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Autore: The bet_    23/07/2012    1 recensioni
Harry mi trascinò per un braccio sul letto e mi stesi affianco a lui. Ci guardammo dritti negli occhi per attimi che sembravano interminabili, non sapevo cosa fare, non sapevo quale fosse la prossima mossa. Non riuscivo più a trattenermi, per quanto mi sforzassi di non accettarlo la realtà era che desideravo le sue labbra più di quanto avessi mai desiderato qualunque altra cosa. Si avvicinò pericolosamente al mio volto, avrei dovuto allontanarmi, ma era come se qualche legge fisica mi attirasse verso di lui. Ci baciammo, fu un attimo. Il mio cuore sembrava scoppiare, sentivo una fitta allo stomaco. Maledetta emozione. Per un secondo mi mancò l’aria, poi le cose ripresero il loro corso e ci continuammo a baciare, senza imbarazzo, senza paure, sembrava che il mondo intorno a noi non esistesse, era tutto perfetto.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 5 del mattino quando la sveglia sul comodino prese a suonare, in genere non mi svegliavo mai cosi presto, ma quello era un giorno importante, almeno per mio padre. Era il suo primo vero incarico da quando eravamo arrivati in Italia. Era stato nominato direttore artistico del festival della canzone italiana, ed era decisamente l’occasione per cominciare la sua carriera in questo nuovo paese. Vivevamo a Genova da una decina di mesi, non avevo neanche avuto il tempo di farmi nuovi amici. Fino a pochi anni prima abitavamo in Francia, ma i miei genitori si erano separati e io ero andata a vivere con mio padre e la sua nuova compagna Sharon a Newport. Avevo lasciato tutto in Francia, compreso il mio fidanzato, il quale mi avrebbe raggiunto per San Valentino in Italia, sarebbe dovuta essere una sorpresa, ma avevo scoperto tutto. 
Lanciai una svelta occhiata alla sveglia, erano le 5 e mezzo, e quasi a conferma di ciò che avevo appena visto, sentii la voce di mio padre che mi diceva di sbrigarmi. Corsi in bagno e feci una doccia veloce, l’acqua fresca fu un ottimo metodo per risvegliarmi; tornai in camera e trovai la mia piccola sorellina ad aspettarmi lì, vestita elegantissima con un sorriso indelebile stampato in faccia. Mi assomigliava davvero tanto nonostante ci togliessimo ben cinque anni, mi sembrava un po’ di guardarmi allo specchio quando la vedevo, era una strana sensazione. Le volevo bene come non ne volevo a nessuno, avevo una specie di spirito protettivo nei suoi confronti e vederla sorridente non poteva fare altro che rendermi felice. Decisi di indossare un vestito, anch’io ci tenevo a non far sfigurare papà.
Scesi in cucina, dove mio padre si guardava allo specchio nervoso, aspettava solo me per partire. Diedi un’ultima occhiata alla casa: cominciavo ad affezionarmici. 
 
 
Il tragitto in auto fu silenzioso, io ero troppo assonnata per parlare, mia sorella invece era euforica, mise le cuffie alle orecchie e iniziò a cantare una delle sue canzoni preferite, i miei occhi pian piano si chiusero e decisi di riappisolarmi finché non fossimo arrivati a Sanremo. Aprii gli occhi dopo un tempo indefinito, a me sembravano cinque minuti, ma mi guardai intorno e vidi un grandissimo teatro, dedussi che si trattasse dell’Ariston, eravamo arrivati. Tempismo perfetto, pensai. Mio padre non stava più nella pelle, voleva andare a vedere l’interno di quel maestoso edificio, mia sorella scese di corsa dall’auto ed entrò per prima, io decisi di accompagnarla, non volevo si perdesse.
 
Era bellissimo, non immaginavo che fosse così grande. C’era gente che correva da tutte le parti, alcuni tecnici controllavano i microfoni, altri organizzavano la disposizione dei posti, insomma tutti avevano qualcosa da fare. Mi girai verso mio padre e lo trovai a parlare con un uomo che non avevo mai visto prima. 
‘Julie vieni qui un attimo!’ urlò lui, in francese, ancora non era riuscito ad imparare l’inglese, figuriamoci l’italiano.
Andai verso di loro. Mio padre mi chiese di aiutarlo con l’inglese, proprio come immaginavo. Il signore accanto a noi era un certo Paul e, a quanto avevo capito, era il manager di un ospite del Festival. Cominciai a fargli domande sull’arrivo del cantante e alcune richieste tecniche. Iniziammo un interminabile e, a mio parere noiosissimo, discorso sulla sicurezza della band di cui lui era la guardia del corpo, non desiderava che fossero troppo vicini alle fan urlanti, temeva per la loro incolumità. Avrei voluto dirgli che qualche adolescente urlante non aveva mai ucciso nessuno, ma decisi di non dare inizio a nessuna discussione, volevo andare nella camera dell’albergo il più presto possibile. Dovevo sistemare le robe nell’armadio e farmi una doccia, faceva stranamente caldissimo, nonostante fossimo a febbraio. Prima di fare tutto ciò decisi però di costatare che il letto fosse sufficientemente comodo e non appena posai la testa sul letto mi addormentai senza neppure rendermene conto. Solo dopo molte ore la voce squillante di mia sorella riuscì a farmi balzare giù dal letto, era tardissimo e tutte le mie cose erano ancora in valigia.
‘’Ti devo dare una bella notizia Julie’’
disse mia sorella sorridente, aggiungendo subito ‘’Anzi, due!’’ trillò.
La guardai in attesa di spiegazioni.
‘’Questa è solo la tua camera, non dovrai più condividerla con me, io dormirò nella stanza di papà. E l’altra notizia ancora più bella, è che domani mattina arriverà Carl, sua madre ha chiamato papà per accertarsi che non ci fossero problemi, doveva essere una sorpresa, ma io ho sentito tutto.’’ Disse compiaciuta, con il sorriso ancora stampato sul volto. Impossibile quella bambina era felice per un non nulla, bastava niente perché diventasse euforica, beata lei. Inoltre adorava letteralmente Carl, quasi più di quanto lo facessi io.
‘’Beh la notizia più bella è che non avrò una rompiscatole in giro per la stanza!’’ esclamai ridendo.
‘’Ah è così? Allora chiederò a papà di poterti fare compagnia, sai non vorrei che rimanessi tutta sola’’
Fece una strana vocina, mi stava chiaramente facendo il verso.
La buttai sul letto e le lanciai i cuscini addosso, dando così inizio ad una sfrenata battaglia di cuscini. Ridevamo fragorosamente, ci divertivamo sul serio. Alla fine si sdraiò sul letto stremata chiedendo una tregua. 
Ripresi a tirar fuori le robe dalla valigia e una volta finito mi misi sotto la doccia. Annie era ancora lì stesa sul letto, probabilmente si era addormentata, era distrutta, era stata in piedi tutto il tempo, balzando da una parte all’altra. Quindi decisi di non svegliarla e mi misi il pigiama. Mi stesi affianco a lei, il suo strano profumo aveva inondato la stanza, ma mi addormentai ugualmente in un secondo, quel letto aveva uno strano potere.
‘’Driiiiiiiin’’ era la sveglia che trillava incessantemente sul comodino. Spalancai gli occhi, Annie non c’era più, doveva essere scesa in camera di papà a prendere le sue cose per vestirsi.
Non avevo voglia di alzarmi, ma la certezza che a breve avrei potuto riabbracciare Carl mi fece saltare giù dal letto. Lo trovai lì, proprio fuori dalla porta della mia stanza, avevo sicuramente un aspetto orribile, ma non m’importava, volevo solo stringerlo a me. Mi era mancato, mi era mancato davvero tanto. Ci scambiammo un lungo bacio, mi aspettavo che il mio corpo reagisse in un qualche modo, ogni volta che mi baciava, almeno nei primi tempi, il mio cuore impazziva, ma non sentii assolutamente nulla, neppure un brivido. Non ci diedi troppa importanza e insieme scendemmo a fare colazione in una grande sala, era davvero tutto lussuosissimo, l’albergo era stato pagato dagli organizzatori del Festival e così vi alloggiavano tutti gli ospiti. Riconobbi sì e no un paio di volti, ma non ci diedi troppa importanza. L’attenzione di Carl fu catturata da una bellissima ragazza che si aggirava nella Hall, m’irritai, stavo per cantargliene quattro, ma fui interrotta dalla voce squillante di mia sorella Annie.
‘Julie, guarda! Lì ci sono i One direction!’. 
Avevo sentito Annie parlare altre volte di loro, le piacevano molto, così decisi di accompagnarla a chiedere un autografo. Mi avvicinai, erano a pochi tavoli da noi, Carl era ancora preso da quella ragazza, così non gli dissi nulla. 
Uno di loro stava mangiando, così pensai che chiedergli un autografo in quel momento l’avrebbe disturbato. Decisi quindi di tornare indietro, ma mia sorella stava già parlando con uno di loro.
‘Potrei avere un autografo?’ domandò Annie con voce spezzata.
‘Ma certo!’ le rispose il biondino con ancora un po’ di cornetto in bocca. Mi scappò da ridere, tutti si girarono a guardarmi e si unirono a me. 
‘E chi è questa bella ragazza?’ mi chiese uno di loro. Lo guardai, era davvero molto bello, aveva gli occhi verdi e i capelli ricci, mi sorrise facendo l’occhiolino. Il tipo con la maglia a righe accanto a lui gli diede una gomitata e gli sussurrò ‘Sei sempre il solito, Hazza!’. 
‘Sono la sorella di una delle vostre più grandi fan!’ risposi io, un po’ intimidita da tutti quegli occhi puntati addosso.
‘E tu? Non sei una nostra fan?’ esordì il più silenzioso di loro, accompagnato da una risatina del moro accanto a lui.
‘‘Veramente non ho mai sentito una vostra canzone.’’ Risposi senza pensarci due volte. ‘’Avrei dovuto?’ aggiunsi subito dopo, in un tono che doveva suonare un po’ antipatico.
Mi lanciarono cinque occhiatacce, sei con mia sorella. Decisi che era ora di uscire di scena, ma all’improvviso arrivò mio padre.
‘’Ehi tesoro, vedo che hai già conosciuto i cinque ospiti del Festival, con loro mi servirà ancora il tuo aiuto’’. 
‘‘Va bene papà’ ’ risposi poco convinta, avevo appena fatto una pessima figura con quei cinque ragazzi ed ero sinceramente imbarazzata.
A quel punto era davvero ora di tornare da Carl, così feci un cenno con la mano e mi allontanai.
Il riccioluto mi gridò dietro ‘Byeee Babeee!’, attirando così l’attenzione del mio ragazzo, che finalmente si accorse della mia esistenza. 
‘’Chi è quello Julie?’’ chiese Carl, poco interessato.
‘’Uno dei membri dei One Direction, la band che parteciperà al Festival.’’ Risposi fingendo entusiasmo.
‘’Che si fa oggi?’’ chiesi, cercando di cambiare argomento.
‘’Julie tesoro, sono stanchissimo, devo ancora disfare le valigie, credo che per oggi sia meglio rimanere in albergo!’’ disse, mettendosi una fetta di torta in bocca. Caddero un sacco di briciole sul tavolino e sulla sua maglietta verdina che si macchiò anche di cioccolato.
‘’Maledizione, maledetta torta!’’ esclamò, sussurrando una serie di imprecazioni.
Lo accompagnai fino alla sua camera, non mi chiese neanche di entrare, sembrava troppo preso dalla macchia di cioccolato sulla sua costosissima maglia.
‘’A dopo Julie, verso le 18 e 30 andiamo all’Aristord, o come diavolo si chiama.’’
‘’Ariston.’’ Sussurrai.
‘’Cosa?’’
‘’Nulla, lasciamo stare. A dopo Carl.’’
Mi sporsi per dargli un bacio, ma mi ritrovai di fronte alla fredda parete bianca della porta che batté di fronte a me.
Odiavo che il mio fidanzato non mi desse attenzioni, ogni ragazza amava averne almeno un po’. Ma era il suo carattere e non potevo fare che accettarlo.

Buonasera gente! :D
Alloora, questo è il primo capitolo della nuova FF che scrivo con un'amica. Che ne pensate? Recensitee!

Sciao :3
  
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