-
 
La caccia era stata assai fruttuosa, quella notte. Non solo Zheron era riuscito a procacciarsi del cibo “normale”, ma aveva persino potuto nutrirsi di uno di quei gustosi “strani esseri” ricolmi di malvagità! Tutte quelle emozioni negative decisamente erano un piatto prelibato, per il suo palato.
Arrivò tranquillamente nel suo covo, senza neppure guardarsi attorno: perché avrebbe dovuto, dopotutto? Aveva già passato la giornata precedente tremando come una foglia, sicuro che Paperinik sarebbe venuto a prenderlo… Non voleva ripetere l’esperienza.
Tolta la maschera da coniglio e deposta quest’ultima a terra, si diresse quindi con estrema calma verso il suo giaciglio, mettendosi seduto su di esso e prendendo a guardare davanti a sé. Rimase in quella posizione per secondi interminabili, come se stesse riflettendo. Lo sguardo, tuttavia, era come sempre vitreo e lievemente malinconico…
“A cosa starà pensando? O forse dorme solo in piedi?” Queste le domande che frullavano nella mente della “scatola-Pikappa”.
Ad un certo punto, l’Evroniano si volse verso sinistra, esclamando: “Eeeeh? E questa?! Da dove salta fuori?”
Si sollevò da terra goffamente, avvicinandosi così alla cassa. La scrutò con cura, passandosi una mano sotto al becco: “Uhm… Non ricordo di avercela portata io, però…”
“Vie di fuga precluse, socio!” Sì udì, ad un certo punto, provenire dalla scatola di legno.
“Uh?”
La cassa sembrò sbiadire e, al contempo, emettere delle vibrazioni, fino a scomparire del tutto. Al suo posto, chiaramente, qualcuno fece volteggiare il mantello, mostrandosi quindi nella sua interezza: “Ciao, Zheron. Avrei voluto chiederti: “E’ permesso?”, ma visto che non c’era la porta… Non ti scoccia, spero.”
Il papero spaziale allargò gli occhi più che poté, mentre sul becco andava formandosi un espressione assai stupita: “PAPERINIK!” Gridò.
“Bene! Ora che che ci siamo salutati… Che ne diresti di metterci seduti a parlare? Ho da farti una propost-“
-BZZZZSCRANG!-
Un raggio di energia bluastra si abbatté senza pietà sullo scudo, annichilendosi.
“Fiuuuuu! Menomale che ho sempre i riflessi pronti!” Fece Pikappa, osservando un piccolo filo di vapore che veniva su dallo scudo, intatto.
“Uh? Dove s’è cacciato il “Coniglietto”?”
Si volse alle sue spalle, vedendo che l’alieno se la stava rapidamente dando a gambe, gridando a squarciagola: “Waaaaahhh!!!”
“Aspetta! Voglio solo parlare!” Disse, prendendo ad inseguirlo.
Già, una parola! L’Evroniano si dimostrò infatti assai veloce, ed oltretutto conosceva anche la planimetria delle fogne, a quanto sembrava!
“Puff! Puff! Dovevo dar retta a Paperina e mettermi a fare un po’ di jogging, nel tempo libero… Oh, beh… -Mormorò, attivando il propulsore dello scudo:- Come non detto!”
Volare tra quei cunicoli strettissimi non era proprio il massimo della vita. Più volte il papero rischiò di schiantarsi contro di essi, nel vano tentativo di acchiappare l’alieno.
“Acc- Ouch! Uff! Z-Zheron, una piccola pausa?”
Giunto nei pressi di un condotto specifico, l’Evroniano salì con estrema fretta la scala ancorata al muro, arrivando in poco tempo al tombino posto sopra di essa.
Lo aprì, uscendo quindi in strada e prendendo a correre verso una direzione imprecisata: incredibile quanto fosse spaventato, in quel momento! Era dai tempi in cui s’era ritrovato a dare la caccia a Xadhoom che non provava più quella sensazione in maniera così elevata! Inutile dire che quell’emozione, oltre a dargli coraggio, lo riempiva pure di energie, consentendogli di correre ancora a lungo.
Paperinik sbucò fuori poco dopo, guardandosi celermente attorno: “Accidenti, Uno: l’abbiamo perso!!!” Disse, schioccando le dita.
Neanche il tempo di fare ciò, udì un rumore non molto distante da lui.
-T-chock!-
“Argh!!!”
Pochi secondi, e la Pi-kar comparve in fondo alla strada. Davanti al paraurti della stessa, un certo alieno succhia-emozioni si ritrovava ben bardato in una sorta di elastico gigante di colore arancio. In vano tentava con vigore di liberarsi ma, tutte le volte che ci provava, il materiale si fletteva appena, per poi ritornare alla sua forma originaria, come fosse fatto di gomma.
“P-per Evron! Che diavoleria è questa?”
“Se non ti spiace, socio, rettifico: l’AVEVI perso!” Si udì provenire dal trasmettitore dello scudo. Paperinik sorrise, avvicinandosi quindi all’auto, su cui andò ad atterrare il piccolo drone metallico: “Non so come la chiamiate sul vostro pianeta, ma a occhio e croce direi che si tratti di una corda composta da un polimero ad alta tensione molecolare…”
“Qualcuno ha fatto i compiti, di recente?”
“Naaa… Ho visto una cosa simile in un film di fantascienza… Perché, c’ho azzeccato?” Fece il papero, sorridendo sarcasticamente.
Portò quindi gli occhi sull’Evroniano: “Ed ora veniamo a te, “Coniglietto”…”
“N-non farmi del male…” Riuscì solo a dire Zheron, come l’ultima volta.
L’eroe abbassò lo scudo, portando le mani ai fianchi: “Uff… Sei proprio una mozzarella, eh? Non pensi che, se avessi voluto farti del male, avrei agito in un’altra maniera? Mi sarebbe bastato per esempio attaccarti direttamente, invece di ricorrere a questo piano folle per immobilizzarti! Cioè, in teoria dovrei farti molto, molto male! L’Evrongun che avevi dato a Uno ha rischiato di autodistruggersi tra le mie mani, sai?” Fece, muovendo le braccia come un attore teatrale.
Il papero spaziale non rispose, mantenendo la medesima espressione terrorizzata.
Alla fine, fu Uno a sbloccare la situazione: “Ascolta, Zheron…” Disse solamente, comunicando attraverso lo scudo.
“D-dimmi, Uno…” Ecco: era incredibile come sciogliesse la lingua, quando a parlare era il supercomputer. Pikappa fissò altrove, sbuffando: “Snort!”
L’intelligenza artificiale continuò: “Ok… Prima di tutto, ti libero. Come ha detto Paperinik, non abbiamo cattive intenzioni, quindi questa non serve più.”
-T-chack! Frrrr…-
La corda elastica si separò in due, rientrando nel vano della Pi-kar e permettendo all’Evroniano di rimettere finalmente le zampe a terra. Lui si massaggiò polsi e gomiti, volgendosi quindi verso la macchina. Un’occhiata di sfuggita al papero mascherato, prima di riportare senza indugio lo sguardo sullo scudo: nonostante tutto, temeva ancora Pikappa…
“Molto bene… Riteniamo che le tue capacità potrebbero tornarci molto utili contro un nemico comune, quindi abbiamo qualcosa da proporti: lascia che ti spieghi…”
 
-Qualche minuto dopo, così…-
 
“E questo è quanto. Allora, accetti?” Concluse Uno.
L’alieno portò una mano sotto al becco, carezzandoselo mentre si chiudeva in una neanche troppo profonda riflessione, visto il tipo: “Uhm… Quindi, vi serve il mio aiuto contro quei ghiotti “affari simili a Coolflame”… Avete bisogno di me...”
A quelle parole, Paperinik sbottò: “Ehi, non farti strane idee, capito? Quella che ti stiamo proponendo è un’alleanza momentanea! Ci hai detto che riesci a percepire distintamente quelle cose, se si trovano in un discreto raggio: bene, ci servi per questo! Agiremo stanotte e, sistemato il problema di Profunda, ognuno se ne andrà per la sua strada…”
Ancora poco convinto, il papero spaziale fece: “Mmm… Ed io cosa ci guadagnerei, da tutta questa storia? A parte un po’ di pasti gratis, intendo…”
Paperinik lo afferrò per la divisa viola, facendolo chinare ed avvicinando la fronte a quella dell’Evroniano: “Mettiamola così: tu ci aiuterai a localizzare i Beati, ed IO in cambio ti permetterò di andartene sulle tue gambe, passando sopra al fatto che di sicuro avrai semi-coolflamizzato qualche altro cittadino, dal nostro ultimo incontro!”
Anche se spaventato, l’alieno rispose a tono: “E cosa ti aspettavi? Devo pur nutrirmi, per sopravvivere! Eppoi, come ho già spiegato, li faccio sempre tornare alla normalità!”
“Ma certo! Spaventandoli a morte con quella tua dannata maschera! Attento, sono un tipo poco paziente…”
“Lo so! Stai già ribollendo di rabbia, lo sento… E ti prego di smetterla: questa emozione solitamente mi farebbe venire una gran fame, ma sommata alla puzza che ti porti dietro, mi stai facendo venire il voltastomaco.”
“Grrr!”
Ecco, si era alle solite.
Beh, Paperinik aveva decisamente perso le staffe: “Ma brutto…” Disse, sollevando il pugno metallico in alto, pronto a dare un bel destro su quel grugno extraterrestre.
“Ehm-ehm… Sta buono, socio…” Intervenne Uno, comunicando per mezzo dello scudo.
All’interno della Duclair Tower, l’intelligenza artificiale stava sondando le strade attraverso le telecamere di sicurezza che si trovavano per tutta la città, in cerca ovviamente dei Beati e dell’essere femminile che, apparentemente, li comandava: “Zheron ha ragione, abbiamo bisogno di lui: ci serve il suo aiuto. Quindi, da bravi alleati quali siete, ora smettete di bisticciare e fate la pace…”
Sentendo quelle parole, Pikappa lentamente lasciò cadere il pugno verso il basso, mollando al contempo il costume dell’Evroniano e staccandosi quindi da lui: “Sgrunt! La pace… Mi chiedo quante volte dovrò fare la pace con gli Evroniani, prima che sia quella definitiva…”
Chissà perché, in quel momento gli tornò in mente Grrodon… Già, perché, a rigor di logica, quando si trovava nel futuro per girare il film sulla sua vita (*PKNA#05 – Ritratto dell’eroe da giovane”), dovevano già esser passati diversi anni da quando la Terra aveva siglato il Trattato di pace con gli Evroniani. Di conseguenza, il fatto che Groodon fosse ancora lì, pronto a dargli battaglia, significava, in un certo senso, che i paperi spaziali erano venuti meno alla parola data… Dunque, non c’era da stupirsi se Paperinik ancora si dimostrava assai scettico, di fronte a Zheron.
Uno parlò di nuovo, grazie allo scudo: “Bene, così va meglio…Dunque, Zheron: accetterai di allearti con Paperinik? Come hai detto tu stesso, potrebbe tornarti assai utile… Potresti nutrirti di quel concentrato di emozioni che ti fa tanta gola, ed anche abbondantemente!”
Mentre Uno diceva quelle parole, l’eroe non poté fare di notare quanto fosse bravo il supercomputer a portare la gente dalla propria parte solo per mezzo della parola. Si chiese, nel profondo dell’animo, se anche con lui non fosse così accomodante solo per tenerselo buono, o magari per evitare che ponesse domande scomode…
Alla fine, Zheron prese una decisione. Sollevò un dito al cielo: “Va bene, accetto! Ma ad una condizione…”
“Sarebbe?” Esclamò il papero mascherato, inarcando un sopracciglio.
“Non ora! La renderò nota al termine di questa missione!” Fece l’alieno, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi, con fare superbo.
Paperinik agitò i pugni al cielo, starnazzando:“Questa è l’ultima goccia!!! Uno, non abbiamo bisogno di questa mozzarella di Evroniano! Possiamo trovare Profunda da soli!”
“Accettiamo i termini del patto, Zheron!” Esordì Uno.
“Cooooosa? Ma perché?” Disse incredulo il papero, fissando lo scudo.
“Ho terminato la scansione di tutte le telecamere della città. Non ci sono né Beati, né tantomeno la nostra “femme fatale” da nessuna parte. Di sicuro si nascondono in qualche luogo… E solo Zheron può dirci qual è!”
L’Evroniano aprì un occhio, ghignando in direzione di Paperinik che, in rimando, lo fissò con un’espressione accigliata: “Ihr! Ihr!” “Sgrunt!”
 
-Da un’altra parte giù nelle fogne, mezz’ora dopo…-
 
Le fognature di Paperopoli erano qualcosa di davvero unico. Sviluppate come stretti cunicoli sotterranei, erano state poi espanse per via del fiorente ingrandimento demografico, nonché edilizio, dell’intera città. Esse quindi si stagliavano ora per un’area piuttosto cospicua, andando a formare praticamente un’altra “cittadina” sotto all’imponente metropoli urbana.
Qui, nascosti agli occhi di tutti, vivevano personaggi di ogni tipo. Vi erano barboni senza fissa dimora, fuggitivi, criminali ricercati dalla legge… Un bell’assortimento, insomma, di persone che avevano trovato nelle fogne una seconda casa, nonché una nuova possibilità di tornare a vivere. Ma le fogne non erano solo un luogo utile per chi intendeva nascondersi o fuggire… Nossignore!
Esse erano anche un mezzo perfetto per spostarsi da un capo all’altro della città senza dare nell’occhio, a patto di conoscerle a menadito. E pareva questo l’intento di un certo gruppetto di paperi, capitanati da una figura incappucciata.
Impossibile scorgere i lineamenti di questo assai enigmatico personaggio: la lunga tunica celestina che portava lo copriva totalmente da capo a piedi, non lasciando intravedere neanche il becco. Solo le mani erano visibili, quando le braccia venivano sollevate.
Giunti vicino ad una scaletta, i paperi presero a risalirla lentamente.
Il tizio in impermeabile si occupò di svitare il tombino, aprendo la via agli altri. Non appena furono tutti saliti, l’ultimo richiuse il tombino alle sue spalle.
Accesero poi diverse torce, puntandole in più punti di modo da poter aumentare la visibilità del magazzino.
Fatto questo, tutti, ad eccezione di quello che sembrava essere il loro capo, cambiarono forma: si coprirono quindi di una sostanza nera, mentre i corpi mutavano, facendosi leggermente più gobbi e tozzi. Una fiamma nera prendeva infine a divampare sulle loro teste.
Si trovavano ora in una sorta di magazzino, nella periferia di Paperopoli, ben lontani dal centro.
Arrivati lì, la figura incappucciata si volse verso gli altri, poggiandosi su una tanica vuota: “Allora… Bilancio delle perdite?” Mormorò, ad un certo punto.
Uno dei paperi si fece avanti, dicendo con aria preoccupata: “Purtroppo abbiamo perso Hobey, una delle migliori guide che avevano, qui nelle fogne. E con questa siamo già a tre, per questo mese…”
-Sbam!-
Il tizio con l’impermeabile batté forte il pugno sulla tanica sotto di sé, per poi sollevare lentamente la mano e portarla di fronte al viso, all’altezza delle tempie. Prese dunque a massaggiarle con leggero vigore: “Maledizione… Quello strano essere venuto da chissà dove sarà la nostra rovina!” Esclamò, chinando a questo punto il cappuccio.
Un altro dei paperi si fece avanti: “Che cosa dovremmo fare, Profunda? L’hai visto anche tu! La nostra forza è inutile, contro di lui! Ci basta sfiorarlo per sentirci bruciare e, come se non bastasse, quel suo raggio malefico…”
“BASTA COSI’!” Tuonò di colpo la donna in tunica, scendendo giù dal gallone e rimettendosi in piedi. Strinse un pugno davanti a sé: “Il Maestro si aspetta grandi cose da noi e da questa città! Volete forse deluderlo?”
“N-no…” “No…” “No…” Dissero un po’ tutti i membri del gruppo, facendosi indietro.
Profunda continuò: “Quella specie di papero viola gigante non è invincibile! Se ci metteremo d’impegno tutti insieme, potremo sconfiggerlo!”
I paperi si guardarono tra loro, riprendendo in parte un po’ di coraggio, anche se non erano ancora totalmente convinti.
 
-Intanto, all’esterno del magazzino…-
 
“Che significa:”Sono vicini”? Dovresti essere un po’ più preciso, Zheron!” Mormorò una voce elettronica, mentre ben due figure comparivano nel buio di un vicoletto.
Una di loro, la più alta, si fece avanti, dicendo: “Non so esattamente dove siano! Te l’ho già spiegato: sono riuscito a seguire la forte scia di emozioni che si sono lasciati dietro, ma ora non percepisco la loro posizione esatta!”
Anche l’altra figura sbucò fuori poco dopo, sbuffando: “Sgrunt! A quanto pare, abbiamo un “segugio” piuttosto inaffidabile... Puah!” Fece, quando gli arrivò alle narici il tanfo di cui era impregnato il costume.
Paperinik e Zheron si guardarono attorno, scorgendo solo ed unicamente piccole industrie ed una quantità imprecisata di edifici dismessi.
L’eroe incalzò: “Allora? Hai ritrovato la pista? O devo assumere che ci siamo persi?”
L’alieno allargò le braccia: “N-non capisco. Il posto dovrebbe esser quest-“ Si bloccò di colpo, mentre gli occhi andavano a sgranarsi ed un piccolo sorriso gli si stampava sul becco: “Li sento! Ho ritrovato la scia!” Disse, volgendosi verso sinistra.
Paperinik si passò una mano sul viso, rimuginando: “Ma questi Beati non potevano lasciarsi dietro, che so, un profumo di torta appena fatta? Sono sicuro che mio cugino Ciccio li avrebbe acchiappati tutti anche in capo al mondo…”
Proseguirono ancora, giungendo infine di fronte al vecchio magazzino abbandonato in cui Profunda stava tenendo il comizio. Ovviamente, la saracinesca all’entrata era ben sigillata, ma dalle aperture dei finestroni, sbarrati con degli assi di legno leggermente sconnessi, era comunque possibile vedere e sentire ciò che avveniva all’interno.
Pikappa e l’Evroniano sbirciarono dunque dalle fenditure tra le tavole, notando così il gruppetto di Beati che borbottava al suo interno.
“Bingo!” Bisbigliò Paperinik, per poi distogliere l’attenzione su un colone di bava che era finito sulla sua spalla. Alzò lo sguardo, rimanendo disgustato: “Bleah! Sei peggio di me quando mi trovo di fronte ad una pizza fumante.”
Riportò subito l’attenzione sull’interno, cercando di capire cosa uno di quegli strani esseri neri dicesse…
“Perché non chiediamo aiuto a Paperinik? Lui è il difensore della città. Inoltre, già una volta ha salvato Paperopoli dall’invasione di quegli strani esseri. Sono sicuro che ci aiuterebbe, se glielo chiedessimo…”
La papera con l’impermeabile allargò le braccia: “No! E’ troppo pericoloso!”
“Ma… Non ci andrei con quest’aspetto. Mi fingerei un cittadino terrorizzato, in modo che-“
Prima che potesse finire la frase, la donna scattò in avanti. L’impermeabile ricadde a terra, mentre una fiamma le divampò sulla testa ed il corpo di lei andò a coprirsi di densa melma nera: le pupille si fecero bianche e la pelle assunse una colorazione translucida, ad esclusione del becco.
Afferrò rapidamente l’essere che aveva parlato, sbattendolo contro la parete del magazzino.
-Crang!-
Un rumore metallico, che echeggiò per un poco nell’aria.
“…Non mi riferivo a questo, brutto idiota! … Ma non capisci?!… Ci potrebbe anche essere la remota ipotesi che quell’eroe da strapazzo decida di allearsi assieme al nostro nemico! E, in quel caso, per noi sarebbe la-“
“Fine!” Echeggiò ad un certo punto una voce, proveniente dall’esterno del magazzino.
Tutti si volsero quindi verso l’entrata, con aria estremamente sorpresa.
-Kzzzkzzz… Kzzzap!-
La saracinesca andò letteralmente a liquefarsi, mentre un raggio bianco con venature azzurrine l’attraversò, andando poi ad annichilirsi.
Nel panico generale che ne derivò, dall’apertura così ottenuta sbucò una figura: la luce che c’era all’esterno bastò per lasciarne scorgere i lineamenti: alcune scintille ancora uscivano dall’Extransformer…
“Hai detto bene, Profunda. Se io decidessi di allearmi con l’essere che tanto temi, sarebbe la vostra fine! Beh…” Si fece da parte, chinandosi in avanti come si farebbe a teatro per introdurre un personaggio importante.
L’Evroniano poggiò una zampa nel cono di luce, permettendo così a tutti quelli che si trovavano all’interno di scorgerla. Quindi, avanzò ancora, mettendosi bellamente al centro del buco, e fissando poi tutti coloro che si trovavano all’interno con un’espressione assai gioviale, mentre un rivolo di bava gli colava dal lato del becco.
Alzò dunque un braccio, salutando con la manina: “Ehm… Ciao.”
-AAAAAAAAAAHHHHHH!!!-
Un grido generale, amplificato dalla struttura del magazzino, arrivò ben forte alle orecchie del papero mascherato, che non poté non sghignazzare, prima di ricomparire in scena: “Come dicevo, Profunda… Ora è la vostra fine! Quindi, arrendetevi e-“
“… Addosso! …” Sbraitò la donna, indicando i due all’entrata.
Il gruppetto di Beati, all’inizio restio, andò quindi verso l’eroe ed il papero spaziale, pronto ad attaccarli.
“Eheh! Comincia la festa!” Disse Paperinik.
“Yum! Pancia mia, fatti capanna!” Rispose Zheron.
Un paio di creature scattarono verso l’eroe, provando a balzargli addosso. Tuttavia, Paperinik fu più lesto di loro, portando lo scudo in posizione orizzontale e sparandolo dritto per dritto davanti a sé. Esso batté con forza contro i loro costati, facendogli emettere versi di dolore, per poi ritornare come un boomerang sul pugno metallico e riunirsi con esso con un sonoro “T-Clank!”
Quanto a Zheron: l’alieno tirò fuori l’Evrongun, collegandola con un tubicino direttamente al piccolo “vaso di contenimento” che teneva legato ad una cintola ed iniziando a sparare con la stessa in direzione di altri due paperi. Ogni volta che il raggio ne investiva uno, questo mutava fino a tornare normale. Non prima di aver emesso un grido piuttosto agghiacciante, comunque…
In sostanza, il gruppetto di Beati iniziò ad esser decimato, mentre Profunda ed altri due di essi svitarono con estrema fretta il tombino, calandosi al suo interno.
“Suvvia! Già andate via? La festa è appena cominciata!” Gridò Paperinik, mentre era appena sceso in picchiata con gli stivali sullo stomaco di un altro Beato.
Tuttavia, non appena Profunda andò a calarsi lungo la scaletta, uno dei due paperi che si trovava con lei si mise a difesa del tombino, permettendo anche al compagno di scappare.
Si lanciò quindi verso Zheron, andogli addosso e facendolo cadere a terra.
-Fzzzz… Fzzz…-
 “Aaargh!!!” Fece, mentre un sottile fumo usciva dai suoi palmi, stretti attorno ai polsi di Zheron, nel tentativo di fermare l’alieno. Incredibile dirlo, ma ci stava riuscendo…
“Arrivo, Coniglietto!” Fece Pikappa, vedendo l’Evroniano in seria difficoltà.
Puntò quindi l’Extransformer sulla creatura, sparando col Crasher in direzione del Beato e facendolo volare via.
Questi, non appena si riprese dal colpo subito, provò a scappare. Tuttavia, un raggio bluastro proveniente dall’Evrongun lo colpì in pieno, facendogli emettere un urlo assai profondo. Ricadde a terra svenuto, mentre riprendeva l’aspetto normale.
E intanto che Zheron si riprendeva dal duello appena concluso, l’eroe si volse verso il tombino.
“Oh, no!!!” Disse, correndo rapidissimo verso lo stesso ed aprendolo con estrema facilità grazie al pugno metallico.
Sbirciò all’interno di esso: vuoto.
Si volse quindi verso l’Evroniano: “Spariti alla velocità della luce…”
 
-Giù nelle fogne-
 
La donna ed il papero che la seguiva avevano ripreso il loro aspetto naturale, mentre lei tornava a vestire l’impermeabile celestino.
Avanzarono per diversi metri attraverso svariati cunicoli, senza emettere un fiato. Alla fine, fu il papero ad aprir bocca: “Ce l’abbiamo fatta. Direi che qui siamo al sicuro…”
“No… -Incalzò lei:- Non siamo al sicuro. Non lo siamo più…”
 
-Sempre nelle fogne, ma da tutt’altra parte…-
 
Paperinik era tornato con Zheron al covo di quest’ultimo. Per tutto il tragitto, non aveva fatto altro che parlare di come le avevano suonate di santa ragione ai Beati, e di come fossero dunque riusciti a mettere in fuga il loro capo.
“Stasera hai proprio fatto il pieno di emozioni, eh? Non mangiarne troppe, se non vuoi ingrassare! Eheh!” Fece l’eroe.
“Non intendo mangiarle, infatti…” Rispose l’alieno.
“?”
Pikappa osservò quindi il papero spaziale dirigersi verso il suo Disco individuale, collegando il tubo terminante col “vaso” ad un apposita apertura presente sul mezzo di trasporto. Attese quindi con pazienza che esso si rifornisse pienamente di carburante.
“Ma… Va ad emozioni?” Domandò infine, stupito.
Zheron annuì, per poi rimuovere il tubo. Sorrise, staccando il gigantesco oggetto dalla parete e posizionandolo a terra. Esso prese a fluttuare: “Finalmente posso tornare ad utilizzarlo. Prima mi era impossibile, visto che l’energia emozionale che ottenevo bastava a malapena per alimentarmi…”
Il papero mascherato annuì: “Ah, comodo… Magari la 313 andasse a panini e bibite…”
“Vorrei trasferirmi nel tuo covo.” Disse di colpo l’Evroniano.
“Eh?!” L’eroe rimase basito, di fronte a quell’affermazione.
“C-come hai detto, scusa?” Chiese, come per conferma.
“Il patto era che potessi dettare una condizione, no? Ecco… La mia condizione è: voglio trasferirmi nel tuo covo!”
“Che cooosa? Dì, mi hai preso per un affittacamere? Eppoi, che motivo avresti?”
L’alieno aprì le braccia, volgendo i palmi verso l’alto: “Le fogne sono orrende, e puzzano! Oltretutto, qui non ho nessuno che mi faccia compagnia, mentre nel tuo covo avrei Uno con cui parlare…”
“Un Evroniano nel mio nascondiglio segreto?! Non esiste, hai capito? Non-“ Sbraitò Paperinik, muovendo i pugni al soffitto.
“Ok, puoi trasferirti.” Tuonò ad un certo punto una voce proveniente dall’Extransformer.
Beh, questo lasciò Paperinik veramente di sasso. Si volse verso lo scudo, portando una mano a coprire il becco e bisbigliando: “Uno… Ne sei davvero sicuro? Non è prudente!”
La voce dello scudo parlò ancora a gran voce, perché anche l’alieno potesse sentire: “Zheron ha rispettato i patti, perciò non possiamo tirarci indietro, ora. Oltretutto, immagino concorderai sul fatto che la guerra contro i Beati è appena iniziata e che il suo aiuto ci farebbe davvero comodo…”
“Ma… Ma… E dove lo metteremmo?”
“Nel laboratorio sotterraneo, mi sembra chiaro. Lì avrà tutto lo spazio ed il buio che tanto gli piace. Sta tranquillo, socio. Non sarebbe certo il primo inquilino fisso che avrei, nella torre…”
Ahia… Frecciatina. Sbuffò: “Umpf! E va bene… Ma se succedono dei guai, ricordati che io te l’avevo detto!” Sentenziò col dito, in direzione dello scudo.
L’Evroniano, nel frattempo, iniziò a disporre sul disco una pila di roba, volgendosi con calma per andarne a prendere un’altra.
Nuovamente, Paperinik non poté fare a meno di domandare: “Che stai facendo?”
E Zheron, poggiando alcuni Vasi di contenimento, pazientemente rispose: “Puff! Prendo la mia roba, che domande?! Non voglio di certo lasciarla qui!”
Pikappa sgranò gli occhi, voltandosi confusamente verso lo scudo.
“Ma… ma… Uno: dì qualcosa!”
“Vi aspetto al canale di scolo con la Pi-kar. Fate in fretta: tra poco albeggia!”
Sentite quelle parole, il papero guardò di fronte a sé, spaesato, per poi battersi la mano sul viso: per quella notte, ne aveva viste e sentite abbastanza…
 
-Qualche momento prima, da un’altra parte-
 
“Impossibile!” Questa era l’unica parola che continuava a ripetersi nella mente della donna. Non poteva credere che fosse successa una cosa tanto improbabile! Tutto si faceva dunque più difficile, per lei: ora che Paperinik disponeva di un altro alleato tanto pericoloso, non sarebbe stato facile convincerlo a passare dalla sua parte… Non che ci fossero tante speranze anche prima, intendiamoci! Ma ora sì che la faccenda andava complicandosi…
Profunda si trovava a camminare per alcune vie interne della città. Doveva incontrare qualcuno. O meglio, qualcosa…
Il luogo cambiava di volta in volta, così da impedire eventuali agguati, in special modo dopo gli ultimi sviluppi. Questa volta si trattava di un piccolo spiazzo contornato da edifici non troppo alti. Le persiane erano ben chiuse, così come le luci spente, a riprova del fatto che, chiunque vivesse in quegli appartamenti, era nel mondo dei sogni già da un bel po’ di tempo… o comunque non aveva l’intenzione di affacciarsi alla finestra!
La papera si avvicinò ad un tombino, fermandosi poi a circa un metro e mezzo da esso, chinandosi in avanti e rimanendo in ginocchio: “Sono qui.”
Disse solamente, coi soliti occhi di ghiaccio.
Sulle prime, nulla parve accadere davvero: in effetti, sembrava proprio che non dovesse succedere assolutamente nulla di nulla. Sulle prime…
Passarono alcuni secondi e, infatti, qualcosa sembrò manifestarsi.
Si udirono diversi rumori, provenienti da sotto alle fogne. All’udito, era simile al suono di qualcosa di viscido che si stava arrampicando su per la scaletta, spiaccicandosi su ogni piolo della stessa.
Il tombino andò a girare lentamente su sé stesso, per poi aprirsi. Tuttavia, esso salì verso l’alto, sorretto da un qualcosa che, ad un eventuale osservatore, sarebbe parsa solo un’ombra scura.
La massa di liquido nerastro gorgogliò a lungo, prima di andare a placarsi, mantenendo tuttavia una costituzione amorfa.
Essa sembrò accorgersi di Profunda, e infatti parve in qualche modo muovere i tentacoli globulari proprio nella sua direzione.
“Mi spiace portarle così cattive notizie, Maestro. Purtroppo, però, la situazione è diventata ingestibile…” Fece lei, sollevando lo sguardo.
“Vede… Dopo gli eventi di questa notte-“
-Ssssssssssshhh…-
Un verso assai sibilante provenne dalla creatura, che sembrò paradossalmente dire alla donna di tacere. Quest’ultima reclinò il capo verso il basso, fissando quei tentacoli con aria perplessa e incuriosita.
“Ah…” Esclamò poi, capendone il motivo: “Ha ragione: se effettuiamo il Contatto, potrà vedere e sapere ciò di cui stavo per parlarle…”
Allungò quindi lentamente la mano verso quei viticci neri, preparandosi ad incontrarli. Poco prima che potesse sfiorarli, però, dei segmenti del medesimo materiale spuntarono dalla sua mano, e furono quelli a venire a contatto con l’Entità.
Passarono minuti imprecisati, durante i quali la creatura si limitò a gorgogliare, o ad assumere forme spinose continuamente, come se ciò che in quel momento stava vedendo attraverso i ricordi di Profunda fosse non solo assai realistico, ma persino vissuto in prima persona.
Assimilate tutte le informazioni che volevano ottenere, i tentacoli si staccarono da quelli della donna, mentre la creatura riprendeva la forma amorfa di sempre.
“Come ha visto, la situazione non è dei migliori. Forse dovrei accelerare i tempi… -Esclamò, sollevando un pugno:- …ed attaccare la Ducklair Tower! Raderla al suolo, fin sotto le fondamenta!”
-Ssssssssssshhh…-
Un nuovo sibilo, leggermente più intenso, fece sobbalzare la papera. Lei allargò le braccia, chiedendo spiegazioni: “Ma… E allora come…”
Tacque. In qualche modo, la sostanza amorfa aveva espresso il suo volere… Volere che era ben chiaro negli occhi di Profunda, dato che quest’ultima, reclinato il capo in avanti, si limitò a proferire solamente: “Ho capito. Obbedirò al suo volere…”
Detto questo, si alzò da terra, per poi volgersi sui suoi passi e lasciare rapidamente la zona.
Svoltato l’angolo, incontrò il papero con cui era riuscita a sfuggire all’agguato di Pikappa. Non lo degnò di uno sguardo, limitandosi a proferire: “Il Maestro ha espresso il suo giudizio. Raduna gli altri: si passa al piano b.”
Quanto all’Entità, sembrò di colpo assumere una forma pressoché liquida, finendo nelle fogne e lasciando ricadere pesantemente il tombino nel suo alloggio.
-Clang!-
Dietro a qualche persiana si intravidero spiragli di luce: forse quel trambusto aveva svegliato qualcuno…
 
-Ducklair Tower, prime ore del mattino-
 
Raggiungere la torre aveva richiesto davvero più tempo del previsto! Per ovvie ragioni, infatti, Paperinik non aveva potuto entrare con l’Evroniano dal solito passaggio segreto che lui usava. Era quindi stato costretto a ripiegare per una via che, attraversando in parte le fogne, andava a sbucare proprio all’interno del laboratorio sotterraneo. Via che Zheron aveva già utilizzato una volta per lasciare l’imponente struttura, dopo che Uno gli aveva accordato la libertà. Ironico che ora vi tornasse, per di più di propria spontanea volontà…
Ad ogni modo, arrivati all’interno del laboratorio, il papero e l’alieno presero a scaricare il materiale che avevano portato. E per fortuna che anche la Pi-kar aveva contribuito al trasporto, o non ce l’avrebbero mai fatta!
La sfera verde, posta all’interno di una console di comando, si accese, mostrando il volto di un papero digitale: “Nell’attesa che arrivaste, ho tolto un po’ di roba e l’ho spostata in altre stanze. Ora dovresti avere tutto lo spazio necessario, Zheron…”
“Uh? O-ok…” Fece l’Evroniano, guardando in ogni dove: essì, ora che erano stati rimossi parecchi strani oggetti, quel luogo appariva molto più ampio di come lo ricordasse. Prese dunque a posizionare la prima pila di materiali in un angolo del laboratorio: questi apparivano essere componenti meccaniche di dubbia utilità. Probabilmente, semplici pezzi di ricambio per il suo Disco individuale…
Paperinik In ogni caso non ne riconobbe neanche uno: erano tutti completamente diversi da quelli che, negli anni, aveva dovuto sostituire alla sua amata 313…
Ad ogni modo, decise anche lui di darsi da fare: afferrò una gigantesca pila, sollevandola di scatto...
-Truk!-
Si udì provenire dalla sua schiena: “Ouch! Il colpo della strega…” Mormorò, dolorante.
In quel mentre, un oggettino della grandezza di una noce di cocco andò a cadere dalla cima della pila. Esso pareva composto di un materiale blu traslucido non dissimile dal cristallo, e all’apparenza cavo. Era infatti visibile al suo interno, controluce, una solida struttura argentata, che andava ad occupare gran parte del volume interno. Sulla sua sommità, una sorta di beccuccio chiuso ermeticamente, proprio come il tappo di una bottiglia. Inutile dire che sembrava essere un oggetto particolarmente fragile.
Beh… Tale gingillo cadde giù, in rapido avvicinamento col pavimento che, inesorabilmente, l’avrebbe ridotto in pezzi.
L’eroe, ancora in preda al dolore, lo seguì distintamente con lo sguardo per tutto il tempo.
Allungò quindi in avanti il piede, rimanendo incredibilmente in equilibrio su di una gamba sola, anche se questo gli costò un ennesimo strappo alla schiena…
“Urgh!” Fece a becco stretto, mentre la boccetta andò miracolosamente ad incastrarsi tra il suo stivale e la tibia.
“Fiuuuu…” Sospirò, tranquillizzatosi, per poi continuare: “Ehm… Qualcuno sarebbe così gentile da aiutarmi?”
Alieno e supercomputer si volsero in direzione dell’eroe, mentre quest’ultimo, con l’aiuto di due braccia meccaniche, andò ad afferrare tutto quel materiale, dando sollievo alla schiena del papero.
“Tutto ok?”
“Bah, sopravviverò… Ugh…”
Quanto a Zheron, si avvicinò assai rapidamente all’oggettino di cristallo, prendendolo così dal piede di Paperinik: “Ah… Menomale che è ancora tutto intero.”
Disse solamente, per poi controllarlo con cura e disporlo su un pratico ripiano, come se fosse un cimelio importante.
“Che cos’è? Ouch…” Domandò il papero mascherato, avvicinandosi all’oggetto e massaggiandosi nel mentre la schiena dolorante.
L’Evroniano portò una mano sul fianco, mentre teneva l’altra col palmo rivolto verso l’alto, spiegando: “Acquavite di yiostly. E’ un distillato molto pregiato che si otteneva dalle ormai estinte zoospore di Spirnaff, dopo che avevano infettato i nostri cari vecchi-“
“Bleah! Credo di aver sentito abbastanza…” Fece Paperinik alzando le mani, schifato. Beh, ancora si ricordava alcuni dei “deliziosi” piatti nazionali che aveva assaggiato durante le trattative con gli Evroniani (*Eggià. Per chi volesse le ricette, lo rimando a PKNA#44: “Sul lato oscuro”) e, sinceramente, non è che avesse poi tanta voglia di fare il bis.

-Epilogo:-

Poche ore, prima che la vita a Paperopoli prendesse nuovamente animosità. Il sole era ben alto, ed i turni lavorativi finalmente iniziavano, per qualcuno…
 
“Brutto impiastro!!! Non mi interessa se hai “la bua” alla schiena! Quelle interviste mi servono belle impilate sulla mia scrivania per le undici, mi sono spiegato bene?” Gridò un certo kiwi con estrema forza al papero che si trovava di fronte, facendo volare diversi fogli in ogni dove.
“Quack! Sai, Angus… Di tanto in tanto una bella camomilla ti gioverebbe, fidati.”
 
…mentre, per altri, la giornata era già iniziata da un pezzo…
 
“E questo è più o meno il sunto di come riuscimmo a sfuggire all’ira di Xadhoom disponendo di un singolo Incrociatore e di appena una dozzina di Dischi individuali… In verità ci sarebbero molti altri particolari ma, come ti ho detto, ho preferito riassumere per non annoiarti troppo.” Raccontò, ben disteso su una brandina improvvisata, un certo guerriero Evroniano.
“Glom… Ma certo! Quando si riassume tutto in QUATTRO ORE ININTERROTTE, è normale lasciarsi sfuggire qualche particolare…” Rispose una certa intelligenza artificiale, che per la prima volta da quand’era in funzione pensò bene di posticipare le sue mansioni e quindi i lavori di riparazione della Pi-kar ad un altro momento.
 
…Tuttavia, era quando il sole andava a calare e la città dormiva, che un certo papero mascherato si stagliava imperioso di fronte al panorama della città che difendeva, inneggiando alle sue imprese eroiche…
“Sigh… Uno è rimasto a parlare con Zheron per tutto il giorno, e come risultato la Pi-kar è ancora inutilizzabile ed il costume puzza da far schifo.”
Portò le mani ai lati del viso, stringendo appena sullo stesso: “Come se non bastasse, ho la schiena a pezzi e, a furia di sorbirmi i rimproveri di Angus, mi sento pure mezzo stordito…”
Strabuzzò gli occhi, scioccato: “E non è finita! Tra meno di tre ore devo anche tornare a timbrare il cartellino!!!”
 
-Fine-
  
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