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Autore: Talulah    24/07/2012    2 recensioni
Un’antica legge mai mutata, tramandata in silenzio di generazione in generazione. Una magia mai morta ed eterna, che silenziosa s’insidua nelle membra e nell’anima, nei Celti più nobili e puri, discendenti dai sacri padroni, re. Dinastie sempre più forti e incontrollabili. Era così, dalle ere più immemorabili. 
Popolo di liberi e indomabili guerrieri, dalla potenza sovrannaturale e inesauribile, dagli immensi poteri, dalla eterna bellezza ogni secondo più armoniosa e perfetta. 
I Celti.
Ma Davina, rimane la mia fiamma, rimane colei che illumina i miei giorni da discendente dei sacri Dei.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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Capitolo I

Nymphaea tra dolci acque

 
 






Il passato

 
 



Quel giorno, così importante e traboccante di giovinezza e potere, il bosco ed il popolo, eterno e mortale, era silenzioso.
L’aspettativa, la tensione, era palpabile in quella prima alba scandita da nuove nascite e nuovi salvatori.
Le creature dei boschi, incuriosite, ascoltavano i sentimenti degli umani. Lacrime silenziose scorrevano sulle guance, rosee e sudicie, respiri smorzati in cerca di una speranza non vana, stridio di denti invidiosi.
Erano stati avvisati, umani e immortali, dell’arrivo delle creature degli Dei, figli sacri, progenie dei Re. L’oracolo l’aveva predetto e adesso il popolo, attendeva la venuta dei nuovi eroi. Del nuovo eroe. Del principe glorioso, che fra tutti si sarebbe distinto.
Aideen lo sapeva. Aideen la bella, figlia dei boschi, ninfa in attesa.
Aspettava il figlio del re, colui che sarebbe divenuto un guerriero valoroso e formidabile. Sorrideva al vento e alla natura, danzando nuda fra gli alberi i cui rami le carezzavano il corpo delicatamente, come tanti amanti bramosi e premurosi. I lunghi capelli scuri e ondulati la accarezzavano, pieni di vita, le sussurravano cosa a breve sarebbe accaduto. La risata angelica della ninfa si disperse nella foresta, frantumandosi in milioni di cristalli che le creature dei boschi ascoltarono con piacere.
Era primavera. E la natura era viva e di buon umore. Presto qualcuno li avrebbe protetti. Il vento soffiava libero e leggero fra le foglie verdi e fra i fiori così belli e numerosi.
Aideen danzava, raccogliendo fiori e adornandosi il capo. Sapeva di essere splendida ma voleva esserlo ancor di più quel giorno per il Principe. Carezzandosi i seni con i polpastrelli sorrideva serena e gioiosa ai piccoli animali che incontrava lungo il suo cammino. Respirò l’odore dolce dell’erba e ridendo si gettò di schiena sull’erba, le braccia spalancate ad imitare un Angelo. I fili verdi si fecero più soffici, pronti ad ammorbidirsi per quella creatura che faceva parte di loro.
Aideen tese l’orecchio e ascoltò le sue sorelle. Trepida attesa.
Strofinandosi sull’erba si avvicinò ad un fiore particolarmente grazioso. Il profumo agrodolce investì le narici di Aideen che subito, avida, vi ci immerse il viso, bramosa di altro profumo. I sensi si distesero. I suoi capelli vibrarono, l’accarezzarono e le sussurrarono. Erano arrivati. Le sue lunghe e appuntite orecchie tremolarono.
Sorrise e si alzò.
Corse, i lunghi capelli svolazzavano attorno a lei. Al suo passaggio gli alberi si ritraevano, curiosi di sapere cosa a breve sarebbe successo.
Creature, magiche e non, uscirono dalle loro case, emettendo versi di richiamo.
Erano arrivati.
Il cuore della foresta batteva forte e potente, vigoroso. Tutti, felici, volevano vedere il frutto degli Dei.
Le ondine cantavano e ridevano.
Le ninfe avevano già accolto con se alcuni discendenti. Ma Lui, Lui era lì, dove Aideen si stava dirigendo con le lacrime che le scorrevano sulle guance. Portato dall’acqua.
I Salici piangenti accompagnarono la sua corsa, incitandola e spingendola delicatamente con i loro rami ad affrettarsi.
Sentì lo scroscio delle cascate. Vide il piccolo lago cristallino, adornato da migliaia di fiori di loto.
Le ondine facevano bella mostra di loro fra le acque. Nude e bellissime, giocavano fra le acque dolci e chiare, l’eco delle loro risate a disperdersi nella foresta, fra le acque, nel tempo. Tutte ridevano, piangevano di gioia. Tutti volevano vedere come sarebbe stato il piccolo Principe. Tutti guardavano in unico punto, aspettando la Luce.
Aideen entrò nelle acque, baciando sulle belle labbra le sue sorelle, le punte dei capelli intinte nel liquido fresco e così leggero quel giorno.
La foresta si fece silenziosa. Neanche il vento soffiava.
E Luce fu.
Le cascate si fecero silenziose e dolci. Il lago divenne trasparente.
E le dolci acque portarono il Principe.
Luce infinita si riversava su quel fagotto trasportato e posato su una nymphaea. Le acque del lago, delicatamente lo portavano con esasperante lentezza verso le ondine, verso la ninfa.
Quell’attesa era così dolorosa, pensò Aideen.
Voleva vedere quel volto che tanto avevano cantato le poesie, e che tanto avrebbero agognato le donne in futuro. Voleva fosse suo quel bambino, che presto sarebbe divenuto un amante. Il suo amante. Voleva carezzare quel corpicino celeste.
E finalmente, fra tutta quella luce, la nymphaea, il Principe, la raggiunse.
Le ondine afferrarono i bordi del fiore delicato che aveva avuto il così onorevole compito di scortare il Principe fra le loro braccia.
Scostò trepidante le sue sorelle che assorte, trattenevano il respiro meravigliate.
E Finalmente Aideen lo vide. Circondato da fiore e luce. E quando lo vide una cosa le fu certa.
Nulla, niente nei suoi millenni di vita le era mai parso così bello, armonioso e perfetto. Pianse di gioia, carezzando con le mani quel neonato così luminoso.
Un’aura splendente brillava attorno a lui.
Chiunque si sarebbe accorto che quel piccolo, così innocente e dalla bellezza così perfetta da essere dolorosa e struggente, chiunque, si sarebbe accorto, che colui era figlio di Dei.
Il Principe era una creatura dall’aspetto fragile, come ogni altro neonato, ma vibrava una forza immensa attorno a lui. Ben nutrito, era il bambino più bello che avessero mai visto. I suoi capelli, biondi, candidi come la neve, erano folti e brillavano alla luce del Sole, ma Aideen avrebbe scommesso che nella notte avrebbero emanato luce più di ogni altra Luna. Aveva occhi grandi e ridenti, adornati da folte ciglia, dal colore cangiante. Del colore dei ghiacci, trasparente e dalla sfumatura azzurra come quelle acque che lo cullavano, viola, o di un indaco chiaro quanto la sua pelle. Erano occhi dalle mille sfumature, intelligenti e curiosi.
La sua pelle era profumata e bianca, aveva un aspetto dolce. La piccola bocca aveva labbra carnose e rosee, che curiose si piegavano in un sorriso, come i suoi occhi, lucenti. Piccole fossette gli si formarono sulle guance di poco arrossate.
Aideen, piangendo silenziosamente, gli si avvicinò gentilmente, posandogli una mano sulla piccola nuca. Il piccolo socchiuse la bocca, e la guardò ad occhi bene aperti. Pareva già un uomo, un eroe. Aideen gli diede un delicato bacio sulla candida fronte, poi osservò il sorriso che il piccolo le regalò.
Il Principe adorava i baci.
Aideen rise. Tutti ascoltavano, aspettavano.
<< Dolce Principe >> fiatò le sue parole la ninfa, ma tutti la sentirono, << figlio del re, figlio del Sole e della Luce, dell’Amore e della Bellezza, figlio nato dal Potere destinato al Potere. Bello come e più del Sole tu diverrai, risplenderai, potente e amato come tuo padre tu diverrai, desiderato e luminoso come tua madre tu sarai. Le donne ti vorranno e nessuno saprà resisterti, uomini o donne, i nemici ti temeranno. Il tuo Destino è grande, mio Signore. >> sussurrò la ninfa prendendolo delicatamente fra le braccia il piccolo Dio, guardando i suoi grandi occhi attenti e stringendolo a se, << Benvenuto fra noi Gwenvael, Principe glorioso e luminoso. >> pronunciò in un mormorio che si disperse nel vento, facendo battere i cuori di gioia, << benvenuto fra noi, figlio di Lug! >> gridò la ninfa, portando il fagotto in alto, proteso verso il cielo, lanciando un urlo di gioia.
Tutte le creature, riunitesi lì, intorno al lago, affollando quel magico giorno, lanciarono al vento e agli dei il loro grido di gioia, un grido che sapeva di una battaglia appena vinta nelle migliori delle maniere, urla liberatorie di potere e speranza. Il nuovo Dio emise dei vagiti guardandosi attorno. Un grande compito lo aspettava, e lui sembrava capirlo.
Gli eroi erano lì, ritrovati e presto spediti nelle loro case. Il Principe era lì. Una nuova Era stava per cominciare.
Il piccolo Gwenvael venne preso fra le braccia di Aideen, bramosa di sentirlo vicino a se, coperto solo dalla nymphaea che generosa proteggeva il neonato con i suoi petali.
Quella sera gli eroi avrebbero trovato il loro posto al villaggio. Nella notte sarebbero stati portati alle case a cui erano stati predestinati. Aideen sentì il cuore piangere, ma continuò a sorridere.
Tutti i bambini, figli degli dei vennero riuniti in una radura dai mille colori, come erano quei neonati. Ognuno di loro era splendido.
Aideen curò il suo Principe con tutto l’amore che il suo cuore aveva da offrire, lo nutrì con la sua linfa vitale, con il suo latte, lo accarezzò, lo lavò, lo profumò. Le ninfe lo circondavano, bramose di toccarlo, elogiandolo di complimenti, che Aideen accoglieva con orgoglio come la madre che si sentiva e come l’amante che presto sarebbe stata.
Il Dio infante le sorrideva, facendo arrossare le sue piccole guance, le tastava i capelli, e i capezzoli scuri.
Il tempo scorreva inesorabilmente, cattivo e veloce.
Ben presto la notte scese e Aideen fu costretta ad allontanare da se il piccolo Gwenvael, fra lacrime amare e sofferte, singhiozzi impetuosi, stringeva a se frenetica il piccolo che rispecchiando la paura della sua nutrice aveva cominciato a singhiozzare e ad emettere vagiti spaventati. Non una lacrima era scesa per quel piccolo viso perfetto.
Il piccolo fu strappato via dalle braccia tremolanti di Aideen che dolorante supplicava le sue sorelle di lasciare il bimbo a lei. Lo avrebbe cresciuto come un vero eroe!, gridò alle sue sorelle. Solo schiaffi ricevette. Non poteva innamorarsi del Principe luminoso e glorioso. Non poteva e doveva farsi forza. Strattoni ricevette, fino a quando tremolante e singhiozzante non si alzò da terra. Raggiunse in preda al dolore il limitare della foresta, dove le accompagnatrici degli eroi coccolavano i piccoli. Era tempo di portarli fra gli umani. Tutti erano fra le braccia delle ninfe. Tutti tranne Gwenvael, figlio di Lug che giaceva tranquillo fra le braccia della fata Faye, per volere della Dea sua madre. Il cuore si lacerò, vedendo il piccolo così tranquillo fra le braccia di una donna che non era lei. Le lacrime si fecero più ripide e i singhiozzi più intensi.
Perché non piangeva?, gridò il suo cuore disperato.
Spintonando corse da ciò che considerava suo. Il piccolo la guardò con affetto. Pareva triste per quella ninfa illusa che credeva davvero di poter tenere con se, qualcosa che neanche il mondo poteva contenere.
Aideen si avvicinò alla Fata, prese fra le sue bianche e delicate mani, il meraviglioso viso del suo piccolo, e dolci, eterne e maledette parole gli sussurrò: << Gwenvael, figlio di Lug, tu sempre farai ritorno da me, O Principe degli Dei. Nelle Ere e nei Secoli, tu, mio, sempre sarai >> fiatò la ninfa, prima di venire allontanata bruscamente dal suo amore che, ad occhi grandi la fissava.
Aideen guardò la Fata Faye librarsi in volo e pianse, pianse tutta la sua anima.
Il Principe avrebbe trovato la sua casa, come tutti gli altri nuovi, piccoli, Dei.
Nella notte le grida di gioia del popolo furono udite dalle creature dei boschi.
Gwenvael!, urlavano molti cuori.
Ma presto, la predizione di Aideen, le parole incantate e maledette, le portarono il suo amore.
Il piccolo Dio cresceva sotto lo sguardo vigile delle creature che tanto lo amavano e cercavano di proteggerlo. Aideen era lì, sempre lì, piangendo di dolore per quella lontananza da cui mai il suo cuore era guarito.
I primi passi del Dio infante vennero presto alla Luce, con orgoglio della sua nuova famiglia, degli Dei, e di tutte le creature del bosco.
Gwenvael imparò a parlare, a tenere in mano la spada. Imparò che era diversò da tutti gli altri, ma simile ad alcuni. I suoi pochi ed eletti amici di culla lo circondavano. E venne il primo esplorare, i primi guai. E il Dio più cresceva e più armonioso e perfetto diveniva.
E venne il momento in cui Gwenvael ascoltò il richiamo della sua anima. Venne il primo incontro con le ninfe, con Aideen con cui subito costruì un rapporto unico e speciale. Così piccolo e così bello era quel Dio. Nessuno poteva rivelare al Principe ciò che era, presto lo avrebbe saputo, ma non da loro. Così il Dio imparò a farsi baciare e accarezzare da Aideen, un rapporto quasi fraterno ma malizioso. Imparò a guardare il corpo di una donna.
E venne l’età in cui insieme ai suoi compagni, che lui considerava così simili a lui, veniva portato in un posto speciale, adatto a loro, gli dissero. Un posto dove avrebbero imparato. Gwenvael spesso si chiedeva come mai gli altri ragazzini del villaggio non partissero con loro per quegli splendidi luoghi. Ma mai aveva pronunciato ad alta voce quelle domande che tanto gli premevano l’anima. Aveva presto imparato che non era compito di un guerriero fare domande.
E venne presto la consapevolezza. Di essere più forte, bello e dotato dei suoi compari. Di essere più alto di più spanne confrontato ai suoi simili. Di avere qualcosa che si agitava dentro di lui. E venne il bisogno di confidarsi con i suoi compari, che come lui, così terribilmente o magnificamente diversi si sentivano.
E il bisogno di Aideen sempre presente era. A cinque, come a quindici anni.
Le visite alla ninfa sempre frequenti, indispensabili.
E cambiò il modo di guardare. Di guardare le donne, tutte le donne, ninfe e Aideen comprese.
E venne il giorno in cui il piccolo Dio assistette ad una morte sanguinosa.
E venne il primo bacio, il primo toccarsi, il primo sesso. Aideen era colei che gli aveva regalato tutto ciò, aspettandolo impaziente ogni volta. Presto lui sarebbe diventato un uomo, il suo uomo.
E presto la ninfa si accorse dell’amore del Dio verso le donne.
E fu così che il Principe degli Dei imparò a far soffrire. Fu così che Aideen, dolorante e singhiozzante, spiava e guardava inerme il suo piccolo amore, giocare, coccolare donare e ricevere piacere da altre donne, ragazzine, immortali e non. Tante furono, ognuna di quelle avventure le trafissero il cuore. Perfino le sue sorelle, così attratte dal Dio ormai divenuto perfetto, non riuscivano a negargli nulla, buttandosi ai piedi del Principe, imploranti, stupefatte e traboccanti di gioia ogni volta alla vista di tale bellezza.
E venne il giorno in cui Gwenvael dedicava le sue attenzioni più alle sue dame di compagnia che alla sua prima nutrice.
E venne il giorno in cui la prima vita volò via sotto la sua spada, quando la prima testa rotolò nel lerciume.
E vennero le prime bevute, e si consolidarono le amicizie.
E venne il giorno in cui il Principe Glorioso e Luminoso fu maledettamente vicino a divenire un vero Dio. Venne il giorno in cui lui non era più un bambino, ma un giovane uomo per la sua comunità. Venne il giorno in cui cominciò a splendere tutta la sua bellezza, la sua immensità e il suo potere.
E venne il giorno in cui Aideen, distrutta dal dolore, promise vendetta per amore. Venne il giorno in cui la dolce e bella ninfa non sorrise più, il giorni in cui la sua risata non rieccheggiò nella foresta.
E venne il giorno in cui i Discendenti dei Sacri Dei, cominciarono ad essere consapevoli del mondo.
Gli Dei erano fieri ed orgogliosi.
E verrà il giorno più grande dei Tempi, in cui i Giusti si innalzeranno.
Verrà il giorno in cui l’Amore non piangerà lacrime amare.
E vennero così i giorni del Principe Glorioso e Luminoso, i giorni dei Sacri Discendenti.
Vennero i giorni delle Guerre fra ciò che è male e ciò che bene.
E vennero i giorni di un presente già passato.











E rieccoci finalmente qui! Un Salve a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di seguirmi! xD
Dal prossimo capitolo dovrebbe cominciare la storia vera e propria, ma questo capitolo introduttivo serviva assolutamente, quindi se vi ho scocciato scusate, ma prometto che rimedierò! Scrivere questa storia mi piace sempre di più nonostante sia piuttosto difficile, ma qui le sfide non ci spaventano u.u quindi a lavoro!
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate :) un grazie a tutti, un abbraccio e al prossimo capitolo :)
  
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