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Autore: Mave    22/07/2012    4 recensioni
Ricordate la scena di Anya al castello quando inizia a cantare e arrivano tutti i nobili dalle finestre e, per ultima, la famiglia di Anastasia? Ho cercato di approfondire quel momento, quando Anya si trova ad interagire con le sorelle e il padre e, magari, torna qualche ricordo...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Shvibzik

Carskoe Selo sembra un paese fantasma, quello che un tempo era il “villaggio dello zar” ora racchiude solo la cenere e la polvere dei giorni di gloria.

Anya, la giovane orfana che non sa niente della sua vita, soffia su quella polvere e, magicamente, tutto nel palazzo prende vita.

Balli e fantasia prendono corpo nei ricordi di Anya: una festa sfarzosa con i nobili russi che si riversano, con i loro abiti eleganti, nel palazzo di Alessandro. La residenza preferita dello zar, del papà di Anastasia Romanov.

Anya, che nei piani di Dimitri dovrà impersonare la granduchessa, si perde nella folla, balla al braccio di giovani ufficiali zaristi. Balla con gli ufficiali come Anastasia faceva sullo “Standard”, lo yatch imperiale.

E poi tra la folla festante giungono tre splendide ragazze, magnificamente vestite, che vanno verso Anya.

“Malenkaya!”

Una di quelle ragazze le si rivolge con l’affettuoso appellativo: ha biondi capelli e uno sguardo malinconico. Anya la chiama Olga, perché sa che questo è il suo nome. È la sorella maggiore di Anastasia Romanov.

Anya se la immagina seduta in biblioteca a leggere i libri prima che possa farlo la zarina, a leggere per Anastasia e a rimproverarla quando, a teatro, si sporcava i guanti di seta bianchi con i cioccolatini.

La ragazza guarda Anya e ride allegra. Anastasia era l’unica a far sorridere sua sorella Olga.

La seconda ragazza porta una tiara in dote all’orfana smemorata. È alta, aristocratica e autoritaria: una vera bellezza esotica dai capelli ramati.

“La governante!”

È questa la prima parola che passa per la mente di Anya quando chiama la ragazza Tatiana. È la secondogenita dei Romanov.

“Shvbizik!”

Tatiana la chiama diavoletto. Chiamava anche così sua sorella Anastasia vivace e maliziosa. La chiamò diavoletto anche quando nascose un sasso in una palla di neve e gliela lanciò in pieno viso.

Anya è attanagliata dal rimorso e dalla nostalgia. Anastasia pianse quel giorno quando capì di aver fatto del male alla sorella ma non le chiese scusa.

Ora Tatiana le sistema la tiara tra i capelli e scivola via.

“Shvbizik!”

Fa eco la terza ragazza sistemando una collana di perle attorno al collo di Anya.

“Mashka!”

Sussurra quel nome. Maria, dal carattere angelico e dagli occhi color del cielo, è stata la migliore amica di Anastasia.

Maria e Anastasia non hanno avuto segreti e si sono cacciate nei guai insieme. Shvbizik riusciva a trasformare anche un angelo in una monella.

Maria e Anastasia hanno suonato il fonografo a gran volume e ballato al ritmo della canzone, facendo un rumore terribile, nella loro camera sopra il budoir della mamma, proprio quando la zarina aveva ospiti.

Hanno spostato i letti nella loro camera per improvvisare partite di tennis.

Anya ricorda Kolya, l’amore mai sbocciato di Maria.

Anastasia prendeva sempre in giro sua sorella quando la scopriva a gesticolare dai balconi sapendo che Kolya era in servizio.

Ora Anya si chiede cosa penserebbe Mashka di lei e Dimitri. Vorrebbe tanto un suo consiglio.

Poi i nobili russi si fermano, fanno l’inchino, e lo zar di tutte le Russie arriva nella sala assieme alla zarina e allo zarevic.

“Baby!”

Anya è pervasa da una dolce tenerezza mentre il bambino, in un uniforme ufficiale troppo ingombrante per la sua età, avanza verso la folla.

È così bello vedere Alexei sorridere. Quando il piccolo erede al trono, dalla salute cagionevole, sta bene è un tripudio di sollievo.

E sulle acque della Neva, nella dacia di Peterof e per i palazzi di San Pietroburgo sembra risuonare l’eco di risate fanciullesche.

Le risate fresche e giovani di quattro sorelle che facevano a gara per contendere amore e cure ad Alexei.

Alexei attende finché la madre non si avvicina e lo prende per mano. Avanzano verso Anya, le sorridono e sfilano oltre.

“Shvbizik posso avere l’onore di questo ballo?”

Un uomo alto, con la barba folta e gli occhi azzurri inizia a danzare con Anya.

Lo zar Nicola era l’unico a cui Anastasia portava obbedienza. L’unico che poteva ordinarle di scendere dagli alberi o di uscire dagli armadi dove si nascondeva quando non aveva voglia di fare lezione.

Anya e Anastasia: la stessa cocciutaggine.

“Papà!”

Anastasia è la monella, il diavoletto dei Romanov. Anya ha la sicurezza di una famiglia.

Solo nel suo sogno. In quella ninna nanna che ha cantato, parole tornate sulle sue labbra all’improvviso, si intersecano i ricordi del passato, dei giorni spesi insieme a persone che le volevano bene.

Pooka abbaia e le figure danzanti svaniscono. Anya torna tra la polvere e le ceneri di Carskoe Selo.

Guarda l’incisione sulla catenina.

“Insieme a Parigi!”

Forse in Francia troverà qualcuno che saprà volerle ancora bene. Qualcuno che la chiamerà ancora shvbizik.

******* *********

Shvbizik: in russo significa diavoletto.

Malenkaya: in russo significa piccola.

   
 
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