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Autore: IShallWearMidnight    07/02/2007    10 recensioni

Kenren Taisho e Tenpou Gensui. Una finestra, un albero di ciliegio.
La consapevolezza che il futuro sta per bussare alle porte della loro esistenza.
E forse non hanno avuto il tempo di capire molte cose.
Ma va bene così.

One shot su Saiyuki Gaiden, contiene spoiler sul capitolo 20.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Sha Gojio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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~ …e va bene così

~ …e va bene così. ~

 

 

 

 

 

“I ciliegi sono bellissimi anche questa notte”

 

Tenpou assaporò l’odore dell’aria.

Sì. Decisamente, sia al compagno che a lui sarebbe piaciuta ancor di più se non avesse avuto quell’odore di guerra. Quell’odore di sangue.

Che in gran parte si erano premurati di versare personalmente.

Kenren si appoggiò anche lui al davanzale, scostandosi un petalo che gli si era adagiato trai capelli neri. Il vento portava con sé rabbia, furia, vendetta.

E, paradossalmente, malinconia.
“Che appaiano belli o no… dipende da come ti senti mentre li stai guardando”

Il maresciallo, accanto a lui, alzò lo sguardo verso l’etereo cielo di quel mondo che si ostinavano ancora a chiamare paradiso. Se il paradiso era ciò che tutte le credenze popolari del mondo sottostante gli avevano sempre attribuito, non era posto per loro. per nessuno che conoscessero, probabilmente.

Diede le spalle alla finestra, ritrovandosi a guardare in tal modo, per un momento, il profilo di Kenren che, le mani in tasca, osservava le chiome rosate dell'albero: simile ad una nevicata fuori stagione, continuava a rilasciare i petali dei suoi fiori. Quasi volesse sommergere con la sua purezza lo sporco mondo su cui si ergeva.

Kenren. Il compagno di un’eternità. Il complice. L’amante, se si voleva dar credito alle malelingue.
Forse era un bene, che non lo fosse mai stato. Forse. Accanto a sé, nella morte, non avrebbe voluto la persona che amava.

Ma forse, non poté non notare con un sospiro, sono io che non ho mai capito niente.
Kenren si riscosse, avendo forse avvertito lo sguardo dell’amico. La sigaretta si mosse tra le sue labbra, in quella leggera movenza che aveva un che di sensuale e accattivante allo stesso tempo.

Il sorriso si spense lentamente tra le labbra di Tenpou, mentre anche Kenren poggiava il bacino all’intelaiatura in legno. Stette immobile, lo sguardo perso nel vuoto. Forse attendendo che l’altro dicesse qualcosa.

Tenpou aspirò dalla sigaretta, e, insieme al fumo, un mosaico di ricordi si fece spazio nel suo essere; un mosaico che scorreva, tranquillo come un ruscello, e che inondava, impetuoso come un fiume in piena.

 

“Kenren… ti ricordi?”

Per lunghi secondi quello fu l’unico suono che ruppe il silenzio.
Kenren si sfilò la sigaretta dalle labbra.

“Cosa? La prima volta che ti ho incontrato?”

“Hm? Quella io non me la ricordo molto bene”

 

Se la ricordava fin troppo bene, in realtà.

Gli occhi scuri di quel giovanotto irriverente venuto a conoscere il suo nuovo superiore.

Il momento in cui i loro sguardi si erano incrociati. Lo sguardo stupito di Kenren quando gli aveva detto di essere lui il maresciallo che cercava.

L’atmosfera di totale complicità nata e condensatasi in un attimo.

Odore di vita, aveva pensato Tenpou quando gli aveva stretto la mano.

Quest’uomo vuole sentirsi vivo.

 

“Be', ma se non stavi parlando di questo, ti riferisci a quella volta che portasti di nascosto sulla terra l’intero squadrone per uno yakiniku party?”
“Oh, quella sì che me la ricordo. Non mi sarei mai sognato che mi avresti davvero fatto pagare per tutto il gruppo. Eravamo in quindici, non è vero? E non potei nemmeno far aggiungere il conto del ristorante sulla nota spese. Mi arrabbio ancora, se ci penso”

 

Sul campo di battaglia, Tenpou si comportava in un modo che andava al di là del suo ruolo.

Tenpou non impartiva ordini.

Tenpou si gettava a capofitto nello scontro.

I suoi occhi…

…parevano dire…

Non mi fido di nessuno tranne che di me stesso.

Uno sguardo egoista, fiero…

…spaventosamente solo.

 

In quei momenti quasi mi dimenticavo della lotta.

In quei momenti… pensavo soltanto a quanto i suoi occhi riuscissero a darmi i brividi.

Forse non ho mai capito niente, io.

Ma quel giorno…

…vedendo i suoi capelli sciolti…

che gli coprivano gli occhi…

- l’odore di pericolo, l’adrenalina -

…per la prima volta salvai la vita di qualcuno.

 

“Non sei solo. Ci sono io, e ci sono altri tredici uomini”

“Una volta ho lasciato morire uno dei miei sottoposti”

E io oggi ero sul punto di lasciar morire un superiore”

 

Carne ai ferri per quindici fu il tuo riscatto, Tenpou.

Ricordi? Ce la promettesti quando tornammo a casa.

Non sei solo, Tenpou.

E non lo sarai mai più.

Finché sarò vivo io.

E forse non ho mai capito niente nella mia vita, io.

Ma almeno questa è una certezza.

 

Ma allora si può sapere di cosa stavi parlando?”

 

“Tu sei un pezzo grosso, un generale d’armata… perché scendi ancora sul campo di battaglia con i tuoi uomini?”

“…non credi che sia divertente?

E tu? Perché uno come te è diventato soldato?”

“Già, perché…? In parte perché mi interessa il mondo inferiore. Poi perché odio annoiarmi. E perché a volte mi sembra che il mio cervello ammuffisca…”

“…e perché vuoi sapere come ci si sente a sentirsi vivi”

 

Vivi. Insieme.

Se mai il Tenkai avesse avuto qualcosa del paradiso, quella finestra, in quel momento, lo era.
Il loro paradiso.

Null’altro esisteva, in quel momento, oltre a Kenren, Tenpou, e i loro ricordi.
Né la morte al di fuori di quelle mura.

Gojuin, legato nell’altra stanza.

il piccolo Goku svenuto.
Konzen, con lui.

il futuro.

E andava bene così.

 

Tenpou assaporò la sigaretta che aveva tra le labbra.

 

“Quand’è che tu ti senti veramente vivo?”

“Forse… in quella frazione di secondo in cui penso a quanto sia buona la sigaretta che sto fumando?”

“Esatto…”

Kenren gli aveva sorriso entusiasticamente.

Già. Kenren aveva quella capacità di essere bambino spontaneo e adulto malizioso allo stesso tempo.

E aveva un sorriso, ammiccante, sprezzante, sincero o dolce che fosse, che lo catturava completamente. Così diverso dal suo sempiterno sorriso di circostanza.

 

Sì. Erano vivi.

In quel momento, nient’altro importava oltre al profumo di ciliegi e di sangue.

Oltre al fumo della sigaretta che lentamente si dissipava in aria.

Erano vivi.

E andava bene così.

 

Cos’abbiamo capito noi, Tenpou?

Cos’abbiamo mai veramente compreso, oltre a quel senso di vita che insieme abbiamo trovato?

A quel senso di vita per cui stiamo paradossalmente andando a morire?

 

“Credo d’averlo dimenticato”

 

Kenren sbuffò, divertito, chinando il capo.

…capire cosa?

…quel sentimento che li legava?

Forse non avevano mai capito niente, entrambi.

Ma andava bene così. Forse.

Forse, semplicemente, non c’era nulla da capire.

 

“In realtà… qualsiasi cosa va bene”

 

Va bene così.

Cos’altro ci serviva comprendere?

Cos’altro avrebbe dato un senso alla nostra vita, se non quell’attimo in cui prendevamo la prima boccata da una sigaretta?
Quello in cui il sakè bollente, su cui poco prima era caduto un petalo di ciliegio, ci riscaldava la gola?

E quello in cui iniziavamo a distinguere il picchiettare della pioggia sui vetri?
Forse dare un nome a me e te insieme avrebbe cambiato qualcosa?

 

Purché te ne ricordi anche tu… qualunque cosa”

 

Kenren sorrise, scostandosi dal davanzale.

Si chinò sul volto del generale.

In quel momento erano nel loro paradiso.

 

Non vi fu nessun bacio, nemmeno uno sfiorarsi di labbra.

Kenren appoggiò la fronte su quella dell’amico.

Pelle tiepida contro pelle tiepida.

Vene pulsanti.

Il lieve respiro di entrambi che si confondeva.

La Vita.

 

“Davvero?”

 

Tenpou chiuse gli occhi.

Sì. Andava bene così.

 

“Sì. Davvero”.

 

 

 

 

 

 

Cosa dire?
Erano le due del mattino
.
Stavo risfogliando il Gaiden, precisamente il capitolo in cui loro sono lì.

Belli, silenziosi.

Davanti a una finestra.

I ciliegi in fiore.

Bellissimi anche quella notte.

Quella notte in cui stavano andando verso la vita.

O forse verso la morte.
E non ho potuto fare a meno di scrivere.

Non è una storia, forse non è nemmeno un POV.
Non ha nessuna pretesa.
Ma volevo metterla nero su bianco.

Owari, ~Simona~  

   
 
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