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Autore: mangagirlfan    23/07/2012    1 recensioni
[...]Ichigo non era il tipo che amasse particolarmente partecipare alle feste. Soprattutto se erano piene di gente che andava ad affollare la stanza, riempiendola di un chiasso tale da fargli venire il mal di testa. Eppure, non si sa come, quella volta si era fatto convincere da Haine e da Kon ad andare a quella benedettissima festicciola di Halloween dove, per giunta, era costretto a travestirsi come una qualche strana bestia che, sicuramente, non gli sarebbe piaciuta neanche un po’.
“Oh dai, Ichigo! Cerca di divertirti e di fare meno il musone, una volta tanto! Andiamo ad una festa non ad un funerale!”
“Lo sai che queste cose non mi piacciono!”
“Vallo a dire ad Haine, poi ne riparliamo, ok?”.[...]
Personaggi: Ichigo Kurosaki, Grimmjow Jaggerjack, Orihime Inoue, Kon, Nuovo personaggio (Haine Jaggerjack), Altri.
Note: AU, Onehot
Ha partecipato all'iniziativa di Fanworld Sweety scary challenge
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '†No Control † Tales'
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Titolo: Happy Halloween
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Ichigo Kurosaki, Grimmjow Jaggerjack, Orihime Inoue, Kon, Nuovo personaggio (Haine Jaggerjack), Altri.
Prompt: # Red velvet cake
Rating: giallo
Conteggio Parole: (non so perché ho cambiato pc e qui il conteggio parole non va)
Riassunto: [...]Ichigo non era il tipo che amasse particolarmente partecipare alle feste. Soprattutto se erano piene di gente che andava ad affollare la stanza, riempiendola di un chiasso tale da fargli venire il mal di testa. Eppure, non si sa come, quella volta si era fatto convincere da Haine e da Kon ad andare a quella benedettissima festicciola di Halloween dove, per giunta, era costretto a travestirsi come una qualche strana bestia che, sicuramente, non gli sarebbe piaciuta neanche un po’.
“Oh dai, Ichigo! Cerca di divertirti e di fare meno il musone, una volta tanto! Andiamo ad una festa non ad un funerale!”
“Lo sai che queste cose non mi piacciono!”
“Vallo a dire ad Haine, poi ne riparliamo, ok?”[...]
Note: AU, OneShot


Ecco qui la mia ultima fiction per l'iniziaiva dello scary challenge dell'anno scorso u.u è stato un vero parto, giuro °_° stavo diventando scema per cercare di trovare un finale degno (ma anche abbastanza aperto) per questa shot. Perché io mi voglio malissimo e quindi faccio sempre tanti casini e mi vado ad impegolare in mille cose contemporaneamente <3 comunque appena ho letto della Red Velvet Cake (uno dei dolci che potevamo utilizzare nell'iniziativa) non ho potuto resistere <3 ahhh quanto è buona quella torta <3 l'ho inserita per un breve momento ma sapete com'è, non ero nemmeno costretta ad inserirla ma io ho voluto provarci lo stesso <3 Non so se possa definirsi propriamente romantica ma sul finale un pochino sì. un romanticismo malinconico che vedo solo io forse ma un pochino romantica la è. Non si è capito che amo questo manga e questo AU che ho creato circa tre anni fa. Sarà che qui posso sbizzarrirmi come voglio, facendo girare i personaggi in una maniera contorta ma abbastanza accettabile. Chi lo sa. Devo dire che, nonostante ci abbia messo un secolo a scriverla sono contenta di come è venuta. Forse il finale è un po' frettoloso (rischiavo di scrivere un poema e non andava bene dai) però quello almeno un pochino mi convince. I motivi per cui Ichigo e Grimmjow hanno litigato non li so nemmeno io. magari, quando sarò finalmente riuscita riscrivere il capitolo della long fico che si è cancellato (gnaaaa voglio morire) troverò il suo perché ed inserirò questa festa come un appunto a piè di pagina XD spero che vi divertite a leggerla come io mi sono divertita a scriverla^^ ho usato un rating giallo perché beh, diciamo che lo yaoi accennato non va comunque bene per una storia PG u.u almeno a mio parere u.u
Buona lettura a tutti^^

Happy Halloween


Ichigo non era il tipo che amasse particolarmente partecipare alle feste. Soprattutto se erano piene di gente che andava ad affollare la stanza, riempiendola di un chiasso tale da fargli venire il mal di testa. Eppure, non si sa come, quella volta si era fatto convincere da Haine e da Kon ad andare a quella benedettissima festicciola di Halloween dove, per giunta, era costretto a travestirsi come una qualche strana bestia che, sicuramente, non gli sarebbe piaciuta neanche un po’.
Sbuffò, mentre lui ed il suo gemello rovistavano tra i mille cosplay del manga cafè che si trovava in centro. Almeno, lui se ne restava appoggiato alla parete e Kon si metteva a fare il rincitrullito ogni santissima volta che intravvedeva anche solamente un costume dalla parvenza sexy. Biascicava cose strane – da maniaco, come suo solito – e lui cercava di non ascoltarlo, per non perdersi in mille elucubrazioni con un fratello che di sano, in testa, non aveva quasi più niente.
“Oh dai, Ichigo! Cerca di divertirti e di fare meno il musone, una volta tanto! Andiamo ad una festa non ad un funerale!”
“Lo sai che queste cose non mi piacciono!”
“Vallo a dire ad Haine, poi ne riparliamo, ok?”
Si ricordava ancora quando, un paio di giorni prima, Haine, la loro compagna di classe, li aveva trascinati in quell’assurda idea della festa da organizzare per la notte di Halloween. Si ricordava l’espressione carica di aspettativa dell’amica mentre cominciava già a pianificare dove fare ma soprattutto cosa portare alla festa. Lei, al contrario di Ichigo, amava quel genere di cose. Era un modo come un altro, a parer della ragazza, di passare del tempo con i suoi amici. Ma soprattutto di cucinare dolci. E di mangiarli. Era risaputo che la ragazza fosse una golosa persa e nessuno si stupiva quando, assieme ad Orihime, tirava fuori le torte più disparate e strane, scaricandone la ricetta da internet.
“Ne ho trovata una che sarà perfetta per la festa!” aveva esultato, sventolando un foglietto scritto in un inglese fitto fitto, impedendo a chiunque avesse voluto vedere di cosa si trattasse e quindi di capirci anche solamente un qualcosa.
Il ragazzo dai capelli arancioni fu destato da quei pensieri quando, all’ennesimo completino da infermiera sexy, il gemello aveva lanciato un gridolino eccitato, cominciando a biascicare parole riguardo a quanto la sua bellissima Hime sarebbe stata uno schianto con quello addosso.
“Kon” aveva iniziato a dire Ichigo alquanto nervoso “Se non la pianti giuro che ti prendo e ti lego fuori dal negozio ed i costumi per noi due li scelgo da solo!”
“Essere legato da te è la proposta meno eccitante che abbia mai ricevuto in vita mia, Ichigo!”
Il calcione che il più piccolo dei due gemelli evitò elegantemente – ruzzolando sul pavimento, più che altro – partì non appena quelle parole raggiunsero le orecchie del povero Kurosaki, rosso in faccia come mai in vita sua.
“Ohi, ohi, come siamo irascibili anche oggi! Sicuro di non voler una camomilla a casa, nii-san?”
“Piantala di sfottere o ti apro in due il culo!”
“Ma Ichigo! Ma allora certe battute me le vuoi proprio servire su di un piatto d’argento!”
Non fosse stato per la commessa che, esasperata, recuperò al posto dei gemelli i costumi perfettamente adeguati al loro modo di essere, forse, quei due, si sarebbero ritrovati lì anche quando la festa sarebbe già finita da un pezzo...!

“Ahia! Cavolo fa male!”
“Oh, su! Per uno spillo nella gamba! Cosa vuoi che sia!”
“Mamma, non per fartelo notare ma quella è la mia di gamba e la mia carne. Sai com’è, ci sono affezionato.”
Haine rise, sentendo Grimmjow pigolare come un uccellino all’ennesima puntura di spillo che Chidori piantò, senza volerlo, nel suo povero polpaccio.
“Oh, insomma! Sei tu che sei venuto a chiedermi di metterti a posto questo costume da vampiro che ti sei comprato la settimana scorsa! E poi se ti muovi ogni due secondi è normale che ti pungo, insomma!”
A quel dato di fatto il ragazzo non poté far altro che zittirsi, continuando a mugugnare tra sé se sé. La più piccola di casa continuò a ridacchiare, scrollando la testa, i lunghi capelli scuri, interamente ricoperti di farina che andavano a svolazzare in giro, quasi fossero fatti da lunghissimi fili di Nylon.
“Haine, senti.” La voce di Chidori andò a riempire il silenzio e lo spazio che separava la cucina dal salotto “Il tuo costume dovrebbe essere a posto adesso. Dopo, quando hai finito di preparare la torta e tutto il resto, potresti andare a provarlo? Nel caso dovessi aggiustarti ancora qualcosa!”
“Ok zia! Nessun problema! Piuttosto, come procede il costume da vampiro di Grimm?”
“Direi che sta andando bene!”
“Se per bene intendi che mia madre mi sta dissanguando a furia di piantare aghi e spilli nella mia povera carne, beh, sì a quanto pare sta andando bene!”
La risata che riempì quella casa fu così fresca ed allegra da strappare un sorriso anche ad un povero e martoriato Grimmjow che fissava sua madre da sopra in giù nella speranza che capisse che forse era il caso di prendere meglio le distanze tra la stoffa e la sue parti tenere.
“Dai, che appena è pronta di faccio assaggiare la crema della Velvet Cake!” esclamò Haine, continuando il suo lavoro casalingo con una certa solerzia.
Ecco, quella proposta lo portava ad essere un po’ meno scorbutico ed un po’ più collaborativo. Dopotutto, quella festa Haine l’aveva organizzata apposta per lui. Era il minimo, vi sembra?

Orihime era stata la prima a raggiungere il salone dove si sarebbe svolto il loro party di Halloween. Lei, Haine e Tatsuki si erano messe d’accordo per quell’ora per poter arredare il tutto e posizionare i vari banconi e tavoli che sarebbero stati utilizzati per il buffet. Ishida e Sado le avrebbero raggiunte più tardi. Quando le due testoline scure delle sue amiche fecero capolino dalla porta, Orihime non poté fare a meno di sfoggiare uno di quei suoi sorrisi pieni e gioviali, felice di poter passare del tempo assieme, senza dover stare a preoccuparsi d’altro se non della loro piccola festicciola.
“Hime, hai già pensato a dove mettere i vari festoni che ci avevi fatto vedere qualche giorno fa? Quelli belli, con il raso nero e lucido.”
“Mhm! Io direi di posizionarli proprio lì, sopra il finto caminetto!” esclamò spensierata la castana.
Haine rise a sua volta, ansiosa di cominciare quella festa che, lo sapeva, avrebbe portato molti altri sorrisi come quello che vedeva dipinto sulle labbra di Orihime in quel preciso momento.

Ichigo osservava i suoi amici entrare nella sala mascherati di tutto punto, ognuno rappresentando un personaggio diverso. C’era una vasta scelta e, l'ammetteva con tutta sincerità, Tatsuki e le altre avevano fatto davvero un bel lavoro. Il salone sembrava l’antro di un castello stregato, pieno di addobbi e ragnatele finte. Doveva proprio dirlo e ricredersi, il tutto aveva un suo fascino, soprattutto grazie all’atmosfera che era stata creata con le candele. Haine l’aveva definita... Romanticamente cupa. E lui non poteva darle altro che ragione. Ma il più grande dei gemelli Kurosaki non era il tipo da feste. Il troppo chiasso non faceva altro che renderlo più nervoso. Così, per evitare spiacevoli inconvenienti, osservava tutto da una delle poltroncine rosse che le ragazze avevano fatto portare dal negozio di antiquariato di Urahara. Per loro fortuna non erano così antiche come sembravano, se fossero tornate indietro un po’ ammaccate non ci sarebbero stati problemi. Almeno, così aveva detto il proprietario di quello strano negozio.
“Ichigo! Smettila di fare il burbero e vieni a divertirti dai!”
“Kon, non sono in vena. Tu vai pure a fare il rincitrullito dietro a tutte le gonnelle che vedi. Ma se ti succede qualcosa non venire a piangere da me!”
“Oh, ma come sei crudele!” aveva pigolato il più piccolo, lasciando però solo il fratello, come aveva chiesto.
Un po’ capiva quel modo di comportarsi di Ichigo. Nell’ultimo periodo gli erano successe così tante cose che alle volte faticava a farle andare tutte nella giusta direzione. Soprattutto con Grimmjow. E forse era stato proprio per far appianare gli animi tra lui e suo fratello che Haine aveva messo in piedi quella festa che, sperava, avrebbe portato un po’ di allegria e leggerezza nell’animo di tutti quanti. L’unica cosa che appunto si chiedeva era dove fosse finita la moretta. Anche di Orihime non c’erano tracce.
Non appena ebbe formulato quel pensiero, però, le due spuntarono da dietro la porta del bagno femminile. La prima che vide fu Orihime. Era così tremendamente carina con il suo costume da fantasmino! Poi l’arancione le donava molto senza alcun dubbio. Avrebbe preferito vederla con qualcosa di più... seducente addosso, ma sapeva che non era nel suo stile. Ed a lui andava bene così dopotutto. Si diresse verso di lei saltellando, la migliore faccia da ebete che potesse fare stampata in viso, sbracciandosi per farsi notare dalla ragazza.
“Hime-chan!”
“Oh! Ciao Kon-kun! Bello il tuo costume!”
“Anche tu sei adorabile, Hime-chan! Dov’è quella manesca di Haine?”
“Se stacchi gli occhi da dosso ad Orihime forse mi vedrai.”
Appena si decise a distogliere lo sguardo dal viso dolce della castana, Haine gli si presentò davanti come un fantasma dal nulla e, come tale, sembrava vestita. Era completamente bianca, viso compreso, tranne per i lunghi capelli blu scuro che andavano ad ondeggiare ad ogni suo movimento, come sempre.
“Se mi volevi spaventare ci sei riuscita!”
“Ah Ah Ah. Spiritoso come sempre. Da cosa saresti vestito, tu? Da uomo allupato?”
“Lupo mannaro, prego.”
All’alzata di sopracciglio della ragazza Kon fece una smorfia, tirando fuori la lingua, come faceva da bambino. Haine ebbe la tentazione di afferrarla e di minacciarlo di tagliargliela, ma dovette desistere. Quella serata andava vissuta senza troppi battibecchi.
“Io vi lascio soli a divertirvi a ballare un po’. Devo andare a vedere come procede la festa. Comunque, Hime, sei sicura di voler tenere quel costume? Ce ne sono un paio di bellissimi per chi non è riuscito a recuperarli per tempo, se vuoi cambiarti. Ho visto un kimono che dovrebbe starti benissimo.”
“Preferisco tenere questo. Mi... mi fa sentire più a mio agio ecco.”
Con un’alzata di spalle la moretta chiuse il discorso e poi annuì, afferrando per un secondo il costume di Kon ed avvicinarlo a sé, con fare quasi complice.
“Te la lascio per tutta la sera. Però comportati bene. E ricorda, mi devi un grosso favore.”
Kon non ebbe neppure il tempo di spalancare i grandi occhi nocciola e voltarsi verso di lei che era già sparita nel nulla, esattamente com’era venuta.

“Cosa fai ancora qui? Vai a parlarci!”
Le parole di Haine sembrarono rimbalzare addosso a Grimmjow che, da dieci minuti buoni, non faceva altro che fissarlo, senza muovere un dito.
“Oh, insomma! Avete avuto solo una piccola discussione, nient’altro. Vai là e fatti valere! Ho già fin troppe cose a cui pensare, ‘sta sera. Sei o non sei un vampiro? Tira fuori la tua spavalderia e lo charme – che dubito tu abbia davvero – e vai a flirtare come sempre.”
“Fa meno la rincitrullita, Haine. Se mi avvicino mi prende a pugni.”
“Naaa, c’è troppa gente e sa che se prova solamente rovinarmi il party, la festa gliela faccio poi io a scuola! Muoviti, che Keigo e Mizuhiro si stanno già mettendo nei casini e non posso stare a pensare anche a te!”
Con uno spintone degno di questo nome il ventenne venne praticamente lanciato tra le braccia di Ichigo, imprecando contro una sorella che mai in vita sua sarebbe stata capace di farsi gli affari propri.
Ichigo osservò la caduta del ragazzo senza poter far niente, mentre il mantello nero andava praticamente a ricoprire entrambi come un velo non tanto leggero.
Grimmjow digrignò i denti nel tentativo di rimettersi in piedi e di staccarsi da Ichigo mentre il suo corpo reagiva ad ogni minima e strana pressione che l’altro esercitava su di sé.
“Ma che cazzo..?” biascicò Ichigo quando, alla fine, riuscì a togliersi di dosso il mantello, Grimmjow compreso. Osservò il compagno pulirsi i pantaloni nuovi e stirati di tutto punto, la camicia bianca che era andata a stropicciarsi non poco a causa di quel movimento brusco.
“Porca miseria. Appena torno a casa l’ammazzo.”
Il ragazzo dai capelli arancioni sarebbe tanto voluto sparire dalla circolazione in quel preciso istante. Era furioso con lui, con Jaggerjack, ma il solo percepire la sua presenza e vederlo con i suoi occhi rendeva il mantenimento della sua presa di posizione alquanto difficile. Fissò il ventenne ad occhi socchiusi, la sua migliore espressione irritata di sempre, tentando in ogni maniera possibile di non fargli capire che lui, Grimmjow, gli era mancato terribilmente in quel breve periodo in cui non si erano parlati per niente. Se fossero stati da soli sicuramente non avrebbe resistito e si sarebbe lasciato andare in un millisecondo, ma ora, grazie a tutta quella immensa folla che era andata a radunarsi tutta attorno, poteva riuscire a mantenere un certo contegno, ma soprattutto un certo controllo sulla propria persona. Mentre tentava in ogni maniera possibile di non mostrare alcun segno di cedimento, non si accorse delle occhiate che l’altro gli lanciava, ghignando sotto i baffi per l’espressione estremamente incazzata che il ragazzo aveva in quel momento.
“Cosa c’è, Kurosaki? Cadendoti addosso ti ho per caso fatto qualcosa di strano?” aveva chiesto il ragazzo con fare strafottente.
Era da un bel po’ di tempo che Grimmjow non lo chiamava più per cognome, nemmeno in pubblico. Sentirsi chiamare ancora una volta così, come se nulla fosse successo, gli faceva montare addosso una rabbia tale che dovette usare tutto il suo buon senso ed il suo autocontrollo per non esplodere come una teiera piena d’acqua bollente.
Haine, dal suo angolino, fissava la scena. Se avesse potuto li avrebbe presi a calci tutti e due, facendo risuonare le loro teste come dei gong a furia di prenderli a schiaffi. Quei due non erano capaci di chiedersi scusa. E mai l’avrebbero fatto. Erano troppo testardi ed orgogliosi per ammettere di aver fatto qualcosa di sbagliato. Eppure sapeva – o forse sperava – che almeno, in tutto quel casino e tra tutta quella gente, non si sarebbero presi a pugni, come facevano una volta.
"Siete grandi e grossi abbastanza per cavarvela da soli. Speriamo in bene." mormorò, prima di andarsene, lanciando un'ultima occhiata a suo fratello ed al suo migliore amico, pregando in cuor suo che la sua idea funzionasse. Almeno quella volta.

Kon non era certo di riuscire a resistere dal saltare addosso ad Orihime. Era così tremendamente carina ed all'apparenza morbida ed innocente da fargli venire voglia di mangiarsela tutta. Perché lui adorava la ragazza e l'avrebbe adorata sempre, nel bene o nel male. L'osserva, le labbra morbide e piene che si muovevano mentre parlava con lui, dicendogli quanto amasse quella festa che lei aveva contribuito ad organizzare. Avrebbe voluto morderle quelle labbra. Morderle e sfiorarle con le proprie e toccarla tutta, per sentire ogni centimetro di pelle sotto le dita. Ma quando la sguardo dell'amica andò ad incrociare due figure a loro ben note comprese che mai avrebbe potuto farlo.
E mentre questa consapevolezza entrava in circolo il suo cuore si frantumava in mille pezzi.

Non sapeva come, ma lui e Grimmjow avevano fatto pace. Almeno, così credeva Ichigo. Fino ad un attimo prima stavano discutendo per poi ritrovarsi avvinghiati l'uno all'altro, nascosti tra le poltroncine e il finto caminetto lì accanto. Alla fine tra loro era sempre così. Non riuscivano mai a restare lontani più di tanto. Haine aveva ragione, erano un po' come due calamite che in principio si respingevano per poi attrarsi fino sfiorarsi così profondamente da cominciare a conoscersi come mai in vita propria. Solo in quel momento, da quando tutto era cominciato, capiva quanto il ragazzo dai capelli azzurri gli fosse necessario. Di quanto la sua compagna di scuola ci avesse visto giusto, riguardo il loro rapporto. Perché lui aveva bisogno di qualcuno che gli tenesse testa, che lo facesse ragionare ma che riuscisse, a modo suo, a stimolarlo e con Grimmjow aveva ottenuto tutto questo. E mentre si baciavano, come se quella fosse l'ultima volta che l'avrebbero fatto, cominciò a pensare che forse le feste non erano così male, dopotutto.

Haine avrebbe voluto essere in grado di fare tante cose. Soprattutto donare il sorriso a chi in quel momento l'aveva perduto e rendere le persone a cui voleva bene felici, nel suo piccolo. Eppure, ogni qualvolta in cui riusciva a vedere la felicità circondare come un'aura colorata suo fratello e dil suo compagno di scuola, poteva notare che questa abbandonava sia Orihime che Kon, straziandole il cuore come non mai. Eppure lo sapeva, con Orihime c'era ancora una piccola speranza, un qualcuno che le avrebbe ridato il sorriso, facendole dimenticare una persona che, purtroppo, non l'avrebbe mai guardata come lei osservava la sua schiena.
Ma con Kon era tutto diverso. Perché poteva fare il cretino quanto voleva, dire che amava tutte le donne del mondo e che le avrebbe volute tutte per sé, ma ciò che sentiva per Orihime non l'avrebbe mai provato per nessun'altra. Perché conosceva bene quello sguardo brillante ma disperato mentre osservava la ragazza sperando che lei stessa gli rivolgesse una parola o un azione che non fossero mosse dall'amicizia e dalla gentilezza. Lo stesso che lei rivolgeva a suo fratello Ichigo. E mentre li raggiungeva per sbloccare quella situazione decisamente amara, cominciò a meditare una promessa. Una delle tante che faceva a sé stessa, per poter raggiungere uno scopo. Avrebbe cercato il modo per risanare quei due poveri cuori tristi e soli, sbloccando una situazione che lasciava l'amaro in bocca a troppe persone a cui teneva più di ogni altra cosa.




   
 
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