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Autore: Asteria_90    08/02/2007    0 recensioni
“Le tue ali bianche sono ormai spezzate.
Te le ho tagliate io.
Le ho mutate per sempre, e sono orgoglioso di averlo fatto.
Ora sono nere, come la pece.”
***
Due visioni, due realtà.
In fondo siamo tutti angeli, se pur con sfumature diverse.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Parte prima

Parte prima

L’Angelo dell’Inferno

I've been walking, I've been waiting
In the shadows for my time
I've been searching, I've been living
For tomorrows all my life

[In the shadows – The Rasmus]

La notte, la quiete.

Le strade si svuotano, le case si riempiono.

Normale… o forse solamente banale.

Per me, invece, la giornata deve ancora avere inizio.

Per me, e per gli altri miei simili.

Insieme siamo un grande e compatta famiglia.

I padroni della notte.

Mi chiudo alle spalle il portone del mio elegante appartamento, proprio nei quartieri di classe della città.

Lentamente, mi incammino verso la periferia.

Non ho fretta. C’è tutta la notte a disposizione.

Le tenebre sono il mio momento. Il buio la mia tana.

I miei lunghi capelli color platino risplendono sotto la lieve luce argentata della luna.

Essa rivela i contorni dolci del mio profilo, la mia sottile muscolatura.

Riconosco di essere affascinante, molti cadono sotto il mio influsso senza neanche rendersene conto.

Il mio sguardo color miele, così penetrante, così capace di ubriacare i sensi.

E’ buffo come la natura abbia sempre donato alle creature più crudeli un aspetto così dolce e selvaggio.

In particolare, io, assomiglio ad un angelo.

Uhm… cos’è? Non te lo aspettavi?

Non mentire.

Cammino, scrutando l’oscurità davanti a me. Una via senza luce, ma io non amo il sole.

Riesco a vedere nel buio, e mi sento a mio agio.

La luce è banale. Rivela già quello che tu vuoi scorgere.

L’oscurità è fibrillazione, tensione.

Sono i muscoli tesi, pronti ad attaccare.

Le unghie affilate, pronte a graffiare.

La velocità, lo scatto finale.

E’ adrenalina.

Pericolo.

Mi chiedo spesso che cosa metta così tanta paura del nero agli… umani.

L’ignoto, la non vista… o forse il timore di vedermi nei loro peggiori incubi?

In fondo, io procedo soltanto per la mia strada, indisturbato.

Non ho voglia di nascondermi… sparisco.

Devo uccidere… uccido.

Nulla di più.

Vi faccio forse tanta paura?

No, non credo.

Voi ridete di me.

Pensate che io sia soltanto un incubo inesistente, il peggiore.

Un’ invenzione fantastica costruita per spaventare i più deboli.

Per divertirsi con il terrore di qualcuno.

Allora perché mi guardate con quegli occhi, prima di morire?

Del resto, è solo un sogno no?

Io sono l’angelo dai capelli biondi, gli occhi celesti e il viso dai lineamenti sottili.

Quello che vi sta portando in Paradiso.

… o forse all’Inferno.

L’apparenza inganna.

La vostra stessa natura vi riduce in errore.

La Madre di tutte le cose vi sta illudendo e mi ha fornito le armi per uccidervi.

Interessante, non è vero?

Pensate che io stia beffando?

Credetelo pure, a me non importa nulla.

Il vostro gemito di dolore al mio tocco segna già la vostra sconfitta.

E io ne godo.

La vostra… banalità.

Perché voi, anche se cercate di innalzarvi, siete soltanto umani.

Le creature malvagie devono essere così: belle, seducenti, apparentemente dolci e indifese.

Angeli.

Credete forse che gli angeli esistano?

Vi ho distrutto una convinzione con questa frase?

Quel cuscino morbido e sicuro su cui inconsapevolmente dormite?

Vi prego, non fatemi ridere.

E’ finito il tempo delle favole.

Persino per i bambini.

E poi… quelli io non li attacco mai.

Non è nel mio stile.

***

Dei tacchi risuonano nella stretta stradina in cui sto camminando.

Ecco, ora mi venite anche incontro.

Vi rendete conto di quanto siete banali?

E’ una donna, di un trentina d’anni circa.

Forse è appena uscita da teatro, indossa un elegante abito di seta nero.

Mi dispiace per te, ma non ritornerai a casa stanotte.

In fondo pensa che avrai un onore unico.

Il mito dell’eternità rivelato.

Avrai lo stupore di poterlo dire, per un secondo…

Esiste davvero.

Io l’ho visto.

I miei passi sono sempre più veloci e felpati.

Con un piccolo, incurante, gesto ti afferro per la vita.

Umani.

Tremano… e mi guardano negli occhi.

Nocciola scuro contro turchese.

Pupilla contro pupilla.

Cosa vedi? Un angelo?

Ti sbagli.

Vedi le mie ali per caso?

Io non so volare.

Scorgi degli abiti bianchi, nel buio?

Uhm… io odio quel colore.

La luce è solo tenebra.

Il dolce è soltanto aspro.

L’amore è semplicemente odio.

Il bene, in realtà, è male.

Allo stato puro.

Mi vedi meglio ora?

Leggi con più facilità in quei miei occhi turchesi?

Non capisci?

Oh, non fa niente… tanto gli angeli non si fanno mai vedere dai mortali.

Non è una novità.

Ti mordo, con forza, all’altezza della giugulare.

Un gemito e poi silenzio.

Come sempre.

Vedi ancora bianco?

Oh, no. Ora puoi ammetterlo.

Rosso?

No, sangue.

Il rosso è il colore dell’inferno.

Il sangue è l’unico cibo di cui io mi nutro.

Mi pulisco la bocca, come tu facevi dopo ogni pasto.

No, non sono un angelo.

Forse hai davvero pensato all’Inferno.

O forse, semplicemente, il tuo ultimo pensiero è stato…

…un vampiro.

Note finali

Semplici parole che si dilegueranno in modo forse banale, ma che sento il dovere di mettere.

Questa storia (composta da tre capitoli) è stata scritta in occasione di un contest e, se pur prima non avessi intenzione di pubblicarla, ora sono più che mai decisa a farlo.

Kar, la persona che ha organizzato e diretto questo contest, nonché mia carissima amica, si è spenta due giorni fa. Proprio perché lei voleva che lo facessi, ho deciso di rendere pubblica questa storia… un semplice omaggio, che spero resti visibile, per tutto quello che mi ha dato e per ringraziarla dei bei momenti trascorsi insieme. Perché ne resti per sempre un ricordo tangibile, oltre che nel cuore.

Inserisco anche il banner che aveva creato in occasione del concorso.

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