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Autore: Pendragon of the Elves    24/07/2012    4 recensioni
Breve storia scritta un giorno di malinconia estiva, pensando alla fuggevolezza dei tiepidi momenti in spiaggia e alla bellezza che ci circonda e svanisce ogni giorno sotto i nostri occhi, dimenticata, mentre appassisce nel buio e il mondo continua a girare come se nulla fosse.
-  Sono rimasta sul bagna-asciuga a guardare il mare, allegramente consapevole di stare vivendo anche io il tramonto della mia giornata da farfalla. Il giorno in cui avevo tenuto in vita, anche se solo per poco in più, il ricordo della ragazza pallida e cautamente carina: il giorno in cui sono diventata la ragazza dal costume verde.  -
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Ragazza col costume verde


è ancora mattina, una tarda, placida mattinata estiva. Sdraiati all'ombra, sotto un ombrellone. Dietro di noi l'entroterra, a chilometri dalle nostre montagne, davanti a noi solo il mare, a chilometri dal resto dell'Europa e, cosa più importante, a chilometri dalle nostre famiglie. Il cielo, perfettamente terso e limpido, quasi innaturalmente  azzurro, rende blu anche questa parte marrone dell'Adriatico. Il sole, lontano e pallido in quel lago turchino, colora la spiaggia sabbiosa con la sua pacifica luce dorata. è giugno, troppo tardi perché faccia freddo ma troppo presto per la stagione balneare: stiamo bene.
Inspiro profondamente, l'aria profumata di salsedine tra i capelli e sugli occhi chiusi: a parte sporadici gruppi di ragazzi, siamo soli, in pace, su una spiaggia innaturalmente vuota a silenziosa, con solo una leggera brezza ad agitare quella deserta foresta di ombrelloni.
Si sta così bene, riscaldati dal sole indulgente e lambiti dal vento gentile, nel silenzio scandito soltanto dallo sciabordare calmo delle placide onde: potremmo rimanere così per sempre. Buon tempo, bel posto, poca gente, buona compagnia… cosa potrebbe esserci di meglio?
«Guardate: si vede fino all'altra costa».
«Dove?».
«Laggiù, non vedi? Si vedono le colline…».
Apro gli occhi e scruto l'orizzonte in silenzio: è vero, l'aria è tanto tersa da rivelare la costa prospiciente.
«Segui la direzione del mio dito… le vedi laggiù?»
«Laggiù…».
«Per caso sono quelle?».
«Ah, ora le vedo anch'io!».
«Io vedo un costume verde…».
Ci voltiamo, alquanto perplessi, verso il nostro compagno  che siede rilassato sulla sdraio con  uno sguardo perso e distante esattamente come il nostro mentre contemplavamo il panorama. O meglio, sarebbe stato esattamente lo stesso tranne che… stava guardando tutt'altra cosa. Alla fine, seguendo il suo sguardo lungo (come quello dei cow-boys), scopriamo che non stava guardando poi tanto lontano, anzi. Una volta individuato il soggetto, ci concediamo una risata.
«Ma non è possibile…».
«Ma dai, bello, sei sempre il solito!».
«Sempre a guardare la ragazze…».
Volgo ironicamente gli occhi al cielo e sorrido: dicono così ma stanno guardando anche loro.
«Beh, dite pure quello che volete, ma "costumino verde" non è niente male…».
A circa venti metri da noi staziona sul bagnasciuga un nutrito gruppo di ragazzi. La solita banda di idioti che arrivano in spiaggia circondati da ragazze-maschera, fanno irresponsabilmente casino tutto il giorno e alla sera si ubriacano e fanno fermentare per bene l'alcol che anno in corpo ballando come dannati in discoteca. E la mattina dopo vomitano l'anima in un'aiuola. Tutto il nostro opposto: arrivati la mattina con la corriera delle sette, placidamente accampati sotto un ombrellone a parlare e scherzare, per poi tornare a casa con quella delle sei di sera, salutarsi assonnati e stanchi alla stazione e trascinarsi fino a casa per una doccia fredda. I tipici ragazzi da liceo classico, insomma.
La ragazza col costume verde fa parte del gruppo di barbari che strillano e ridono sguaiatamente: solo per la compagnia, si etichetta automaticamente come ragazza-gallina, una stupida, una sciocca, una sprovveduta… ma non è affatto brutta. è carina: non troppo alta, abbastanza magra (ma con un po' di carne dove serve), gambe affusolate, seni modesti ma anonimi. Ed è pallida, tanto pallida: addirittura più di me -ed io, in fatto di pallore, sono un'avversario formidabile-. Mentre la mia pelle ricorda più quella di una statua o di un morto, la sua è bianca e lattea, candida come la neve, senza nessuna apparente macchia o neo a turbarla. E, a vederla, sembra morbida e dolce come la panna. Ha capelli castani, vagamente ramati, lunghi fino alle spalle, i fianchi morbidi e la vitina stretta: anche se con un po' di ciccia ed un'ombra di cellulite sui glutei è davvero carina. Ed indossa un due pezzi verde acqua.
La guardo anche io, mordicchiandomi un labbro, considerando quel bel culetto, quelle gambe, e riflettendo nel mio piccolo. è un bel bocconcino ma, in un certo modo, sotto questa dorata luce di quello che a breve sarà solo un lontano giorno in spiaggia, è sfumata, quasi inconsistente a modo suo. Non si può nemmeno definire una visione perché ce ne sono tante in spiaggia, di ragazze carine: la rossetta dell'ombrellone davanti, la ragazza del tipo muscoloso, la bellezza in pareo rosa che passeggia sulla spiaggia assieme a suo padre, perfino la giovane moglie del ragazzetto mingherlino: sono tutte belle e lei è una di loro. Non è nulla di concreto, vicino, palpabile, non è atro che un punto fisso dove posare lo sguardo se si cerca la vista di una silhouette in bikini verde, uno dei tanti. Sono tutte belle ma sono un'oggetto da guardare, null'altro che un sollazzo temporaneo per gli occhi. è bella, ma non è interessante. So che al calare del giorno, potrebbe scomparire, svanire in un turbine di asciugamani o eclissata dalla stangona in zeppe blu o la bagnina con gli occhiali da sole, ingoiata da una scollatura vertiginosa, uno spacco in decollo. Potrebbe andare in mare, fare un bagno, fare la sua apparizione grondante d'acqua, tutto per poi trovarsi a dover cambiare il costume e, tutto ad un tratto, ritrovarsi a non essere più quello che era. Perché, col suo bel costume verde, si sarebbe tolta di dosso la sua precedente identità. Senza il suo bel costume verde, sparisce o diviene un'altra. Se avrà fortuna, al suo posto potrebbe nascere una ragazza col costume nero o la ragazza "là sdraiata". Se avrà sfortuna, con la sera, il suo bel corpo candido costretto ad essere coperto e a tornare normale, la cancellerà completamente dalla spiaggia.Comunque vadano le cose, la ragazza dal costume verde è destinata a scomparire, a dissolversi nel nulla allo svanire del suo bikini: una specie in estinzione su una spiaggia carnivora. E non ci sarà nessuno, dopo, a piangere la sua prematura scomparsa o a cercarla con gli occhi tra le altre bagnanti. Anche perché quegli occhi annoiati sarebbero stati distratti da qualche altra curva, da qualche altro colore, come invischiati in una tela invisibile. Sciocchi e superficiali, gli occhi dei ragazzi -mi ritrovo a pensare- catturati dall'effimero battito d'ali di queste ragazze farfalla che vivono il loro momento di gloria nell'arco di un giorno, per poi morire dimenticate nei bui anfratti della svalutante memoria maschile.
Ma, in fondo, lei non sembra passarsela troppo male: è assieme a quelli che , probabilmente sono solo compagni di bevute e scuola e non possono essere definiti amici. Misero idolo di polvere di una superficialità condivisa.
Con una certa nostalgia nel cuore, distolgo lo sguardo dal suo bel figurino, ascoltando i miei compagni che già commentano la rossina ventenne dell'ombrellone davanti.

Più volte durante quella giornata ho accennato a "costume verde", più volte sono riuscita a fare in modo che la nostra attenzione si posasse ancora su di lei. Più volte io stessa l'ho cercata con lo sguardo per essere sicura di ritrovarla, per riuscire a cogliere il fatale momento in cui avrebbe mutato il bozzolo -che sarebbe rimasto comunque sempre vuoto-  e sarebbe scomparsa. Credendo che sarebbe scomparsa per tutti ma non per me. Eppure, per quanto cerchi di affrontarlo e mutarlo, l'inevitabile destino fa comunque il suo corso: ad un certo punto i miei occhi non la trovano più, la ragazza col costume verde è scomparsa nel nulla. Ho continuato a cercare nella folla ma invano: il suo viso i suoi occhi, il suo taglio di capelli… non me li ricordavo più.
Con muta, triste rassegnazione, ho accettato il fatto di essermi persa il suo ultimo battito d'ali. Tutto ciò che mi resta di lei è una banale, inutile e ormai vuota immagine di un due pezzi verde acqua.
Quando sono tornata a casa, quel giorno, ce l'avevo ancora in mente. Ma lei, la ragazza senza nome e senza volto, si era corta di non essere stata nulla in quella maledetta spiaggia? Di essere stata meno di un'infima comparsa? è stata uno dei miei ultimi pensieri prima di addormentarmi.
Ma poi l'avrei mai rivista? Sarei mai riuscita a ritrovarla, la ragazza col costume verde?


Dopo qualche settimana, sono tornata in quella stessa spiaggia in compagnia della mia famiglia. Ho continuato a cercarla nei volti delle persone e nessuna di esse ne conservava né le sembianze, né il ricordo.
Mi sono seduta da sola sul bagna-asciuga, indossando sulla mia pelle differentemente pallida un costume di foggia diversa ma del medesimo verde. E ho pensato: forse anche io, in quel momento, ero una ragazza farfalla e non lo sapevo nemmeno. Forse, a guardarmi c'era anche lei. Ma non mi sono girata per vedere se c'era, non ho aguzzato le orecchie per sentire la sua voce perché sapevo che, anche se ci fosse stata, non l'avrei mai riconosciuta. E nemmeno lei si sarebbe mai, anche solo semplicemente, accorta di me. Ero rassegnata al fatto che non l'avrei più trovata, che non sarebbe stata nulla più che un fugace pensiero nella mia mente, un dettaglio insignificante per la mia storia come io o ero nella sua. Chissà cosa pensava, quel giorno, quella ragazza. Non avrei saputo nemmeno questo, mai nemmeno qualcosa di realmente interessante o vero su di lei. L'unica mia consolazione è che, almeno per me, non era stata solo una comparsa, uno spettro, il passaggio di una farfalla. Per me lei aveva avuto un significato: mi aveva indotto una riflessione, si era lasciata dietro, come polvere di fata portato su quelle fragili ali verdi, un significativo senso di impermanenza. Restava solo a me il compito di articolarla, di formulare questo ricordo e dargli un minimo valore. Non sapevo nulla su di lei, nulla di quello che aveva passato, nulla di quello che era, nulla di quello che sarebbe diventata e che le sarebbe accaduto:  per quanto potevo saperne io, poteva essere la cosa più importante che avrebbe fatto in vita sua, il suo più importante ricordo nella storia… almeno, nella mia. Anche se, probabilmente, anche io me ne sarei dimenticata, prima o poi.
Sono rimasta sul bagna-asciuga a guardare il mare, allegramente consapevole di stare vivendo anche io il tramonto della mia giornata da farfalla. Il giorno in cui avevo tenuto in vita, anche se solo per poco in più, il ricordo della ragazza pallida e cautamente carina: il giorno in cui sono diventata la ragazza dal costume verde.



                                          


 

Fine



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Questa è una storiella senza pretese, scritta poco tempo dopo aver visto una ragazza col costume verde ma pubblicata esattamente un mese dopo averla terminata. La ragazza non è stata che un dettaglio di una divertentissima giornata al mare ma ho voluto dedicarle uno spazio in una storia tutto per lei, prima che anche essa sparisse definitivamente dalla mia mente: ovunque lei sia, questa storia è dedicata alla ragazza col costume verde e a tutte le ragazze farfalla che volano sulla spiagge dorate.

Pendragon of the Elves

  
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